Una persona cieca, sorda e amorale potrà mai comprendere in modo oggettivo il mondo in cui vive?
Per la scienza sì: in fondo il mondo non ha colori, non produce suoni, non contiene una morale.
Per il senso comune no: pittura e musica, per esempio, esistono; così come esiste una morale. Chi potrebbe metterlo in dubbio?
Ecco, questo libro parteggia per il senso comune. E voi?
P.S. Ma come puo’ la scienza evitare di confrontarsi con realtà che al senso comune appaiono tanto evidenti? Facile: si limita a descrivere i comportamenti delle cose anziché le cose. Si limita ai “modi” trascurando le “essenze”.
Questo approccio ha avuto un successo dirompente negli ultimi secoli, molti filosofi hanno dichiarato guerra alle “essenze”, probabilmente per le sue implicazioni morali: trattasi di un concetto che porta con sé quello di natura, e quindi di perversione (o malattia). Esempio: la mela che per tutti è rossa, per Franco, daltonico, è verde. Chi la vede rossa potrebbe pensare a Franco come a un pervertito e perseguitarlo, oppure imporgli delle cure mediche, questo anche se Franco è contento di vedere il verde nelle mele e sta bene così com’è.
Tuttavia, si noti, che lo zelo dei filosofi che hanno osteggiato con tanto vigore le “essenze” appare eccessivo, e oggi sono in molti a segnalarlo. La vicenda di Franco ha a che fare con il colore delle mele, non con l'esistenza del colore. Direi che postulare l'inesistenza oggettiva dei colori significa far fuori il bambino con l'acqua sporca, ovvero far fuori il senso comune.
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