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sabato 25 gennaio 2020

LA RELATIVITA’ SPECIALE E’ MOLTO MENO SPECIALE DI QUANTO SI CREDA.


LA RELATIVITA’ SPECIALE E’ MOLTO MENO SPECIALE DI QUANTO SI CREDA.


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Per il senso comune:
1) Esiste il libero arbitrio (almeno un cicinin).
2) Un fenomeno o 1) NON esiste ancora, o 2) esiste, o 3) NON esiste più o 4) NON esisterà mai. Ergo: le cose esistono solo al presente.
3) Il tempo è irreversibile.
Per la scienza (relatività speciale):
1) Tutto è determinato in anticipo.
2) Un fenomeno puo’ essere contemporaneamente nel presente, nel passato e nel futuro. Ergo: le cose nel passato e nel futuro esistono.
3) Si puo’ viaggiare anche indietro nel tempo.
Non è facile comprendere come mai la scienza giunga a simili bizzarre conclusioni. Un modo per intuirlo è quello diimmaginare che esistano tanti “sistemi di riferimento” differenti che offrono punti di vista differenti sulle cose, tutti oggettivi (ma relativi). Esempio, per me che appartengo ad un certo sistema l’evento E è nel passato, per te che appartieni ad un altro sistema l’evento E è nel presente. Siccome sia io che te siamo osservatori oggettivi, concluderemo che l’evento E è sia nel passato che nel presente. Non solo, siccome il passato rende l’evento E determinato (una cosa già successa non si puo’ cambiare), e siccome un evento non puo’ essere sia determinato che indeterminato, allora il libero arbitrio non puo’ esistere visto che si dovrebbe espletare in eventi che per molti osservatori sono già nel passato. Non solo, siccome io e te vediamo la stessa cosa ma in tempi diversi, basterà che io mi sposti nel tuo sistema di riferimento per viaggiare nel tempo, anche all’indietro!
Ma scienza e senso comune sono in qualche modo riconciliabili? Forse sì, pensiamo a cosa succede quando leggiamo l’Odissea. Tutti noi pensiamo ad Ulisse come a un uomo libero, il fatto che viva le sue avventure nel passato e che quindi siano in qualche modo già scritte – un po’ come il fato -non ci crea problemi logici. Aggiungo, per prevenire obiezione, che anche nel mondo immaginato dalla scienza non è possibile un’azione di interferenza tra sistemi di riferimento differenti, cosicché l’analogia sembra reggere. Anche il fatto che l’incontro con Polifemo avvenga “per noi nel passato” e “per Ulisse nel presente”, non ci crea alcun problema. Oltretutto, nella mia lettura trasognata posso anche immaginare di essere vicino ad Ulisse senza per questo dover credere alla reversibilità del tempo. Insomma, basta trasformare l’universo della relatività speciale in una “storia” e la scienza si riconcilierebbe senza problemi con il senso comune: quello che la scienza chiama “tempo relativo” è solo il fatto che per un “osservatore del presente” l’evento E accade nel passato mentre per un “osservatore del passato ” lo stesso evento E accade nel presente. Detto così cio’ che accade nel fantastico mondo della “relatività speciale” risponde all’esperienza che facciamo tutti i giorni, il che ci consente di dire che solo le cose presenti esistono. Non sembrerebbero sorgere gravi problemi.
Eppure la storia ci dice che di problemi ne sono stati sollevati, che l’inconciliabilità è stata sollevata a più riprese. Chi sono i “colpevoli”? Io ne individuerei due su tutti:
1) IL FILOSOFO SOFISTA. Al resoconto di cui sopra un filosofo agguerrito potrebbe replicare che i fautori del senso comune si sono limitati a uscire dalla trappola trasformando l’ “osservatore ordinario” in 1) “osservatore presente” + 2) “osservatore passato” + “osservatore futuro”. Comodo. Ma quanto detto per l'”osservatore ordinario” puo’ essere ripetuto per tutte le figure derivate. Insomma, la scappatoia escogitata per riconciliare senso comune e scienza puo’ essere elusa riproponendo le paradossali tesi di partenza alle nuove figure di osservatori. Questo è vero, com’è vero che sarà sempre possibile replicare a questa contro-mossa nel medesimo modo, e così via in un regresso continuo. A questo punto occorre chiedersi a chi nuoce il regresso continuo delle ragioni, e la risposta è facile: al sofista, ovvero a chi nega il senso comune. E’ infatti lui che deve spiegare perché mai la realtà dovrebbe deviare da cio’ che appare di senso comune, e poiché il regresso continuo non spiega nulla – visto che propone solo ragioni senza fondamento – è lui a ritrovarsi con il cerino in mano.
2) LO SCIENZIATO ADORATORE DELLA MATEMATICA. La matematica è uno strumento miracoloso di conoscenza, talmente miracoloso che molti “scienziati esteti” si dimenticano che è solo uno strumento, e non l’oggetto della conoscenza stessa. In questi casi da strumento, diventa un culto. Il fatto che la matematica mappi bene il territorio fa sì che molti scienziati/filosofi la confondano con il territorio. In questi casi il modello matematico cessa di essere una mappa da interpretare per orientarsi agevolmente sul territorio e diventa essa stessa un territorio da contemplare senza più il filtro di un’interpretazione. Ecco allora che se il modello matematico propone un’astrazione atemporale, per gli adepti al culto anche l’universo diventa automaticamente una realtà atemporale dove passato, presente e futuro coincidono e dove il tempo si trasforma in una variabile come le altre, una sorta di spazio che possiamo percorrere in tutte le direzioni. Ecco, per tornare al senso comune basta liberarsi da questo culto estetico e sfatare un incanto seducente ma fuorviante.
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domenica 5 gennaio 2020

IL LUNGO ADDIO AL BUON SENSO



IL LUNGO ADDIO AL BUON SENSO





Il conflitto tra il resoconto scientifico del mondo e il “buon senso” sembra essere la regola, Copernico, per esempio, propose che, invece di tenere ferma la terra, si tenesse fermo il sole. Assurdo, visto che tutti constatiamo quotidianamente che la terra è ferma mentre il sole si muove. Ma il buon senso puo’ essere riconciliato pensando ai diversi piani di riferimento: se siamo su un treno e l’altro si muove, chi si sta muovendo in realtà? Il buon senso coglie bene questo enigma e, quindi, finisce per afferrare bene anche l’ipotesi di Copernico. Altro esempio: la terra gira su se stessa. Assurdo: se la Terra gira così velocemente, ci si chiede, come potrebbero gli uccelli in volo tenere il passo? Per risolvere il conflitto si dovette introdurre il concetto di inerzia: gli oggetti messi in movimento tendono a rimanere in movimento per conto loro.

Il buon senso è una raccolta di credenze ampiamente condivise che nascono spontaneamente dall’interazione quotidiana; qui sostengo la tesi di come sia logicamente impossibile per qualsiasi scienza empirica liberarsi completamente del buon senso. In altri termini, il buon senso non puo’ mai essere “liquidato”, deve essere sempre “riconciliato”. Se la riconciliazione è impossibile, la teoria non è una teoria valida. Ma perché?

Prendiamo la meccanica quantistica, ovvero la prima teoria che tenta una liquidazione del buon senso. Tuttavia, le affermazioni sugli stessi risultati sperimentali da cui tale teoria deriva traggono la loro autorità dal buon senso. Lo stesso Niels Bohr ha sottolineato esattamente questo punto in una delle sue discussioni in cui parla di interpretazione “classica” degli esiti sperimentali (nel suo gergo “classico” equivale a buon senso). In altre parole: la teoria liquida il buon senso per poi recuperarlo quando constata i dati sperimentali. Questo è un problema. Molti fisici, purtroppo, anzichè vedere il problema, sembrano deliziarsi nel portare all’estremo la “stranezza quantistica”. Esempio: il gatto di Schrödinger.

Nella fisica classica, informazioni complete sullo stato iniziale di un sistema, insieme alle leggi della fisica, consentono di derivare esattamente lo stato finale. L’incapacità della teoria quantistica di andare oltre semplici previsioni probabilistiche fu presa da Bohr e dalla sua scuola di Cpenaghen come un’indicazione che le leggi della fisica stessa sono probabilistiche. Di solito, di fronte ad una previsione probabilistica noi ammettiamo i nostri limiti, in questo caso no: abbiamo una conoscenza completa delle cose, sono LORO ad avere una natura “probabilistica”. Al buon senso gira la testa. Ma perché prendere una simile posizione così assurda? Molto più ragionevole la posizione di Einstein: la descrizione della realtà data dalla meccanica quantistica non è completa. E’ un bene che si possano fare previsioni accurate, ma la teoria non è completa, punto e basta.

Ma veniamo al gatto di Schrödinger. Lo studioso notò che certi comportamenti subatomici possono essere amplificati su scala macroscopica in modo da descrivere oggetti “normali” come per esempio un gatto. E fin qui nessun problema per il senso comune: se gli atomi sono i mattoncini che ci costruiscono, possiamo parlare di noi parlando di quei mattoncini. Ora, il senso comune non puo’ giudicare l’elettrone – non ha nessuna esperienza in merito – ma il gatto sì. Ora, dal fatto che lo status di una particella puo’ essere indeterminato ne deriva che anche lo status di un gatto chiuso in un box puo’ essere indeterminato. Cio’ significa che nell’istante X puo’ essere contemporaneamente SIA vivo CHE morto.

È essenziale notare che Schrödinger non stava proponendo di accettare una conclusione tanto bizzarra. Descriveva infatti l’esempio come un “caso ridicolo”, mostrava cioè che la comprensione di Bohr della teoria quantistica non poteva essere corretta. Ma per qualche oscura ragione, i fisici hanno cominciato ad usare il gatto di Schrödinger come illustrazione fedele della realtà.

I paradossi potevano essere spinti oltre: l’atto stesso dell’osservazione in qualche modo costringeva magicamente il gatto a “determinarsi” nella condizione di vivo o morto. Il buon senso vede in questo potere degli osservatori una specie di “storia di fantasmi”, un’azione spettrale a distanza tipo quelle che abbondano nel mondo paranormale. Fortunatamente c’è una via d’uscita, basta ammettere la propria ignoranza: non sappiamo ancora bene come vanno le cose. Copenhagen, invece, non batté ciglio: non c’è nessuno spettro, nessuna ignoranza, la natura è così, punto. I fisici di tutto il mondo erano chiamati a bersi anche la più comica delle bizzarrie. E lo fecero! Per loro – e in questo erano in linea con il positivismo logico che allora dominava – una teoria non deve “spiegare”, deve solo “prevedere”, è chiaro che se le cose stanno così andava bene tutto. Uno di loro arrivò a dire: “ora sappiamo che la luna non è lì quando nessuno guarda”. Ah ah ah. una lezione ce la portiamo a casa: ciò che il fisico medio ha da dire su questo argomento non sembra affatto affidabile. Ci sono infatti diversi modi più chiari e coerenti di dare un senso alla teoria quantistica – prima, per esempio, ho parlato di ignoranza – e nessuno di loro suggerisce che la luna non esista!

Ma se la teoria quantistica non ci dice che esistono gatti né vivi né morti, cosa ci dice?

La risposta è semplice: nulla. Nulla perché, molto semplicemente, non esiste alcuna teoria della meccanica quantistica, esiste al limite un semplice algoritmo con cui i fisici fanno le loro previsioni. Un algoritmo serve a quello, e a lui è giusto non chiedere altro. Una teoria, invece, deve dirci COSA ESISTE e COME CAMBIA. I fisici non hanno nulla del genere per l’infinitamente piccolo. Non hanno cioè un’interpretazione valida di quello che succede in quel mondo, anche se riescono a prevederlo. Certo che se prevedere è tutto – come per i positivisti logici – allora, contro il buon senso, l’algoritmo puo’ fungere anche da teoria. Si badi che l’algoritmo in sé è silente sulla natura delle cose, non ci dice se sono determinate o indeterminate, è la teoria che si assume questo onere.

Tuttavia, al di là dell’indeterminazione, è la presenza di fantasmi a sconcertare il senso comune, nonché Einstein (che l’indeterminazione l’accettava). Come se non bastasse, John Bell dimostrò più tardi che l’azione dei fantasmi (lui la chiamava “località” o “azione a distanza”) era inevitabile nella meccanica quantistica. Già Newton, in accordo con il senso comune, aveva risolutamente respinto l’idea di un’interazione non mediata tra oggetti. Certo, potremmo togliere un vincolo di velocità massima pari a quello della luce, ma in questo caso andrebbe in crisi la relatività.

da quanto detto traggo almeno due lezioni: 1) chi vuole fare predizioni se la cava, chi vuole conoscere è in mezzo al guado. Per questo i fisici si sono messi a sperimentare nel tentativo di predire, ma quanto a conoscenza non avanzano di un millimetro da decenni. 2) Il senso comune è regolarmente violato dalla scienza, ma questo non è un problema poiché c’è sempre un momento di riconciliazione. Quando la riconciliazione manca cominciano i guai. Ecco, nel caso della meccanica quantistica li vediamo tutti.

Per finire, cedo la parola a Democrito: povera mente, accumuli prove su di noi e poi cerchi di rovesciarci? Non capisci che il nostro rovesciamento è la tua caduta!
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martedì 7 agosto 2018

Common sense morality Bryan Caplan Michael Huemer

Common sense morality
Bryan Caplan Michael Huemer
Citation (APA): Huemer, B. C. M. (2014). Common sense morality [Kindle Android version]. Retrieved from Amazon.com

Parte introduttiva
Evidenzia ( giallo) - Posizione 4
The Common Sense of Bayesianism Bryan Caplan
Evidenzia ( giallo) - Posizione 8
The main problem with Bayes' Rule is that it doesn't say where priors
Nota - Posizione 9
DOVE REPERIRE L APRIORI?
Evidenzia ( giallo) - Posizione 9
every prior is just your last posterior.
Nota - Posizione 9
VERO MA INCOMPLETO...INSODDISFACENTE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 12
Scottish philosopher Thomas Reid
Nota - Posizione 12
UN FARO SU QS PUNTO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 12
your priors should be based on common sense.
Nota - Posizione 13
LA SUA RISPOSTA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 16
Contrary to appearances, the earth moves around the sun.
Nota - Posizione 16
IL SENSO COMUNE SBAGLIA SPESSO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 16
using even stronger common sense claims
Nota - Posizione 16
COME SI CONFUTA IL SENSO COMUNE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 19
Suppose someone shows that (A implies B). B is totally contrary to common sense.
Nota - Posizione 20
COSA ACCETTI?
Evidenzia ( giallo) - Posizione 20
(Not-B implies not-A).
Nota - Posizione 20
QUINDI
Evidenzia ( giallo) - Posizione 21
The one with the more obvious premise.
Nota - Posizione 21
RISPOSTA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 24
Card and Krueger's research on the minimum wage,
Nota - Posizione 24
UN ESEMPIO: MW NN CREA DISOCCUPAZINE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 25
That employers do not buy less labor when wages rise? Or that econometrics is not that reliable in this area?
Nota - Posizione 26
QUAL È LA PREMESSA PIÙ SOLIDA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 26
Of course, per Bayes' Rule, C-K's research made me less confident
Nota - Posizione 27
NON CREDERE MA AGGIORNARE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 33
Intuition Bryan Caplan
Nota - Posizione 33
Tttttttt
Evidenzia ( giallo) - Posizione 45
"start from normative premises that seem obviously right to almost everyone."
Nota - Posizione 45
COMMON SENSE PHILOSOPHY
Evidenzia ( giallo) - Posizione 52
We may only use normative premises that seemed true to almost everyone throughout history, or across all human cultures.
Nota - Posizione 54
UN ALTERNATIVA...CI LASCIA CON NULLA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 55
We may only use normative premises that seem true to absolutely everyone.
Nota - Posizione 56
UN ALTRA...ADOLFO ALL ORIZZONTE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 57
We should start from no normative premises at all…………………
Nota - Posizione 58
TERZA...IN QS CASO NN CI SARANNO MAI MAIL NCLUSIONI MORALI
Evidenzia ( giallo) - Posizione 92
Cowen on Moral Intuitionism Bryan Caplan
Nota - Posizione 93
Ttttttttt
Evidenzia ( giallo) - Posizione 98
Last I looked, a lot of common sense people support taxation
Nota - Posizione 98
ANCHE SE SEMBREREBBE CONTRARIO AL SENSO COMUNE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 100
Common sense does both oppose theft and support taxation.
Nota - Posizione 100
A QUANTO PARE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 100
conflict between these two common sense premises,
Nota - Posizione 101
CONFLITTO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 103
you've got to point to differences between taxation and ordinary theft
Nota - Posizione 103
ARGOMENTI
Evidenzia ( giallo) - Posizione 104
"Society could not otherwise survive"
Nota - Posizione 104
ESEMPIO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 104
"People should pay for what benefits them"
Nota - Posizione 104
ALTRO ES
Evidenzia ( giallo) - Posizione 104
"Taxation solves a mild free rider problem."
Nota - Posizione 105
TERZO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 105
intuit whether they would be strong
Nota - Posizione 105
PRIMO GIUDIZIO DELLA PROVA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 106
see how empirically plausible
Nota - Posizione 106
SECONDO GIUDIZIO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 108
use further intuition
Nota - Posizione 108
QUANDO L INTUIZIONE CONFLIGGE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 111
On the Mysteries of Existence Michael Huemer
Nota - Posizione 111
Ttttttt
Segnalibro - Posizione 111
Evidenzia ( giallo) - Posizione 112
"Unless P, X is mysterious; therefore, P"
Nota - Posizione 112
CATTIVA FILOSOFIA....PREMESSA AD HOC
Evidenzia ( giallo) - Posizione 122
he who claims to apprehend a philosophical problem or mystery has a burden of showing that there is a problem, or of defining a specific question. If this burden is not discharged, as it frequently is not, then the attempt to solve the supposed problem is a waste of time, and the use of the 'mystery' to motivate philosophical positions is misguided.
Nota - Posizione 123
LA TESI
Nota - Posizione 124
ABUSO DEL MISTERO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 124
one cannot answer an undefined question,
Nota - Posizione 125
ARGOMENTO
Segnalibro - Posizione 529
Evidenzia ( giallo) - Posizione 531
—The Philosophy of Common Sense by Professor Sidgwick

mercoledì 5 novembre 2014

Un problema per l' assolutismo etico

To illustrate the problem, suppose one holds, with Anscombe, that it is always
wrong to knowingly punish the innocent, regardless of the consequences. If so,
what level of certainty of guilt ought we to require before the defendant in a
criminal trial may be convicted and punished? If we require absolute certainty,
then we have the implausible result that accused criminals should never be
punished. If we require something less than certainty, such that criminals may
periodically be punished, then it is virtually certain that the system will also punish
some innocent people. If it is always wrong to knowingly punish an innocent
person, then it would seem also to be wrong to institute a system that one knows
will punish a number of innocent people. Anscombe’s absolutist view of criminal
justice thus threatens to generate a prohibition on any meaningful criminal justice
2system. Other absolutist proscriptions are likely to lead to similar problems.

lunedì 20 maggio 2013

Libertari, ultima chiamata.

Vuoi convertirti all’ anarchia?
Il modo migliore per farlo è leggere l’ ultimo libro di Michael Huemer, The Problem of Political Authority: An Examination of the Right to Coerce and the Duty to Obey.
aaaaaa
MH non ha teorie da proporre, rinuncia a definire cosa sia la libertà o cosa sia la proprietà personale, evita con cura d’ imbarcarsi in ragionamenti sopraffini quanto astratti, chiede piuttosto al lettore di meditare su un fatto.
FATTO: Giovanni ha un problema: non riesce a sopportare che molta gente stia al mondo in perenne stato di bisogno. E’ un sentimento nobile il suo, e per questo sentimento riscuote l’ ammirazione di molti. Ma Giovanni non si limita ai sentimenti e passa presto all’ azione dedicando di fatto tutto il suo tempo libero al volontariato presso una ONLUS della sua città. Nonostante questa scelta lo appaghi, nota che ci vorrebbe molto di più per alleviare in modo significativo le molte sofferenze inique con cui entra in contatto giorno per giorno. Chiede ai vicini di collaborare attraverso delle donazioni decidendo al contempo di sequestrare e imprigionare nella sua cantina chi non è disposto a farlo in un modo che lui reputa adeguato.
OSSERVAZIONE: Chiunque legga una storia del genere condanna il comportamento di Giovanni. La sua voglia di aiutare il prossimo e commendevole ma le sue pratiche estorsive ripugnano al buon senso e fanno di lui un pericoloso fanatico. Possiamo chiedere a un berlusconiano, a un fascista, a un comunista, a un terzomondista, a un sincero democratico, a un liberista, a un nazionalista, a un idealista, a un pragmatico, a un conservatore, a un progressista… possiamo chiedere a chiunque e la risposta sarà sempre di ferma condanna. Una condanna che prescinde l’ ideologia di provenienza e la simpatia istintiva che si prova verso il generoso Giovanni.
LA DOMANDA DI MICHAEL HUEMER: perché chi condanna tanto fermamente Giovanni poi tollera, e magari loda, soggetti che tengono un comportamento analogo? Esempio: lo Stato?
Cosa dà al governo statale il diritto di comportarsi con modalità che se fossero osservate da chiunque altro sarebbero oggetto di dure reprimende?
***
I filosofi della politica, imbarazzati da questo semplice quesito, hanno elaborato nel corso dei secoli alcune teorie per aggirare l’ ostacolo:
… c’ è chi ha parlato di contratto sociale… come se  fossimo legati da un accordo… lo stato non è che un contratto, si dice… il problema di questo approccio è che un contratto del genere non esiste nella realtà… neanche in forma implicita… come si puo’ porre in modo credibile a fondamento della nostra vita condivisa qualcosa che non esiste?…
Altri hanno puntato sull’ elemento democratico:
… ma l’ elemento democratico di per sé non conferisce alcuna legittimità… la cosa è palese… se Qui, Quo e Qua vogliono esibirsi in un quartetto d’ archi non possono costringere Paperino a studiare il violoncello con la minaccia delle armi adducendo che la bizzarra vessazione è stata decisa da tutti gli interessati a maggioranza qualificata ed è quindi legittima…
Un precetto etico non sarà mai accettabile per il solo fatto che è stato deciso a maggioranza.
Molti pragmatici seguono Hobbes: senza un governo la società degenera in una lotta di “tutti contro tutti”, anche i tipi più bonari si trasformano in brutti ceffi.
anarch
… ma una teoria del genere legittimerebbe solo una parte infinitesimale del potere che oggi il governo pretende di esercitare e che noi gli riconosciamo senza sollevare grandi obiezioni… Non serve nemmeno discuterla nel merito – e ci sarebbe molto da discutere – per ritenerla inadeguata a giustificare cio’ che ci preme giustificare…
***
Stringi stringi, la domanda tipica a cui deve rispondere chi si occupa di filosofia politica è questa:
… il governo politico dovrebbe avere vincoli morali simili a quelli che sono tenuti ad osservare gli agenti privati…?
… poiché il buon senso ci dice che tutti dovremmo essere sottoposti ai medesimi vincoli morali e che non esistano soggetti “moralmente superiori”… dobbiamo concludere che in politica l’ unica posizione compatibile con il buon senso è quella libertaria… giusto l’ evidenza palmare e solidamente dimostrata di costi elevatissimi potrebbe indurci a deviare dal solco libertario…
***
Provo un’ empatia istintiva con le posizioni di MH perché evita abilmente sia le presuntuose petizioni di principio che il sofistico conseguenzialismo.
La teoria dei diritti naturali non è necessaria, cosicché i vari contro-esempi che la confutano non disturbano. L’ utilitarismo non è tirato in ballo, cosicché tutta la sequela di debolezze che lo minano non rileva.
Non è necessario definire con il bilancino i limiti della libertà personale, non occorre nemmeno avere una teoria della proprietà.
Delle semplici analogie bastano e avanzano.
MH si limita a porre degli esempi che il buon senso e l’ intuizione etica di ciascuno risolve senza difficoltà – vedi il caso di Giovanni –, dopodiché ci viene chiesto semplicemente di seguire le regole intuite dal buon senso anche in casi analoghi a quello proposto.
MH non è dogmatico: quando il danno che deriva dal seguire le regole del buon senso è palmare, è il buon senso stesso che ci chiede l' eccezione.
Che Giovanni sbagli ce lo dice il buon senso, che non esistono soggetti moralmente superiori ce lo dice il buon senso… eccetera eccetera
Il buon senso diventa così la radice del libertarismo.
***
Il libertarismo di MH lascia ampio spazio alle scienze sociali.
Torniamo per un attimo a quanto dicevo un attimo fa: “… quando il danno che deriva dal seguire le regole del buon senso è palmare…”.
E chi stabilisce le “evidenze palmari”? Non certo l’ esperienza aneddotica di Pinco Pallino ma i metodi statistici delle scienze sociali.
E’ attraverso di esse che noi siamo tenuti a dimostrare al di là di ogni ragionevole dubbio che una certa pratica è socialmente devastante e va quindi proibita.
La pornografia su internet è “socialmente devastante”?
Per molti riduce addirittura gli stupri. Sia come sia non esistono prove palmari che sia “socialmente devastante”, di conseguenza le regole libertarie che hanno radice nel buon senso continuano a valere.
E l’ immigrazione? Idem.
E il libero porto d’ armi? Idem.
E la droga? Idem.
Eccetera, eccetera.
Vi garantisco che un uso rigoroso della statistica riesce a dimostrare ben poco, ovvero, confuta in modo rigoroso chi ritiene di aver dimostrato qualcosa. Potrei sbizzarrirmi con gli esempi: più soldi alla scuola? Devi dimostrarmi che la cosa serve, dice il libertario (mettendo facilmente in dubbio che la cosa sia mai servita in passato). E così per tutto il resto.
anarchiaaa
MH convince meno nella seconda parte del libro, quando difende la posizione anarco-capitalista.
Se guardo alla storia delle società umane posso dire due cose:
1. Hobbes ha torto marcio: l’ assenza di governo non produce affatto l’ anarchia del tutti contro tutti ma si traduce sempre in un ordine naturale.
2. Purtroppo l’ ordine naturale che emerge è di tipo clanico e assomiglia ben poco a quello tanto amato dai libertari, potrebbe essere a malapena digerito da un conservatore duro e puro.
[… forse abbiamo scoperto come mai esiste un filo rosso che lega libertari e conservatori: le società che nascono secondo l’ idealizzazione libertaria producono poi valori tipicamente conservatori (famiglia estesa, onore, sangue…)…]
Dei valori libertari c’ è poco o niente. Come ottenerli, allora?
Ho la netta sensazione che per produrli sia necessario affidare allo Stato almeno un paio di missioni: coordinare la produzione di alcuni beni pubblici (difesa, giustizia, utilities) e compensare le esternalità evidenti (inquinamento).
anarchhh
In tutta questa discussione c’ è una domanda che aleggia come un convitato di pietra: se la presenza di un governo esteso è sia irrazionale che contraria al buon senso, perché i governi centrali esistono, persistono e sono ormai una soluzione universalmente adottata?
Per molti il fatto che un governo esista e persista è di per sé qualcosa che lo giustifica.
Questo è un modo per dire che le spiegazioni non interessano, ad altri invece interessano eccome e tentano di darne.
Presso i libertari va per la maggiore questa:
… una volta che lo stato s’ insedia comincia a formarsi una classe burocratico-clientelare che prospera più o meno indirettamente grazie alle attività statali… è una classe composta da persone che conoscono a fondo i meccanismi dello stato e che sono interessate ad estenderne le funzioni quanto più  possibile… l’ azione di queste minoranze organizzate e competenti fa premio sugli interessi della maggioranza ignorante…
Non mi convince: si puo’ prendere in giro qualcuno per molto tempo, si possono prendere in giro molte persone per un certo tempo ma non si possono prendere in giro tutti per sempre.
No, siamo noi a volere lo stato-mamma, solo una sparuta minoranza ne farebbe volentieri a meno. Parlando con amici e conoscenti mi accorgo che sono anche più statalisti dei boiardi ministeriali.
Occorre una teoria alternativa, la mia preferita è questa:
… le persone sono mediamente molto più sconvolte da piccoli soprusi sporadici, anonimi e imprevedibili, piuttosto che da grandi soprusi costanti, identificabili e prevedibili… Gli anarchici sostengono che il Governo non si differenzia dal semplice bandito di strada se non per il fatto che il governo dopo averti rapinato senza indossare una maschera non scappa ma resta alle tue calcagna in attesa di rapinarti anche il giorno dopo… non si rendono conto che proprio questa caratteristica spiega il successo dello Stato moderno… infatti, una ragione per cui ci si sottomette alle coercizioni governative sta proprio nel fatto che esse sono relativamente costanti, che i leader di governo siano ben identificabili e le loro vessazioni tutto sommato prevedibili…
aa
Abbiamo un rapporto strano con il rischio: la sicurezza ci crea dipendenza.
La nostra avversione al rischio cresce fino a diventare una vera avversione alle perdite.
E che problema c’ è?, dicono in molti, in fondo un alto grado di avversione al rischio non esprime altro che una “preferenza” e lo stato è la risposta razionale a questa preferenza del tutto legittima. Avere una preferenza non significa essere in errore.
Bè, devo riconoscere che chi parla così ha solide ragioni.
Ma l’ avversione alla perdita è anch’ essa una preferenza?
Non saprei come negarlo, anche se sembra una preferenza a dir poco particolare. Potremmo chiamarla una “preferenza irrazionale”!
Veramente non saprei dire se il concetto di “preferenza irrazionale” abbia senso, mi sa di no.
Ma giudicate voi, mi limito a chiarire i termini per chi non mastica di queste cose:
1. Avversione al rischio: preferisco intascare 100 anziché 150 perché 100 sono sicuri mentre 150 sono incerti.
2. Avversione alla perdita: sebbene entrambe le ricchezze siano certe, preferisco avere 100 anziché 150 perché per avere 150 dovrei prima ottenere 200 e poi perdere 50. Il dispiacere per la perdita sarebbe tale da non poter essere compensato dal guadagno netto finale, per quanto questo guadagno sia certo.
Non so se l’ avversione alla perdita sia una semplice preferenza o un bias psicologico ma ho la netta sensazione che la metamorfosi dell’ avversione al rischio in avversione alla perdita faccia crescere una genuina domanda di Stato-mamma.
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