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mercoledì 28 luglio 2021

LOTTERIA DEI TALENTI (definitivo)

contro l'egalitarismo giustificato dalla fortuna (solo gli ultimi due argomenti accettano la sfida fino in fondo).

1) diritti e merito non devono andare insieme (nozick)

2) argomento straussiano: se credi che il merito esista darai di più (cowen).

3) analogie ripugnanti. stupro, karl lewis, ridistribuzione dei voti (hanson)

4) argomento della schiavitù: se non ho diritto al mio corpo (public choice) (landsburg)

5) senza merito ogni distribuzione è ingiusta, anche l'uguaglianza. (david friedman). 

6) il merito si considera per ciò che sono, non per ciò che sarei potuto essere (Friedman)

7) il mercato fornisce i suoi segnali solo se gli consenti di non separare merito e fortuna (Hayek, vedi sotto).


david friedman: 

https://feedly.com/i/entry/mJnsy3URuZ92Zh19I45RqysFYXr9EiFtEDLIa5p1D1g=_18700687902:1d2432c:eca0ac4


https://www.blogger.com/blog/post/edit/5403547194390425363/2830172978837546743


NO ALLE PARI OPPORTUNITA'


Bè, allora mi vuoi proprio far parlare d'altro! Siccome ho un po' di tempo, mi hai fregato. Dunque, lo direi così. Ci sono alcuni argomenti che penalizzano le pari opportunità ma non mi convincono del tutto, di certo non convincono chi si schiera aprioristicamente a favore.
Per esempio, certo, realizzare alla lettera le pari opportunità ci precipita in una distopia, tutte le nostre esperienze dovrebbero essere livellate, basta con liceo e ragioneria, basta con viaggi a Londra e Parigi, si frequenta tutti la stessa scuola, si viaggia tutti con la stessa meta cosicché tutti avranno le medesime esperienze e quindi le medesime opportunità. Tuttavia, si puo' considerare il concetto in modo caritatevole, anche a costo di renderlo più vago.
Si puo' considerare che il concetto sia un modo per legittimare la propria invidia sociale e quindi il furto. Ci sono prove a riguardo, come tu dicevi: ci interessano solo alcune opportunità e non altre e, guarda caso, quelle dove è possibile asportare dei valori al prossimo. I ricchi dovrebbero dare ai poveri ma è assurdo che i belli diano ai ricchi. Per esempio, una modella bellissima, anche per l'egalitarista più estremo, non ha il dovere morale di accoppiarsi con un incels. Guarda caso, la bellezza non puo' essere presa mentre la ricchezza sì. Tuttavia, il discorso a molti sembra estremo e distolgono la loro attenzione per tornare a proclamare il principio delle pari opportunità.
Ecco per me l'argomento più solido: il mercato crea un bene pubblico speciale che si chiama informazione (o meglio, segnale), non gli serve distinguere merito e fortuna per farlo. D'altra parte, crea necessariamente diseguaglianze, e non funziona senza diseguaglianze. Non è facilissimo da capire se non ricorriamo ad un esempio, quello dei beni di lusso: i beni di cui oggi godono i ricchi, tra dieci anni saranno goduti dei poveri. C'è stato un tempo in cui tutto quello che oggi maneggiamo era accessibile solo ad una ristretta élite. Non solo, oggi noi possiamo maneggiarlo proprio perché a quella élite è stato concesso di accedervi. E' per questo meccanismo che un proletario del XXI secolo ha una qualità della vita superiore a qualsiasi sovrano del passato. Questo miracolo puo' essere sfruttato al meglio se non intralciamo l'azione di mercato, ovvero se consentiamo che vengano prodotti beni di lusso ricercati da una classe privilegiata. Ogni ricerca di pari opportunità, invece, è una forma di intralcio. A questo punto solo uno che vede nell'uguaglianza un valore in sé - per esempio un puro invidioso - potrebbe sponsorizzare cio' che intralcia la marcia DI TUTTI verso la prosperità.



POST FACEBOOK DEFINITIVO


ABOLIAMO LA FORTUNA!
E' l'urlo di battaglia dell'egalitarista. Qui di seguito cerco di farlo ragionare.
Dunque, l'esito degli affari umani dipende da merito e fortuna, alcuni enfatizzano la prima componente, altri la seconda. Concentrarsi sul merito giova alla produttività sociale, esaltare la fortuna minimizza i costi psichici legati allo stress da ricerca di status. Nelle società povere e desiderose di arricchirsi ci si orienta di solito sul primo atteggiamento, in quelle ricche e satolle sul secondo. Noi siamo in fase di transizione.
La mia idea chiave è questa: non penso che fortuna e merito siano fenomeni così differenti come si crede, penso invece che siano parole diverse per guardare allo stesso fenomeno. Non c'è una radicale differenza nel valutare la realtà ma c'è una differenza etica di fondo che divide i due schieramenti, molto più semplicemente chi esalta il merito potrebbe anche formulare diversamente la sua opzione sostenendo che i "fortunati" non sono dei colpevoli da punire. Ok? Il fortunato, quand'anche non abbia dei meriti, mantiene dei diritti. Vale infatti la pena di sottolineare che chi vuole "abolire la fortuna" lo puo' fare solo "condannando e punendo" i fortunati, anche se costoro non hanno commesso nessuna ingiustizia manifesta impossessandosi della ricchezza che detengono.
Voglio dire ancora una cosa sull'indistinguibilità di merito e fortuna, e per farlo sceglierò la feconda metafora sportiva. Domanda: Carl Lewis ha meritato le sue medaglie d'oro o avrebbe dovuto condividerle con gli altri partecipanti alle gare? Ovviamente le ha "meritate", anche se il suo talento e la sua perseveranza sono state per lui una "fortuna" caduta dal cielo. Penso che anche il secondo classificato, il terzo e tutti gli altri atleti che hanno partecipato con lui alle gare non abbiano nulla da obbiettare, e nessuno di loro soffra di particolari stress da status. Ecco, lo sport è un esempio mirabile di come sia possibile prendere due piccioni con una fava: il rispetto per il perdente non ha bisogno di essere acquistato colpevolizzando il vincitore! Sarebbe assurdo chiedere a Carl Lewis di restituire le sue medaglie olimpiche per il fatto che Madre Natura lo abbia beneficiato, così come dovrebbe suonarci assurdo il progetto "aboliamo la fortuna!".
Puoi pensare che tutti meritino una vita dignitosa e anche pensare che alcune persone meritano più di altri. Costruire una meritocrazia non punitiva non è affatto semplice, ma è un progetto in grado di arricchire la società mantenendo bassi i costi psichici dei perdenti. D'altronde, in una società pluralista, esistono tanti agoni tra cui scegliere quello che ci è più congegnale.
Vorrei aggiungere ancora una cosa: noi siamo nati per lo stress, il che rende questo "nemico" molto meno letale di quanto si creda. Abbiamo la fortuna di tollerare bene la diseguaglianza poiché questa condizione appartiene alla nostra natura di grandi scimmie. E' abbastanza naturale ritenere che se qualcosa ci è connaturata non potrà mai produrre costi psichici troppo elevati, abbiamo sviluppato robusti anti-corpi. Il progetto "aboliamo la fortuna" è una rivoluzione che crea devastazione intorno a noi senza portare a casa nulla di rilevante.

sabato 6 ottobre 2018

FORTUNA, INVIDIA E GIUSTIZIA

E anche quest'anno arriva la Domenica con una lettura evangelica speciale, quella che giustifica la diseguaglianza arbitraria.
Vangelo secondo Matteo 20, 1-16
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

giovedì 2 agosto 2018

LA FORTUNA DEI SANTI

LA FORTUNA DEI SANTI
Devi avere culo per diventare Santo! Aristotele, che dovrò pure citare qualche volta, pensava che senza una buona dose di fortuna non puoi sviluppare un buon carattere, e l’arguto Kant ci metteva il carico legando indissolubilmente moralità e intenzioni.
Puoi prendere le tue decisioni con tutta la buona fede di cui sei capace ma se il tuo progetto fallisce non sarà d’aiuto a nessuno, l’incertezza mondana miete vittime ovunque. Purtroppo davanti a noi abbiamo solo i risultati per giudicare (e santificare). Inoltre, una persona virtuosa che non si trova nelle circostanze adatte per esercitare la sua virtù non verrà riconosciuta tale da nessuno. Salute, amici, disponibilità di beni materiali… a molti Santi autentici mancano le pre-condizioni per essere proclamati tali. Pensate poi alla fortuna di possedere un talento, un’ inclinazione, una disposizione caratteriale, questi sono doni gratuiti: non nasciamo come una tabula rasa! Ma c’è anche il problema del libero arbitrio: noi possiamo adempiere o non adempiere a un nostro desiderio ma siamo realmente responsabili per il nostro desiderio?
Per tutti questi motivi ribadisco che devi avere un bel culo per diventare Santo. Il che ha come conseguenza che l’ Inferno contiene parecchi Santi, sono quegli uomini che il tribunale umano ha sopravvalutato. La cosa ha anche un portato teologico, ci spiega a che serve il Giudizio Universale: a sancire quel giudizio impossibile sulla terra, a rettificare il giudizio umano spedendo all’ Inferno i santi non meritevoli e ripescando in Paradiso quei malvagi solo sfortunati.
PLATO.STANFORD.EDU
Moral luck occurs when an agent can be correctly treated as an object of moral judgment despite the fact that a significant aspect of what she is assessed for depends on factors beyond her control. Bernard Williams writes, “when I first introduced the expression moral luck, I expected to suggest a...

Moral Luck Thomas Seager

Moral Luck
Thomas Seager
Citation (APA): Seager, T. (2018). Moral Luck [Kindle Android version]. Retrieved from Amazon.com

Parte introduttiva
Evidenzia ( giallo) - Posizione 2
Moral Luck By Thomas Seager
Evidenzia ( giallo) - Posizione 6
without luck, you can’t develop a virtuous character.
Nota - Posizione 6
ARISTOTELE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 7
you need situations to arise where generosity is called for.
Nota - Posizione 7
X ESSERE GENEROSO...SENZA PRATICA NESSUNO IMPARA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 8
nobody can lead the good life without adequate fortune-dependent goods, such as health, friends, and money.
Nota - Posizione 8
INOLTRE...
Evidenzia ( giallo) - Posizione 12
The Control Principle: “We are morally assessable only to the extent that what we are assessed for depends on factors under our control.”
Nota - Posizione 13
PRINCIPIO KANTIANO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 15
moral worth should be decided solely upon intentions
Nota - Posizione 15
PER KANT
Evidenzia ( giallo) - Posizione 15
People are free to determine intentions; they lie within control.
Nota - Posizione 16
Ccccccccccc
Evidenzia ( giallo) - Posizione 21
When decisions are made under uncertainty,
Nota - Posizione 21
PRIMO TIPO DI SFORTUNA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 21
we judge the decision-makers differently depending on the outcome.
Nota - Posizione 21
PURTROPPO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 25
A morally virtuous person who never faces circumstances that reveal that virtue may not be recognized as such.
Nota - Posizione 25
FORTUNA CIRCONSTANZIALE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 27
Constitutive luck is luck in who one is, or in the traits and dispositions that one has. Since our genes, care-givers, peers, and other environmental influences
Nota - Posizione 28
LOTTERIA DEI TALENTI
Evidenzia ( giallo) - Posizione 35
we cannot be morally responsible even for our willings.
Nota - Posizione 35
MA C È ANCHE IL PROB DELLA LIBERTÀ....IMO...DUBBIO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 55
greenhouse gas emissions attributable to a single person today will cause the death of one or more persons in the future.
Nota - Posizione 56
IL CASO MORALE DEL GW
Evidenzia ( giallo) - Posizione 56
Although present-day behavior is exactly the same as in #1, thanks to some powerful techno-fix, or a massive volcanic eruption, or some other improbable intervention, greenhouse gases don’t harm anyone.
Nota - Posizione 58
ANALOGO CON CONSEG FORTUNOSE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 61
The individuals #1 and #2 behaved exactly the same way.
Nota - Posizione 61
PERCHÈ DUE GIUDIZI DIVERSI?
Evidenzia ( giallo) - Posizione 62
main difference between #1 and #2 is luck.
Nota - Posizione 62
AMMETTIAMOLO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 69
Concerns about inequalities that result from luck
Nota - Posizione 70
E SIAMO A RAWLS
Evidenzia ( giallo) - Posizione 80
force us to think outside of our parochial personal concerns
Nota - Posizione 80
IL VELO D IGNORANZA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 88
we are not necessarily disposed to view poor luck as justifying the assistance of the more fortunate
Nota - Posizione 88
MA LA FORTUNA NN È UNA COLPA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 97
challenge of stepping outside of our own personal skin
Nota - Posizione 97
IL MOTIVO OTIVO X CUI LA FORTUNA NN È VISTA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 98
In cultures with a strong individualist ethos, people are encouraged to see successes as a result of their own hard work and failure as a result of their mistakes.
Nota - Posizione 99
ALTRO MOTIVO

giovedì 3 agosto 2017

Sinistra nonsense SAGGIO


Sinistra nonsense


Bill: in un mondo perfetto avrei braccia talmente lunghe da potermi grattare la schiena.
Hank: in un mondo perfetto la schiena non ti pruderebbe mai.
Unequivocal Justice (Political Philosophy for the Real World) – Christopher Freiman
***
Trigger warning: – l’errore di Rawls – sinistra nonsense – Gerusalemme e Babilonia –
***
A perfect state is a pointless state.
Note:FILOSOFIA POLITICA E NONSENSE
If Rich would donate his 40% to the poor, the state wouldn’t need to tax his income. If Mimi would buy a hybrid instead of a Hummer, the state wouldn’t need to cap… But since virtue alone won’t do the job, the state needs to redistribute equitably and regulate efficiently. 
Note:PERCHE’ TASSARE? PERCHE’ REGOLARE?
the very reasons why the state is needed are reasons why the state won’t work.
Note:DOVE LO STATO SERVE NON PUO’ FUNZIONARE
a state that efficiently provides public goods is itself a public good… Free riders won’t pay the costs of good government … our theory cannot coherently assume a just state. 
Note:ARGOMENTO SPECCHIO
But ideal theories of the state, like John Rawls’s, make precisely this assumption. Rawls and others stipulate fair-playing, equality-prizing citizens who work hard to make their democratic state completely just. But people who play fair and prize equality don’t need a state to force them to do the right thing—
Note:L’ASSUNTO DI RAWLS
The shift to nonideal theory should prompt Rawls and other liberal egalitarians to rethink their rejection of a free market,
Note:RIPENSARE IL MERCATO
I defend the claim that an ideally just society has no need for a coercive state. Coercion is needed to achieve justice only when society is less than fully just. But when society is less than fully just, we cannot stipulate the ideal justness of the state itself.
Note:LA GERUSALEMME CELESTE E BABILONIA… NON CONFONDIAMO
ideal theorists have sidestepped this dilemma by implicitly violating what Geoffrey Brennan and James Buchanan call “behavioral symmetry”—
Note:VIOLARE L’ASSUNTO DEL COMPORTAMENTO SIMMETRICO (O PRINCIPIO DELL’EGUAGLIANZA)
liberal egalitarians’ objections to classical liberalism miss the mark precisely because classical liberal arguments typically presuppose behavioral symmetry.
Note:PARADOSSO: I VIOLENTATORI DELL’ASSUNTO SONO PROPRIO QUELLI CHE LO USANO AD OGNI PIE’ SOSPINTO
that purports to challenge the principle of behavioral symmetry. I conclude that the principle, properly understood, withstands these challenges. As a result, philosophers should abandon ideal theories of the state entirely.
EVIDENZA EMPIRICA

mercoledì 31 agosto 2016

Rawls and Desert

Rawls and Desert - Bleeding Heart Libertarians:



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  1. The problem is that on this view no one can possibly deserve anything. According to Rawls, no one deserves anything obtained through the use of inborn assets. Now the view that some things are morally arbitrary because they are undeserved implies that there are things that would be deserved and thus not morally arbitrary.
  2. Consider two cases. Kasey is born into a wealthy family and as a result of that and her slightly above-average intelligence she attends a good college and secures a good job. For Rawls, Kasey doesn’t deserve her earnings because they result from undeserved assets. Society should allow her to keep just those earnings that maximize the position of the worst-off (through incentives, etc.) Now consider Akbar. Akbar is born in a slum of Mumbai, India. His family is very poor, but Akbar, blessed with high intelligence and a remarkable business sense, slowly and through many sacrifices succeeds in improving himself, getting a high school education, and even supporting his family with earnings in the informal economy of the slum. Courageously, he boards a ship bound for New York. Once in the United States, he takes computer science classes at a community college, where he displays an unusual talent for things digital. A couple of years later, Akbar and two friends found an instantly-successful digital company. Akbar is now a rich man. Rawls is committed to saying that Akbar does not deserve any of this. His case is indistinguishable from Kasey’s, because Akbar’s present holdings, like Kasey’s, result from the exercise of undeserved inborn traits, namely intelligence, business sense, and entrepreneurship.
  3. conclusioneAny theory of desert that prevents us from distinguishing between Kasey and Akbar has to be wrong.

giovedì 23 giugno 2016

La lotteria dei talenti. I 5 argomenti - definitivo sul tema della fortuna (specie il post facebook)

Esiste un dovere dei più fortunati ad aiutare gli altri?
Esiste un diritto dei più sfortunati a ricevere un aiuto dagli altri?
Per molti la risposta è affermativa ma qui vorrei fare il caso contrario presentando cinque argomenti.
Innanzitutto, c’è l’argomento straussiano: la fortuna ha larga parte nelle vicende umane ma non divulgare la notizia massimizza lo sforzo della massa. E’ chiaro che se io stabilisco ufficialmente un chiaro diritto degli sfortunati ad essere risarciti e un chiaro dovere dei fortunati a restituire, faccio trapelare una "notizia" socialmente dannosa.
In secondo luogo, c’è l’argomento metafisico: se io non sono il mio corpo e i miei talenti, chi sono? Ovvero, chi è esattamente il fortunato e lo sfortunato?
In terzo luogo, c’è l’argomento delle analogie ripugnanti. Si tratta di analogie presentate con l’intenzione di mostrare che in realtà neanche chi proclama certi doveri crede nella loro esistenza.
Quando vedo all’Olimpiade Karl Lewis tagliare maestosamente il traguardo penso sia giusto assegnare a lui la medaglia d’oro. Trovo assurdo che un po’ di quella medaglia vada anche a chi è privo di quei mezzi che invece madre natura ha donato generosamente a Karl.
Secondo voi una donna bella ha e sente il dovere di sposare un uomo brutto? O comunque di andare con uomini brutti? E un uomo brutto ha il diritto di prendersi una donna bella ogni tanto? Ovviamente no, la cosa ci ripugna solo a pensarla. Ma perché? Perché in fondo non crediamo nemmeno noi che esista alcun dovere dei fortunati verso gli sfortunati.
Il primo della classe, un tipo brillante, dovrebbe girare parte dei suoi voti al tardone che non strappa la sufficienza? No. E diciamo no perché nessuno crede nel dovere di livellare fortunati e sfortunati  
Che ne dite se domani Renzi istituisse in Italia una bella patrimoniale del 40% sulle nostre ricchezze da devolvere al Malawi? Assurdo? Ma perché? Evidentemente, perché noi non pensiamo affatto che i più fortunati debbano obbligatoriamente aiutare i più sfortunati.
Che ne dite di tassare l’altezza o l’intelligenza delle persone? Per quanto sia un modo di tassare la fortuna, molti avrebbero dei dubbi in merito.
Si potrebbe proseguire a lungo con le analogie ripugnanti ma mi sembra che il punto sia ora chiaro.
In quarto luogo, c’è l’argomento della schiavitù: se non ho diritto al corpo e alle doti con cui vengo al mondo, ci sarà chi decide per me, in questo senso rischio seriamente di essere schiavizzato. Insomma, esiste un pericolo pratico messo indirettamente in luce anche dal dialoghetto immaginario tra Papa Francesco e James Buchanan.
Papa Francesco: mi piacerebbe una politica che aiutasse i più sfortunati.
James Buchanan: ehi ragazzo, ma il mondo che sogni è il paradiso di opportunisti, corrotti e cacciatori di rendite parassitarie!
Papa Francesco: no, io penso alla politica che dovrebbe seguire una società illuminata. Indico la direzione quand’anche la perfezione fosse irraggiungibile.
James Buchanan: ma allora il regime che cerchi è quello del capitalismo selvaggio!
Papa Francesco: assurdo! Io combatto proprio quello, la ritengo  una società che acuisce i divari anziché colmarli.
James Buchanan: e perchè mai? I ricchi illuminati della tua società illuminata darebbero quel che devono dare ai poveri illuminati.
In quinto luogo, c’è l’argomento costruttivo: esiste comunque un’alternativa al dovere obbligatorio di aiutare gli sfortunati. I cattolici parlano di doveri supererogatori: adempierli ci fa meritare un plauso ma non adempierli non ci condanna. Ecco, la morale laica potrebbe prendere in prestito questo concetto. E’ la teoria del “just desert”: anche se non merito cio’ che possiedo ho diritto a tenermelo e un dovere supererogatorio a condividerlo con chi ritengo più sfortunato di me.
dice
Due libri che rispondono diversamente al quesito iniziale:
1) John Rawls: A theory of justice.
2) Robert Nozick: Anarchy, state and utopia.
P.S. Un altro problema per chi vuole combatter la lotteria dei talenti è che a quanto pare nulla è meritato. prendiamo due casi:
Kasey is born into a wealthy family and as a result of that and her slightly above-average intelligence she attends a good college and secures a good job. For Rawls, Kasey doesn’t deserve her earnings because they result from undeserved assets. Society should allow her to keep just those earnings that maximize the position of the worst-off (through incentives, etc.)... Now consider Akbar. Akbar is born in a slum of Mumbai, India. His family is very poor, but Akbar, blessed with high intelligence and a remarkable business sense, slowly and through many sacrifices succeeds in improving himself, getting a high school education, and even supporting his family with earnings in the informal economy of the slum. Courageously, he boards a ship bound for New York. Once in the United States, he takes computer science classes at a community college, where he displays an unusual talent for things digital. A couple of years later, Akbar and two friends found an instantly-successful digital company. Akbar is now a rich man... Rawls is committed to saying that Akbar does not deserve any of this. His case is indistinguishable from Kasey’s, because Akbar’s present holdings, like Kasey’s, result from the exercise of undeserved inborn traits, namely intelligence, business sense, and entrepreneurship...
Ebbene, una teoria che non distingue tra Kasey e Akbar è una teoria sbagliata, e le teorie à la Rawls non sembrano proprio in grado di distinguere.

POST FACEBOOK DEFINITIVO

ABOLIAMO LA FORTUNA!
E' l'urlo di battaglia dell'egalitarista. Qui di seguito cerco di farlo ragionare.
Dunque, l'esito degli affari umani dipende da merito e fortuna, alcuni enfatizzano la prima componente, altri la seconda. Concentrarsi sul merito giova alla produttività sociale, esaltare la fortuna minimizza i costi psichici legati allo stress da ricerca di status. Nelle società povere e desiderose di arricchirsi ci si orienta di solito sul primo atteggiamento, in quelle ricche e satolle sul secondo. Noi siamo in fase di transizione.
La mia idea chiave è questa: non penso che fortuna e merito siano fenomeni così differenti come si crede, penso invece che siano parole diverse per guardare allo stesso fenomeno. Non c'è una radicale differenza nel valutare la realtà ma c'è una differenza etica di fondo che divide i due schieramenti, molto più semplicemente chi esalta il merito potrebbe anche formulare diversamente la sua opzione sostenendo che i "fortunati" non sono dei colpevoli da punire. Ok? Il fortunato, quand'anche non abbia dei meriti, mantiene dei diritti. Vale infatti la pena di sottolineare che chi vuole "abolire la fortuna" lo puo' fare solo "condannando e punendo" i fortunati, anche se costoro non hanno commesso nessuna ingiustizia manifesta impossessandosi della ricchezza che detengono.
Voglio dire ancora una cosa sull'indistinguibilità di merito e fortuna, e per farlo sceglierò la feconda metafora sportiva. Domanda: Carl Lewis ha meritato le sue medaglie d'oro o avrebbe dovuto condividerle con gli altri partecipanti alle gare? Ovviamente le ha "meritate", anche se il suo talento e la sua perseveranza sono state per lui una "fortuna" caduta dal cielo. Penso che anche il secondo classificato, il terzo e tutti gli altri atleti che hanno partecipato con lui alle gare non abbiano nulla da obbiettare, e nessuno di loro soffra di particolari stress da status. Ecco, lo sport è un esempio mirabile di come sia possibile prendere due piccioni con una fava: il rispetto per il perdente non ha bisogno di essere acquistato colpevolizzando il vincitore! Sarebbe assurdo chiedere a Carl Lewis di restituire le sue medaglie olimpiche per il fatto che Madre Natura lo abbia beneficiato, così come dovrebbe suonarci assurdo il progetto "aboliamo la fortuna!".
Puoi pensare che tutti meritino una vita dignitosa e anche pensare che alcune persone meritano più di altri. Costruire una meritocrazia non punitiva non è affatto semplice, ma è un progetto in grado di arricchire la società mantenendo bassi i costi psichici dei perdenti. D'altronde, in una società pluralista, esistono tanti agoni tra cui scegliere quello che ci è più congegnale.
Vorrei aggiungere ancora una cosa: noi siamo nati per lo stress, il che rende questo "nemico" molto meno letale di quanto si creda. Abbiamo la fortuna di tollerare bene la diseguaglianza poiché questa condizione appartiene alla nostra natura di grandi scimmie. E' abbastanza naturale ritenere che se qualcosa ci è connaturata non potrà mai produrre costi psichici troppo elevati, abbiamo sviluppato robusti anti-corpi. Il progetto "aboliamo la fortuna" è una rivoluzione che crea devastazione intorno a noi senza portare a casa nulla di rilevante.

mercoledì 22 giugno 2016

L'incoerenza di Rawls

Jim Buchanan to John Rawls: "Dude, your favored political-economic regime would have massive moral hazard, corruption, and rent seeking."

Rawls: "Nah, dude, I'm doing ideal theory. I'm asking how the system would work if we imagine people are fully motivated by a sense of justice. So that stuff won't happen."

Buchanan: "Oh, okay. Well then why not favor what you call welfare-state capitalism over property-owning democracy?"

Rawls: "Because in that system the rich could use their money to buy power and use it for corrupt ends!"

Buchanan: "But didn't you just say we're doing ideal theory and asking how institutions would work if only people were fully motivated by a sense of justice? And by hypothesis isn't that unjust and so they wouldn't do that under ideal..."

Rawls: "Nah nah nah nah nah, I can't hear you!"

Rawlsians: "Nah nah nah nah nah, we can't hear you."

Buchanan: "Huh. Political philosophers kind of suck at political philosophy."

See JaF, 137-8.