La preghiera intercessoria sembrerebbe un nonsense ma frse non è così. Se la nostra libertà toglie a Dio parte della sua onniscienza, ha senso allora mostrargli l'intensità dei nostri desideri. Forse lui non li conosce esattamente e constatandone la portata può intervenire per mutare le cose secondo le leggi della teodicea.
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mercoledì 7 gennaio 2015
mercoledì 16 luglio 2014
Intercedi per noi...
A volte pregando facciamo delle richieste a Dio. Ha davvero senso chiedere qualcosa a nostro Signore? Potrà mai esaudire le nostre richieste? Potrà essere efficace la nostra preghiera?
Ci sono almeno due problemi teorici.
1) L' onniscienza divina: Dio sa tutto, conosce anche il nostro futuro, come potrebbe mai cambiarlo. Se lo cambia in seguito alle nostre petizioni, evidentemente, prima non lo conosceva.
Soluzione migliore: open theism. Dire che Dio è onnisciente significa dire che Dio conosce tutto il conoscibile ma non che conosce l' inconoscibile. Poiché la libertà che Dio ci ha donato è radicale, nemmeno lui sa esattamente come ci comporteremo di fronte a una prova. La libertà rende inconoscibile il futuro.
Da notare che l' open theism risolve anche il problema del legame tra vita terrena e giudizio universale: perché vivere e sopportare il male se Dio sa già come ci comporteremo e come dovrà giudicarci? Perché predisporre un banco di prova quando si conosce in anticipo l' esito di qualsiasi prova?
2) La perfezione divina: Dio crea il migliore dei mondi possibili, come potrebbe cambiarlo?
Soluzione migliore: non esiste un unico mondo migliore degli altri, possono logicamente esistere più alternative e Dio vira sull' una o sull' altra anche in virtù di richieste meritevoli da esaudire.
Poi c' è un problema pratico: alcuni studi statistici non sembrano confermare l' efficacia delle preghiere. Come mai?
Soluzione 1) Dio soddisfa solo desideri meritevoli, e quindi sinceri. Mediante l' opera di soddisfacimento vuole creare un grande bene. Domanda: è meritevole un desiderio che tra le sue motivazioni contempla anche quella di sottoporsi a un test sperimentale sull' efficacia delle preghiere? Se io fossi un miliardario e volessi fare del bene vaglierei le varie richieste ma difficilmente prenderei in considerazione quelle che vengo a sapere mi sono state avanzate con il fine di testare la mia sensibilità.
Soluzione 2) Lo standard ottimo delle ricerche statistiche richiede campionamenti random ma per realizzarli è necessario che alcuni gruppi di preghiera preghino per gruppi di sconosciuti. E' una preghiera sincera quella fatta per uno sconosciuto? Difficile che lo sia fino in fondo, ci vuole un Santo per amare intensamente un emerito sconosciuto e pregare per lui mettendoci tutto il cuore. Purtroppo i santi sono pochi e non hanno rilievo statistico.
Conclusione. L' unico dato fattuale a disposizione è questo: chi crede e chi prega sta mediamente meglio degli altri, anche in salute. Non sappiamo se cio' sia dovuto all' efficacia della preghiera, una possibilità resta comunque aperta.
Ci sono almeno due problemi teorici.
1) L' onniscienza divina: Dio sa tutto, conosce anche il nostro futuro, come potrebbe mai cambiarlo. Se lo cambia in seguito alle nostre petizioni, evidentemente, prima non lo conosceva.
Soluzione migliore: open theism. Dire che Dio è onnisciente significa dire che Dio conosce tutto il conoscibile ma non che conosce l' inconoscibile. Poiché la libertà che Dio ci ha donato è radicale, nemmeno lui sa esattamente come ci comporteremo di fronte a una prova. La libertà rende inconoscibile il futuro.
Da notare che l' open theism risolve anche il problema del legame tra vita terrena e giudizio universale: perché vivere e sopportare il male se Dio sa già come ci comporteremo e come dovrà giudicarci? Perché predisporre un banco di prova quando si conosce in anticipo l' esito di qualsiasi prova?
2) La perfezione divina: Dio crea il migliore dei mondi possibili, come potrebbe cambiarlo?
Soluzione migliore: non esiste un unico mondo migliore degli altri, possono logicamente esistere più alternative e Dio vira sull' una o sull' altra anche in virtù di richieste meritevoli da esaudire.
Poi c' è un problema pratico: alcuni studi statistici non sembrano confermare l' efficacia delle preghiere. Come mai?
Soluzione 1) Dio soddisfa solo desideri meritevoli, e quindi sinceri. Mediante l' opera di soddisfacimento vuole creare un grande bene. Domanda: è meritevole un desiderio che tra le sue motivazioni contempla anche quella di sottoporsi a un test sperimentale sull' efficacia delle preghiere? Se io fossi un miliardario e volessi fare del bene vaglierei le varie richieste ma difficilmente prenderei in considerazione quelle che vengo a sapere mi sono state avanzate con il fine di testare la mia sensibilità.
Soluzione 2) Lo standard ottimo delle ricerche statistiche richiede campionamenti random ma per realizzarli è necessario che alcuni gruppi di preghiera preghino per gruppi di sconosciuti. E' una preghiera sincera quella fatta per uno sconosciuto? Difficile che lo sia fino in fondo, ci vuole un Santo per amare intensamente un emerito sconosciuto e pregare per lui mettendoci tutto il cuore. Purtroppo i santi sono pochi e non hanno rilievo statistico.
Conclusione. L' unico dato fattuale a disposizione è questo: chi crede e chi prega sta mediamente meglio degli altri, anche in salute. Non sappiamo se cio' sia dovuto all' efficacia della preghiera, una possibilità resta comunque aperta.
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