LA QUESTIONE TRANS (spiegata a me stesso)
Prima vi fu il sesso; poi, dal nulla, nacque il genere. Questa distinzione si rese necessaria poiché taluni individui si percepivano come “donne imprigionate in un corpo maschile” – e l’esistenza di tali soggetti è innegabile. Il vero nodo della culture war, dunque, non è la loro presenza, ma come interpretarla. Nella visione tradizionale, queste persone sono affette da un disturbo mentale e vanno accompagnate nel loro disagio; per la visione opposta, è la società stessa a essere patologica, e dovrebbe correggersi.
Il principale argomento della prima fazione insiste sulla stretta correlazione tra sesso biologico e genere, al punto che “sentirsi donna” entra in contrasto con una molteplicità di pratiche e ruoli sociali, al punto che la società stessa dovrebbe essere stravolta fino al mal funzionamento per uniformarsi a certi bisogni. La controparte replica che la “diversità” è un valore e andrebbe promossa.
Si può proporre un parallelo con l’autismo: possiamo intervenire farmacologicamente per alleviare la sofferenza della persona autistica, oppure accettarla così com’è, valorizzandone la neurodivergenza come una forma di diversità socialmente arricchente. Un altro parallelo si può tracciare con l’anoressia: possiamo cercare di alleviare la sofferenza della giovane paziente oppure ridefinire i canoni estetici per includere anche l’estrema magrezza.
In questioni simili, come spesso accade, la risposta è relativa: vi sono epoche in cui, per l'opinione pubblica, una posizione appare così ovvia da rendere necessaria la voce contraria; in altri periodi storici accade l’opposto. E i soggetti coinvolti, come giudicano questi due approcci? Non diamo per scontato che prediligano il secondo: molti autistici, ad esempio, percepiscono la “valorizzazione” come una forma di negazione della loro sofferenza e del peso oggettivo della loro condizione.
ZENERGY STUDIES
"Consideriamo il seguente scenario. Un docente di discipline umanistiche fonda un nuovo dipartimento denominato “Zenergy Studies”. La “zenergy” è presentata come un concetto totalmente inedito, radicalmente distinto dal ben noto concetto di energia dei dipartimenti di fisica. Tuttavia, la misurazione della “zenergy” avviene nelle medesime unità dell’energia e, inoltre, il valore specifico di “zenergy” di un oggetto risulta correlato quasi perfettamente alla sua energia. Nei dipartimenti di Zenergy Studies, e nella cultura popolare da essi influenzata, tali imponenti correlazioni vengono liquidate come semplici coincidenze: si sostiene che l’energia abbia scarsa, se non nulla, rilevanza causale sulla “zenergy”. Si può davvero immaginare un concetto simile affermarsi nel discorso pubblico, per non parlare dei dipartimenti di fisica? Eppure questa è precisamente la situazione che incontriamo quando si discute di “genere”."
ah aporia
Ammettiamo che S sia correlato a G. Ammettiamo che S sia rigidamente correlato a G. Ammettiamo che S sia perfettamente correlato a G. Cio' significa che G non esiste in sè, è un mero effetto collaterale di S. Il geneder non esiste (è un effetto collaterale del sesso).
