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mercoledì 10 ottobre 2018

martedì 14 giugno 2011

Luce dalle crepa

There is a crack in everything. That’s how the light gets in.

Leonard Cohen

Quando una situazione puo’ essere descritta in almeno due modi differenti, entrambi coerenti al loro interno ma tra loro inconciliabili, parliamo di “ambiguità”.

Se una giovane è anche vecchia, siamo in un caso del genere.

giovane vecchia

Di fronte all’ ambiguità molti si sentono mancare la terra sotto i piedi e annaspano. Ultimamente va molto di moda trovare rifugio sul solido terreno delle scienze.

Illusi!

Luogo comune: l’ ambiguità valorizza forse l’ arte, ma quando si pensa seriamente è la chiarezza a divenire un valore.

Tutto giusto. Ma perché allora proprio la scienza cumula una quantità di conoscenze dove l’ ambiguità regna sovrana? E non parlo di curiosità da zoo safari ma di dinamite posta ai piedi dei piloni centrali che reggono l’ edificio del sapere. E’ questo un fallimento?

Di seguito, una dozzina di esempi.

1. Moltiplicazione. 3x2=6. Questo “sei” è un “oggetto” o un’ “operazione”?

2. Variabile X. Rappresenta una qualsiasi delle soluzioni possibili o l’ insieme delle soluzioni possibili?

3. Calcolo. Ogni calcolo integrale è riducibile a calcolo differenziale (e viceversa). Ma cosa si adatta meglio alla realtà?

4. Logica. La logica classica è un’ enorme tautologia e l’ essenza della tautologia sta proprio nella sua ambiguità.

5. Meccanica quantistica. Ma l’ elettrone è un’ onda o una particella?

6. Relatività. La realtà è materia o energia?.

7. Neuroscienze. Pensiamo con il cervello o con la mente? Con il cervello, ci dice la mente.

8. Scienza. Cos’ è? Una collezione di “leggi” o un’ attività umana?

9. Leggi della finanza. Esistono o no? Sembra di sì, ma se ci si adegua si dissolvono.

10. Significato. Lo trovo nel dizionario o nell’ uso?

11. Visione binoculare. L’ immagine reale si forma nell’ occhio destro o nel sinistro?

12. Matematica. I grandi matematici innovarono la loro disciplina attraverso "invenzioni" o attraverso "scoperte".

13. Evoluzionismo. Innesca la vita o è innescato dalla vita?

14 Caso, Infinito… Sono concetti definibili o no?

La risposta migliore è sempre la stessa: entrambe le cose. Anche se non riusciamo e non possiamo pensarle insieme!

Diffidate di chi trascura uno dei due corni del dilemma e tende a svalutarne l' importanza.

Ok, il cervello riconcilia le immagini che abbiamo negli occhi producendo l’ immagine che vediamo. Anche le ambiguità possono essere riconciliate ad un livello superiore, senonché tornano puntualmente a riproporsi anche a quel livello.

Prendiamo il concetto di “matematica”. Il formalista cerca di dimenticarsi della matematica come “attività umana”. Ma poi l’ ambiguità che crede di superare pensando in questo modo la realtà, torna a riproporsi in vesti curiose proprio nel cuore dei suoi teoremi.

Che vita d’ inferno quella dello scienziato che non ama l’ ambiguità.

Ma torniamo alla domanda iniziale. Questa ipertrofia dell’ ambiguo è un fallimento del sapere?

La scienza osserva e poi ragiona a tavolino. Solo che il tavolino su cui ragiona sembra avere tre gambe.

Tutto cio’ potrebbe essere visto come un bene, se esistessero zeppe in grado di fermarlo rischieremmo l’ immobilità assoluta. In questo modo siamo invece condannati al movimento e al cambiamento.

Speriamo che questo “cambiamento” sia anche un “avanzamento”. Ma qui interviene la fede.

Chi è in cerca di precisione e certezze stia dunque alla larga dalla scienza e dal pensiero scientifico, sarebbe una fatica immane quel far finta di non vedere a cui sarebbe costretto. La scienza ci consegna oggetti bellissimi ma anche fatalmente crepati, solo chi apprezza la luce che entra da quelle crepe si troverà a suo agio.

William Byers – The blind spot

sabato 11 giugno 2011

La verità nella carta bollata e la verità negli occhi

Ci sono molti che considerano la scienza moderna un monolite, a costoro la mitica “comunità scientifica” appare alla stregua di un tribunale chiamato ad emettere sentenze.

Un simile approccio lega inestricabilmente “scienza” e “certezza” facendo della prima la “religione del nostro tempo” (la vecchia viene mandata in pensione).

Si compone una graduatoria ordinando le ipotesi in funzione della loro “certezza”. In cima svetta la teoria “ provata scientificamente”.

Questo modo di procedere risponde ad un bisogno: l’ uomo è da sempre a caccia di rassicurazioni e oggi le rinviene nei solidi contenuti della produzione scientifica.

Altri, pensando alla scienza, preferiscono enfatizzare i processi rispetto ai contenuti. Costoro sponsorizzano una “scienza-meraviglia” da contrapporre alla “scienza-certezza”.

Per loro lo scienziato è un “curioso”, non un “sacerdote”. Il suo marchio di fabbrica lo rintraccerete negli occhi con cui guarda al mondo, non nella sicumera con cui prova un teorema.

curiosità

Il curioso, va da sé, apprezza la “diversità” ed evita di delegittimarla con graduatorie o condanne inappellabili. Sa che anche nelle istanze quantomeno dubbie c’ è sempre qualcosa che vale la pena “rubare”.

Avete presente lo scommettitore? Per lui l’ esistenza di posizioni minoritarie è da benedire per almeno due motivi: 1. gli alti rischi hanno un loro fascino e 2. che senso avrebbe scommettere (occupazione tanto amata) se un cavallo attirasse su di sé tutte le puntate. 

Ecco. lo “scienziato curioso” ha un istinto simile.

Secondo William Byers la prima posizione è, tanto per cominciare, pericolosa.

Pensate solo al mondo contemporaneo e alle crisi profonde che vive: terrorismo, economia, ambiente. La loro presenza e la loro entità ci colpisce nell’ intimo, sembriamo più vulnerabili dei nostri avi che tiravano avanti indifferenti in ambienti altrettanto se non ancora più ostili.

Ma colpiscono e sconvolgono soprattutto chi pensava che padroneggiando una solida scienza avremmo agevolmente scampato pericoli di questa portata.

Ma, per William Byers, la falsa credenza della “scienza-certezza” non è solo pericolosa, è anche tipica di chi, non frequentando la scienza, non percepisce il volume impressionante d’ incertezze che sprigiona il suo dispiegarsi.

E qui si scatena nel merito.

Veramente singolare questa marcia verso la verità a suon d’ incertezze. Un’ incertezza che fa strabuzzare gli occhi: a chi dallo spavento, a chi dall’ entusiasmo.

L’ autore mi convince su cio’ di cui sono già convinto, per esempio quando dipinge la scienza come un forum caratterizzato dall’ inclusione piuttosto che dalla proscrizione. Un po’ meno quando traccia una così netta cesura tra “certezza” e “meraviglia”.

William Byers – The blind spot – Princeton press