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mercoledì 4 dicembre 2019

LUNGA VITA AL NEGAZIONISMO!

Secondo l'antica legge ebraica, se l'imputato ad un processo veniva ritenuto colpevole all'unanimità, allora doveva essere assolto.
L'unanimità è sempre sospetta, e a ragione.
L'accordo unanime nasconde spesso la presenza di errori sistemici.
Quando qualcosa è "troppo bella per essere vera" molto probabilmente non è vera.
Il ricercatore Lachlan J. Gunn recentemente ha mostrato il paradosso nel caso dei riconoscimenti di polizia, quelli in cui dei testimoni devono identificare un colpevole posizionato a caso in una fila di uomini qualunque. Sembra che con l'aumentare del gruppo di testimoni concordanti, almeno quando si va oltre i tre, la probabilità di prenderci diminuiscano!
Teoria: l'esistenza di un folto gruppo di testimoni unanimi è così improbabile, che è più probabile ci sia una falla nel sistema.
Vi ricordate l'ipotesi Duhem-Quine?: non è possibile testare un'ipotesi scientifica in isolamento, le ipotesi sono testate sempre e solo in gruppo. Tradotto significa che anche il test più semplice sta testando sia l' ipotesi oggetto del test che la bontà dei mezzi sperimentali utilizzati per il test. Ecco, l'unanimità puo' essere interpretata in due modi: 1) conferma eccezionale dell'ipotesi testata o 2) dubbi sui mezzi utilizzati per il test (esempio: telescopio, occhi dello sperimentatore...). In genere il punto valido è il secondo.
Il recente scandalo Volkswagen è un buon esempio. La società ha programmato fraudolentemente per i test un chip che minimizzava troppo le emissioni. Era "troppo bello per essere vero", un'auto di 5 anni "sporcava" come una nuova. La cosa ha destato sospetti.
Un caso poliziesco famoso che possiamo portare ad esempio si è verificato nel periodo 1993-2008. La polizia in Europa ha trovato lo stesso DNA femminile in circa 15 scene del crimine tra Francia, Germania e Austria. Questo misterioso assassino è stato soprannominato il "fantasma di Heilbronn" e la polizia non l'ha mai trovata. Le prove del DNA erano coerenti e schiaccianti, eppure erano sbagliate. Si trattava del classico errore sistemico. I tamponi di cotone utilizzati per raccogliere i campioni di DNA erano stati accidentalmente contaminati, dall'addetta del laboratorio dove venivano inviati.
Desideriamo spesso che il nostro partito politico vinca in modo schiacciante, magari con l'unanimità. Tuttavia, se ciò dovesse accadere, saremmo portati a sospettare una distorsione sistemica causata da brogli elettorali. Nessuno concederebbe la vittoria.
Nella scienza, teoria ed esperimento vanno di pari passo e devono sostenersi a vicenda. In ogni esperimento c'è sempre quello che gli statistici chiamano "rumore". Se i risultati sono troppo limpidi e non contengono "rumore", allora possiamo essere indotti a sospettare una forma di manomissione da parte del ricercatore.
Eugene Wigner si stupì dell' "l'irragionevole efficacia della matematica". Gli sembrava incredibile che la matematica fosse così adeguata nel rendere conto della realtà. Questo sembra contraddire quanto sto affermando ma faccio notare che per molte ricerche scientifiche condotte oggi, in particolare nell'area dei sistemi complessi, la trattazione statistica (e quindi approssimativa) dei big data funziona meglio della matematica. La nostra ammirazione per la matematica applicata, poi, è frutto di una distorsione percettiva poiché per ogni documento scientifico in cui leggiamo una formula elegante, ci sono molte altre formule rifiutate che non vengono mai pubblicate e non possiamo mai vedere. La matematica che ci stupisce è frutto di una severa selezione. Senza questa montagna di scarti la matematica sarebbe inaffidabile nel compito di descrivere la realtà.
Lo scarto è essenziale! Non crederei ai vaccini se non ci fossero gli anti-vaccinisti, non crederei alle camere a gas se non ci fossero i negazionisti, non crederei alla terra sferica se non ci fossero i terrapiattisti e non condannerei Hitler se non ci fosse chi lo ammira. Eppure c'è chi desidera un mondo pulito, lindo, netto, levigato. Ma costoro non si illudano, sarebbe un mondo altamente sospetto.

mercoledì 28 novembre 2018

Lo “squallido” Burioni SAGGIO


Lo “squallido” Burioni


Ricercatori del CERN scoprono il Burione, la particella al cui passaggio le altre si fanno da parte intimorite. “Inizialmente pensavamo di intrappolare il Burione grazie a un potentissimo campo magnetico”, raccontano gli autori della straordinaria scoperta, “invece è bastato farlo parlare delle sue ex. Per quanto ne sappiamo, è ancora lì.”
Antonio Iannizzotto
Questo post non è una difesa di Burioni, è piuttosto un tentativo di capirlo e giustificare il suo squallore, così simile al nostro. Il passo essenziale consiste nel non associarlo alla Scienza ma agli scienziati.
La scienza è il nostro sapere più affidabile, tuttavia Il novecento ha portato alla luce almeno un paio di limiti:
1) la logica che adotta (induttiva) è inaffidabile. Rischia sempre di farle fare la fine del tacchino che per 364 giorni all’anno riceve un pasto mentre il 365 esimo, ovvero Natale, quando si presenta dal contadino per mangiare scopre di essere lui il pasto del contadino.
2) Il  suo metodo sperimentale è illusorio, puo’ verificare solo ipotesi prese in gruppo. Ovvero: quando crede di verificare una corrispondenza sta in realtà verificando una coerenza.
Morale: l’impresa scientifica non può dirsi né razionale, né sperimentale. Chi è in cerca di certezze per alimentare la sua tracotanza si affidi al senso comune, non alla scienza.
I limiti di cui sopra producono almeno tre conseguenze: 1) innanzitutto, la scienza non si eleva mai oltre lo stato di credenza; 2) la scienza è una discussione infinita tenuta ad includere più partecipanti (e più esperimenti) possibili; 3) per avere le idee chiare di cosa sia meglio guardare alla sua storia e alla sua sociologia più che la sua metodologia.
Le tre conseguenze sono sintetizzabili in una parola: umiltà!
Se questo è vero, la divulgazione scientifica è tenuta ad esorcizzare due demoni su tutti: positivismo e relativismo.
Fortunatamente, la scienza è un’impresa collettiva, cosicché il suo spirito più autentico – aperto, tollerante, inclusivo – non deve necessariamente coincidere con quello degli scienziati, spesso così inclini alla testardaggine, all’intolleranza e alla sicumera. A cominciare dall’esimio Galileo: come mostrato da Paul Feyerabend, nel confronto con il suo inquisitore, San Bellarmino, è quest’ultimo – aperto, tollerante e ben disposto all’ascolto – ad incarnare al meglio lo spirito della scienza.
Sembra un paradosso ma si tratta di un corto circuito che ricorre anche altrove, pensate solo al  rapporto tra  mercato e imprenditore: il primo aperto, flessibile e proteso verso concorrenza, il secondo animato da fede incrollabile mentre sogna profitti monopolistici.
Tutta questa pappardella per spiegare il mio contenuto stupore di fronte agli spettacolini “squallidi” che certi rappresentanti della scienza come Burioni offrono a getto continuo sui social.
Cosi come Briatore è un ottimo imprenditore che con la sua tracotante avidità non giova all’immagine del libero mercato, Burioni è un buon medico che con la sua boria divulga più il suo spirito anti-scientifico che altro.
Qui l’ ultima terrificante performance dello “squallido”  che battibecca a suo modo con Simone Ragazzoni:
Risultati immagini per il burione

lunedì 31 luglio 2017

Chi ama la scienza?

Chi ama la scienza?

Chi ama la scienza non sa e non vuole definirla: se non c’è riuscito Kant, perché mai dovrebbe riuscirci lui?
Chi ama la scienza pensa che possedere più info sia meglio che possederne meno.
Chi ama la scienza è grato ai no-vax: grazie a loro, più info a disposizione.
Chi ama la scienza è grato ai genitori di Charlie Gard: più medicina estrema, più info nel carniere.
Chi ama la scienza è grato a chi sostiene che i dinosauri si siano estinti nel medioevo: la tesi dà la possibilità a molti di rispondere senza ricorrere al principio di autorità. Tra questi, infatti, alcuni condanneranno pensando: “la Scienza dice diversamente”) smascherandosi come nemici della scienza. Chi ama la scienza, infatti, è allergico al  principio di autorità, in altri termini, non dirà mai: “lo dice Aristotele”, oppure “lo dice la Bibbia”, oppure “lo dice la radio”, oppure “lo dice il professor tal dei tali”; ma soprattutto non dirà mai e poi mai: “lo dice la Scienza”.
Chi ama la scienza sa che nessuna ipotesi scientifica  puo’ essere verificata e sa anche che la cosa più semplice da fare al mondo  è costruirsi una teoria in grado di spiegare adeguatamente tutti i fatti. Sa anche che una teoria verificata sul campo  puo’ essere costruita su ipotesi tutte fallaci. Infine, sa altrettanto bene come fatti siano indistinguibili dalle teorie: in altri termini, chi dice “ho visto”, “ho sentito”, “ho ascoltato”, in genere non fa appello a un mero fatto ma a elaborate teorie della luce, delle onde sonore, del sistema nervoso, eccetera.
Chi ama la scienza sa che la scienza procede per rivoluzioniche azzerano o quasi le nostre credenze pregresse, meglio quindi non affezionarsi troppo. Prendi solo il caso della meccanica quantistica: per secoli guardavamo alla realtà come a qualcosa più o meno determinata dalle leggi di natura… e non era così. Per il pragmatico magari cambia poco ma per lo scienziato – che si occupa di conoscere la verità – cambia tutto.
Chi ama la scienza, come abbiamo detto, non definisce la scienza, la pensa come il sapere che emerge quando non esistono barriere all’entrata, quando non esiste una casta sacerdotale che ammette per cooptazione. In questo senso, è vero, “la scienza non è democratica”: è anarchica!
Chi possiede una mentalità scientifica sa che la scienza è un’impresa di gruppo. Lo scienziato singolo conta poco, quel che conta è la pressione esercitata da tutti i suoi pari. Lo scienziato singolo, lasciato a se stesso, non è meno irrazionale di tutti noi (si affida a tutto pur di perseguire il suo obbiettivo, anche ai sogni), è invidioso (vedi come Galileo fu perseguitato innanzitutto dai suoi colleghi) e si affeziona alle proprie idee molto più che ai fatti (Galileo è qui ancora un caso di scuola). 
Chi ama la scienza sa che a questo mondo esistono soloprobabilitàIl sapere consiste in un aggiornamento di probabilità.
Chi ama la scienza sa bene come il sapere scientifico sia zeppo di dogmi.
Chi ama la scienza sa che tra “credere” e “conoscere” non c’è una reale differenza.
Chi ama la scienza sa che spesso la scienza si occupa dell’esistenza di enti astratti come i quark, il bosone di Higgs, i buchi neri, l’anti-materia, gli universi paralleli oppure Dio.
sss