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mercoledì 18 settembre 2019

Fisica e metafisica (saggio) + metafisica e immanentismo - pro e contro la metafisica RIFLESSIONE

Il metafisico riflette sull'essere e lo considera eterno.

Il metafisico pensa all'essere come al fondamento. Prima viene l'essere, poi le cose.

In quest'ultimo passaggio il metafisico si contrappone all'immanentista per cui sono le cose a generare l'essere.

Per l'immanentista le cose ci spiegano l'essere, o per lo meno ci forniscono dell'essere una conoscenza induttiva.

Per il metafisico è la conoscenza dell'essere che ci fa conoscere in modo deduttivo le cose.

Per l'immanentista le cose ci inducono la conoscenza divina.

Per il metafisico è la conoscenza divina a illuminarci sulle cose.

Si noti che l'immanentista non nega la conoscenza di enti metafisici. Perché? Visto che nn ci illuminano sulla realtà non sarebbe meglio negarli e morta lì?

L'immanentista non trascura la realtà metafisica per il semplice fatto che gli sembra probabile. Se ci è naturale dire che la banana è gialla, ci è anche naturale dire che probabilmente il giallo esiste. Per l'immanentista la semplicità s'incarna nella maggiore probabilità e non in altro. In qusto senso assomiglia all'empirista.

A volte le prove che un certo ente metafisico non esista in sè ci sono: il giallo, potrebbe dire lo scienziato, è solo una frequenza d'onda. In questo caso si accetta l'appunto. ma altre volte la prova del contrario non viene fornita. Esempio: quell'uomo è buono, quindi la bontà esiste.

Possibile conclusione: gli enti metafisici esistono, negarli è un errore ma non illudiamoci di cominciare da loro per capire la nostra realtà. E' dalla nostra realtà che bisogna partire. Sempre. Per capire la bontà dobbiamo vedere gli uomini buoni in azione, non possiamo farlo a tavolino.

Esempio: il divenire esiste? Sì, lo vediamo dalle cose. Partiamo da questa constatazione per capire meglio il mondo metafisico. Chi in passato è invece partito dalla metafisica è arrivato fino a negare il divenire, il che costringe a contorsioni intellettuali non da poco per far quadrare i conti con la realtà.


Fisica e Metafisica


Non ho mai studiato seriamente né fisica né filosofia, quindi l’argomento per me è ostico, eppure lo sento come importante e quindi vorrei chiarire innanzitutto a me stesso qualcosa che ritengo importante.
Il metafisico studia l’essere, ovvero il fondamento, ovvero cio’ che hanno in comune tutte le cose, cio’ che viene prima delle cose concrete. Lo scienziato studia invece  le cose concrete.
Con un’analogia penso alla metafisica come alla cornice e alla fisica come a un quadro. Se avete dubbi su questa analogia vi invito a sospenderli e a leggere quanto segue.
Della cornice si occupano i filosofi, del quadro gli scienziati. Un tempo i filosofi erano tenuti in gran conto, anzi, erano una figura esclusiva, anzi, lo scienziato era detto “filosofo naturalista”. Ma con la modernità il loro ruolo della filosofia perde di peso, si afferma lo scienziato puro, finché i ruoli sono ribaltati e i filosofi vengono praticamente esclusi dal regno della conoscenza, di cui la scienza rivendica il monopolio. Per loro è una botta non da poco.
Domanda: occorre recuperare la metafisica? E perché è stata abbandonata?
Prima di rispondere occorre sbrogliare alcune ambiguità, e in questo senso puo’ soccorrerci la metafora del quadro e della cornice. Chiedetevi allora se le cornici esistono. Molti anti-metafisici risponderebbero di no, ritengono che la loro presenza sia illusoria. Ecco, se l’anti-metafisica è incarnata da questo atteggiamento il recupero della metafisica è urgente: sembra abbastanza ovvio che le realtà non fisiche esistano e siano fondamentali. Pensate solo al libero arbitrio, poiché la scienza non è mai riuscito a dimostrarne l’illusorietà la cosa più ragionevole da fare è assumerne la presenza.
Ma spesso l’anti-metafisico è più sottile, dice che piiché la conoscenza delle cornici è alquanto dubbia e comunque non interferisce sulla conoscenza dei quadri, quindi possiamo accantonarla come irrilevante e far finta che non esista.
Qui c’è qualcosa di vero, soprattutto se si hanno in mente i bei tempi in cui la metafisica aveva la pretesa di porsi come guida della scienza, oltre che come sua cornice. Ci sono filosofi metafisici che studiando l’essere affermano l’illusorietà del divenire (Severino) e pretendono che la scienza venga esposta adeguandosi a questa loro bizzarra esigenza. Assurdo.
Ma anche dalla posizione dell’anti-metafisico meno ingenuo c’è comunque qualcosa da cui mi dissocio, il fatto è che se le cornici esistono, esistono. Perché far finta di no? Non solo, magari la conoscenza delle cornici non influisce sulla conoscenza del quadro ma quest’ultima influisce sulla prima, che è quindi possibile.
Ecco, la metafisica è ancora sensata se non pretende di essere una conoscenza guida per la fisica. E’ la fisica, ovvero la realtà di tutti giorni, a dirci qualcosa sulla metafisica, ovvero sulla realtà ultima. In termini epistemologici è la fisica che viene prima della metafisica e non viceversa. La fisica ci fa intuire la metafisica sottostante. Ci dice qualcosa di parziale, di induttivo, ma non di irragionevole.
Adesso l’analogia è meglio illuminata poiché anche tra cornice e quadro c’è una precedenza ben precisa: è la cornice che segue il quadro.
Ecco infine un caso specifico: non è la conoscenza di Dio a vincolare la nostra conoscenza scientifica ma è la conoscenza scientifica che ci parla di Dio, ce ne parla in modo imperfetto, in modo provvisorio ma anche in modo sensato. Anche per questo la teologia naturale – ovvero la teologia che inferisce Dio dai fatti della natura – è quella più sensata e in linea con la modernità.

martedì 20 dicembre 2016

Why Hume and Kant were mistaken in rejecting natural theology Richard Swinburne

Notebook per
Why Hume and Kant were mistaken in rejecting natural theology
Richard Swinburne
Citation (APA): Swinburne, R. (2014). Why Hume and Kant were mistaken in rejecting natural theology [Kindle Android version]. Retrieved from Amazon.com

Parte introduttiva
Nota - Posizione 3
hume e kant: limiti della logica induttivista... ma nn considerano la con. prob. t.n.: dal mondo fisico all esistenza divina nella tradizione t.n. è a disposizione x chi dubita argomento screditato da h. nel mondo anglo da k. in europa: i limiti della conoscenza h.: nn c è nulla nell intelletto che prima non fosse nei sensi... problemi: 1 ma quanto generali possono essere le idee ricavate dai sensi? come si passa dal concetto di "uomo del xviii secolo" a "uomo di tutti i tempi"? 2 come si combinano correttamente le impressioni? la causa è una successione ripetuta ma poichè dio nn può ripetersi essendo unico nn può essere causa... e il big bang? il principio di hume ha poco senso se non si potesse generalizzare con analogie in caso contrario ogni evento con singola causa sarebbe escluso dalla conoscenza altro errore: noi sperimentiamo anche noi stessi come causa... principio di credulità i 4 criteri x scegliere un ipotesi: 1 prev 2 fit 3 semplicità 2 dominio scope kant: i concetti categorie si applicano solo a esperienze sensibili...ma quali sono le esperienze possibili? kant: possiamo formarci un idea di assoluto ma nn possiamo ragionarci su poichè nn corrisponde a nessuna esperienza sensibile... potremmo dire tutto e il contrario di tutto... dimostrazione nelle antinomie della ragione... x kant noi sperimentiamo solo il condizionato e nn possiamo trasferire le sue categorie logiche su ciò che nn sperimentiamo ovvero l incondizionato esempi di kant: noi nn possiamo ragionare su una pluralità di spazi xchè intuiamo solo quello cartesiano. eppure la scienza ipotizza spazi curvi oltre che una moltitudine di universi critica alle antinomie: non si potrà dimostrare nulla ciò nn toglie che le prob continuano a valere prima antinomia: le tesi sulla finirezza e sull infinità dello spazio sono equivalenti. Fatto: big bang (finitezza) e inflazoone (infinitezza) nn sembrano affatyo equivalenti. es: se retrocedendo arriviamo ad un punto in cui le leggi della fisica si conraddicono ciò costituisce indizio di inizio. lo stesso dicasi x il futuro critiche: 1 puntava sulla conoscenza e non sulla prob. in questo senso la sua epistemologia è datata oggi conoscenza = prob. 2 la prob. serve anche x fare ipotesi su eventi non osservabili qui ed ora e forse mai la critica due si sarebbe evitata se solo kant fosse nato + tardi ovvero quando la scienza userà di frequente e sperimenterà parecchio avvalendosi del concetto di "presenza probabile di realtà inosservabili" Dalton e le teorie atomiche della chimica. Da Dalton in poi gli scienziati hanno costruito molte congetture sull infinitamente piccolo o sull onfinitamente grande o sull infinitamente strano... o sull infinitamente distante... tutte speculazioni probabiliste e bayesiane sull' inosservabile kant: l argomento ontologico non regge critica: le premesse sono tutto e l unico strumento di cui disponiamo per valutarle è quello probabilistico... il fatto che non esistano certezze nn significa che tutte le vacche siano grige
Evidenzia (giallo) - Posizione 3
Why Hume and Kant were mistaken in rejecting natural theology1 Richard Swinburne
Evidenzia (giallo) - Posizione 5
arguments from evident features of the natural world to the existence and nature of God
Nota - Posizione 6
X COS È LA TN
Evidenzia (giallo) - Posizione 9
it was available for any who doubted
Nota - Posizione 9
A DISPOSIZ
Evidenzia (giallo) - Posizione 9
this whole tradition became discredited among philosophers as a result of the similar arguments put forward by Hume and Kant about the bounds to what humans could understand and know.
Nota - Posizione 11
X DISCREDITO
Evidenzia (giallo) - Posizione 16
Hume’s
Evidenzia (giallo) - Posizione 17
all our ‘ideas’ are compounded of simple ideas, and that all simple ideas are derived from ‘impressions’.
Nota - Posizione 17
x LA CATENA DI HUME
Evidenzia (giallo) - Posizione 19
hear, or see, or feel,
Evidenzia (giallo) - Posizione 25
since, he assumes, humans have impressions only of certain sensible kinds, we can have ideas only of certain kinds.
Nota - Posizione 25
x NATURA IMPRESS. NATURA IDEE
Evidenzia (giallo) - Posizione 29
Hence, Hume claimed, what we can think is ‘confined within very narrow limits’.
Nota - Posizione 30
x COSA POSSIAMO PENSARE
Evidenzia (giallo) - Posizione 31
Hume had a very crude understanding of the nature of thought. It does indeed involve operating with ideas, normally (and especially in the modern world, since Kant) called ‘concepts’;
Nota - Posizione 32
x CONCETTO COME COMBINAZ DI IDEE
Evidenzia (giallo) - Posizione 40
As the medievals put it, nil in intellectu quod non prius in sensu.
Nota - Posizione 41
X MOTTO HUME
Evidenzia (giallo) - Posizione 44
Suppose Hume has impressions of what are in fact eighteenth- century European humans. These impressions can give rise to an idea applicable to and only to eighteenth-century European humans. But they could also give rise to an idea applicable to and only to humans of any time and culture, and also to an idea applicable to and only to persons (i.e. any rational beings, including for example Martians).
Nota - Posizione 47
x CONCETTI UNIVERSALI. HUME NEGA ASSURDAMENTE
Evidenzia (giallo) - Posizione 48
in what ways is it permissible to combine
Nota - Posizione 48
COME COMBINARE
Evidenzia (giallo) - Posizione 88
Hume claimed that we derive our idea of ‘cause’ from impressions of ‘constant conjunction’,
Nota - Posizione 88
x CASO CAUSA
Evidenzia (giallo) - Posizione 100
universe was caused to exist by God,
Nota - Posizione 100
IL CSSO DI DIO
Evidenzia (giallo) - Posizione 103
God is supposed to cause the universe], are single, individual,
Nota - Posizione 103
SINGOLARITÀ E INDUTTIVISMO
Evidenzia (giallo) - Posizione 105
It would seem to follow that we would have to have observed many acts of will of many gods
Nota - Posizione 105
COSA SERVIREBBE PER HUME
Evidenzia (giallo) - Posizione 110
we can certainly speculate about states of atoms causing other states of atoms, even if we cannot learn much about causation at the atomic scale.
Nota - Posizione 111
x CON I LIMITI DI HUME E SENZA ANALOGIE LA CVONOSC SI ANNI HILISCE
Evidenzia (giallo) - Posizione 111
But if the concept of causation is a concept of regular succession, it is plausible to suppose that it is meaningless even to speculate about single causes, causes which caused effects even though no similar objects causes similar effects.
Nota - Posizione 113
x MA C È SEMPRE UNA GENERALIZZAZIONE IN HUME
Evidenzia (giallo) - Posizione 114
Hume was however, I suggest, mistaken in supposing that our impressions of regular succession are the only or even the main impressions from which we derive our idea of causation. For we experience ourselves causing effects.
Nota - Posizione 115
X ALTRA ORIGINE DELLA CAUSA: IL SOGGETTO
Evidenzia (giallo) - Posizione 119
moving a hand intentionally
Evidenzia (giallo) - Posizione 129
it is probable that I am exerting causal influence when I perform an easy basic action
Nota - Posizione 130
PRINC DI CREDULITÀ
Evidenzia (giallo) - Posizione 131
Principle of Credulity,
Evidenzia (giallo) - Posizione 131
no knowledge of the external world,
Evidenzia (giallo) - Posizione 133
impression of ourselves
Evidenzia (giallo) - Posizione 146
Our primary awareness of causation is then an awareness of an agent (oneself),
Evidenzia (giallo) - Posizione 160
hypothesis predicts,
Evidenzia (giallo) - Posizione 161
hypothesis ‘fits in’
Evidenzia (giallo) - Posizione 162
hypothesis is simple,
Evidenzia (giallo) - Posizione 163
small scope.
Evidenzia (giallo) - Posizione 198
Kant inherited some of Hume’s bad mistakes.
Evidenzia (giallo) - Posizione 199
far more sophisticated philosophy
Evidenzia (giallo) - Posizione 200
inputs to our mental life are ‘intuitions’ and that these are interpreted by concepts.
Evidenzia (giallo) - Posizione 202
categories yield knowledge only insofar as they can be applied to such intuitions
Evidenzia (giallo) - Posizione 203
application,
Evidenzia (giallo) - Posizione 203
objects of possible experience’
Evidenzia (giallo) - Posizione 205
he allows, we can have concepts
Evidenzia (giallo) - Posizione 205
of noumena,
Evidenzia (giallo) - Posizione 206
supreme being,
Evidenzia (giallo) - Posizione 206
we cannot, he held, reason about such objects;
Evidenzia (giallo) - Posizione 208
nothing to which my thought could be applied’.
Evidenzia (giallo) - Posizione 210
‘the principle of causality has… no criterion for its application save only in the sensible world’
Evidenzia (giallo) - Posizione 214
His claim however that our ‘categories’ (i.e. concepts) have no use in providing knowledge except when applied to objects of ‘possible’ sensible experience,
Evidenzia (giallo) - Posizione 215
which sensible experiences are ‘possible’.
Evidenzia (giallo) - Posizione 215
logically possible
Evidenzia (giallo) - Posizione 217
example
Evidenzia (giallo) - Posizione 217
‘we can represent to ourselves only one space;
Evidenzia (giallo) - Posizione 217
diverse spaces, we mean thereby only parts of one
Evidenzia (giallo) - Posizione 219
geometry is Euclidean.
Evidenzia (giallo) - Posizione 220
experience life in a closed but unbounded universe (which would not be Euclidean)
Evidenzia (giallo) - Posizione 223
just by falling asleep26 to reach a place which did not belong to the fully explored space of the previous universe, it would be a universe in a different space.
Evidenzia (giallo) - Posizione 226
apparently logically possible is good evidence of what is really logically possible.
Evidenzia (giallo) - Posizione 232
claim that since only the conditioned could be an object of possible experience, we can have no knowledge of the ‘unconditioned’
Evidenzia (giallo) - Posizione 235
various attempts to acquire knowledge of the unconditioned land us in irresoluble conflicts.
Evidenzia (giallo) - Posizione 236
‘Antinomies of Pure Reason’
Evidenzia (giallo) - Posizione 237
an equally plausible argument in favour of the opposite position.
Segnalibro - Posizione 239
Evidenzia (giallo) - Posizione 239
one such principle more probable than another.
Evidenzia (giallo) - Posizione 240
first antinomy
Evidenzia (giallo) - Posizione 240
‘the infinity of a series consists in the fact that it can never be completed through successive synthesis.’
Evidenzia (giallo) - Posizione 242
‘the infinity of a series with a first member
Evidenzia (giallo) - Posizione 244
first antinomy is concerned with a series with a last member but without a first member,
Evidenzia (giallo) - Posizione 245
‘no coming to be of a thing is possible in an empty time.’
Evidenzia (giallo) - Posizione 252
It is true that we can have no knowledge of events unless they have causes or effects from which we can infer them,
Evidenzia (giallo) - Posizione 254
But we can learn about some events from observing their effects and about other events by predicting them from their causes.
Evidenzia (giallo) - Posizione 255
We do not have to suppose that every event of which we have knowledge has a cause.
Evidenzia (giallo) - Posizione 259
first antimony
Evidenzia (giallo) - Posizione 259
impossibility of an infinite space
Evidenzia (giallo) - Posizione 267
the failure of Kant’s claims about the first antinomy should suffice
Evidenzia (giallo) - Posizione 269
The first problem
Evidenzia (giallo) - Posizione 270
knowledge of some necessary principles
Evidenzia (giallo) - Posizione 272
probability [not knowledge] is the very guide of life’
Evidenzia (giallo) - Posizione 273
not have a clear idea of what are the criteria for observed data making probable a theory about the unobservable
Evidenzia (giallo) - Posizione 275
Kant died in 1804.
Evidenzia (giallo) - Posizione 275
atomic theory of chemistry was proposed by Dalton
Evidenzia (giallo) - Posizione 276
fixed ratios by weight
Evidenzia (giallo) - Posizione 278
things too small,
Evidenzia (giallo) - Posizione 278
things too big, too old, and too strange to be observed.
Evidenzia (giallo) - Posizione 280
probably true beliefs about matters far beyond the observable.
Evidenzia (giallo) - Posizione 294
it is logically possible that ‘10 billion years ago there were no rational beings’; it follows from that, since God is essentially an eternal rational being, that it is logically possible that there is no God, and so that it is not logically possible that there be a logically necessary God.
Evidenzia (giallo) - Posizione 297
Of course a proponent of an ontological argument will deny that ’10 billion years ago there were no rational beings’ is logically possible,
Evidenzia (giallo) - Posizione 299
The only way to settle this issue is by arguments of the kind discussed earlier.
Evidenzia (giallo) - Posizione 309
I suggest that the fact that we cannot make sense of the concept of a logically necessary being has no relevance to the possibility of constructing a cogent argument to a being necessary in some other sense,
Evidenzia (giallo) - Posizione 314
theology will begin from the data of the most general features of the universe,
Evidenzia (giallo) - Posizione 315
simple laws of nature
Evidenzia (giallo) - Posizione 315
evolution of human bodies,
Evidenzia (giallo) - Posizione 316
conscious beings
Evidenzia (giallo) - Posizione 316
the simplest explanation
Evidenzia (giallo) - Posizione 318
the data make it probable that there is a God

venerdì 5 febbraio 2016

RESPONSE TO PLANTINGA’S ARGUMENT FROM “DWINDLING PROBABILITIES di Richard Swinburne

RESPONSE TO PLANTINGA’S ARGUMENT FROM “DWINDLING PROBABILITIES

  • La contestazione a S. : Plantinga claims correctly, we need first bare natural theology to argue for the existence of God (T) on the basis of all our background knowledge (K). Then, as Plantinga represents my style of argument, we must consider the probability, given (T& K), that (A) “God would make some kind of revelation …to humankind”–P( A/ T& K)... (B), “Jesus’s teachings were such that they could be sensibly interpreted and extrapolated to G”... (C) “Jesus rose from the dead”... (D) “In raising Jesus from the dead, God endorsed his teachings”... (E), “Jesus founded a church
  • Conseguenza. So call the probability that God endorsed the extrapolation of Jesus’s teachings in this way, given the previous evidence, P( E/ K& T& A& B& C& D). But to get the probability that G is true by this route on the only evidence we have (K), it is necessary to multiply these probabilities together
  • Esito: At each stage of multiplication, there will be a diminution of probability. Each individual... So the attempt to establish G by historical argument cannot give it a very high probability, not at all the kind of probability we need if we are “to know the great truths of the
  • Precisazione. Now, strictly speaking –as Plantinga acknowledges, but takes no further –P( G/ K) is the sum of the probabilities of the different routes to it. G might be true without some of these intermediate propositions being true.
  • Esempio. Maybe for example, in raising Jesus from the dead, God was not endorsing his teaching –so not-D; but God was endorsing only the teaching of the church which Jesus founded,
  • Regola generale. The more you say, the more you are likely to make a mistake. Yet G may be true without some of these conjuncts being true.
  • 2 repliche.
  • 1 the argument from dwindling probabilities applies, in so far as it does apply, not only to theological arguments, but to any argument of some length in history or science... consider a single page of a serious work of history, about the life of Julius Caesar for example, containing many propositions.
  • 2. My second point against the significance of “dwindling probabilities”is to note that the “dwindling”arises from the fact that in Plantinga’s discussion he supposes that all the evidence is put on the table at the beginning... Ma: as we add each conjunct to the hypothesis, we also add a new piece of evidence . In this way the probability may increase, not decrease.
continua

mercoledì 14 gennaio 2015

Attenti a quei due

Oggi la maggioranza dei credenti evita  di puntellare la propria fede con la ragione, al più la si utilizza per respingere gli attacchi razionalisti. Eppure la Tradizione ha da sempre messo a disposizione del dubbioso argomenti razionali a supporto, da un certo punto in poi attingere al deposito della cosiddetta teologia naturale è diventato un atto caduto in discredito. la teologia naturale cerca di ricavare da cio' che vediamo qualche notizia su cio' che non vediamo e non potremo mai vedere. Nella storia del pensiero spiccano due nomi che potrei indicare come maggiori responsabili dell'atteggiamento generale oggi prevalente quando si valuta il rapporto fede/ragione: Hume e Kant, hai detto poco. La loro critica alla logica induttiva, ovvero alla possibilità di passare da una conoscenza delle cose sensibili alla conoscenza delle cose incondizionate e inosservabili, è stata devastante. Eppure oggi sappiamo che quella critica non poggiasse su argomenti particolarmente solidi e utilizzava altresì un concetto di "conoscenza" che escludeva quella probabilistica, ovvero l'unico genere di conoscenza oggi accettato nel processo bayesiano. Del resto la scienza ha cominciato proprio nel XIX secolo a costruire le sue teorie postulando la presenza probabilista di oggetti inosservabili, peccato perché se i due avessero assistito a questa evoluzione di una disciplina che ammiravano molto probabilmente avrebbero rivisitato i loro testi.

lunedì 20 maggio 2013

Se non ritornerete come bambini…

ARTISTA: e voilà, ti piace la mia ultima opera?
ARTIGIANO: splendida, ma si puo’ migliorare.
ARTISTA: migliorare? E come?
ARTIGIANO: con un’ altrettanto splendida cornice che la esalti. Ci penso io.
ARTISTA: forse non hai tutti i torti, sono nelle tue mani.
Un mese dopo.
ARTISTA: la sai la novità? Ho bruciato tutto, l’ opera che ti avevo mostrato non esiste più. Sono ripartito da zero e questo è il mio nuovo parto.
ARTIGIANO: eccellente… certo che la cornice progettata per l’ opera precedente è inservibile, dovrò predisporne un’ altra. Pazienza.
ARTISTA: e come darti torto! Sai che ti dico? Sento già nuovi “stimoli”, ho l’ impressione che presto servirà una nuova cornice. Anzi, ho l’ impressione che se ti occuperai delle mie creazioni il lavoro non ti mancherà mai.
ARTIGIANO. Bene! Sono qui apposta.
***
Justin Barrett – Cognitive science, religion and theology: from human mind to divine mind
***
Come pensare al rapporto fede/scienza?
Bè, molti vedono lo scienziato nei panni dell’ ARTISTA e il teologo nei panni dell’ ARTIGIANO: la scienza procede autonoma e la teologia la insegue per fornirle di volta in volta la giusta cornice.
In parte è senz’ altro così ma spesso il rapporto è più diretto: la fede parla direttamente della scienza e la giudica come attività umana. Oppure, e qui ci occupiamo proprio di questo, la scienza ci parla direttamente della fede cercando di spiegarla in quanto fenomeno umano.
***
Ci sono scienziati che indagano sul perché siamo religiosi, sul perché seguiamo certi riti, sul perché condividiamo certe credenze con gli altri, eccetera.
Il solo porsi queste domande da una posizione estranea alla teologia desta il sospetto di molti, ma si tratta di sospetti infondati, dettati per lo più dall’ ignoranza.
… le scienze cognitive ci spiegano come pensiamo, come formiamo le nostre credenze e come diamo senso alle cose. Mi sembra che le scoperte in questo campo possano riguardare da vicino gli interessi dei teologi…
Ascoltare cosa ha da dire un “cognitivista” sull’ esperienza religiosa è molto edificante. Spero che i preti lo facciano sempre più spesso, le dritte dello scienziato migliorano la qualità della nostra fede:
… le connessioni tra cognitivismo e teologia sono molte e sono forti…
***
Aristotele lo aveva anticipato e la scienza contemporanea lo ripete, gli uomini hanno un tratto distintivo ben preciso: pensano.
… in realtà bisognerebbe dire che riflettono
Che differenza c’ è?
… riflettere implica pensare al proprio pensiero e a quello altrui… prendere decisioni in base agli stati mentali che esistono in noi e che ipotizziamo possano esistere nelle altre persone…
Gli animali sembra proprio non facciano niente del genere: se pensano, pensano quello a quello che vedono (o ascoltano o sentono…). Una differenza non da poco.
Ma del “pensiero” non si occupano i neuroscienziati? Come distinguerli dai cognitivisti?:
… se mi chiedo come mai mia figlia mi ha fatto trovare un fiore sul cuscino dopo che quella serata turbolenta è perché desidero capire le ragioni profonde del suo gesto… un neuroscienziato avrebbe di sicuro la risposta pronta (lo so perché è sempre la stessa): è il suo cervello che glielo ha fatto fare… ma rispondere indicando un’ area fisica (del cervello) che ha subito certe mutazioni è una risposta per molti insoddisfacente… un po’ come se chiedessi: “come funziona il governo degli USA?” e voi rispondeste dicendo che il governo USA si trova a Washington… E’ molto importante sapere che il governo USA si trova a Washington ma saperlo non esaudisce la mia richiesta…
Le neuroscienze si occupano dell’ hardware, i cognitivisti del software. Se il monitor del pc mi mostra un errore, chiedo spiegazioni all’ esperto ma resto deluso se l’ esperto comincia a elucubrare intorno ai semiconduttori e al silicio, sono più interessato al comando che mi consente di uscire dall’ impasse e a come evitare di ripiombarci.
… le scienze cognitive si occupano della mente delle persone e stanno un po’ a cavallo tra psicologia e computer science… con una spruzzatina di linguistica, neuroscienze… antropologia e… teologia!
Già, anche teologia: chi si occupa di “come è costruita” la nostra testa si occupa anche delle idee innate, quelle che pensiamo con più naturalezza. La cosa è “teologicamente” rilevante, vedrete.
***
La nostra mente ha dei limiti…
… altrimenti leggeremmo un libro di mille pagine in mezzora…
Li arginiamo ricorrendo alle cosiddette credenze inconsce o “irriflesse”.
A ogni nostra azione è sottesa una credenza ma quasi sempre questa credenza è “irriflessa”:
… poiché possediamo una memoria limitata la mente sopperisce compattando le informazioni in credenze spontanee e all’ apparenza ingiustificate…
L’ 80% delle nostre credenze deriva per esempio da testimonianze non verificate di terzi, è così anche in ambito scientifico.
… per noi il principio di credulità è qualcosa di innato: crediamo agli altri a meno di possedere valide ragioni per non farlo…
Una cosa è certa: questo modo di procedere della mente la conduce a compiere una marea di errori.
… anche le credenze frutto di riflessione sono  spesso errate… per il semplice fatto che sono pur sempre fondate su credenze irriflesse…
La credenza istintiva fa da default alla credenza meditata, la seconda si innesca sulla prima e non c’ è modo di svincolarle:
… l’ intuito ci tradisce spesso, lo si ripete in continuazione ed è vero… non si ripete abbastanza che non abbiamo a disposizione altro che l’ intuito per fondare la nostra conoscenza…
Esistono alcune forme di intuito universali, tutti noi le possediamo.
bambin
L’ uomo è un animale “avido di senso”, chiede sempre “perché?”…
… e siccome le cose da conoscere sono tante… troppe… si cumulano una serie impressionante di credenze irriflesse che sopperiscono alla capienza mnemonica…
Per scoprire i meccanismi fondamentali della mente la cosa migliore è guardare ai bambini:
… se il corpo delle credenze del mondo adulto è molto variegato, per i bambini le cose stanno diversamente…
***
Anche i bambini sono “avidi di senso”; i bambini sono dei “ricercatori naturali”, ce lo ha spiegato con dovizia di particolari Alison Gopnik (ht diana), ma fermarsi a questa conclusione sarebbe sbagliato, bisogna aggiungere che la loro ricerca segue direzioni ben precise.
Innanzitutto i bambini posseggono un’ ontologia intuitiva:
… tutti i bimbi concettualizzano spazio e oggetti… successivamente distinguono gli oggetti inanimati (statici) da quelli vitali (che crescono)… tra gli oggetti vitali distinguono quelli animati (che mostrano movimenti autonomi) e tra questi ultimi quelli che pensano (che mostrano di avere rappresentazioni mentali al loro interno)…
I bambini sono “essenzialisti”:
… intuiscono che le proprietà visibili di un oggetto derivano tutte da un’ unica proprietà invisibile…
Ci sono per loro idee controintuitive:
… le idee controintuitive sono quelle che mescolano le categorie dell’ ontologia intuitiva: un sasso che cresce, un albero che parla…
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Anche l’ idea di Dio è controintuitiva.
Ma allora l’ insegnamento religioso richiede forzature?
Le scienze cognitive ci mostrano che è vero il contrario: il bambino non possiede l’ idea di dio ma possiede tutte le categorie per adottarla senza troppe difficoltà.
D’ altronde ne occorrono poche, giusto le fondamentali. Dio è un concetto “modestamente” controintuitivo per il bambino.
Potremmo dire che si adatta bene al suo equipaggiamento cognitivo.
Una cosa è certa: come “teoria del tutto” è senz’ altro la più semplice (vedremo meglio in che senso).
Ma un bambino riesce a concepire l’ infinito? L’ onniscienza, l’ onnipotenza eccetera?
… in buona parte sì… tanto è vero che apprezza molto i supereroi… e Dio non è altro che un super-supereroe…
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Poiché anche il bambino è avido di senso, è buona cosa indagare le strategie migliori per aiutarlo nella sua ricerca.
Una tra tutte s’ impone: chiamiamola pure “funzionalismo”. 
Il bambino chede: perché c’ è “questo”? Risposta: perché serve a fare “questo”. Il bambino è soddisfatto.
… per un bambino è importante sapere che un oggetto serve a qualcosa di specifico, avere questa informazione appaga la sua sete di senso…
In particolare il bambino è soddisfatto della spiegazione di “qualcosa” quando viene a sapere che quel “qualcosa” serve a “qualcuno”.
Deborah Kelman parla di teleologia promiscua:
… chiedendo a un bimbo perché quella roccia è a punta probabilmente ipotizzerà che è così affinché gli uccelli non si posino alla sommità… o altre spiegazioni del genere…
Tra i bambini si sviluppano molti dibattiti filosofici:
… in genere si tratta di stabilire per cosa è fatto un certo oggetto…
I bambini sono avidi di “risposte teleologiche” e ne offrono a loro volta.
… in età prescolare i bambini sono inclini a vedere il mondo come avente uno scopo e a vedere un essere intenzionale dietro a tutto…
Diciamo che i bambini sono dei complottisti nati (così come i complottisti nati sono dei bambinoni).
… persino gli scienziati se costretti a pensare in fretta mostrano bias in favore di spiegazioni teleologiche, salvo correggersi quando possono pensare con calma…
Francis Crick:
… gli evoluzionisti devono costantemente tenere a mente che il mondo non è progettato ma si è evoluto… capisco che si tratta di una forzatura per la nostra mente ma è una forzatura decisiva per la comprensione del reale…
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Ai bambini piacciono le storie. Soprattutto le storie con le persone (o con animali antropomorfizzati).
Anche per noi è così, in genere preferiamo le storie in cui delle menti interagiscono:
… la cognizione naturale ci dice che le persone hanno un corpo, una forza vitale (spirito)… una propria specificità (anima) e una coscienza che le rende moralmente responsabili (mente)… con questo materiale è possibile costruire storie affascinanti…
Si tratta di credenze naturali, irriflesse. Ed è certo che senza questi ingredienti sarebbe difficile concepire anche solo Biancaneve.
I bambini sono molto sensibili al fattore mentale:
… ancora prima di parlare… selezionano lo sguardo del genitore, la sua faccia… imitano alcune espressioni di base… vocalizzano in loro presenza… rivolgono i loro occhi nella direzione in cui li rivolge il genitore… al di là delle forme non tutto è uguale… il viso del genitore non è un cespuglio, non è nemmeno il braccio del genitore… è la sede di una mente…
I bambini sono dei “dualisti” istintivi. Presto cominciano a fare cose che un animale forse non ha mai fatto e non farà mai, per esempio:
… Nicola vorrebbe che Giovanni pensi di essere antipatico ad Anna…
Nicola sarà anche un bastardino, però concepisce pensieri “autentici”. Pensieri che hanno per oggetto gli stati mentali altrui. Probabilmente già si mette “nei panni” degli altri.
Aggiungiamoci una precoce intuizione morale:
… pensare a merito e colpa significa pensare alla mente umana…
La cosa è teologicamente rilevante:
… poiché dio è un puro agente intenzionale che giudica le nostre colpe, difficilmente puo’ essere concepito da chi non è in grado di concepire un concetto come la mente altrui…
Il perché della rilevanza lo capiremo meglio dopo.
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Ogni comunità umana ha da sempre concepito un concetto come quello di Dio, da quanto detto la cosa è tutt’ altro che singolare. E’ un concetto grazie al quale la vita di molti trova un suo senso. Questa è una prova a favore dell’ esistenza di Dio?
Mmmmm:
… l’ ubiquità di Dio nelle culture umane non puo’ indicare il fatto che esiste… anche i quark esistono ma non sono concetti tanto diffusi…
La cosa migliore sta nel cambiare la domanda:
… perchè tutte le comunità umane credono nell’ esistenza dello spazio tridimensionale?…
Forse perché la nostra mente è costruita per pensare in un certo modo.
Ma perché allora l’ ubiquità di Dio?
… lo abbiamo visto con i bambini… l’ uomo è avido di senso e preferisce gli venga servito nella forma di agente intenzionale che sta dietro le cose progettando un piano… è l’ identikit di Dio, almeno quando la cosa a cui dare un senso è l’ universo…
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Possiamo fidarci delle nostre facoltà cognitive primarie?
… per molti il fatto di ricorrere a credenze irriflesse è sintomo di errore…
In effetti le credenze irriflesse ci conducono spesso in errore. Ma allora perché esistono?
… la credenza irriflessa non è sintomo di errore ma una modalità per gestire gli errori… alcuni errori sono meglio di altri… “better safe than sorry”…
Sembra che il nostro cervello stipuli in automatico una specie di scommessa pascaliana, una pratica che ci sembrava tanto astratta e lontana è invece così intima e vicina.
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E’ un  peccato che i preti spesso ignorino le scienze. Probabilmente le scienze sono più compatibili con la fede che con le filosofie naturalistiche:
… Il lavoro di Alvin Plantinga dimostra che una scienza affidabile, ovvero prodotta da menti umane affidabili, è più compatibile con un evoluzionismo guidato da Dio che con un evoluzionismo cieco…
Comprendere il “fine tuning” o l’ “evoluzione convergente” rinvigorisce la fede. Ma anche comprendere come funziona la mente umana puo’ farlo.
Dopo aver rinvigorito l’ argomento teleologico, rinvigorisce anche quello cosmologico:
… perché l’ argomento cosmologico giri è necessario concepire l’ universo come un oggetto… per la nostra mente un’ operazione del genere risulta molto semplice…
Come dimostra il lavoro di Johan De Smedt e Helen De Cruz:
… il ragionamento causale che sta alla base dell’ argomento cosmologico è tutt’ altro che arbitrario… lo impieghiamo molto spesso e già nei bambini risulta essere, al fianco del funzionalismo teleologico, una strategia privilegiata per l’ acquisizione di senso…
A queste considerazioni basta poi applicare l’ epistemologia reidiana: ogni intuizione naturale deve essere considerata vera finché non è dimostrata falsa.
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Ma veniamo a quello che secondo me è l’ aspetto più rilevante dell’ intera faccenda.
Nelle dispute teologiche spesso si sente l’ ateo accusare la controparte: “provami la tua credenza” e di fronte al fallimento di costui si pensa di aver adempiuto brillantemente al proprio compito confutatorio.
… chi studia le credenze irriflesse spesso si limita a sottolineare gli svarioni a cui ci conducono… ma tutte le nostre credenze sono irriflesse o originano da credenze irriflesse… quindi ha poco senso insistere sulla fallacia di queste ultime…
Smantellare le credenze ingiustificate azzererebbe le nostre credenze.
Una posizione insostenibile a cui fa da argine l’ epistemologia reidiana:
… anziché abbracciare uno scetticismo radicale sarebbe preferibile adottare una posizione iniziale di fiducia nelle nostre facoltà cognitive…
Le nostre facoltà cognitive sono “innocenti finché non le dimostriamo colpevoli.
Con un colpo da maestro Reid fa fuori Hume.
Con un altro colpo da maestro il “rasoio di Reid” fa fuori il “rasoio di Ocham”. Per Ocham, a parità di potere esplicativo, il resoconto più semplice è quello che non moltiplica gli enti, per Reid è quello che meglio si attaglia alle nostre facoltà cognitive.
La semplicità di Occham è formale, quella di Reid è sostanzale. Posso dire che oggi siamo tutti reidiani? Spero di sì.
Se lo siamo diventa cruciale indagare sulle nostre facoltà cognitive naturali. Molte diatribe infinite troverebbero lì la loro soluzione. Non si tratterebbe più di stabilire chi ha ragione ma su chi grava l’ onere della prova.
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… per qualche ragione, quando si spiega il perché crediamo a qualcosa, si è tentati di concludere che quella credenza è falsa…
Esempio: perché la gente crede nell’ anima?
Perché possiede un meccanismo cognitivo che produce questa credenza irriflessa.
Ottima risposta, ma si corre subito a precisare che una risposta del genere nulla ci dice sulla verità della credenza.
… la conclusione più sensata è quella opposta: se il vostro sistema cognitivo produce spontaneamente certe credenze siete più che giustificati a crederle vere salvo prova contraria…
Altro dubbio spesso avanzato:
… poiché la fede deriva da un meccanismo cognitivo e non da un’ evidenza, allora il suo contenuto è inaffidabile…
Ma anche le “evidenze” sono tali grazie a un meccanismo cognitivo:
… la difficoltà dell’ obiezione sta nell’ assumere implicitamente cosa sia evidente e cosa conti come tale…
Altro dubbio:
… se il concetto di Dio è tanto naturale perché esistono tanti dei e tanto differenti tra loro
Sarebbe sbagliato prendere a pretesto questa varietà per ritenere che la credenza in Dio non sia giustificata:
… se al passare di una macchina, Giovanni la ricorda verde, Mauro indaco e Mino glauco, non siamo autorizzati a concludere che la macchina non sia passata di lì…
Possiamo concludere dicendo che tra teisti e ateisti c’ è sempre guerra aperta, e anche quando le cose vanno meglio le conversioni sono poche.
Ma tra teisti e ateisti c’ è anche un’ asimmetria: poiché l’ ipotesi atea è più sofisticata, ovvero meno intuitiva, su di essa grava l’ onere della prova.