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sabato 8 giugno 2024

perché non sono compatbilista. perché libet non ha confutato il libero arbitrio.

Perché non sono compatibilista.

Ecco una caratteristica importante della buona filosofia: non dovrebbe discostarsi dal senso comune, a meno che non si sia in presenza di prove schiaccianti del contrario. Se questo è vero, allora l'opzione del libero arbitrio parte in netto vantaggio, senonché l'opzione del compatibilismo (*) rimescola le carte in tavola facendo convivere il determinismo e e libertà. I miei motivi per rifiutarlo sono almeno tre:

1) penso che il compatibilismo non colga i fatti non naturali della nostra identità.

2) Ho l'intuizione che siamo liberi in un senso più profondo di quello descritto dal compatibilismo.

3) E' più facile capire perché c'è molto male nel mondo se si crede in Dio e si è libertari.

(*) per il compatibilista tu sei libero anche se scegli un'opzione che saresti comunque forzato a perseguire quand'anche non l'avessi scelta. Il compatibilista, sembra "allargare" artificiosamente la tua identità a questo potere elemento esterno che ti avrebbe comunque forzato a scegliere cio' che ipoteticamente non avresti scelto. L'obbiettivo del compatibilista mi sembra scoperto: far convivere libertà personale (un valore che non si vuol pregiudicare) con il determinismo (sia esso scientifico che teologico) al centro della sua filosofia.

Libet ha scoperto che una buona parte delle volte, prima che le persone prendano la decisione di muovere il dito, è possibile rilevarla nel loro cervello.Ma c'è una spiegazione altrettanto valida dei dati: ci sono correlazioni neurali che indicano che abbiamo un impulso a compiere un'azione. Se seguiamo tale impulso, ovviamente, dipende da noi. Libet non ha scoperto che la possibilità di muovere il dito può essere perfettamente prevista, ma solo che può essere prevista una parte del tempo.Ma questo è ciò che si aspetta chi crede nel libero arbitrio.

mercoledì 29 maggio 2024

contro il compatibilismo di frankfurt

 E' divertente constatare come i casi di Frankfurt (vedi Poe) non convincano MAI le persone normali ma convincano invece certi filosofi. Sarebbe bello capirne il motivo. Secondo me perché i molti filosofi hanno già un impegno a priori, per esempio con il naturalismo e adottano un'artificiosa ottica "esternalista". Ecco un caso di F che convincerebbe anche la persona comune:


"Riccardo Mariani" deve decidere se prendere il gelato alla crema o alla fragola e preferisce il primo gusto. Tuttavia, dentro di lui esiste qualcosa che chiamerò "Riccardo Mariani" e che si identifica esattamente con "Riccardo Mariani" e che, qualora pensasse di optare per la fragola lo dirotterebbe sulla crema. In altre parole, "Riccardo Mariani" con puo' scegliere la fragola perché qualora lo facesse "Riccardo Mariani" lo correggerebbe. Conclusione: "Riccardo Mariani" sceglie il gusto della crema liberamente ma senza avere alternative poiché "Riccardo Mariani", in caso diverso, sarebbe intervenuto esercitando una coercizione su "Riccardo Mariani".

Un resoconto del genere è piuttosto assurdo ma tutti sarebbro d'accordo nello stabilire che "Riccardo Mariani" è responsabile della sua scelta poiché presa liberamente. D'altronde, il primo "Riccardo Mariani" è parte del secondo "Riccardo Mariani", sono la stessa persona e accedono entrambi alla medesima interiorità. In fondo, io sono responsabile delle mie scelte anche se una parte di me mi dice di non farlo. Ma nel caso esternalista di Frankfurt l'interiorità non ha alcun senso, tutto si decide fuori (all'esterno), i due attori di cui ho parlato possono essere esternalizzati e avere identità differenti senza conseguenze. Il fatto di "credere" di avere due alternative diventa irrilevante per concludere che la scelta non esiste. Questa cosa è sbagliata perché l' "esternalismo" è sbagliato per quasi tutte le persone normali, ancora di più per quelle non impegnate con il naturalismo.

giovedì 16 gennaio 2020

COMPATIBILISMO

COMPATIBILISMO
Sto guardando un coltello o una lama con il manico? Sto guardando una mano o un palmo con le dita? Sto pensando a me o ai miei desideri/sentimenti/emozioni/principi/idee...?
Puo' darsi che i coltelli non esistano, e nemmeno le mani, e nemmeno le persone. Esistono solo... le loro componenti.
In questo senso non avrebbe senso chiedersi se sono libero ma solo se sono liberi, che ne so, i miei desideri. E anche questa domanda, in assenza dell' "io", avrebbe un senso molto particolare.
I miei desideri sono liberi? E i miei atomi? Insomma, per chiedersi se qualcosa è libero occorre che esista, e per qualcuno esistono solo le componenti delle cose, non le cose. Ammettiamo che gli atomi siano l'unica cosa che esista, sono forse liberi? In un certo senso sì visto che non esisterebbe nemmeno una legge di natura che li governa ma solo una regola con cui descrivere il loro comportamento. In un certo senso no visto che il loro comportamento è comunque prevedibile. Insomma, sia sì che no. Sono sia liberi che determinati. E' la strana dottrina del compatibilismo. Leggete per capirla meglio, io, come vi sarete accorti, non ci sono riuscito molto.
Ho capito però che la classica teoria del libero arbitrio ha qualche problema: essere liberi non significa infatti scegliere di soddisfare i propri desideri o di rinunciarvi (saremmo schiavi dei desideri o della loro negazione). Significa desiderare i nostri desideri. Anzi, desiderare di desiderare i nostri desideri. Ma insomma, che cavolo significa? Boh, non lo so più nemmeno io, e questo è un problema. https://www.lesswrong.com/…/NEeW7eSXThPz7o…/thou-art-physics

giovedì 19 settembre 2019

PERCHE’ DIO CREO’ L’UNIVERSO?

PERCHE’ DIO CREO’ L’UNIVERSO?
Due ipotesi:
1) Per un libero atto d’amore.
2) Per necessità.
Considerando che Dio fa la cosa giusta l’ipotesi 2 si impone: creare l’universo era la cosa giusta e lui non ha potuto esimersi.
Ma Dio è anche libero! Come conciliare le due cose?
Il cattolico vacilla e deve ripiegare sull’ alquanto dubbia filosofia compatibilista, quella per cui si puo’ essere al contempo liberi e vincolati a priori.
Il cattolico libertario non ci sta: il compatibilismo è una soluzione cervellotica. C’è in giro qualcosa di meglio?
Sì: gli atti ugualmente buoni a disposizione di Dio erano molti e Dio, per un libero atto d’amore, ne ha scelto uno, ovvero creare il nostro universo.
Carso Stefano Bochdanovits, come vedi, c’è sempre qualcosa di meglio del compatibilismo, basta cercare.

martedì 6 marzo 2018

La libertà dell'aspirante

Noi possiamo decidere se perseguire ciò che vogliamo ma possiamo anche decidere che cosa volere. La nostra libertà è condizionata ma radicale.
And what does “The Breakfast Club” have to do with it?
NYTIMES.COM

sabato 18 marzo 2017

What’s Amazing About Grace? Andrew Pinsent

Notebook per
What’s Amazing About Grace?
Andrew Pinsent
Citation (APA): Pinsent, A. (2017). What’s Amazing About Grace? [Kindle Android version]. Retrieved from Amazon.com

Parte introduttiva
Evidenzia (giallo) - Posizione 2
What’s Amazing About Grace? By Andrew Pinsent•
Evidenzia (giallo) - Posizione 7
Does God determine everything else, or can the actions of God also be determined, in some way, by created beings, such as ourselves?
Nota - Posizione 8
ONNIPOTENZA
Evidenzia (giallo) - Posizione 11
but those who are non-religious and the irreligious face some surprisingly similar challenges.
Nota - Posizione 11
TRADUZIONE SECOLARE
Evidenzia (giallo) - Posizione 13
Imagine also that this supreme ruler happens to be all-wise and wholly untouched by vice (we can be creative in thought experiments). Should anyone else then get a say in how society works,
Nota - Posizione 14
IL GOVERNO DEL MIGLIORE
Evidenzia (giallo) - Posizione 15
is power better concentrated or diffused,
Evidenzia (giallo) - Posizione 15
most people make mistakes
Evidenzia (giallo) - Posizione 15
should society be like a perfectly designed and operated machine, or like a garden that includes spontaneity and voluntary
Nota - Posizione 16
RIFORMULIAMO
Evidenzia (giallo) - Posizione 17
what may seem like an exclusively theological issue is also a political one,
Nota - Posizione 17
TEOLOGIA E POLITICA
Evidenzia (giallo) - Posizione 20
For the ancient Greek philosophers until the end of the Middle Ages, the root metaphor of the world was usually organic, inspired by living and growing things.
Nota - Posizione 21
ANTICHITÀ E MONDO ORGANISMO
Evidenzia (giallo) - Posizione 22
with the development of mechanical clocks and the success of early modern science in explaining the orbits of the planets by simple laws, the root metaphor of reality became that of the machine in a Cartesian box-like space.
Nota - Posizione 23
POI MACCHINA
Evidenzia (giallo) - Posizione 28
This concentration has the benefit of simplicity, but conflicts with the picture that emerges from many theological texts, including the Bible, in which human beings appear to be players
Nota - Posizione 30
DIO CAUSA PRIMA. CONFLITTI
Evidenzia (giallo) - Posizione 30
This approach also conflicts with our self-understanding,
Nota - Posizione 30
INTROSPEZ
Evidenzia (giallo) - Posizione 33
One of the cornerstones of Christian doctrine is that salvation comes from God, not from us. What role then do we play in our salvation?
Nota - Posizione 34
PILASTRO DELLA GRAZIA CHE SALVA
Evidenzia (giallo) - Posizione 34
If there is just one kind of cause, then the problem of the understanding divine and human contributions risks becoming a zero-sum game in which our contribution, if any, fills up a deficiency in God’s contribution,
Nota - Posizione 36
MONOCAUSALITÀ E ZEROSUM
Evidenzia (giallo) - Posizione 37
it makes the human and divine contributions differ only in degree, not in kind,
Nota - Posizione 37
DOVE ARRIVO IO RECEDE LUI
Evidenzia (giallo) - Posizione 38
how to be saved if one’s will is not good to start with,
Nota - Posizione 38
PROBLEMA
Evidenzia (giallo) - Posizione 40
grace is the ingredient missing from the interplay of God’s will and our wills.
Nota - Posizione 41
CIÒ CHE MANCA
Evidenzia (giallo) - Posizione 44
grace provides to our wills,
Nota - Posizione 44
GRAZIA E COMPATIBILISMO
Evidenzia (giallo) - Posizione 50
As a special divine action, grace is an unmerited gift from God. But it is not something merely external to us, like a divine “Oomph!”
Nota - Posizione 51
LA GRAZIA SIAMO NOI
Evidenzia (giallo) - Posizione 52
the parable of the sower told by Jesus Christ (Matthew 13: 1– 23, Mark 4: 1– 20, and Luke 8: 1– 15),
Nota - Posizione 54
SEMINATORE
Evidenzia (giallo) - Posizione 57
All the ground needs to do is to cease to resist the seed, and a plant will start to grow.
Nota - Posizione 57
FRUTTIFICARE
Evidenzia (giallo) - Posizione 58
philosopher Eleonore Stump,
Evidenzia (giallo) - Posizione 58
we don’t have to begin with a good will; all we need is to have the will in a “neutral position,” to cease to resist grace.
Nota - Posizione 59
NEUTRALI
Evidenzia (giallo) - Posizione 61
a human being participates in the life of God
Nota - Posizione 61
CAMBIARE IMMAGINE…
Evidenzia (giallo) - Posizione 65
Rather than thinking of divine will and human will as independent
Nota - Posizione 65
c
Evidenzia (giallo) - Posizione 67
Does a parent cause a child to act, or a child cause a parent to act?
Nota - Posizione 68
METAFORA
Evidenzia (giallo) - Posizione 68
triggers an interpersonal action,
Evidenzia (giallo) - Posizione 69
As any parent with a child knows, or anyone who has experienced deep friendship and love with another person, it is not exclusively one will or the other taking the initiative,
Nota - Posizione 70
METAFORA DEL GENITORE

mercoledì 16 settembre 2015

I cattolici sono "compatibilisti"?

Ho sempre avuto problemi a capire la posizione cattolica sulla libertà dell'uomo: da un lato si afferma che l'uomo è libero, dall'altro che non lo è più nel momento in cui sceglie il male.

Non è che i cattolici sino "compatibilisti"? In fondo hanno un problema non da poco: far convivere l'onniscienza, l'onnipotenza e la perfetta bontà divina con la libertà umana.

Il "compatibilista" afferma che l'uomo è libero di realizzare o meno un suo desiderio ma non è libero di desiderare quel che vuole.

La posizione "compatibilista" si concretizza in un determinismo morbido: da un lato i desideri che nutriamo sono determinati all'esterno, dall'altro è chiaro che ciascuno di noi sceglie di realizzare i desideri che nutre, sarebbe illogico pensare il contrario. In ultima analisi sono i comportamenti stessi ad essere determinati, solo che lo sono attraverso i desideri.

Per il compatibilista l'uomo potrebbe anche scegliere di non realizzare i propri desideri (cosa assurda per definizione), in questo senso è ANCHE libero. Allo stesso modo per il cattolico l'uomo avrebbe anche potuto realizzare il male, in questo senso è ANCHE libero.

Il "compatibilista" non si trova mai di fronte all'imbarazzo di dover in qualche modo definire l'uomo che nei fatti non realizza i suoi desideri: costui non esiste. Se all'apparenza qualcuno sembra comportarsi in questa maniera si puo' sempre dire che i suoi desideri REALI fossero altri.

Ma di uomini che fanno il male ce ne sono. Come definirli? L'uomo realmente libero puo' fare solo il bene. Il cattolico, che non puo' vantare le protezioni logiche del compatibilista,  deve necessariamente considerarli uomini non-liberi.

giovedì 25 giugno 2015

Experimental Philosophy by Joshua Knobe, Shaun Nichols - Il compatibilismo


Perché non sono compatibilista. Qui di seguito i migliori argomenti per il compatibilismo
  1. Incompatibilismo: libero arbitrio e determinismo sono incompatibili... 
  2. La posizione i. viene con l'argomento che è più intuitiva. Ma è proprio così?... 
  3. Primo problema: di quale libertà parliamo? Secondo gli autori di quella che consente di attribuire meriti e colpe. La libertà che ci interessa è legata alla dignità della persona. IMHO: qui c'è una forzatura, il legame tra libertà, meriti, giustizia e dignità è complicato. Perchè mai introdurlo quando disponiamo di nozioni più elementari del concetto di libertà: libero è colui che può scegliere tra due alternative senza essere determinato verso una delle due opzioni... 
  4. Perchè è così importante sapere se i. corrisponde all'intuizione comune? p.1819... 
  5. Come testare l'intuizione. Esperimenti p.1908... 
  6. L'i. tipo fa osservare che non appena ci viene fatto sapere che un certo comportamento è dettato da cause esterne noi allentiamo la responsabilità. È quindi tenendo conto di qs che si organizzano gli esperimenti..
  7. Immaginiamo qs. scenario: abbiamo scoperto tutte le leggi di natura e possiamo prevedere tutto con certezza. Prevediamo anche che Hal rapinerà la Banca e come tutte le ns. previsioni la cosa si avvera. Hal è responsabile? Molti rispondono sì. Secondo esempio: immagina che l'univrrso venga creato più volte sempre destinato a subire la medesima evoluzione. In tutti qs. universi Hal compie il suo furto. Hal è colpevole? Molti rispondono sì. 
  8. Critica: 1) prevedere e determinare sono cose ben diverse, tutti i giorni compiamo azioni libere (nel senso i. del termine) ma xfettamente prevedibile. 2) la scienza può ipotizzare e corroborare l'ipotesi determinista ma nn può "scoprirlo" una volta x tutte visto che segue una logica induttiva; la situazione che ci viene chiesta di immaginare è quindi inimmaginabile 3) per 1 e 2 ciò che intuiamo veramente è che il determinismo è sempre confutabile qui ed ora: se il superpc mi dice che ora alzerò il braccio a me basterà abbassarli x confutarlo 4) esistono esperimenti alternativi. Certo, ma nn ha molto senso realizzarli: metti la cavia di fronte ad un bivio con una strada sbarrata, quando imboccherà l'altra chiediti se lo ha fatto liberamente?... 
  9. Gli autori riconoscono che + il detrminismo è sullo sfondo più i risultati sono confermati ma aggiungono che il determinismo è per sua natura sullo sfondo e nn va confuso con altre cause che comprimono la libertà. IMHO: qs argomento non si capisce: xchè mai non dovrebbe essere un mondo determinato quello dove dio vede e dispone tutto? Dire che in quel caso non introduciamo il determinismo ma un'altra causa che comprime la libertà non è comprensibile poiché allo stesso modo potremmo dire che nel caso presentato non si testa il determinismo come limite alla libertà ma le leggi naturali. 
  10. Alcuni sostengono che la nozione intuitiva di libertà che abbiamo è libertaria (possibilità di fare altrimenti) e che l'i. è derivato, un mero calcolo che a volte puo' essere complicato. Negli esperimenti fatti i soggetti falliscono nella derivazione nn nell'intuizione. Risposta degli autori: si tratta di considerazioni derivate dall'introspezione e nn da esperimenti condotti da nn filosofi.
  11. Inwagen: le intuizioni che contano sono più basilari. Del tipo che se C dipende solo da A e B e noi non possiamo incidere su A e B allora nn possiamo incidere nemmeno su C (prop. transitoria). Negli scenari presentati le cavie nn riconoscono un caso in cui le intuizioni di base sono applicabili (noi filosofi invece sì) ciò nn toglie che tali intuizioni esistano, anzi questa ipotesi è rafforzata dal fatto che quanto più lo scenario scopre un meccanismo transitorio tanto più i giudizi delle cavie si allineano con la soluzione i. Gli autori sostengono che il loro esperimento è comunque un indizio di non esistenza della prop. transitiva ma trascurano l'esistenza di un ragionamento complesso e quindi la necessità di esperimenti graduali che introducano in modo sempre più scoperto il determinismo... 
  12. Altri ammettono l'esistenza di intuizioni confliggenti tra cui scegliere: quella dello scenario e quella della prop. transitiva. Qs. anarchia delle intuizioni ci porta a negare che il concetto di free will abbia senso. Ma i. sceglie un'altra via: l'intuizione della prop.trans. è più basica mentre quella sperimentata è in realtà la soluzione ad un calcolo complesso. IMHO: mi sembra di poter concludere affermando che negli scenari proposti la cavia nn ricostruisce correttamente il dilemma filosofico poichè diverse intuizioni e istinti si mescolano visto la complessità. Tutravia le intuizioni oggetto delli studio sembrano ugualmente esistere poichè la ricostruzione della cavia è sempre più coerente con esse quanto più le leggi detrministiche sono evidenti.
  13. Gli autori sembrano problematizzare una gerarchia tra intuizioni: dalle più semplici alle più complesse. Un criterio potrebbe essere l'universalità: se una intuizione è universale allora è semplice. DaL che deriva che le intuizioni astratte sono più semplici di quelle complesse e quindi che l'intuizione della prop. transitiva è più semplice dell'intuizione richieste dagli sperimentatori.
continua

venerdì 15 febbraio 2013

Il problema del male

Eccolo a voi in tutta la sua impertinenza:
… vivendo in questo mondo, c’ imbattiamo di continuo in ogni sorta di male. Se ci fosse veramente un Dio quale lo descrivono i suoi devoti (un Dio buono e di infinito amore), vi pare che dovremmo fronteggiare una realtà tanto orrenda?… se ne ricava che il Dio di cui ci parlano i devoti è un essere immaginario…
Per il credente che vuole giustificare la sua fede non è un problema da poco.
Forse la cosa migliore da fare è chiedere soccorso a Peter Van Inwagen, il filosofo contemporaneo che più di altri lo ha affrontato di petto.
Secondo PVI l’ argomento del male portato dall’ ateo è “fallimentare”, ovvero, non supera un test base:
… il test consiste nell’ ottenere l’ assenso di una platea neutrale e ragionevole disposta ad ascoltare sia l’ esposizione ideale dell’ argomento da parte di un “ateo ideale”, sia la “replica ideale” da parte di un credente… se – concesso un tempo ragionevole – l’ ateo non è in grado di convincere la platea neutrale, allora il suo argomento “fallisce”…
Il dono della Libertà che Dio fa all’ Uomo, secondo PVI, giustifica la presenza del Male nel mondo. Vediamo come.
Dio concede all’ uomo la possibilità di “scatenare i demoni” più terribili. Qualora costui decida liberamente di farlo, quel che succede dopo è facilmente intuibile.
Evidentemente Dio dà un valore maggiore alla libertà rispetto al rischio del male che si puo’ produrre esercitandola. Un rischio che è poi una quasi-certezza.
Insomma, la libertà di Mao vale la vita delle persone che ha sterminato (50m). Lo stesso dicasi per Stalin (20m) o per Hitler (12m). Vi pare cosa da poco?
In questo senso Dio è un libertario, e per chi ritiene tale posizione tutt’ altro che assurda, il Dio dei credenti è un essere dal comportamento tutto sommato ragionevole.
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L’ Ateo obietta: e l’ Onnipotenza di Dio? Se Dio fosse davvero Onnipotente avrebbe comunque il controllo di quel che succede potendo limitare i danni senza conculcare le libertà.
In effetti, una tradizione filosofica illustre – Hobbes, Hume, Mill – ha professato il “compatibilismo”, ovvero il fatto che libero arbitrio e determinismo fossero compatibili.
Oggi gran parte dei filosofi scientisti è “compatibilista”, in questo modo riescono ad accordare scienza e libertà. Ma anche molti teologi, soprattutto nel medioevo, hanno professato il compatibilismo, in modo da accordare libero arbitrio e onnipotenza divina.
Il “compatibilista” sostiene che noi siamo liberi perché “facciamo quel che vogliamo”, tuttavia “non possiamo volere quel che vogliamo”, ovvero, quel che desideriamo non è determinato dalla nostra volontà ma da una forza esterna.
Chiunque comprende che se la libertà fosse davvero quella descritta dai “compatibilisti”, l’ argomento del male sarebbe vincente poiché Dio avrebbe il potere di donare all’ uomo la libertà evitando al contempo tutti i mali a cui assistiamo. Sarebbe un Dio sommamente crudele quello che si astenesse dal porre un freno pur potendolo fare.
… un creatore che volesse che io scelga X anziché Y non dovrebbe far altro che “impiantare” nella mia volontà il desiderio di X e farmi agire poi liberamente…
Al credente che intende giustificare il male, a questo punto non resta che l’ opzione libertaria, ovvero la posizione che nega il compatibilismo. Non a caso PVI è un filosofo specializzato nella difesa della posizione libertaria, ovvero nella difesa dell’ “icompatibilismo”. Tutti i suoi maggiori lavori sono su quell’ argomento.
Per fortuna del credente il “compatibilismo” non sembra una buona teoria della libertà:
… considerate gli strati sociali più umili della società immaginata in “Brave New World”, X e Y. Questa povera gente ha il cervello controllato dai dominatori Alfa. Tutto cio’ che X e Y desiderano è fare cio’ che gli Alfa chiedono loro e questo perché la loro mente è controllata dai dominatori che sono così in grado di produrre un esercito di “schiavi volontari”.  Sinceramente è difficile pensare a individui che rappresentino meglio la mancanza di libero arbitrio, eppure, secondo il compatibilista, X e Y rispondono alla descrizione dell’ uomo perfettamente libero... non ho una teoria vera e propria della libertà ma sono certo che in virtù di conseguenze controintuitive come questa la teoria compatibilista sia sbagliata…
Se la teoria compatibilista è errata, cio’ comporta almeno due conseguenze: 1. l’ argomento della libertà giustifica la presenza del male e 2. la teologia dell’ Onnipotenza divina va precisata se non rivista.
Per quanto riguarda il secondo punto, risulta evidente che Dio, donando la libertà all’ uomo, rinuncia a parte della sua proverbiale potenza.
L’ ateo, a questo punto, potrebbe insistere: anche qualora il tuo Dio sia “depotenziato”, un essere onnisciente avrebbe comunque l’ opportunità di evitare molto del male che ci affligge.
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In effetti, un essere onnisciente sa esattamente come reagirà un uomo libero in certe circostanze, e molti teologi (domenicani, gesuiti, tomisti e anche Alvin Plantinga) non intendono rinunciare alla perfetta onniscienza di Dio.
… supponiamo che se avesse tuonato nell’ esatto momento in cui Eva meditava la sua decisione sulla mela, la nostra antenata, distratta, avrebbe liberamente rinunciato a coglierla… Ebbene, a un Dio onnisciente basterebbe organizzare il contesto in modo tale da evitare la catastrofe senza ledere la libertà di scelta degli uomini…
PVI non vede davvero come un credente possa rispondere a questa obiezione mantenendo fermo l’ attributo dell’ Onniscienza divina.
Secondo lui anche onniscienza e libertà sono incompatibili.
Meglio allora rinunciare ai tremendi sforzi fatti dalla teologia per mettere d’ accordo i due concetti, dobbiamo invece trattare l’ onniscienza proprio come abbiamo trattato l’ onnipotenza:
… Dio puo’ fare tutto il fattibile ma non puo’ fare cio’ che non si puo’ fare (per esempio per ragioni logiche), allo stesso modo Dio conosce tutto il conoscibile ma in un uomo libero albergherà sempre un residuo di mistero inconoscibile in virtù della natura stessa della sua libertà…
***
E la platea agnostica? Ricordiamoci sempre che è l’ ateo a dover provare qualcosa. Riassumiamo:
… l’ ateo sfodera l’ argomento del male per convertire all’ ateismo una platea agnostica ma il credente risponde con l’ argomento della libertà… l’ ateo confuta l’ argomento della libertà postulando una teoria compatibilista, il credente sostiene che una teoria libertaria della libertà è più confacente al buon senso, tocca solo rivedere il concetto di Onnipotenza e di Onniscienza divina, una revisione che non implica però gravi inconvenienti… a questo punto sembrerebbe che il credente abbia più frecce al suo arco e che la platea di agnostici debba consegnargli la palma…
Secondo PVI l’ ateo dovrebbe concedere qualcosa all’ argomento della libertà e ripiegare su altre obiezioni, per esempio:
… ma perché il male è così sovrabbondante?… e perché esiste un male (es. terremoti) che sembra non aver nulla a che fare con la libertà umana?…
PVI non sembra impensierito dalla prima obiezione: noi possiamo immaginare una vita molto più malvagia rispetto a quella che ci è dato vivere.
Come puo’ l’ ateo dimostrare e concludere che sulla terra il male sia tanto sovrabbondante? Dovrebbe provarlo, ma la cosa sembra difficile e quindi l’ obiezione puo’ essere accantonata.
La seconda obiezione è più seria poiché l’ “argomento ristretto” della libertà non sembra in grado di giustificare i terremoti.
Per farlo occorre allora un “argomento esteso della libertà” (teoria del Peccato Originale) che PVI cerca di illustrare con la storia della creazione dell’ uomo riveduta e corretta secondo i dettami della scienza moderna:
… grazie ai processi di selezione naturale, un gruppo di primati nostri antenati formarono una ristretta comunità che arrivò a contare qualche centinaio o qualche migliaio di membri… nella pienezza dei tempi Dio intervenne miracolosamente su questa comunità donando la ragione ai suoi membri… la ragione implicò il linguaggio, il pensiero astratto e il libero arbitrio… questo dono si rivelò necessario poiché solo grazie alla libertà l’ uomo avrebbe potuto amare nel senso pieno del termine… Dio non solo donò la ragione, non solo fece di questi esseri cio’ che noi chiamiamo “uomo” ma li fece anche entrare in una sorta di unione mistica con lui… cio’ consentì ai nostri antenati di vivere insieme in armonia di perfetto amore reciproco: nessuno faceva del male all’ altro e grazie a poteri “preternaturali” erano in grado di proteggersi dalle bestie feroci, dalle malattie e da qualsiasi imprevedibile evento naturale… insomma, il loro mondo non conosceva il male… Eppure, in qualche modo che a noi resta misterioso, essi mostrarono un certo malcontento abusando della loro libertà e perdendo così questa breve condizione paradisiaca… le conseguenze furono orribili poiché la smarrita armonia li costrinse ad affrontare inermi i casuali eventi distruttivi della natura… come se non bastasse, pur mantenendo una sorta di razionalità, perdettero il pieno controllo sulle loro passioni (egoismo, invidia…), cominciando ad aggredirsi l’ uno con l’ altro con una certa frequenza… questa loro nuova natura si perpetuò attraverso i geni alle generazioni future giungendo fino a noi…
L’ “argomento esteso” formulato da PVI giustifica anche la presenza del “male naturale” in termini di abuso della libertà ma questa volta il protagonista è il nostro antenato, colpevole di aver rinunciato volontariamente a vivere in armonia con Dio.
Ma la platea di agnostici potrà mai accettare la storia raccontata da PVI?
Possiamo solo prevedere che non ci saranno obiezioni scientifiche, visto che la storia è coerente con il racconto della scienza.
Ma potrebbero esservi obiezioni filosofiche.
Esempio: di fronte alla “caduta” un Dio immensamente buono si sarebbe chinato verso l’ uomo ripristinandolo nella sua armonia.
Non mi convince: se la caduta deriva da un abuso della libertà, il ripristino puo’ avvenire solo con un esercizio genuino della libertà. Siamo proprio in uno di quei casi in cui l’ Onnipotenza divina è impotente.
PVI usa l’ analogia del malato: Giovanni è malato e puo’ guarire solo grazie a uno sforzo di volontà. Disponiamo di una medicina che allevia le pene ma, allo stesso tempo, disincentiva la volontà necessaria alla guarigione. Che fare? Somministriamo la medicina? E’ plausibile che un medico buono vi rinunci. E’ plausibile dunque che il Dio-buono esista e sia coerente con la realtà che viviamo.
Altra obiezione, altro esempio: è iniquo che il comportamento dei padri si ripercuota sulla sua progenie.
Non mi convince. Tutti i giorni noi accettiamo come equi inconvenienti del genere.
Se il padre perde in borsa, il figlio erediterà meno. Non trovo che cio’ sia particolarmente iniquo. Se il figlio eredita le predisposizioni genetiche del padre, nessuno trova niente di particolarmente iniquo in tutto cio’. Possiamo anche fare un caso estremo: se il padre commette un crimine andrà in carcere e cio’ avrà ripercussioni sui figli ma tutti noi riteniamo che la pena inflitta al padre (e quindi, indirettamente, al figlio) sia equa.
Altra obiezione, altro esempio: e la sofferenza delle bestie? Anche quello è un male e la “storiella” della creazione non sembra giustificarlo.
… scoppia casualmente un incendio nella foresta, Bambi si trova davanti un muro di fuoco e muore orribilmente. In questa morte il Male fa capolino, eppure la storiella non ci spiega perché visto che Bambi, la vittima, non ha ricevuto il dono della razionalità e quindi nemmeno ha potuto abusarne…
L’ obiezione deve essere accolta: né l’ argomento ristretto, né l’ argomento esteso hanno alcun potere giustificatorio in questo caso. La libertà dell’ uomo non spiega alcunché. PVI ripiega su altri argomenti che qui tralascio.
male
C’ è poi il caso del male specifico. Davanti al dolore di una mamma che perde suo figlio investito dall’ auto pirata, cosa dire?
Nulla, la “storiella” non ci dà argomenti, l’ obiezione deve essere accolta.
Possiamo anche speculare che quel male rientra in un ordine comprensibile ma non potremmo mai fornire una giustificazione specifica sul “perché è toccato proprio a te”. Abbiamo (liberamente) turbato l’ “armonia” e ora il male naturale colpisce a casaccio.
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Il libro di PIV è scaricabile qui al costo di 15 euro.

Riassumendo:

  • il credente afferma che il male esiste come conseguenza del dono della libertà (Dio rinuncia alla sua onnipotenza)
  • l'ateo obbietta: ma Dio non poteva rimanere padrone delle cose senza rinunciare al dono della libertà? Ci sono le teorie compatibiliste che consentono di farlo.
  • credente: le teorie compatibiliste sono insoddisfacenti. L'unica teoria soddisfacente è quella libertaria (in cui Dio rinuncia alla sua onniscienza)
  • obiezione atea: ma c'è troppo male nel mondo!
  • credente: come fai a dirlo? è possibile credere che non sia affatto così.
  • ateo: c'è molto male che non sembra affatto derivare dalla nostra volontà, per esempio i terremoti.
  • credente: il corso dei nostri atti ha conseguenze imprevedibili. IMHO: se Dio non interviene per deviare tale corso è anche per non interferire con le leggi di natura consentendo così che si realizzi appieno nell'uomo un altro dono: quello della ragione e della conoscenza. D'altronde in casi estremi Dio interviene, come nel caso dei miracoli.
  • credente: gli eventi malvagi che non dipendono in alcun modo dalla libertà umana sono da interpretare come banco di prova ad hoc per saggiare al meglio le nostre qualità
  • obiezione dell'ateo: ma un dio misericordioso salva.
  • risposta: la libertà è troppo importante
  • obiezione: che risposta dare alla mamma che perde un figlio e dice perché a me?
  • credente: nessuna. Possiamo avere una teoria generale del male non una teoria specifica.