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lunedì 22 luglio 2019

FORMA E SOSTANZA

FORMA E SOSTANZA
SOSTANZIALISTA: è tuo diritto/dovere disubbidire ad una legge ingiusta.
FORMALISTA: devi comunque ubbidire ad una legge ingiusta.
RAGIONI DEL FORMALISTA: se disubbidisci, l’arbitrio prevarrà sulla legge.
RAGIONI DEL SOSTANZIALISTA: se non disubbidisci, l’ingiustizia si perpetrerà.
Come decidere?
P.S. Forse occorre giudicare caso per caso ma d’istinto mi collocherei tra i SOSTANZIALISTI, in prima battuta hanno ragione: è nostro diritto/dovere non fare qualcosa di sbagliato, questo è ovvio. Cio’ significa che l’onere della prova ricade sul formalista, che in genere non lo soddisfa.

lunedì 14 maggio 2018

TOMISTI VS HUMEANIANI

TOMISTI VS HUMEANIANI
La legge naturale dei tomisti è fondata su una metafisica essenzialista: ogni ente ha una sua destinazione finale, un suo fine ultimo. Lì risiede la sua essenza. La concezione rivale è quella esposta da Hume per cui dalle leggi della natura non si inferiscono leggi morali.

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The Catholic Church has in recent decades been associated with political efforts to eliminate the death penalty. It was not always so. This timely work reviews and explains the Catholic Tradition regarding the death penalty, demonstrating that it is not inherently evil and that it can be reserved...

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martedì 24 agosto 2010

Miseria del proceduralismo

Interessante discussione sul confronto tra proceduralismo e sostanzialismo.

Il proceduralista è vittima dell' impellente necessità di distinguere tra "legittimità" e "giustificazione": la prima riguarda i diritti, la seconda i precetti etici.

Ma perchè?

Per il giusnaturalista in fondo questa distinzione è pedante visto che per lui ciò che è giustificato è anche legittimo, per quanto a volte illegale.

[Attenzione: cio' non significa che tutto cio' che è legittimo sia giustificabile].

Il proceduralista è afflitto da una visione dei diritti particolare, è questa visione che rende necessaria l' apparente pedanteria che sfoggia.

Immaginatevi di dover inventare un diritto al giorno!

[per molti non sembra essere un problema, recentemente qualcuno si è perfino inventato il diritto alle vacanze!]

Ebbene, il "proceduralista" in genere ha proprio questo vizietto: la sua testa è sempre in ebollizione nel tentativo di isolare un nuovo diritto e presentarlo tra squilli di tromba all' Assemblea dell' ONU (diritto ai pasticcini, diritto al lavoro, diritto all' acqua, diritto al massaggio thailandese, diritto ad avere la mamma giovane, diritto alle vacanze, diritto all' esproprio proletario, diritto di occupare le scuole, diritto di abortire...).

Tenuta insieme con lo sputo, questa congerie di "diritti" improvvisati non puo' che produrre un sistema incoerente: tutto è in conflitto con tutto, il diritto alle vacanze non si concilia certo con quello contrattuale, il diritto al salario minimo non si concilia con il diritto al lavoro, il diritto alla mamma giovane fa a pugni con il diritto alla fecondazione assistita... niente si concilia con niente... che fare?

Il liberale è un tipo fortunato, lui vive in un altro mondo, un mondo in cui esiste un unico diritto: fare quello che si vuole nel rispetto dell' altrui libertà. Fine.

Una volta fissati i confini, alè, il gioco puo' iniziare.

Una simile visione è coerente, non produce alcun conflitto tra i diritti. Si tratta di una visione "armonica", una visione in cui manca del tutto l' "elemento tragico", quello in cui affoga il "proceduralista spinto".

Per "elemento tragico" intendo il caso in cui l'esercizio contemporaneo di due diritti sia inconciliabile.

Un caso di scuola tanto per capirsi: la libertà negativa è per esempio inconciliabile con le forme più diffuse di giustizia sociale, ma questo conflitto non tange il liberale poichè ritiene truffaldino il concetto stesso di "giustizia sociale" e puo' dunque ignorarlo.

Non devo aggiungere altro per chiarire il probabile profilo ideologico del "proceduralista" puro: un sincero anti-liberale o, nel migliore dei casi, un liberale "alle vongole", un liberalismostraziato dai "se" e dai "ma".

La sua visione è ricca di "tragedie" imbarazzanti; indulge in forme di giustizia sociale (welfare) che sospendono in continuazione i diritti liberali fino a farne una caricatura.

Ma come si salva dal coacervo di incoerenze che mina la sua visione?

Semplice, è costretto ad introdurre "procedure" in grado di conciliare in qualche modo tutte le storture prodotte dallasua fervida fantasia.

Per esempio, esiste un diritto alla vita e un diritto ad abortire che entrano in conflitto. Che si fa? Si vota adottando la "procedura" democratica (l' embrione non vota, ma pazienza, qualcuno voterà per lui).

Tali procedure sono mere convenzioni e non rivestono alcun contenuto etico. Seguendo la pedanteria "proceduralista" diremo che servono a legittimare, non a giustificare!

Dietro il "proceduralismo" sta dunque il preoccupante fenomeno della "proliferazione dei diritti" - che poi coincide con la compressione dei diritti fondamentali - e l' incoerenza che porta con sè.

Qualcuno potrebbe pensare al "proceduralista" come ad un freddo formalista. Errore! Ironia della sorte il "proceduralista" è spesso un moralista compulsivo: senza la vocazione al moralismo è difficile riuscire nell' impresa di inventare un diritto al giorno.

Il "proceduralismo" ha giocato un ruolo non secondario nel fare dell' Italia un paese carente di cultura liberale. Quando Bobbio oscura Leoni il liberalismo è compromesso, vengono inevitabilmente sdoganate ideologie che sono degli ossimeri già solo nel nome, pensate ai "liberal socialisti" del partito d' azione! Brrrr. Ecco, ircocervi di tal fatta ebbero inevitabilmente vita breve, cio' non toglie che l' equivoco di fondo si sia perpetuato giungendo fino a noi inquinando le acque.