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martedì 5 novembre 2019
martedì 29 ottobre 2019
PERCHE’ IL DISCORSO POLITICO SUI SOCIAL E’ UNA RISSA CONTINUA?
PERCHE’ IL DISCORSO POLITICO SUI SOCIAL E’ UNA RISSA CONTINUA?
Nella vulgata comune perché ci sono “gli odiatori”.
Preferisco la tesi alternativa: perché ci sono i “disprezzatori”.
Il “disprezzatore” ha pulsioni moraliste, è perennemente indignato e tende a liquidare chi non la pensa come lui quasi fosse una specie di criminale. Gli piace essere il "migliore" e costringere l’altro non a riflettere ma a vergognarsi.
Trump, Salvini e Renzi mi sembrano essere al momento i politici più “disprezzati” sulla nostra scena. Non saranno delle cime ma meritano più rispetto (rispetto? il “disprezzatore” trova persino ridicolo rispettare, che ne so, un Salvini). Naturalmente i protagonisti non soffrono di questo trattamento, anzi, ne traggono profitto. A soffrire potrebbero sono alcuni dei loro simpatizzanti, che spesso, specie in certi contesti, si vedono costretti all’ auto-censura o alla falsificazione delle preferenze.
Naturalmente, è bello avere una causa sociale in cui credere, ma il “moralista indignato” usa la sua come un bastone da dare in testa all’ avversario o come uno specchio in cui farsi bello e sentirsi superiore. La sua sferza lo rende popolare nel suo gruppo. E’ chiaro che parliamo di un antagonista di natura, di un narcisista di professione intento a pompare la sua reputazione. Quando c’è lui di mezzo si finisce sempre a male parole, è lui la miccia del conflitto, è lui l’innesco dell’odio, è lui che rende tossica ogni discussione.
Questo tizio alberga in ognuno di noi. Sia chiaro.
mercoledì 3 aprile 2019
L’OVVIO DEL TABU’
L’OVVIO DEL TABU’
G.K. Chesterton: “Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”.
Lo si sente ripetere spesso ripetere nel corso delle “guerre culturali”, specie da chi pensa di difendere l’ovvio.
Senonché, c’è una differenza tra ovvietà e tabù. Sia l’ovvietà che il tabù sono osservati da tutti ma mentre l’ovvietà è osservata perché chiaramente vera, il tabù è osservato perché nessuno lo viola.
Ma cos’è un tabù?
Nella sostanza il tabù è un coordinamento. Il gruppo che sostiene X si coordina per colpire duramente la prima persona che dice non-X. In questo modo nessuno sosterrà non-X perché sarà colpito duramente, questo a prescindere dal fatto che magari sono in molti, magari nel loro intimo, a pensare non-X. Oppure sarà un bambino non imputabile a sostenere non-X, come nel caso de i Vestiti dell’Imperatore.
A volte, però, chi pensa non-X riesce a coordinarsi rompendo il tabù, dopodiché sfrutta il coordinamento che ha realizzato per imporre i suoi tabù.
L'indignazione, per esempio è un modo di schierarsi e al contempo di far leva sul tabù. Schierandomi in modo chiassoso e fastidioso, chi mi vede sa che se lo farà in senso contrario al mio andrà incontro a fastidi.
Esempio: fino a qualche decennio fa era tabù parlare dei diritti dei gay, ora è tabù pronunciarsi contro i diritti dei gay. Il tabù è stato ribaltato (le ovvietà non si ribaltano). Fino a qualche anno fa era tabù mettere in dubbio le differenze tra uomo e donna, oggi è tabù sottolinearne. Oggi è tabù parlare di eugenetica ma il 40% della popolazione, se interrogata in modo anonimo, è favorevole a prendere misure eugenetiche per impedire ai criminali poveri di fare figli.
https://slatestarcodex.com/2019/04/02/social-censorship-the-first-offender-model/
G.K. Chesterton: “Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”.
Lo si sente ripetere spesso ripetere nel corso delle “guerre culturali”, specie da chi pensa di difendere l’ovvio.
Senonché, c’è una differenza tra ovvietà e tabù. Sia l’ovvietà che il tabù sono osservati da tutti ma mentre l’ovvietà è osservata perché chiaramente vera, il tabù è osservato perché nessuno lo viola.
Ma cos’è un tabù?
Nella sostanza il tabù è un coordinamento. Il gruppo che sostiene X si coordina per colpire duramente la prima persona che dice non-X. In questo modo nessuno sosterrà non-X perché sarà colpito duramente, questo a prescindere dal fatto che magari sono in molti, magari nel loro intimo, a pensare non-X. Oppure sarà un bambino non imputabile a sostenere non-X, come nel caso de i Vestiti dell’Imperatore.
A volte, però, chi pensa non-X riesce a coordinarsi rompendo il tabù, dopodiché sfrutta il coordinamento che ha realizzato per imporre i suoi tabù.
L'indignazione, per esempio è un modo di schierarsi e al contempo di far leva sul tabù. Schierandomi in modo chiassoso e fastidioso, chi mi vede sa che se lo farà in senso contrario al mio andrà incontro a fastidi.
Esempio: fino a qualche decennio fa era tabù parlare dei diritti dei gay, ora è tabù pronunciarsi contro i diritti dei gay. Il tabù è stato ribaltato (le ovvietà non si ribaltano). Fino a qualche anno fa era tabù mettere in dubbio le differenze tra uomo e donna, oggi è tabù sottolinearne. Oggi è tabù parlare di eugenetica ma il 40% della popolazione, se interrogata in modo anonimo, è favorevole a prendere misure eugenetiche per impedire ai criminali poveri di fare figli.
https://slatestarcodex.com/2019/04/02/social-censorship-the-first-offender-model/
mercoledì 24 ottobre 2018
INDIGNAZIONE
PAROLE DI SAGGEZZA
L’indignazione facile è spesso segno di narcisismo patologico. Il più delle volte chi mostra il proprio sdegno sta solo cercando una specie di protagonismo morale. Se esibisco la mia indignazione significa che ho sviluppato una sensibilità e una preoccupazione etica sopra la media, e che quindi sono una persona da ammirare.
Brandon Warmke e Justin Tosi Moral Grandstanding
mercoledì 10 ottobre 2018
L’ORIGINE DELL’INDIGNAZIONE MODERNA
L’ORIGINE DELL’INDIGNAZIONE MODERNA
Uomo/Donna, Nero/Bianco, Omo/Etero, Libero/Determinato… Sono dicotomie che se commenti sbagliando la parolina ti ritrovi subito al rogo. Impossibile negarlo. Ma impossibile negare anche che chi rischia roghi di questo genere si veda come un martire della Verità sottaciuta e sempre velata da un' odiosa ipocrisia. Il suo motto è quello dei partecipanti all’Isola dei Famosi: sincerità e trasparenza innanzitutto.
Né l’appello alla trasparenza, né i roghi sempre accesi fanno capire molto. La tessera che manca per ricomporre il puzzle è quella del PENSIERO ESOTERICO.
Il pensiero esoterico (solo certe élite, per il bene comune, possono accedere a certe verità) è stato sempre centrale nel funzionamento delle società umane, costituendo con i suoi tabù il pilone centrale dell’edificio comunitario; in un certo senso veniva dato per scontato da tutti. Oggi ci sembra inaccettabile poiché siamo figli dell’Illuminismo, ovvero di una visione che lo bandì ufficialmente, sebbene ufficiosamente continuò a praticarlo per necessità pragmatiche.
Ma la contemporaneità digitale ha fatto un passo oltre: bando ufficiale, pratica ufficiosa e iper-informazione sono una miscela esplosiva che genera quello strano prodotto che è l’ “indignazione” compulsiva dei leoni da tastiera. Da dove viene? Il dilettante – ormai forgiato secondo i canoni dell’Illuminismo e della Scienza - approfondisce grazie alle molte fonti oggi disponibili, si rende conto del cumulo di “ipocrisie” e “reticenze” che circondano certi temi “delicati” e si indigna trasformandosi in PALADINO DELLA VERITA’ oppure in uno SMASCHERATORE DI MENZOGNE. Il lavaggio del cervello praticato dall’illuminismo non gli fa nemmeno sospettare l’ipotesi esoterica sottostante.
PRESS.UCHICAGO.EDU
Philosophical esotericism—the practice of communicating one’s unorthodox thoughts “between the lines”—was a common practice until the end of the eighteenth century. The famous Encyclopédie of Diderot, for instance, not only discusses this practice in over twenty different articles, but ad...
giovedì 21 giugno 2018
INDIGNATI DALL’INDIGNAZIONE
INDIGNATI DALL’INDIGNAZIONE
Gli indignati ci sembrano sempre dei tipi sospetti per il loro doppio standard: oggi si lamentano bei bimbi che Trump separa dai genitori immigrati illegalmente dimenticandosi che Canada e Australia hanno fatto altrettanto. Oppure se la prendono con gli effetti del patriarcato sulle donne dimenticando il tributo maschile a questa cultura. Oppure vanno in fissa con le armi chimiche dimenticando tutte le altre, spesso anche peggiori. Oppure montano una campagna sulle molestie sessuali trascurando le innumerevoli molestie di altro tipo che i capi infliggono quotidianamente ai loro dipendenti. E via dicendo.
A loro difesa vedo due argomenti pragmatici:
1. ARGOMENTO DELLA CONTAMINAZIONE: quando t'imbatti in un’ingiustizia “alla moda” conviene unirsi al coro perché così facendo, oltre a dare il tuo contributo nel merito, dai il tuo contributo alla diffusione contagiosa di un meme benefico.
2. ARGOMENTO DELL’APPLICAZIONE: una fiammata di indignazione/persecuzione concentrata su alcune ingiustizie consente di ottimizzare l'impiego delle risorse destinate all'applicazione della giustizia. Mi spiego meglio con un esempio: se il capo della polizia annuncia in modo credibile tolleranza zero sulle bische clandestine e poi impiega tutte le sue forze nella caccia agli spacciatori agisce in modo razionale ottenendo il massimo di deterrenza. La strategia annuncio+azione è più efficace di una semplice azione, in questo senso la voce dell'indignato - se unita a quella di molti altri - costituisce una sorta di "annuncio" che puo' essere sfruttata dai "giustizieri".
mercoledì 18 febbraio 2015
Per una teoria sull' indignazione
Vado via via costruendo una mia teoria sull' indignazione. L' idignato-tipo è colui che pur certo di alcuni valori non riesce a giustificarli, cosicché reagisce a chi li attacca ergendo il muro dell' indignazione. Non ha altro a disposizione (almeno prima di dare una ripassatina).
Nelle società più avanzate diamo scontati valori che in realtà hanno una giustificazione complessa - ieri ho fatto l' esempio della libertà d' espressione - cio' consente all' indignazione di proliferare.
Nelle società più avanzate diamo scontati valori che in realtà hanno una giustificazione complessa - ieri ho fatto l' esempio della libertà d' espressione - cio' consente all' indignazione di proliferare.
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