Ci si proietta fuori di sè solo in seguito a scoppi improvvisi di vitalità più che con graduale ascensione al cielo... non ci seduce tanto il canto delle schiere celesti quanto l' amabile volgarità del vocalizzo da apache che fuoriesce con potenza viriloide, dopo aver rimbombato a lungo in una delicata testolina bionda...
Ci si estroflette per pedinare le api tra i fiori più che per levitare avvolti nell' incenso...
Intanto la vita scorre: il piano ora trilla come un campanellino, ora scarta secondo le folate del vento; l' organo ora mugghia come una bestia mansueta, ora veleggia come un aquilone fermo in cielo; il contrabbasso ronza come un calabrone, le percussioni pasticciano rovesciando qualcosa che si sparge ovunque. Nessuno frustra la naturale curiosità delle creature, neanche quando sparpagliano le loro note in un delicato disordine che non diventa mai cervellotico labirinto; non s' "incede", non di prcede... si va piuttosto a zonzo. Partono di continuo segnali di calma, amicizia, serenità, vitalità... segnali di libertà... ce la si mette tutta per cacciare il fantasma di una religiosità che in quelle lande morì per eccesso di asprezza lasciando tutti più poveri.

hp: davide