martedì 25 giugno 2024
austria per friedman
venerdì 21 settembre 2018
LE TRE ECONOMIE
sabato 6 maggio 2017
Contro l'economia austriaca
... If Mises and Rothbard are right, then modern neoclassical economics is wrong; but if Hayek is right, then mainstream economics merely needs to adjust its focus...
... A utility function just uses numbers to summarize ordinal rankings; it doesn't commit us to belief in cardinal utility...
... But what if U( a)=U( b); i.e., what if an agent is indifferent between two alternatives? Rothbard elaborated upon Mises by rejecting the very possibility as incoherent...
... One obvious problem arises here. Without continuous preferences, it is also highly unlikely that e.g. supply and demand can ever be equal...
... Most writers on economics consider this assumption a harmless, but potentially very useful, fiction, and point to its great success in the field of physics... The crucial difference is that physics deals with inanimate objects that move but do not act...
... Rothbard could only claim the welfare effects of government intervention upon "social utility" are indeterminate; i.e., since the victim loses and the intervener gains, it is impossible to say anything about social utility without making a verboten interpersonal welfare comparison...
... When two people sign a contract, do they actually demonstrate their preference for the terms of the contract? Perhaps they merely demonstrate their preference for signing their name...
... Rothbard's refusal to acknowledge unobserved preferences would have to impress even B.F. Skinner....
... If so, then how could he possibly know by economic theory alone that the negative effect of the lack of economic calculation would be severe enough to make socialism infeasible?...
... problem of work effort, or innovation, or the underground economy,...
... While Rothbard deserves praise for analyzing the extent to which private property can solve externalities problems, his reformulation of the theory of externalities is decidedly unsuccessful...
... actively coerce new hires, threatened "insiders" might informally haze, mistreat, or otherwise fail to cooperate newly-hired "outsiders."...
... What I deny is that the artificially stimulated investments have any tendency to become mal investments...
... The objection is simple: Given that interest rates are artificially and unsustainably low, why would any businessman make his profitability calculations based on the assumption that the low interest rates will prevail indefinitely?...
... "[M]acroeconomic irrationality does not imply individual irrationality. An individual can rationally choose to initiate or perpetuate a chain letter... Similarly, it is possible for the individual to profit by his participation in a market process that is - and is known by that individual to be - an ill-fated process."...
... durable good purchase, whether durable capital goods or durable consumer goods, is going to be much more sensitive to changes in income...
... Price theory shows us that a minimum wage in excess of the market-clearing price will increase unemployment. However, as Mises and Rothbard emphasize, economic theory tells us nothing about how big the increase in unemployment will be...
... Here are a few of the best new ideas to come out of academic economics since 1949: 1. Human capital theory 2. Rational expectations macroeconomics 3. The random walk view of financial markets 4. Signaling models 5. Public choice theory 6. Natural rate models of unemployment 7. Time consistency 8. The Prisoners' Dilemma, coordination games, and hawk-dove games 9. The Ricardian equivalence argument for debt-neutrality 10.Contestable markets...
... My own view is the econometrics is not useless, but must become a subordinate tool of the economic historian rather than vice versa. Friedman and Schwartz's A Monetary History of the United States is close to the optimal mix - careful historical analysis supplemented with econometrics, rather than vice versa...
martedì 26 aprile 2011
Austriaci e neoclassici
Ecco un buon modo per riconciliarsi: i “neo” si occupano di “statica”, gli “aus di “dinamica”.
I “neo” si occupano d’ individuare i punti di arrivo, fli “aus” del modo tramite cui arrivarci.
L’ esempio preclaro riguarda l’ economia del benessere e l’ equilibrio generale: Walras e poi Arrow Debreu stabiliscono con metodi neoclassici che in in un sistema di mercato a libera concorrenza esiste un equilibrio efficiente. Hayek si occupa di dimostrare come un libero mercato vi giunge spontaneamente.
E’ chiaro che Hayek deve adottere una razionalità differente, diciamo bayesiana.
I modelli dinamici sono poi molto complessi, al punto da non poter essere risolti analiticamente. Tutto cio’ ha penalizzato gli “aus” nel dibattito. Ma oggi si puo’ ricorrere alle simulazioni del pc, e questo cambia le cose.
L’ equilibrio di Gintis (2011), con confutazione di scarf, raggiunto con razionalità bayesiana: http://www.umass.edu/preferen/gintis/markovexchange.pdf
venerdì 9 ottobre 2009
Chicago e Vienna: i due liberalismi
Piace pure a Vienna perchè fa emergere informazioni altrimenti destinate a restare sepolte.
Chicago riconosce che il mercato puo' fallire nella produzione di beni pubblici. In questo caso bisogna intervenire.
A Vienna questi interventi dispiacciono enormemente: verrebbe sabotato irreparabilmente quel prezioso crogiolo informativo costituito dal sistema dei prezzi.
Per Chicago l' Uomo è tutto sommato prevedibile: il problema è quello di motivarlo spingendolo all' efficienza.
Vienna vede nell' uomo un mistero sempre pronto ad innovare cambiando tutto, anche la sua testa.
A Chicago piaccioni i numeri e la matematica: qualche statistica è meglio che niente per dichiarare su basi di fatto inefficiente un mercato e far scattare l' intervento governativo.
A Vienna i numeri non servono: di interventi non ne vuole sapere, i mercati non falliscono e l' Uomo è troppo imprevedibile per essere ingabbiato in un' equazione.
Chicago è pragmatica, i fatti cambiano i suoi giudizi: un mercato efficiente nel secolo scorso puo' anche rivelarsi inefficiente oggi.
Vienna è più costante nel suo giudizio: chiede di aspettare e mantenere la calma, la verità emergerà e le previsioni giungeranno a compimento. Anche per questo la sua visione può essere agevolmente trasformata da economica a filosofica.
Non accetto richieste su chi buttare dalla torre, non saprei rispondere. Innanzitutto perchè le due visioni non sono poi così distanti e una conciliazione è possibile.
Ma poi, come potrei rinunciare al realismo di Chicago, ai suoi argomenti che consentono di intervenire con pertinenza nel dibattito contemporaneo? D' altro canto: come potrei mettere da parte la ben più ricca antropologia viennese, le sue intuizioni sulla razionalità limitata, la sua lotta culturale contro l' abuso delle conoscenze e i suoi input etico-filosofici?
Chiudo con una curiosità. In questi anni il liberalismo è sotto assalto, specie quello chicagoano. Lo difendo volentieri ma resto spiazzato quando le accuse, portate da autentici nemici del mercato, echeggiano quelle che i viennesi, veraci amici del mercato, rinfacciano di solito ai loro cugini.
giovedì 17 luglio 2008
Vienna : Chicago = Cultura : Incentivi
Se i comportamenti sono indotti dagli Incentivi e dalla Cultura, questa istituzione è in grado di agire in modo virtuoso su entrambe le variabili.
Anzi, il discrimine più eloquente per individuare le due principali scuole liberiste consiste proprio nel ricondurle al fulcro che eleggono come decisivo.
Il "viennese" (sponda hayekiana) punta sulla cultura, il "chicagoano" sugli incentivi.
I due approcci naturalmente sono interconnessi: la costante presenza di un incentivo, alla lunga, produce "cultura". Un modo credibile per strutturare gli incentivi non puo' prescindere dalla "cultura" già presente. Lo si vede bene nell' economia dello sviluppo.
Chicago ci avverte della presenza di soluzioni ottimali, restano pur sempre un obiettivo. Vienna ci avvisa che non tutto puo' essere progettato: esiste una cultura che reagisce alle istituzioni, il gradualismo si rende necessario.
Vienna ci garantisce la sopravvivenza delle società di mercato, Chicago garantisce i modi per costruirla al meglio.
mercoledì 19 dicembre 2007
Un ponte tra Vienna e Chicago
- La critica che Caplan rivolge a Rothbard e Mises non mi sembra tacitata dalle risposte che ha ricevuto.
- Ciò non toglie che Mises e Rothbard forniscano la migliore base filosofica per un pensiero liberale. E anche quella etica se si pensa a Rothbard. Ma per l' economia ci vuole ben altro.
- Caplan lascia in disparte Hayek. Evidentemente è su di lui che va costruito il primo pilastro del ponte.
- Come riconciliare Hayek con l' Homo Economicus di Chicago?
- Innanzitutto incorporando la razionalità limitata dell' agente haykiano nelle sue preferenze. In un mondo complesso l' uomo fa appello alle sue preferenze.
- Poi introducendo forme di selezione ambientale delle preferenze.
- Poi enfatizzando la distinzione tra breve e lungo periodo.
- Poi non escludendo a priori un' azione riformatrice (vedi critica di Buchanan a Hayek).
- Infine dando centralità alla figura dell' innovatore e all' applicazione immediata delle innovazioni.
- Ecco allora che Vienna puo' essere pensata come un momento analitico all' interno delle conclusioni sintetiche di Chicago e dei virginiani.
- In alternativa, il pensiero neo-classico pottrebbe essere interpretato come il suggeritore di politiche gradualiste per percorrere meglio un sentiero che conduce dritto dritto a Vienna.
- Facciamo un esempio: un welfare spinto e prolungato, non solo conduce agli inconvenienti tipici segnalati da Chicago, ma, nel tempo, seleziona una popolazione con preferenze (tra le preferenze ci metto dentro anche i principi etici) difficilmente compatibili con un sistema liberale (detto esplicitamente: se la fiducia non è legata al benessere probabilmente avremo una popolazione di furbi, ovvero di free rider. Altro esempio ancora più esplicito: lo schiavo è terrorizzato dalle responsabilizzazioni e rinuncia volentieri alla facoltà di scelta). Ecco allora che, l' imposizione di quest' ultimo, magari asserendo che "le preferenze non sono misurabili", implicherebbe un fallimento. Molto meglio una gradualità istituzionale con cui accompagnare una modifica evolutiva delle preferenze.
- Per i realisti la razionalità si accompagna ad un processo evolutivo, per il pragmatico basta la scorciatoia del calcolo. Confidiamo nella convergenza.
- Il realismo mi va bene come filosofia, ma se passiamo alla scienza (economica) allora guardo alla prticità del modello e alle scommesse che mi consente di portare a casa.
- Hayek, e quindi la scuola austriaca, ha avuto il merito di affiancare al concetto di competizione quello di evoluzione. Cio' ci consente di vedere i "gusti" (anche e sopratutto quelli etici) come qualcosa di endogeno. Ecco il circolo: l' ambiente incide sul profilo etico e l' etica incide sulla ricchezza. La ricchezza, a sua volta, incide sull' ambiente circostante che tenderà ad uniformarsi ai modelli vincenti. Siccome sappiamo che un sistema liberale in cui agiscono soggetti eticamente connotati in un certo modo, garantisce la massimizzazione della ricchezza, sarà necessario accompagnare l' evoluzione etica con riforme di mercato graduali.
- Purtroppo molti hanno insistito nel contrapporre concetti quali quello di Ordine Spontaneo (Hayek) ad una pratica di riforme istituzionali (Buchanan). Cio' ha condotto alle derive radicali (Rothbard) che spesso, con i loro fallimenti, ostacolano quel processo graduale descritto al punto precedente.
- D' altro canto, alcune proposizioni dell' economia neoclassica osteggiate dagli austriaci, hanno dato luogo a riforme che taluni, proprio perchè in loro nome si è condotta una lunga battaglia, trattano come definitive e non invece come un passaggio evolutivo verso una ulteriore liberalizzazione. Una tra tutte: la necessaria presenza di una Banca Centrale che persegua obiettivi anti-inflazionistici.
- Recentemente si segnala una riconciliazione all' insegna di Coase per quanto riguarda le politiche di crescita. In un Paese il set istituzionale più efficace è quello che meglio comprime i costi di transazione. Ma, ovunque, già la cultura dei popoli ha lavorato nei modi più vari a quest' opera di compressione creando aspettative e codici soggettivi, bisogna tenerne conto. Lavorare come se si fosse su una tabula rasa potrebbe essere dannoso. Rodrik e de Soto sono stati gli autori più espliciti nel segnalare la necessità di un approccio decentrato nel progettare le istituzioni ideali. Ecco allora che l' asetticità del Modello unico neoclassico cede il passo senza traumi alla molteplicità hayekiana.
- Due parole sulla figura dell' innovatore. Un sistema Haykiano accetta di convivere con costi di transazione alti. Cio' potrebbe renderlo meno efficiente rispetto ad un sistema aperto a riforme politiche che abbattano questi costi sopperendo ai limiti del mercato. D' altro canto, una condizione haykiana accumla risorse per quell' innovazione che, superando l' ostacolo, condurrà poi verso la soluzione ottima. Le riforme per sopperire ai limiti del mercato, invece, creano quasi sempre delle rendite politiche. Chi gode di queste rendite - e saranno gruppi con agganci politici forti - ostacolerà in tutti i modi il processo innovativo ritardando l' applicazione di soluzioni tecnologiche già esistenti. Facciamo un esempio: laddove l' esproprio infrastrutturale è più difficoltoso, sarà molto più sviluppata e diffusa la tecnologia wireless. In altre parole: in un sistema Haykiano l' innovatore deve essere un abile innovare e niente più, in un sistema tradizionale l' innovatore deve essere sia un abile innovatore che un abile politico al fine di poter vedere applicata la sua innovazione. E' molto difficile tempificare le conseguenze (medio? Lungo?...) e quindi realizzare verifiche empiriche di un modello siffatto. Da qui lo scetticismo degli austriaci per lo strumento econometrico.