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martedì 1 settembre 2015

Il rischio educativo by Luigi Giussani - Introduzione


Introduzione al rischio edicativo di Don Giussani
  • Educare significa proporre un'ipotesi di lavoro sull'umano in parallelo con lo sviluppo di un pensiero critico...
  • C' è in tutto cio' un'eco dell'educazione liberale, dove il ragazzo riceve il sapere tradizionale (arti e scienza) insieme alla capacità di pensare autonomamente (pensiero critico)...
  • Nell'analisi critica il ragazzo è aiutato da una compagnia che lo rende più saldo...
  • Un uomo senza compagnia? Leopardi. Arrivò fino ad un certo punto ma nn ci fu nessuno a sostenerlo per fare il grande passo...
  • Purtroppo in epoca recente il pensiero critico è degenerato in mera negatività e dubbio sistematico nichilista. Ma un uomo volente o nolente giudica tutto, il dubbio sistematico è esistenzialmente impossibile...
  • La fede esalta la razionalità perchè corrisponde al nostro cuore (intuito). Ciò richiede un concetto di razionalità che vada oltre quella strumentale...
  • Ecumenismo della cultura cristiana: da ogni espressione culturale estrae ciò che è già suo...
  • Perchè "rischio" (educativo): perché si fa una proposta culturale che si puo' verificare solo vivendo una vita intera.
  • IMHO: ho qualche dubbio sul ruolo chiave della "compagnia", esistono anche pericoli di group thinking
  • IMHO: noto una mancanza: la conoscenza delle alternative alla proposta avanzata. Come si sviluppa un pensiero critico senza dominate le alternative all'ipotesi che abbracciamo?
continua

mercoledì 29 settembre 2010

Chi conosce più da vicino il buon Dio?

In genere atei a agnostici, almeno nel paese più religioso dell' Occidente, gli USA.

Sono loro a saperne mediamente di più in fatto di teologia e storia delle religioni, e questo vale soprattutto per i cattolici.

E' quanto afferma l' ultimo sondaggio della Pew Forum on Religion and Public Life.

Riesco anche crederci.

Qualcuno potrebbe un po' frettolosamente interpretare i dati vedendoli come una conferma del suo credo: se conosci Dio lo eviti.

Come magra consolazione spero che costoro perlomeno si uniscano a chi lotta per l' ora di religione.

In realtà i dati che abbiamo in mano restano coerenti con quanto dicevamo poco fa, peccato infatti che i risultati non siano aggiustati in base al livello d' istruzione, ho l' impressione che l' esito sarebbe capovlto senza problemi.

Osservando il panorama generale restano due ipotesi per spiegarsi il comportamento di molti credenti:

1) Ignoranza razionale;

2) Metateismo;

Ma quando per un cattolico si puo' parlare di ignoranza razionale?

Bella domanda, devo ammetere che lo ignoro.

add1: A conferma di quanto dicevamo nel post: Those who graduated from college also did much better than those who hadn't, and the reearchers conclude that education level is "the single best predictor of religious knowledge."

add2: un commento pertinente.

sabato 4 settembre 2010

La fede e tutto il resto...

Interessante!

I non credenti hanno un' istruzione media superiore ai credenti.

Tra i credenti, però, chi ha un' istruzione superiore ha anche una fede più robusta.

I credenti hanno anche un numero maggiore di bambini; ma coloro che hanno più bambini hanno anche una fede più debole.

Sembra quindi che il numero dei bambini sia incoraggiato, prima ancora che dallo zelo religioso, dal fatto che l' ambito religioso offra un' accogliente struttura sociale.