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martedì 10 luglio 2018

L’ODISSEA DEL POVERO NEGAZIONISTA

L’ODISSEA DEL POVERO NEGAZIONISTA
Oggi un povero negazionista dell’ Olocausto non sa davvero più dove prendere la parola: in Canada ti tappano la bocca appellandosi agli statuti anti-odio, in Spagna si ricorre alla legislazione sulle “false notizie”, in Austria e Germania negare, banalizzare o cercare giustificazioni alla Shoah è un reato specifico, in Francia sei fuori legge se metti in discussione i “crimini contro l’umanità”, in Inghilterra non puoi tenere discorsi a sfondo razziale, in Australia esiste addirittura un tribunale che stabilisce se una discussione è “corretta” e “ragionevole”. In Svizzera, Belgio, Italia, Israele e Svezia vigono leggi simili. Negli USA appena trovi una tribuna ecco arrivare con pentole e bonghi una masnada di fracassoni tacitamente autorizzati che copre ogni tua parola (e ti va bene se non sono violenti). Ad ogni modo tra “trigger warning”, “hate speech” e “safe space” i modi per silenziarti sono molti.
Ma che fine ha fatto la libertà d’espressione? Quella roba ispirata al metodo della scienza per cui la verità emerge solo nel confronto? Quella roba per cui anche Levi ha qualcosa da imparare da Irving e Burioni dagli antivaccinisti?
Al momento sembra piuttosto fuori moda.
QUILLETTE.COM
In the 1990s I undertook an extensive analysis of the Holocaust and those who deny it that culminated in Denying History, a book I coauthored with Alex Grobman.1 Alex and I are both civil libertarians who believe strongly that the right to speak one’s mind is fundamental to a free society, so we w...
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lunedì 29 novembre 2010

Shermer affronta la "big question"

Perchè c' è qualcosa al posto del nulla?

http://www.bigquestionsonline.com/columns/michael-shermer/the-biggest-big-question-of-all

Interessante, ma per me non si tratta affatto della "big question".

Propenderei invece per: "il mondo in cui viviamo è illusione o realtà?"

martedì 7 settembre 2010

La morale del mercato

Lo scambio implica fiducia e la fiducia implica scambi.

Ovvero, l' economia implica l' etica e l' etica favorisce l' economia.

Ovvero, tutto puo' essere ridotto ad economia.

Ovvero, il mercato non ha bisogno di regole.

Ovvero:

The psychologist Joseph Henrich... and his colleagues engaged over 2,000 people in 15 small communities around the world in a two-player exchange called the “ultimatum game,” in which one subject is given a sum of money equivalent to a day’s pay and is allowed to keep or share some or all of it with another person. Let’s say I give you $100 to split between yourself and your partner in the game. Whatever division of the money you propose, if your partner accepts it, you are both richer by that amount, but if he rejects it, neither of you receives any money.

How much would you offer? Why not suggest a $90-$10 split, as classical economics predicts, thus maximizing your personal profit? The other player wouldn't turn down a free ten bucks, would he? As it turns out, he would very often. In Henrich's research, proposals that deviated much beyond a $70-$30 split were usually rejected. But not always. There was variation between groups and societies. Henrich and his team found that people in hunter-gatherer communities shared about 25 percent of the pot, while people in societies who regularly engage in trade gave away about 45 percent. What they called "market integration" was by far the strongest predictor of fairness and generosity.

Henrich concluded that norms of market fairness “evolved as part of an overall process of societal evolution to sustain mutually beneficial exchanges in contexts where established social relationships (for example, kin, reciprocity, and status) were insufficient.” In other words, we are naturally inclined to be fair and generous with our kin and kind because of genetic relatedness and reciprocal connectedness. But to get people to be fair and generous to strangers in other tribes, we need cultural institutions, especially trade.

martedì 29 dicembre 2009

Cristiani, conservatori e darwinisti

La sinistra ha trescato a lungo con il darwinismo poichè quella visione offriva un contrappeso alla religione istituzionale.

L' equivoco si è acuito allorchè la tradizionale battaglia dei conservatori per l' autonomia scolastica è coincisa con la battaglia per l' insegnamento dell' ID.

Si è perso di vista il fatto che l' architrave concettuale del darwinismo supporta al meglio i valori della destra. Valori per cui l' uomo è un essere imperfetto con una moralità e una libertà saldamente ancorate nella sua natura.

La sinistra nega che esista una "natura umana"; Marx: la pseudo natura dell' uomo risiede nei suoi legami sociali, basta cambiare quelli per cambiare la prima.

La voce conservatrice intona una nota ben diversa: la natura non si cambia con una riforma ma, semmai, con l' evoluzione; l' imperfezione dell' uomo non gli consente di avanzare mediante piani razionali ma solo tramite un ordine spontaneo che assegni a individui diversi destini diversi.

L' inclinazione realista dell' uomo di destra (Burke, Smith, Hamilton, Hayek, Friedman...) si contrappone la sensibilità utopica dell' uomo di sinistra (Trotsky, Rousseau, Paine, Rawls...). Solo i primi sono disposti a dare peso all' idea di "evoluzione naturale", con tutto il portato realistico, quando non cinico, che viene dietro.

Si puo' essere "conservatori", "cristiani" e "darwinisti"? Certo! Ecco come.

Che differenza fa quando Dio creò l' universo - fossero 10.000 o 10.000.000.000 anni fa?

Che differenza fa qualche zero? Nessuna.

Che differenza fa il procedimento adottato da Dio per creare l' uomo?

"Evoluzione" o "disegno" nulla cambia!

Il darwinismo fa comodo sia al cristiano che al conservatore.

Per esempio, spiega al meglio la teoria del "peccato originale": nell' uomo c' è sia bene che male (egoismo/altruismo, amicizia/inimicizia, odio/amore...), le regole servono a minimizzare il male volgendo i vizi privati in virtù pubbliche.

L' evoluzione spiega al meglio l' importanza dei valori famigliari.

L' evoluzione spiega al meglio l' importanza di molti altri valori riconosciuti dai Cristiani (verità, fedeltà...).

L' evoluzione spiega al meglio le virtù del libero mercato: la "selezione naturale" di Darwin non è altro che la "mano invisibile" di Smith.

Poichè il darwinismo è compatibile con la fede in Dio e dà una spiegazione scientifica ai valori fondamentali dei cristiani e dei conservatori, va adottato senza remore e l' insensato conflitto tra scienza e religione dovrebbe finire ora, nel momento in cui diciamo le parole che abbiamo detto.

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