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mercoledì 9 luglio 2014

Genere e sessualità SAGGIO

E' una materia in cui c' ho sempre capito poco. In questo post vorrei fissare alcune cose con l' aiuto di un libro di Michael Bailay.

 Identità sessuale: è innata e si determina nel corso della gestazione.

 Identità di genere: riguarda la personalità più in generale (gusti, carattere...). 

Un po' come se IG fosse la pianta (fenotipo) e IS il seme (genotipo). Anche se l' analogia impedisce di capire lo scontro culturale in atto.

Infatti, se fosse così, perché distinguere tra genere e sesso? 

Si è cominciato dopo l' avvento delle teorie di genere le quali consideravano il genere un parametro culturale: l' azione dell' individuo, aiutata dal contesto, puo' condizionare il genere a prescindere dall' identità sessuale sessuale di fondo. Capito perché l' analogia della pianta non aiuta?

Un ragazzo puo' avere gusti tipicamente femminili ma non essere un omosessuale.

 MB si oppone alle teorie di genere. La sua tesi: L' orientamento sessuale è in gran parte innato le teorie gender hanno poche speranze di essere confermate dalla scienza. Cervello (identità di genere) e identità sessuale sono strettamente connesse. 

D' altro canto occorre aggiungere che la sessualità nn è del tutto binaria.

Separare comportamenti e sessualità è un grave errore, tanto è vero che gli stereotipi sul "frocio" saranno fastidiosi ma sono per lo più corretti: l' uomo effeminato è quasi sempre anche omosessuale. 

Come dimostrare il nesso? In passato molti bimbi sfortunati nati con problemi ma sessualmente "determinati" sono stati operati e allevati come se fossero del sesso opposto. Una soluzione disastrosa: il loro sesso originario continuava ad emergere e ad incidere sulla personalità anche in età adulta.

Ma torniamo alla regola del "nesso".

Per i trans omo la regola sembra valere ma x i trans etero? 

I trans etero sono una categoria molto particolare, sembrerebbero confermare le teorie di genere poiché conservano una sessualità maschile ma si costruiscono una personalità (identità di genere) femminile. 

Loro dicono di essere "donne imprigionate in un corpo di uomo". 

Come risolve l' imbarazzo MB? Lo fa osservando che i trans etero sono quasi sempre autoginefili (maschi che soddisfano su di sé il loro desiderio di donna). 

L' autoginefilo è una specie travestito/feticista estremo. Desidera sessualmente la donna, ama i suoi indumenti al punto da indossarli... al punto di trasferire in sé la donna per amarla meglio. 

Insomma, i trans etero sono in realtà "uomini imprigionati in un corpo di uomini".

E così il nesso è ricostituito: il loro "essere donna" non è una tendenza della personalità ma un "trucco" per soddisfare alcuni tipici istinti sessuali maschili.

Immaginatevi il putiferio che una simile teoria ha sollevato. Eppure sembra ben confermata.

giovedì 16 dicembre 2010

Donne arruolate

In una recente intervista il filosofo conservatore Roger Scruton bollava come assurdo il concetto di "genere", i vecchi concetti legati alla "sessualità" tradizionale sono più che sufficienti per trattare certe faccende.

"Genere" è un concetto culturale mentre "sesso" un concetto biologico. Il "genere" si sceglie, il sesso no.

Ma qualcuno pensa davvero che Scruton abbia difficoltà a concepire influssi culturali legati al sesso? No, ovviamente.

E allora, perchè mai introdurre un nuovo termine ("genere") con allegati i cosiddetti "gender studies"?

Dietro la rinnovata terminologia c' è una tesi ben precisa: cio' che chiamiamo "influsso culturale" è, ed è sempre stato nella storia, l' inganno riuscito attraverso cui la "classe dei maschi" ha sottomesso e sfruttato la "classe delle femmine".

Parlo di "classe" non a caso, vista l' ascendenza marxista dei "gender studies" che guardano alla storia come ad una lotta (a somma zero) tra maschi e femmine traendo la loro strumentazione teorica da chi vi ha visto in precedenza una lotta continua tra tra padroni e proletari.

La donna che non ammette questo conflitto, molto semplicemente non puo' essere arruolata tra le "femministe".

L' alternativa liberale è infatti di considerare i differenti ruoli sociali che si presentano nella storia come una modalità condivisa di organizzare razionalmente la società sulla base delle differenze sessuali che di fatto esistono.

Per esempio, se la punizione in seguito ad adulterio è più severa per le donne, questo non è indice di vessazione ma riflette il danno maggiore che procura l' infedeltà femminile (mantenere per una vita un figlio non mio ha costi molto alti).

Altro esempio, il ruolo domestico della donna rifletteva sia le modalità della maternità, sia la qualità dei lavori esistenti, basati innanzitutto sulla forza fisica.

Nessuna congiura, quindi.

Ora, chi ritiene che la cultura passata sia stata perlopiù un inganno attraverso cui vessare la donna, ritiene anche che occorra combatterla ora con gli strumenti propri della cultura, ovvero "rettificando" le parole e costruendo un linguaggio "politically correct" che serva alla bisogna.

Per chi ritiene invece che la cultura passata rispecchi un sincero sforzo di organizzazione sociale, una battaglia del genere è assurda: saranno le mutate condizioni di fatto a mutare i ruoli e i comportamenti degli attori sociali.