venerdì 14 giugno 2024
istruzione fede
venerdì 16 settembre 2016
Religione ed istruzione
martedì 1 settembre 2015
Il rischio educativo by Luigi Giussani - Introduzione
- Educare significa proporre un'ipotesi di lavoro sull'umano in parallelo con lo sviluppo di un pensiero critico...
- C' è in tutto cio' un'eco dell'educazione liberale, dove il ragazzo riceve il sapere tradizionale (arti e scienza) insieme alla capacità di pensare autonomamente (pensiero critico)...
- Nell'analisi critica il ragazzo è aiutato da una compagnia che lo rende più saldo...
- Un uomo senza compagnia? Leopardi. Arrivò fino ad un certo punto ma nn ci fu nessuno a sostenerlo per fare il grande passo...
- Purtroppo in epoca recente il pensiero critico è degenerato in mera negatività e dubbio sistematico nichilista. Ma un uomo volente o nolente giudica tutto, il dubbio sistematico è esistenzialmente impossibile...
- La fede esalta la razionalità perchè corrisponde al nostro cuore (intuito). Ciò richiede un concetto di razionalità che vada oltre quella strumentale...
- Ecumenismo della cultura cristiana: da ogni espressione culturale estrae ciò che è già suo...
- Perchè "rischio" (educativo): perché si fa una proposta culturale che si puo' verificare solo vivendo una vita intera.
- IMHO: ho qualche dubbio sul ruolo chiave della "compagnia", esistono anche pericoli di group thinking
- IMHO: noto una mancanza: la conoscenza delle alternative alla proposta avanzata. Come si sviluppa un pensiero critico senza dominate le alternative all'ipotesi che abbracciamo?
martedì 6 dicembre 2011
Il Mondo in eredità
Eric Kaufmann - Shall the Religious Inherit the Earth?
In generale si crede che il mondo e l’ Occidente stiano diventando più secolarizzati e laici. I fatti, però, puntano in ben altra direzione: i culti e le pratiche religiose vanno diffondendosi come non mai.
Per dirla in modo semplice, questo libro getta luce su come l’ idea religiosa stia lentamente (ri)conquistando il pianeta, una cosa abbastanza sorprendente per chi osserva le cose dalla nostra – anomala - postazione.
Istruzione e ricchezza lavorano infatti per espellere dio dalla società, ma la demografia lavora in senso opposto, e, a quanto pare, tra i due fattori non c’ è partita.
[… se il Camillo Langone su cui ci siamo accapigliati fosse incidentalmente venuto in contatto con le tesi di Kaufmann, si sarebbe accorto che la sua propaganda, qualora avesse un improbabile effetto sulla generalità dei lettori, ritarderebbe la “presa del potere” da parte dei suoi amati crociati…]
Le famiglie “devote” fanno più figli, molti di più. Non è una novità, è così da sempre: sono gli altri che hanno smesso di procreare. Nessuna cultura al mondo, del resto, è mai esistita riuscendo a stare lontana dai templi per più di due generazioni. La libertà libertina si svela spesso essere una catena che rattrista l’ uomo.
… altre tristezze “in catene”…
Figuriamoci che alla fine degli anni settanta si parlava di “morte della fede”. Neanche il tempo di pensarci su ed ecco ripartire ovunque – da Khomeini a Reagan – il revival globale della religione. Desecularisation of the world, God’ s century, Gog is back… i libri dove si commenta un macro fenomeno per altri versi in sordina non mancano certo per chi vuol farsi un’ idea in tema.
Mormoni, Amish, ebrei ortodossi, pentecostali, mussulmani, evangelici, metodisti, battisti, testimoni di Geova, la regola è sempre quella: i religiosi sono più prolifici, anche a parità di reddito e istruzione. Gli esiti demografici, del resto, parlano chiaro.
Lo stesso vale per i cattolici, anche se le sfumature sono differenti, ma sappiamo bene come tra i cattolici italiani allignino forme di meta-ateismo.
Ora però il quadro necessita di essere completato con un breve cenno a sette fatti facili facili da capire.
1. I rispettivi tentativi di conversione falliscono regolarmente. Difficile ripudiare idee con cui siamo cresciuti. A cio’ si aggiunge che oggi certi atteggiamenti religiosi vengono assunti in esplicita opposizione frontale all’ ateismo più aggressivo. Una volta scavato il solco, nessuno avrà più la capacità di saltarlo. Bandita la violenza, la vittoria finale non potrà mai basarsi dunque su una conquista esterna ma su una crescita endogena.
2.La religione è un fattore che conferisce identità e nell’ era della globalizzazione uniformante noi consideriamo particolarmente prezioso differenziarci. Pensate solo al fatto che oggi Parigi e Londra sono i luoghi più “devoti” nei loro paesi, molto più che le campagne intorno! Non è mai stato così, lo strano fenomeno si deve al fatto che in quei luoghi si concentra una popolazione eterogenea. Più varietà, più culto.
3. Persino chi ridimensiona l’ influsso famigliare sui figli è disposto ad ammettere che l’ ideologia respirata o inoculata in famiglia coastituisce una robusta eredità che passa di padre in figlio.
4. L’ affinità ideologica è un propellente per i matrimoni.
5. I secolarismo del Novecento (fascismo, nazismo e socialismo) hanno combattuto la religione con la violenza, ma, per questioni ideologiche, questa è una via che le società moderne non possono più permettersi. Anche il controllo forzoso delle nascite ripugna alla mentalità moderna. Tutt’ al più ci si permette di drogare artificialmente i tassi di natalità con incentivi monetari, ma con esiti comunque scadenti.
6. In un mondo ricco le scelte valoriali predominano sulle scelte materiali.
7. Società più variegate arricchiscono l’ offerta religiosa e la competizione tra chiese; spesso, infatti, il raffreddamento spirituale è dovuto a un’ offerta asfittica e monopolistica. L’ Europa è maestra: l’ allergia al pluralismo è veicolo di ateismo.
Sono fatti particolarmente importanti perché inceppano l’ argomento portante dei teorici “secolaristi”: le famiglie religiose fanno più figli ma quei figli cresceranno in società moderne e sono quindi destinati a perdere la loro fede.
La legge per cui al crescere di ricchezza e istruzione corrisponda un declino della religiosità, sembra oggi revocata in dubbio per i motivi elencati. Un’ occhiata alle seconde generazioni di immigrati è quanto mai utile per comprendere il destino di Europa, Australia o Giappone, tanto per sconfinare rispetto a paesi la cui via è tracciata senza ambiguità. Ma c’ è di più: l’ istruzione, specie nei paesi in via di sviluppo, non sembra proprio promuovere valori come la democrazia o la laicità, quanto piuttosto forme identitarie quali il nazionalismo etnico o la religiosità.
A queste considerazioni se ne aggiunge una più inquietante: il fertility gap tra laici e religiosi si ripropone all’ interno dei gruppi religiosi avvantaggiando i fondamentalisti.
[… non parliamo poi se domani al fertility gap dovessimo aggiungere il mortality gap: c’ è da pensare che allo sdoganamento del suicidio le code per accomodarsi sulla sedia elettrica siano composte prevalentemente da atei depressi….]
La grassa e iper-laica Europa trema, come prepararsi a vivere l’ assedio prossimo venturo?
Potrebbe imitare l’ eccezione USA facendola diventare regola: lì religione e modernità convivono bene e questo sembra un antidoto contro il fondamentalismo. D’ altronde, quel modello ispira di fatto i più promettenti paesi in via di sviluppo.
I fatti ci dicono che per istruzione e ricchezza gli USA sopravanzano anche l’ Europa, tuttavia la religione fiorisce, spesso in forme strane, accanto ai suoi tradizionali “nemici”. Perché?
Perché gli USA sono una “società rischiosa”, devi “arrangiarti”, il welfare è ridotto al minimo.
Il rischio favorisce sia l’ istruzione che la ricchezza. Ma anche la religione, che, come noto, costituisce una forma motivazionale efficiente, nonché una rete sociale di prim’ ordine. Ma un ambiente rischioso conserva e valorizza virtù come la generosità, spesso abbinata a un credo religioso.
Due aspetti caratterizzano infatti il secolarismo: la separazione tra peccato e reato da un lato e il bando della generosità privata dall’ altro. Gli USA accolgono il primo ingrediente ma, contrariamente al Vecchio Continente, respingono il secondo. Solo negli Stati Uniti la pietà religiosa è ancora un sentimento che si coltiva non per un estetismo di facciata ma perché a essa s’ intende demandare la tenuta sociale del Paese.
Saprà l’ Europa combattere il fondamentalismo divenendo una società più rischiosa?
Difficile visto quanto sia già difficile farle digerire il connubio tra scienza e fede.
E all’ impresa non aiutano certo le idolatrate superstar del neo-ateismo come Richard Dawkins, Sam Harris, Cristopher Hitchens e Daniel Dennett: la fobia per ogni religione che veicola la loro propaganda ci consegna dritti dritti nelle mani dell’ intolleranza fondamentalista.
mercoledì 29 settembre 2010
Chi conosce più da vicino il buon Dio?
Sono loro a saperne mediamente di più in fatto di teologia e storia delle religioni, e questo vale soprattutto per i cattolici.
E' quanto afferma l' ultimo sondaggio della Pew Forum on Religion and Public Life.
Riesco anche crederci.
Qualcuno potrebbe un po' frettolosamente interpretare i dati vedendoli come una conferma del suo credo: se conosci Dio lo eviti.
Come magra consolazione spero che costoro perlomeno si uniscano a chi lotta per l' ora di religione.
In realtà i dati che abbiamo in mano restano coerenti con quanto dicevamo poco fa, peccato infatti che i risultati non siano aggiustati in base al livello d' istruzione, ho l' impressione che l' esito sarebbe capovlto senza problemi.
Osservando il panorama generale restano due ipotesi per spiegarsi il comportamento di molti credenti:
1) Ignoranza razionale;
2) Metateismo;
Ma quando per un cattolico si puo' parlare di ignoranza razionale?
Bella domanda, devo ammetere che lo ignoro.
add1: A conferma di quanto dicevamo nel post: Those who graduated from college also did much better than those who hadn't, and the reearchers conclude that education level is "the single best predictor of religious knowledge."
add2: un commento pertinente.
sabato 4 settembre 2010
La fede e tutto il resto...
I non credenti hanno un' istruzione media superiore ai credenti.
Tra i credenti, però, chi ha un' istruzione superiore ha anche una fede più robusta.
I credenti hanno anche un numero maggiore di bambini; ma coloro che hanno più bambini hanno anche una fede più debole.
Sembra quindi che il numero dei bambini sia incoraggiato, prima ancora che dallo zelo religioso, dal fatto che l' ambito religioso offra un' accogliente struttura sociale.