LOTTA ALL’EVASIONE
Perché la si proclama da anni a una “sola voce” e poi non la si
fa? A molti (ingenui) la cosa sembra assurda.
Per capire entriamo nel dibattito. Illustro due posizioni agli
antipodi:
1) Giovanni: “Evadere le imposte almeno per un 50% è un dovere
civico. Chi non si adopera per farlo è un codardo che non vuole bene al suo
paese”.
2) Giacomo: “Pagare le imposte è un dovere civico. Chi non
adempie a questo dovere “ruba” agli altre e nuoce al paese”.
Secondo voi, se l’Agenzia delle Entrate deve fare un
accertamento andrà da Giovanni o da Giacomo? Da Giovanni, è ovvio. E fa bene, è
del tutto razionale che agisca in questo modo. La probabilità che l’evasione si
annidi lì è maggiore.
Questo cosa implica? Essenzialmente che Giovanni non esprimerà
mai la sua opinione sincera e che il dibattito in cui tutti sono “liberi” di
intervenire sarà in realtà un monologo.
Ascoltate le telefonate al programma giornalistico di Prima
Pagina su Radio Tre e avrete la rappresentazione plastica del “monologo” in
atto. Al massimo, ci si spinge a fare un timido cenno benevolo all’evasione di
necessità.
Ora dovrebbe essere abbastanza chiaro perché l’evasione viene
proclamata “a una sola voce”, perché il dialogo sul problema non è un dialogo, è
necessariamente un monologo “a una sola voce”. Quell’unica voce è poi destinata
a gonfiarsi anche perché chi non ha una posizione in materia trova
conveniente unirsi al coro. Dirò di più, anche Giovanni, se interpellato, si
unirà a quell’unica voce, magari con scarso entusiasmo ma lo farà se non è un
pazzo.
Poi, difficilmente si passerà dalle parole ai fatti, ma è
proprio cio’ che ci si attende perché più o meno tutti (tranne gli accecati dal
fanatismo) sono consapevoli di questa finzione collettiva.