Appunti presi leggendo il saggio di Jerry Z. Muller: “The Tyranny of Metrics. PHILOSOPHICAL CRITIQUES.”.
Le critiche all’idea meritocratica provengono un po’ da tutto lo spettro ideologico.
Critica marxista: la meritocrazia svaluta gli elementi subordinati del sistema. La fissazione di obbiettivi quantitativi troppo precisi produce alienazione.
Da destra molti intellettuali – tra gli altri Michael Oakeshott, Michael Polanyi e Friedrich Hayek – hanno considerato il progetto meritocratico come l’ennesima illusione del razionalismo.
Il punto di partenza della destra: esistono due conoscenza, una astratta e formale, l’altra pratica. Esempio, prendi un ricettario, quando ti viene detto “sale quanto basta” che fai? Senza una conoscenza pratica non vai da nessuna parte.
La conoscenza pratica emerge dai costumi e dalla tradizione. Trascurarla è fatale.
Per il razionalista la conoscenza è essenzialmente conoscenza tecnica.
Hayek e Mises traspongono la critica verso il razionalismo in una critica verso il socialismo e l’economia pianificata astrattamente dall’alto.
Ad essa si contrappone il metodo empirico del mercato che va a tentoni (trial and error). Il mercato valorizza la conoscenza locale e l’utilizzo alternativo delle risorse.
Ironia della sorte, oggi molto turbo-capitalismo iper-meritocraticoreplica l’errore socialista degli anni trenta. La sorte della meritocrazia sarà quella del socialismo.
Con obbiettivi fissati in anticipo si stronca il valore delle alternative emerse in itinere. la creatività dell’esecutore, l’unico che puo’ vedere da vicino una certa realtà, viene accantonata.
Motto: il calcolo è il nemico dell’immaginazione.
Frank Knight parlava di incertezza come di “rischio non misurabile”. L’habitat dell’imprenditore è quello. Ebbene, non c’è nulla del genere nell’algoritmo meritocratico.
Attività represse dai target quantitativi: esplorazione e creatività.
Precisione e spreco vanno spesso a braccetto. L’inutile precisione dei calcolatori diviene un ostacolo. Per un robot un problema trascurabile puo’ diventare insormontabile e condurre al loop.
Il giudizio è sempre specifico, riguarda sempre una situazione contingente, un contesto. La generalizzazione svia ma generalizzare è imprescindibile per il progetto meritocratico.
Lo storico conservatore Elie Kedourie, un grande critico della meritocrazia thatcheriana. Approfondire questa figura.
I fratellini inseparabili delle formule meritocratiche: scienza, IT, questionari, burocrazia, monitoraggio…
Dietro la parola “efficienza” si nasconde una grande frode fatta di tonnellate di burocrazia. Sono in molti a pensarlo.
Quando si “misura” bisogna stabilire obbiettivi, e qui cominciano i guai. Prendi il ministero dell’educazione, cosa misurare? Qui entrano in scena criteri spuri e discutibili. Quando l’obbiettivo è sensato la complessa attività di misurazione fagocita l’attività misurata, quando l’obbiettivo è semplificato diventa inconsistente.
Trema quando compare la parola “trasparenza”, dietro l’angolo si nascondono arbitrio e burocrazia che si creano una cortina di rispettabilità fatta di numeri.