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martedì 24 settembre 2024

Senza fede in Dio, ma mai senza fede nel Diavolo.

 Senza fede in Dio, ma mai senza fede nel Diavolo.

Nel senso che senza Dio puoi anche tirare avanti ma senza il motore dell'odio è davvero dura.

Siamo trainati dalle nostre frustrazioni.


Quando la disuguaglianza è la legge generale della società, le disuguaglianze più evidenti sfuggono all'attenzione.


L'idea è che ci feriscono le diseguaglianze con il nostro prossimo. E' l'erba del vicino che ci fa crepare di rabbia, non l'erba delle colline irlandesi.

Con il femminismo è diventato uno sport nazionale scovare paradossi su questa falsa riga: ci si indigna per qualche euro di differenza in busta paga senza notare che in galera o sotto i ponti ci sono solo uomini.


https://www.robkhenderson.com/p/without-belief-in-a-god-but-never?utm_source=substack&utm_campaign=post_embed&utm_medium=web


mercoledì 1 febbraio 2023

 Facebook


Hoffer attribuisce il motivo dell'adesione a un movimento di massa a una sorta di odio per se stessi. Cosa affligge i frustrati? La coscienza di un io irrimediabilmente macchiato. Il loro desiderio principale è sfuggire a quell'io, ed è questo desiderio che si manifesta in una propensione all'azione unitaria e al sacrificio di sé. Hoffer attribuisce ciò a un desiderio di trasformazione o rinascita, in cui una scarsa qualità individuale è sostituita da una qualità di gruppo. Si passa da perdenti a vincitori.


Al contrario, nei casi "fisiologici", più le persone sono disinibite nel loro processo decisionale, più rivelano le loro preferenze per l'atomizzazione. Le persone scelgono liberamente l'atomizzazione, non come risultato di alcun tipo di cospirazione ma per una questione di loro preferenza. Questo resta compatibile con tutti i guai che l'atomizzazione porta con sé.

lunedì 31 agosto 2009

Vite straordinarie


Una vita da onesto faticatore e indagatore della realtà.
E un altro capitolo di un immaginario "Vite straordinarie".

Il suo libro più importante:
The True Believer. Thoughts on the Nature of Mass Movements
Thomas Sowell ricorda Eric Hoffer.
Eric Hoffer su wikipedia

It is my impression that no one really likes the new. We are afraid of it. It is not only as Dostoyevsky put it that “taking a new step, uttering a new word is what people fear most.” Even in slight things the experience of the new is rarely without some stirring of foreboding. In the case of drastic change the uneasiness is of course deeper and more lasting. We can never be really prepared for that which is wholly new. We have to adjust ourselves, and every radical adjustment is a crisis in self-esteem: We undergo a test; we have to prove ourselves. It needs inordinate self-confidence to face drastic change without inner trembling.