lunedì 28 febbraio 2011

Tanto privato in cima alla torre di Pisa

La scuola asiatica svetta nei test PISA. Consultate pure i ranking tabulati. Taiwan, Hong Kong, Giappone, Corea del Sud la fanno da padroni.







Ebbene, si sappia che questi paesi, e quelli asiatici in generale, sono anche quelli con la "fetta" di privato più ambia al mondo (in Corea del Sud praticamente metà delle scuole sono private-pure).

In Finlandia, il paese che con più tenacia contende il primato alle tigri asiatiche, la scuola è comunque comunale, con una larga autonomia nello stabilire i programmi.

E fin qui abbiamo parlato dei quindicenni.

Passando alle Università, il "privato" è diffuso soprattutto negli USA. Guardacaso è lì che si concentrano le università più prestigiose, nonchè le più ambite dagli studenti di tutto il mondo.

Meditazione libertaria sul Vangelo del 20.2.2011

Vangelo secondo Matteo 9, 27-35

In quel tempo. Mentre il Signore Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!». Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione. Usciti costoro, gli presentarono un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni». Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità.

Affinchè il miracolo si compia Gesù chiede "fiducia".

Il maligno pensa con un fondo di sarcasmo: "eh già, uno che già crede a quello che vedrà non è certo testimone attendibile".

Ma Gesù non chiede quel genere di fiducia.

Gesù chiede di credere nella possibilità di un miracolo.

Credere nella possibilità di un miracolo in taluni casi rende la fede nel miracolo più razionale della fede nel caso.

Il ragionamento è questo: se la possibilita di un miracolo è estremamente scarsa e, contemporaneamente, anche la possibilità che un evento si verifichi è estremamente remota, qualora un giorno quell' evento si realizzi, sarà più ragionevole credere in un miracolo che in una casualità.

Da C.S. Lewis, al Cardinale Newman, fino a Francis Collins, ce l' hanno spiegato in tanti. Dietro alla conclusione c' è la razionalità bayesiana, la stessa impiegata dalla scienza. L' unica cosa che si richiede è l' apertura alla possibilità, anche piccolissima, di un miracolo (a priori bayesiano).

Direi che accordare una possibilità al miracolo rivela un' apertura mentale maggiore rispetto alla certezza granitica a priori della sua impossibilità!

Meditazione libertaria sul Vangelo del 13.2.2011 e del 27.2.2011

Vangelo secondo Giovanni 8, 1-11

In quel tempo. Il Signore Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

Vangelo secondo Matteo 12, 9b-21

In quel tempo. Il Signore Gesù andò nella sinagoga; ed ecco un uomo che aveva una mano paralizzata. Per accusarlo, i farisei domandarono a Gesù: «È lecito guarire in giorno di sabato?». Ed egli rispose loro: «Chi di voi, se possiede una pecora e questa, in giorno di sabato, cade in un fosso, non l’afferra e la tira fuori? Ora, un uomo vale ben più di una pecora! Perciò è lecito in giorno di sabato fare del bene». E disse all’uomo: «Tendi la tua mano». Egli la tese e quella ritornò sana come l’altra. Allora i farisei uscirono e tennero consiglio contro di lui per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: «Ecco il mio servo, che io ho scelto; / il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. / Porrò il mio spirito sopra di lui / e annuncerà alle nazioni la giustizia. / Non contesterà né griderà / né si udrà nelle piazze la sua voce. / Non spezzerà una canna già incrinata, / non spegnerà una fiamma smorta, / finché non abbia fatto trionfare la giustizia; / nel suo nome spereranno le nazioni».

Questi due Vangeli esaltano la figura del Cristo desacralizzatore.

La Legge puo' essere trasgredita allorchè non risponde più ai bisogni dell' uomo; questo perchè è la Legge ad essere istituita per l' Uomo e non viceversa. Non esistono e non devono esistere i "servitori della legge" (oggi li chiameremmo i servitori dello Stato), è la legge che deve "servire".

Grande lezione di laicità e pragmatismo che si staglia innazitutto per l' originalità assoluta nel panorama delle maggiori religioni.

Qualche pignolo osserverà prontamente che i Vangeli di oggi portano acqua alla causa utilitarista più che a quella libertaria.

Andrebbe allora precisato che Gesù combatte l' ipertrofia del sacro e non tanto la sua legittimità in senso assoluto.

Aggiungo poi che, d' accordo, utilitarismo e libertarismo non possono essere identificati, purtuttavia, conoscete voi sodali tanto stretti?

Altro che persuasori occulti!

Mentre sognavate, avete mai avuto la sensazione che stavate sognando?

Avete mai sperimentato la metamorfosi che trasforma radicalmente eventi esterni al sogno in eventi interni? Per esempio: la sveglia che suona sul comodino, dentro al sogno diventa una sirena dei pompieri.

Se sì, ci sono le basi per apprezzare Inception.

Quello che sicuramente non avete sperimentato, comunque, è il "sogno condiviso".

Non fa nulla, potete immaginarvelo: se due sognatori sono in qualche modo fisicamente connessi, i loro impulsi cerebrali (i sogni non sono altro che impulsi cerebrali) interagiscono; ipotizzando una qualche forma di addestramento, si puo' immaginare una qualche forma di coordinamento dell' interazione. Si puo' anche immaginare che un terzo sognatore "forzato" (la vittima) possa essere influenzato dagli "addestrati" attraverso la sottrazione o l' innesto di idee che lo rendano poi quella persona diversa al suo risveglio.

Altro che "persuasori occulti"!

Tutto quadra, in teoria.

E tutto il resto è cinema, cinema scatenato, come è facile immaginare.

Altra domanda che senz' altro vi ha tormentato a lungo: cosa passa nella testa di Giucas Casella quando legge e domina la mente altrui?



Come escludere che viva avventure in parte simili a quelle di Di Caprio?

***

Se un impulso cerebrale che ha luogo nella realtà puo' essere trasformato nel sogno in un elefante o in un elicottero che precipita o in un treno in corsa, immaginatevi quali e quante spettacolari avventure possono essere messe in scena: un senso di colpa verso la moglie tradita puo' trasformarsi in una tigre antropogaga che irrompe nel sogno all' improvviso.

Consiglio due autori "colti" per prendere confidenza con la dimensione di Inception.

Antonin Artaud: per lui la nostra mente era un palcoscenico; era anche l' unico Teatro in cui lui volesse rappresentare le sue pièce. La smisurata crudeltà che metteva in scena, non era altro che la metaforizzazione di pensieri intimi. Così, in Inception, le rocambolesche avventure sono un coacervo di metafore che noi dobbiamo interpretare e che rinviano alla quasi-immobile intimità del reale.

Tyler Cowen: per lui il grado di interiorizzazione (autismo, sogno, preghiera...) osservabile in una società, misura il grado di avanzamento di quella civiltà. Probabilmente esisono molte forme di vita intelligente nell' universo, civiltà molto più avanzate della nostra, ma di esse non abbiamo notizia ed è normale che sia così: a causa dell' inevitabile introflaessione a cui tende ogni intelligenza superiore, non sono interessate al contatto con noi.

Nel video Cobb addestra Arianna alla condivisione dei sogni.



problemi video?: http://www.youtube.com/watch?v=DzTI_xqaVbY

Tempo perso

Donne e uomini sono dotati di pari intelligenza, sarebbe tempo perso ingegnarsi per negarlo. Così come sarebbe tempo perso negare che alcune differenze ci sono. Vediamo un po’ le sei principali:
1. differenti priorità, specie se consideriamo “status” e “famiglia”;
2. differenti interessi, specie se distinguiamo tra “cose”, “persone” e “astrazioni”;
3. differente attitudine verso il “rischio”;
4. differenti prestazioni nei test matematici e nel ragionamento matematico (non nel calcolo matematico);
5. differente attitudine mentale verso le proiezioni spaziali (non nella memoria visiva);
6. differente variabilità nelle distribuzioni di frequenza sulle varie abilità cognitive.
A questo punto la domanda cruciale: si tratta di differenze “naturali” o indotte dalla cultura.
Esistono diversi motivi che inducono a privilegiare l’ ipotesi di una base naturale, almeno sei:
1. uomini e donne hanno una biologia molto differente;
2. si tratta di differenze universali nello spazio, anche se variabili nell’ entità;
3. si tratta di differenze universali nel tempo, anche se variabili nell’ entità;
4. si tratta di differenze condivise con la gran parte dei mammiferi;
5. molte di queste differenze si riscontrano già nella prima infanzia;
6. si tratta di differenze impermeabili allo “stile educativo”;
thom_puckey_01
Concludo con alcune notazioni di cui tenere conto:
1. parliamo di differenze statistiche; ovvero, anche quando diciamo, per esempio, che “gli uomini sopravanzano le donne nell’ ambito X” cio’ è compatibile con il fatto che nell’ ambito X esistano parecchie donne che sopravanzano parecchi uomini;
2. spesso le differenze nemmeno si riscontrano a livello di media, bensì a livello di “coda” (es.: gli uomini in un certo ambito potrebbero prevalere sia nel “meglio” che nel peggio);
3. molti studi offrono risultati deboli che, vista la delicatezza della materia, si tende a scartare; anche per questo diventano decisive le meta-analisi (se una debolezza si ripete sistematicamente nello stesso senso, il risultato cessa di essere “debole”) e le sperimentazioni su vasti campioni;
4. difficilmente gli stereotipi culturali giocano un ruolo decisivo, anche perché noi, nell' agire quotidiano, tendiamo a sottovalutare le “differenze di genere”.
5. al modello “osmotico” molti contrappongono il modello degli “stereotipi autorafforzanti”, ma si tratta di un modello improbabile in presenza di “flussi e riflussi” visto che un modello del genere favorisce piuttosto la crescente polarizzazione;
6. il modello degli “stereotipi autorafforzanti” ha un ulteriore punto debole: sembra incapace di descrivere la dinamica osservata nel caso di altre odiose discriminazioni. Ho in mente quella subita dai neri in ambito sportivo, o quella ancor più vasta a danno degli ebrei. Sono casi in cui, appena cadute le barriere, c’ è stata integrazione: i neri hanno cominciato a mietere successi, gli ebrei a trovare la loro posizione sociale. Ma anche la discriminazione femminile, appena si sono aperte le porte, è cessata molto velocemente in parecchi ambiti
7. vale a poco obiettare che nello sport, per esempio, esistono misure oggettive; infatti le maggiori difficoltà a ottenere un’ adeguata rappresentanza femminile si hanno proprio in ambiti dove le performance sono più facilmente misurabili;
8. chi denuncia la sproporzione tra “differenze naturali” e ruolo sociale non coglie alcuni meccanismi economici; ogni economista sa che bastano differenze minime nelle attitudini per avere conseguenze catastrofiche nella distribuzione razionale dei ruoli. Non solo, potrebbe essere irrilevante persino il segno delle differenze (se ci fosse un sesso migliore in tutte le attività umane, sarebbe razionale confinare il suo ruolo alle attività dove la differenza di prestazioni è più ampia).
Ma se devo essere sincero, da profano, a convincermi sull’ ipotesi della “base naturale” è un altra cosa: l’ alto numero di studiosi che approfondisce la questione partendo dall’ ipotesi culturalista e approdando alla sponda opposta. Il cammino inverso è pressoché inesistente. Un caso emblematico è quello di Diane Halphern:
At the time I started writing this book it seemed clear to me that any between sex differences in thinking abilities were due to socialization practices, artifacts, and mistakes in the research. After reviewing a pile of journal articles that stood several feet high, and numerous books and book chapters that dwarfed the stack of journal articles, I changed my mind. The literature on sex differences in cognitive abilities is filled with inconsistent findings, contradictory theories, and emotional claims that are unsupported by the research. Yet despite all the noise in the data, clear and consistent messages could be heard. There are real and in some cases sizable sex differences with respect to some cognitive abilities. Socialization practices are undoubtedly important, but there is also good evidence that biological sex differences play a role in establishing and maintaining cognitive sex differences, a conclusion I wasn't prepared to make when I began reviewing the relevant literature.
Scusate se non ho inserito né link, né bibliografia. Su richiesta provvederò a fornire la letteratura su ciascun punto. Tanto per cominciare, chi è interessato puo’ trovare una buona rassegna in materia nella “Tabula rasa” di Steven Pinker.

sabato 26 febbraio 2011

Per discriminare meno...

Per discriminare meno è necessario discriminare di più.

Come? Non capite?

E' possibile discriminare meno le donne discriminando di più tra le donne.

Questa semplice verità mi suggerisce un paio di considerazioni.

1. L' ambiente sociale che più nuoce alla discriminazione di gruppo è quello che massimizza la discriminazione individuale. La società libertaria crea proprio un ambiente del genere, ma guarda un po'. Peccato, se il pensiero femminista non avesse una chiara filiazione marxista, forse ci sarebbe una speranza.

2. Molte femministe, forse soggiogate dal mito della sorellanza, negano che la loro lotta sia condotta contro altre donne. Lo dicono pensando di esprimere un' opinione. Peccato che qui, trattandosi di un problema logico, le opinioni contino poco.

Sono stato un po' ermetico? Sì.

E allora spero soccorra l' elegante didascalia di Katja Grace in merito.

Alcuni corollari di Katja:

If you want to increase respect toward a minority group, do not ‘raise awareness’

Attempting to correct anti-female sexism often employs anti-female sexism.

Attaccare i comportamenti maschilisti additando un influsso culturale ci mette nell' imbarazzante condizione di dover condannare qualsiasi "influsso culturale".

Attempting to correct an inequality with affirmative action
may increase the appearance of discrimination.

Insomma, se non si fosse capito, per impostare il problema in modo rigoroso, consiglio il blog di Katja.

***

A proposito di "se non ora quando"... forse questo è il post ideale per rendere omaggio a Roberta Tatafiore e Michi Staderini, le due donne che, in passato, ponendo un robusto argine, hanno impedito al femminismo italico le derive moraliste di quello americano. Un argine che oggi mi sembra saltato.

Un liberista con le ali

1. Cosa significa se un piccolo Paese fa man bassa di medaglie d' oro alle Olimpiadi?

2. Siamo sicuri di voler vedere sgominate le principali malattie che affliggono il pianeta?

Rispondere a queste due domande è un buon inizio per capire come ci collochiamo nelle questioni legate al "commercio internazionale".

La mentalità protezionista, infatti, risponderà così:

1P: Significa che gli abitanti di quel paese sono particolarmente dotati dal punto di vista atletico.

2P: No, sarebbe un dramma per i medici!

Il liberista, per contro, si orienterà così:

1L: Significa che quel paese non offre grandi opportunità ai suoi cittadini: Germania est e Cuba mietevano successi sproporzionati anche perchè nelle strade di quei paesi la gente moriva di fame. Gli USA, se solo volessero, vincerebbero tutte le medaglie olimpiche senza grande sforzo.

2L: Sì, i medici cambieranno lavoro.

Il ragionamento che sta dietro alle risposte serve ad illuminare il concetto di "vantaggio comparato". Quel concetto per cui molte donne che rendono sul lavoro molto più dei loro mariti, in virtù di una scelta perfettamente razionale, preferiscono stare a casa e mandare al lavoro il consorte.

Non è un concetto semplice ma è essenziale per comprendere cosa sia il "liberismo".

Già, visto che Davide mi accusava in continuazione (e secondo me fuori luogo) di essere "liberista", mi sono deciso a leggere una favola "liberista": "The Choice" di Russel Roberts. E' da lì che traggo le due domande di partenza.

Conoscete il film di frank Capra: "Il mondo è una cosa meravigliosa"? Ebbene, il canovaccio è il medesimo.

Ed Johnson fabbrica televisori con il sudore della fronte grazie alla sua azienda fiorente, ce ne son voluti di sacrifici ma ora le cose sembrano procedere per il meglio; quando ecco che arrivano i giapponesi (siamo negli anni 80) che invadono il mercato americano con la loro merce più o meno scadente. Ed non sa a che santo votarsi e chiede l' aiuto al suo amico politico per una leggina che freni l' intraprendenza dei musi gialli.

Senonchè, lassù in Paradiso c' è un candidato angelo che deve guadagnasi le ali.

Nome: David Ricardo; missione: convincere Ed che sta sbagliando.

Tra amori, litigi, drammi famigliari e quant' altro, il buon "Dave" riuscirà nell' impresa.

Lui avrà le sue ali e noi tutti, Ed compreso, saremo dei convinti liberisti.

giovedì 24 febbraio 2011

Il sessismo dei poveri di spirito

Quando l' economista approfondisce una questione, molti provano un senso di estraneità e di spavento. C' è chi fa finta di capire, chi rinuncia a capire, chi si fa congestionare dal rancore, chi sbuffa infastidito e chi semplicemente scappa.

Purtroppo l' economista è tenuto a pensare in modo semplice e sulla base dei fatti; la maggior parte di noi si ritrova solo se immerso nell' abituale confusione (i giornali piacciono proprio per quello). La confusione generalizata ci libera la favella che correndo a ruota libera ci fa sentire meglio.

Conta anche che l' economista sia tenuto a pensare in modo razionale, e la maggior parte di noi si orienta solo se circondata dalla rassicurante compagnia delle proprie distorsioni cognitive.

Non è certo un caso se nel mondo, in genere, la gente non riesce a pensare l' economia.

In Italia, poi, le cose vanno ancora peggio che altrove.

Qui, per esempio, Robin Hanson rifette sul significato della parola "sessismo".

Si chiede, tra l' altro, come evitare che ce ne sia troppo poco.

Una questione importante, ma sul punto è difficile avere risposte da chi non comprende nemmeno la domanda.

Purtroppo, chissà perchè, chi ha sempre in bocca quella parole non s' impegna poi tanto per affrontare quesito del genere, forse non sente l' urgenza.

O forse è troppo smaliziato per non sapere quanto la ragione rallenti le "grandi manovre".

Il fascino pragmatico dei "come" non puo' essere intralciato da dei prosaici "perchè".

Per fortuna, qua e là, vaga ramingo qualche economista, novello "povero di spirito".

The metaphysical limitations of neuroscience

http://www.newstatesman.com/books/2011/02/mind-self-consciousness-brain

mercoledì 23 febbraio 2011

Ricerca del pane e ricerca del lusso

Sommovimenti sconvolgono il Maghreb. Le vibrisse dell' Occidente stanno in allerta.

Un' ondata democratizzante si appresta a sommergere l' Africa?

Molti lo auspicano.

A questo punto meglio sentire cosa ha da dire in merito chi passa per essere il massimo esperto di democrazie africane, Paul Collier:

Dispelling some common myths about what elections can and cannot do in emerging democracies will help us face more realistically the difference between a ballot box and a magic bullet... In the societies of the last millennium, democracy has increased political violence instead of diminishing it. In Africa, the only region for which comprehensive data are available, from 1945 to today there have been 82 successful coup d’états, 109 failed attempts and 145 foiled conspiracies. Let’s take another figure: in the 58 low-income countries examined by Collier, $9 billion are spent on arms, 40% of which are financed by cooperation aid granted by the international community. Yet many of these countries are no longer involved in civil or border wars and in recent decades have held free elections. So why is this?... the simple reason why in the countries of the last millennium the effects of free and fair elections have not diminished the risk of political violence is that in those societies, democracy is neither responsible nor accountable.

Paul Collier: Guerra, Armi e Democrazia

Auguri!

Questa non ci voleva proprio: dopo aver incamerato la triste notizia per cui democrazia e ricchezza non si conoscono neanche di vista, puntavamo tutto, incoraggiati dalle ricerche di Rummel, sui buoni rapporti tra democrazia e pace.

Ho sempre più l' impressione che la democrazia sia un bene di lusso. Qualcosa che entra in casa per ultima, quando tutto il resto è già approntato, compresa la raddrizzatina di prammatica ai quadri del tinello.

domenica 20 febbraio 2011

Convitato di pietra

San Remo ha celebrato i 150 dell' unità d' Italia; Beningni è stato all' apice dell' omaggio ma tutta la rassegna è ruotata attorno alla ricorrenza. "Stiamo uniti" è il motto-tomentone riproposto a raffica dall' indomito Gianni Morandi (a me il Gianni piace anche se mi rendo conto che l' aspetto lo avvicina alla mummia di un diciottenne degli anno 60 rinvenuta nel 3015 dopo lo scioglimento dei ghiacciai alpini).

In questo contesto Luca e Paolo hanno lasciato cadere dal palco il monito solenne di Antonio Gramsci, quello in cui l' eterno prigioniero richiamava gli italiani all' impegno in politica.

Senonchè, Gramsci appariva come un convitato di pietra al festone sanremese: se mai ci fu un critico veemente del nostro Risorgimento, questi coincide proprio con il pensatore sardo.

A lui e a Sereni dobbiamo la costruzione di un formidabile arsenale intellettuale da cui puo' ancora oggi attingere ogni aspirante anti-italiano.

Con "Scritti sul Risorgimento", a cui è d' affiancare "Capitalismo nelle campagne" di Emilio Sereni, fecero le pulci alla "gloriosa epopea".

Perfino nomi come Croce e Chabod non seppero raccogliere la sfida e reagirono in modo scomposto e sostanzialmente inoffensivo allo sfregio subito dai valori patriottici.

Solo lo storico Rosario Romeo seppe più tardi opporsi e neutralizzare la critica marxista date e numeri alla mano. Risorgimento e Capitalismo è il libro che condensa il suo sforzo intellettuale in merito.

Ne parlo perchè lo sto leggendo in questi giorni.

L' episodio non fa che prolungare il mio stupore quando constato con quanto puntiglio chi fino a ieri gridava "dagli al fascista" se spuntava da qualche parte un' innocente bandierina italiana, oggi si mette sull' attenti e si scioglie in lacrime come una prefica all' attacco di quella cabaletta da strapazzo che è il nostro inno.


Quando si rema dalla stessa parte

Sanno chi sono, sanno cosa vogliono e sanno dire entrambe le cose parlando chiaramente mentre ti guardano in faccia. Questo è il loro bello: pochi infingimenti e avanti con la musica.

Chissà perchè alla fin fine sul tuo stereo girano sempre i dischi di questo genere d' artista, il "più intelligente che bravo". E intanto gli eroi guardano dallo scaffale languendo; certo, piace ricordarli e riempirsi la bocca delle loro imprese, ma da qui a mandarli a tutto volume la domenica mattina ce ne corre.

Dallo scaffale i geni intavolano discussioni lambiccate, qua da basso il disco gira, gira, gira, e le intelligenze in campo, pur trascurando le sottigliezze, remano comunque tutte dalla stessa parte macinando chilometri.



Che spasso sentire come non si suona una nota, godersi l' eco nello stomaco svuotato di un "levare" col risucchio, saggiare un saggio riuscito sulle ellissi come "For no one".

Quando scegli di risuonare De André, Sting, i Beatles, io vorrei sentire l' eco di De Andrè, di Sting e dei Beatles, non solo autistiche elucubrazioni che non si sa bene da quale intima fantasia fuoriescano. E' qui che i "rematori" danno il meglio: la loro semplicità fatta di complicati equilibri è l' ideale, la loro trasparente schiettezza non travisa mai la musica da "jazzificare".

Un ultimo consiglio in tema di "power trio": nel ricercare l' "aurea mediocritas" che fa per voi, giova interpretare come buon segno il fatto che la ritmica sia più virtuosa del solista.



Genealogia: Bud Powell, Dollar Brand, Enrico Pierannunzi...

DOCTOR 3 (Danilo Rea - Enza Pietropaoli - Fabrizio Sferra)

http://www.goear.com/playlist.php?v=3b99e35&e=1

venerdì 18 febbraio 2011

I gusci di Piumini

Da tempo Roberto Piumini è proclamato a gran voce come l' erede naturale dell' inarrivabile Gianni Rodari.

Le sue poesie fluttuano nel bianco della pagina come in un' arietta fina, sono leghe di sillabe e affondano le loro radici nell' acqua. Non pesano più di una piuma (nomen omen): come le piume hanno il volo sghembo, diversamente dalle piume non tendono all' atterraggio (forse perchè sotto la loro delicata vela c' è il Piumini in persona che soffia di continuo come un mantice).

E' un mondo fabbricato con atomi inventati di sana pianta, se ti va puoi cancellarlo e rifarlo. Lo scoiattolo del senso lo senti sgambettare per un attimo prima che si dilegui lasciando disabitato un verso che diventa subito scemo.

Inventata è anche la costellazione di lettere da soffiare nell' orecchio di chi ascolta, inventata la simpatica bruttura che inciampa di continuo nell' armonia rendendola meno scontata. Inventata anche la gesticolante voce che ti sembra sentir recitare nella tua testa.

Tra tutte queste invenzioni batte il cuore tranquillo delle poco ambiziose parole che si commentano a vicenda come tante comari.

la rima
è uguale e diversa: poi dice
quello che è stato prima. La rima
ricorda quello che resta
di quello che va via. La rima
segna un tempo tornante
nel ballo della poesia


Cosa c' è allora che non va?

Lo si scopre quando Ersilia Zamponi attacca con la spiega: sembrano poesie fatte apposta per essere spiegate. Latitando l' indescrivibile, la Maestra le spolpa fino all' "esaurimento" mettendole sulla griglia. Deposto gessetto e cancellino, restano a terra solo i gusci senza più nulla da succhiare.

La Zamponi stessa non fa nulla per velare i suoi intendimenti, parla a chiare lettere: scopo del lettore è "rintracciare il senso".

Ecco allora uscire la monca ideologia che permea il lavoro di Piumini così come quello di Rodari.

Se il senso prevale sul significato, la poesia diventa un gioco scevro da sforzi, si smette di designare per limitarsi a combinare. Le cose diventano forme senz' anima, vanno solo descritte in modo creativo, non scoperte per quel che sono. Il gioco da tavolo rimpiazza l' Avventura.

E' il lato lugubre e catechizzante della leggerezza calviniana.

Poesie siffatte rischiano sempre l' imbarazzante parentela con le barzellette: allorchè la prima fa il suo ingresso nell' intelligenza dell' ascoltatore, scatta subito una grande festa rallegrata da mortaretti e cotillon; ma quando sopraggiunge la seconda e poi la terza, c' è un fuggi fuggi generale finchè sembra di stare in un ossario.

Roberto Piumini Ersilia Zamponi - Calicanto


p.s. la collana della foto non è altro che un pezzettino di pi greco.

Faccia di palta





http://www.goear.com/playlist.php?v=2569fef

giovedì 17 febbraio 2011

Sen e Coase

I mercati, si sa, hanno il brutto vizio di "fallire".

Prendiamo l’esempio di Sen del "libro licenzioso" (tratto da wiki).

Ci sono due individui (chiamiamoli Andrea e Giorgio) e tre possibilità (1: Andrea legge il libro, 2: Giorgio legge il libro, 3: nessuno legge il libro). Andrea è un puritano e preferisce che nessuno legga il libro (possibilità 3) ma, come seconda possibilità, preferisce leggere lui il libro affinché Giorgio non possa leggerlo. Abbiamo dunque 3 preferito a 1 e 1 preferito a 2. Giorgio trova piacere ad imporre la lettura a Andrea. Preferisce 1 a 2 e 2 a 3. Secondo il principio dell’ottimo paretiano, se si deve scegliere tra 1 e 2, bisogna scegliere 1 poiché per le due persone 1 è preferito a 2.

Una società liberale non vuole imporre la lettura ad Andrea e perciò 3 è preferito a 1. Essa lascia inoltre Giorgio leggere il libro (2 è preferito a 3). Abbiamo dunque 2 preferito a 3 e 3 preferito a 1. Questo risultato è contrario al principio dell’ottimo paretiano poiché, come abbiamo visto, stando alle preferenze di Andrea e Giorgio 1 è preferito a 2. Sen intitola il suo articolo "sull'impossibilità di un liberale paretiano". A Sen si ispirò Scarf per mostrare che in alcuni csi il metodo del tatonnement non garantisce la stabilità di un sistema liberista.

A questo punto, però, entra in campo Coase che dice: "basta pagare" e l’ ordine paretiano (1;2…) viene ripristinato.

Detto in altri termini. le cose cambierebbero se tra le "merci in vendita" ci fosse anche la "disponibilità di Giorgio a rinunciare alla lettura" (merce A) e la "disponibilità di Andrea a leggere" (merce B).

L' intervento di Coase è importante perché ci dice che un sistema generale di mercato fallisce solo perché "mancano dei mercati". Ovvero: se la politica ha un ruolo è quello di ampliare il mercato. Il "fallimento del mercato" non dice "meno capitalismo" ma "più capitalismo".

Teniamo sempre a mente le conclusioni del capitolo 8 di Steve Landsburg:

... il mondo libero abbonda d' inefficienze e a un occhio poco allenato sembra che cio' sia dovuto al fallimento del metodo concorrenziale... ma i teoremi della "mano invisibile" ci dicono che se ci mettiamo sulle tracce dell' inefficienza scopriremo che essa non è dovuta ai mercati esistenti ma ai mercati mancanti... cercate le merci non prezzate e le troverete... costruite un mercato per quelle merci e migliorerete l' efficienza... prendete il caso dell' inquinamento...





mercoledì 16 febbraio 2011

Me tapino

Forse sono proprio un tapino, un tapino meschinello.

Me l' ha detto Stefano Bollani. Bè, no, non me l' ha detto direttamente ma me l' ha fatto capire.

Non posso infatti ignorare quel dispiacere che m' invade quando penso che ormai un frutto succulento come la sua musica sia diventata comune galletta per le avide e macinanti mascelle della massa, è un sentimento che m' inchioda senza scampo davanti alla degradante grettezza di un elitarismo carsico dalla cui presa non riesco a sottrarmi. Sono proprio una merda.

Aimè, una personalità d' artista tanto disinibita non si prestava alla campana di vetro; il profluvio di una fecondità sempre ad alti livelli lo ha portato inevitabilmente ad invadere l' etere, l' editoria musicale e i mille altri canali che toccano ogni giorno l' orecchio di tutti noi, anche quello degli stiliti più remoti e disconnessi.

In più, il riccioluto, è maledettamente simpatico.

In tutto questo c' è qualcosa di desacralizzante che non sopporto, qualcosa che il mio arcaico orgoglio maldigerisce. Mammmma che rabbia.

Noi, tanto per dire, avevamo idolatrato in ginocchio certi passaggi pianistici d' antan che ascoltavamo solo con tenui ceri profumanti accesi nel cuore delle notti di luna piena: adesso lui li riproduce ancor più lustri e levigati a Domenica in sotto i fari portuali dello studio TV e davanti a colli disinteressati quanto sudati. E in più, come appendice, regala pure una surreale imitazione di Paolo Conte da scompiscarsi, e come tris un riuscito scambio tra Harpo e Groucho, e se non basta si alza dallo sgabello per fare una verticale con camminata sulle mani. Ci manca solo che si tolga le mutande mostrando attributi ciclopici e il nostro ego è pronto per andare in pezzi. Noi pensavamo non si potesse aggiungere niente a quel vivace gruppetto trillato di note adamantine che fino a ieri riuscivamo a pensare come l' alef dell' universo sulla terra.



Constato depresso che certi misteri eleusini riservati agli iniziati sono ora strombazzati con aggiunta di golosi particolari ed extra-bonus-special anche a chi fino a ieri ascoltava solo il juke box, sanremo e il chopin dell' hobby & work.

Modernità, ti maledico... almeno quanto maledico il tentacolo presenzialista del genio polivalente.

Ora il Nostro puo' permettersi il lusso di suonare nei dischi con una mano sola, come uno che ha già dimostrato tutto.

Puo' permettersi cioè di fare roba così così, senza che la critica lo pettini a dovere: chi ha voglia di perder tempo a ridigere un pezzo negativo che non ferisce? Agli stroncatori piace veder scorrere il sangue e nel marmo delle statue equestri non scorre alcun genere di sangue, e nemmeno nella paglia del fantoccio superstar.

I dischi così così di solito sono quelli con poche note musicali - tutte piazzate strategicamente però, la classe non è acqua - e molte divertenti note di copertina. E' in quelle che il creatore concentra il suo maggiore sforzo creativo.

Puo' poi permettersi una band che viaggia a velocità di crociera, magari senza ali, ma con affidabile pilota automatico e GPS ultima generazione.



La sua proteiforme genealogia spiega molto: il suono corposo lo poneva sotto l' egida jarrettiana, così come gli ostinati virili sempre pronti a risolversi italianamente in lirismi dinoccolati. Ma ora che "ha dimostrato" è cambiato non poco: subentra l' amore per le marcette, per l' accenno con strizzatina d' occhiò, nonchè il debole per lo sberleffo pentagrammato; tutta roba che lo fa guardare al maestro di tutti gli stralunati clown europei ricurvi su una tastiera: Misha Mengelberg.

Stefano Bollani - Antonello Salis - L' orchestra del Titanic

http://www.goear.com/playlist.php?v=e5aebce

Meditazione libertaria sul Vangelo del 6.2.2011

Lettura del Vangelo secondo Giovanni Gv 4, 46-54

In quel tempo. Il Signore Gesù andò di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.

Serve a questo punto ricordare il primo miracolo di Gesù. Ebbene, grazie a quel miracolo si aveva cura di salvare l' "essenza".

Grazie invece al miracolo documentato dal Vangelo di oggi, viene salvato un corpo.

Dopo l' essenza, Gesù, guarendo il bambino, si dimostra preoccupato del corpo umano, quasi voglia indicarci i vertici della priorità.

Il corpo carnale riveste un' importanza primaria nel cristianesimo, è il mezzo attraverso cui l' essenza si manifesta ed agisce nel mondo. Senza di esso non esiste espressione, comunicazione, rivelazione. Se al Dio veterotestamentario bastava farsi rovo per parlare alla sua creatura, il Dio evangelico è tenuto ad incarnarsi per raggiungere un' intimità comparabile se non maggiore.

Io stesso, che sono costituito ad immagine di Dio, sono la mia anima, ma agisco e compio le mie scelte attraverso l' essenziale appendice del mio corpo.

A questo punto possiamo usare le parole del nostro tempo: il corpo è la proprietà privata dell' uomo.

Ogni argomento che adottiamo per rivendicare come "nostra" la mano che sta in fondo al nostro braccio è talmente forte e convincente da poter essere generalizzato.

martedì 15 febbraio 2011

Rapa Nui

Le civiltà più stolte sono collassate distruggendo l’ ambiente in cui vivevano. Questo sostiene Jared Diamond portando il caso dell’ isola di Pasqua. Da quel momento l’ isola di Pasqua è diventata l’ epitome della sorte che ci aspetta.

Ora Diamond è confutato, quella storia va raccontata in altra maniera e l’ insegnamento capovolto:

People have done lots of environmentally destructive things, heaven knows. But there are surprisingly few cases in which societies have permanently laid waste to their own subsistence. The history of Easter Island suggests that humans generally do have a long-term capacity to work with natural systems, even in extreme cases. The exceptions (which certainly exist) tend to be in highly modified environments that require extensive human manipulation to maintain. The Petén, homeland of the classic Maya, is a leading example; Rapa Nui may be another. When wars or epidemics cause a political meltdown, it ruins the intricate network of custom and regulation that maintain these systems. Alas, an ever-increasing portion of the world is highly engineered in the way that Easter Island was.

lunedì 14 febbraio 2011

Forza Raquel!

La nana - affetti e dispetti -

Capire questo film significa innanzitutto capire se sia finito bene o male.

Prima di ogni cosa bisognerebbe sapere quel che accade: qui un buon resoconto di fatti ed emozioni.

Raquel è una serva, si accontenta di poco: una stanzetta, la sua tv, i tre peluche, le quattro foto del passato, il suo ruolo di serva...

A volte siamo orgogliosi della nostra austerità: liberi dalle cose, liberi dai bisogni!

Salvo scoprire con sorpresa che ogni giorno è una battaglia per difendere quel poco che abbiamo. Ma c' è di più: siccome quel poco è tutto, combattiamo all' ultimo sangue degradandoci fino a sprofondare in un baratro di grettezza. Una volta perso il rispetto per se stessi la caduta si autoalimenta sospingendosi da sè sempre un passo oltre, e quando tocchiamo il fondo cominciamo a scavare.

La condizione servile, con l' obbedienza che implica, è stata spesso vista come una via mistica. Una via a volte coronata da successo! Ma ci vuole un film americano per raccontare storie di quel genere. Purtroppo Raquel è capitata in un film d' ispirazione Europea - cileno, per la precisione -, che dalle pratiche mistiche importa solo i nevrotismi, tocca dunque arrangiarsi.

Per fortuna arriva Lucy a disincastrare la protagonista dall' impasse in cui è caduta, è lei che in quel ramo secco ci farà intavedere un germoglio. Come fa? Dapprima la spiazza inventendosi soluzioni sorprendenti ogni volta. Una specie di schock-therapy.

Ma soprattutto la salva grazie al fatto che l' amore è contagioso: Lucy è stata amata, è dunque pronta ad amare chi amerà, chi amerà, chi amerà...

Le scene migiori del film hanno tutte a che fare con la maldestra inaugurazione di una nuova persona.

1. Raquel ride per la prima volta, non sa bene come fare. Fa niente, Lucy sorvola su queste difficoltà.

2. Raquel è capita per la prima volta. Non sa bene come ricevere un abbraccio. Non fa nulla, Lucy abbraccia sempre e comunque.

3. Raquel vuole dire la sua felicità. Ha telefonato alla mamma lontana per vent' anni bofonchiando sempre le stesse quattro banalità di rito, ma oggi le trema la voce, vorrebbe dire altro... guardando Lucy accederà al vocabolario della naturalezza.

5. Raquel è amata ma non è pronta a dire di sì. Non fa nulla, potrà confidarsi con Lucy, rinviare finchè vuole.

6. Lucy se n' è andata e Raquel vorrebbe correre, fare Joggin come faceva l' amica: userà la sua "battuta" per scudarsi dal fastidioso stupore degli altri per questa sua "strana" trovata. Poi s' infilerà la tuta, le cuffiette, proprio come faceva Lucy, comincerà un goffo movimento catatonico che andrà via via sciogliendosi... sentirà di essere sospinta da qualcosa, non sa cosa: forse è la musica, forse è Lucy, forse siamo tutti noi.

Forza Raquel!

Non so se il film finisca bene o male, io sono abbastanza fiducioso.

L' imitazione dopotutto è una buona via per giungere alla felicità. Non lo dico io. Affidarsi ad un progetto originalmente concepito ci mette nelle mani dei nostri mille bias cognitivi che sulla lunga distanza si fanno via via giganteschi. Lo dico anche guardandomi allo specchio: dopo mille peripezie mi sono sposato ed è arrivata la mia bambina, cosa ho mai fatto per meritarlo? Nessuna impresa, ho fatto quello che fanno tutti! Anche Raquel sembra avere l' umiltà di mollare il suo micragnoso progetto abbarbicato intorno a strani totem quali il telecomando o i peluche. Sembra aver radunato le forze per seguire passo passo la luce di quella strana cometa che ha visto come in un' epifania baluginare negli occhi di Lucy. Sembra pronta ad "affidarsi". Raquel ha fatto un incontro, direbbe un ciellino. Anche se l' inizio è una pedissequa quanto tenera imitazione ho l' impressione che presto anche Raquel potrà correre come un' antilope dell' altopiano.

Forza Raquel!



p.s. adesso un paio di avvertenze per chi guarda il video: 1. Raquel chiude regolarmente fuori casa le colleghe di cui è gelosa. Ma un giorno arriva Lucy come aiuto, verrà spiazzata dalla strana reazione della ragazza ai dispetti che hanno annichilito i suoi predecessori. 2. Raquel usa la varichina per disinfettare con rabbia e in modo ostentato la vasca dove la collega ha appena fatto il bagno. Lucy, e qui non è la sola, si accorge che in questo atteggiamento qualcosa non va. Lucy, e qui è invece la sola, si accorge che manca un abbraccio.

"Dignità"... quanti crimini in tuo nome.

Drizzo le antenne ogni volta che leggendo un testo m' imbatto nel termine "dignità", i miei sensori in questi casi segnalano chiara la presenza di una certa disonestà intellettuale.

Perchè mai sempre più frequentemente ci si appella alla "dignità" anzichè ai "diritti" o all' "autonomia" della persona? Il rispetto della dignità di Pincopalla non è forse il rispetto dei suoi diritti e della sua autonomia?

Domanda cruciale. Evidentemente la pulce nell' orecchio ce l' aveva anche Giovanna Cosenza se ha ritenuto di scrivere questo allarmato post a latere della manifestazione di ieri facendo notare come nel manifestino propagandistico compariva ripetutamente la fatidica parolina appesantita da tutto il suo fascio di ambiguità.

In merito mi sono permesso solo di precisare che "dignity is a useless concept", e a dircelo senza mezzi termini sono i bioeticisti visto che da tempo hanno smascherato questo insidioso cavallo di Troia con tutto l' arsenale di trappole che si trascina dietro; loro più di altri sanno come offuscare tramite questo virus lessicale la chiarezza di una discussione delicata come quella che anima i loro disaccordi.

L' utilizzo del termine "dignità" è, detto in parole povere, un espediente per aggirare gli inconvenienti derivanti di un concetto come quello di "diritto" (o come quello di "autonomia"): mentre il diritto costringe a battersi per la tutela di TUTTI, parlare di "dignità" consente di combattere battaglie in nome di una PARTE contro l' altra senza apparire di primo acchito faziosi.

Ed è proprio cio' che serviva al neo femminismo nostrano in versione 2011: un movimento puritano e anti-berlusconiano come quello deve combattere CONTRO l' immoralità e il berlusconismo, ma deve farlo in silenzio se non vuole essere squalificato, deve agire facendo passare la sua battaglia come la battaglia di e per TUTTI.

Qui bisogna ricorrere alla retorica e bisogna farlo in modo avveduto. Ma per fortuna in questo campo le risorse non scarseggiano.

Non si puo' assolutamente invocare il "diritto" poichè esiste pur sempre un diritto ad essere IMMORALI e BERLUSCONIANI. Ecco allora che per le esigenze di propaganda capita a meraviglia la parolina "dignità". Ovvero: tu sei una donna come me e, poichè la tua esistenza intacca la mia dignità, io sono pur tenuta a difenderla; bada bene, non combatto contro di te sebbene ti apponga la famigerata lettera scrlatta, combatto per la mia dignità. Non mi limito a vivere secondo il mio modello lasciando che tu viva secondo il tuo: ti boicotto strepitando, ne va della mia dignità.

Ecco, avete visto come in nome della "dignità" il noioso quanto imbarazzante concetto di "diritto" possa essere aggirato? Avete notato quanto sia facile sentirsi autorizzati ad infastidire il prossimo colpevole di esercitare un proprio diritto? Semplice, no?.

***

p.s. Peccato che del "trucco" si siano innamorate, in altri contesti, anche le alte gerarchie cattoliche. Non sarà un caso che vedo citato il termine incriminato puntualmente in passaggi che fanno scuotere la testa.

p.s. Femministe contro? Basterebbero le divisioni documentate sul Corriere per testimoniare che c' è anche chi ragiona. Ma c' è pure chi sa bene quanta perplessità divoratrice di energie produca ogni forma di pensiero e preferisce quindi liquidare come "giornalismo miserabile" chi dà la parola per un nano secondo all' altra campana, quella dai rintocchi sgraditi.

p.s. Lo studioso più impegnato nell' analisi scientifica del neo-puritanesimo progressista è John Haidt, lo ispira la visione di Avatar, cosicchè il suo campo d' indagine si concentra sul "neo-sacro", ovvero cibo e ambiente; ma presto dovrà occuparsi anche del "sacro conteso", ovvero quella sacralità che la sinistra vorrebbe ora sottrarre alla destra, parlo del "sesso" naturalmente.

add:

davide:



diana:



ric:

venerdì 11 febbraio 2011

Paleo TV vol. I... con coda horror

Un assaggino di paleo tv tanto per gradire.



Ligio al detto in caudam venenum, la tossica chicca arriva in fondo (10 pezzo): i tre finali dei tre migliori film horror italiani anni 70 ("La casa dalle finestre che ridono", "Profondo rosso", "Non si sevizia un paperino"), occhio agli spoiler ma penso che conosciate già tutto a menadito. Visto che in epoca internettiana la mia collezione è svalutatissima devo in qualche modo compensare con una giunta. Ma mi piaceva anche il contrasto: erano anni in cui il pianeta-TV e il pianeta-cinema orbitavano a galassie di distanza. Uscire di casa per imbucarsi al cine era davvero dare l' addio alla famiglia e alle mura domestiche per incontrare i propri fantasmi.



http://www.goear.com/playlist.php?v=e61e1d8

giovedì 10 febbraio 2011

Gattaca

Finalmente abbiamo visto Gattaca: in un futuro futuribile, la fonte d' informazione primaria - soprattutto nei colloqui di lavoro - sono i test genetici; senonchè, anche quel settore è infestato da truffe. La corrotta natura umana arriva ovunque: fatta la legge trovato l' inganno.

Stando al film, la genetica sarebbe un buon viatico verso intollerabili discriminazioni. Gli uomini vengono divisi tra validi e non-validi.

Purtroppo non si tiene conto di un elementare considerazione: lo stereotipo della genetica, molto semplicemente, si sostituirebbe agli stereotibi che usiamo già oggi (razza, sesso...). Con un pregio: sarebbe più accurato.

Nulla ci viene mostrato circa il fatto che la disponibilità di una simile preziosa fonte di informazioni, consentirebbe il superamento di stereotipi più rozzi ma non meno indispensabili.

In combutta con la libertà contrattuale, eliminerebbe o ridurrebbe al minimo le inefficienze da asimmetria informativa e statistical discrimination.

Questo portato liberatorio sfugge al film che preferisce concentrarsi su altro.

Una pecca a cui ne aggiungo altre tre:

1. le truffe sono abbastanza inverosimili; Per chi resta chiuso ed impaurito verso questo futuro a tinte fosche, è un' illusoria consolazione pensare di trovare un alleato nelle truffe. Un po' come chi pensava che l' espansione della rete telematica fosse stoppata dal proliferare dei virus. Hai voglia...

2. il protagonista, un "non valido", sembra il più determinato di tutti (sogna il suo sogno molto più intensamente degli altri): strano visto che la "determinazione" è uno dei tratti caratteriali dove la genetica ha più da dirci.

3. il credente, per quanto dipinto con simpatia, risulta poco più di un oscurantista che agisce in dispregio della ragione.

Ma il film ha soprattutto un merito che è tipico dei film americani: ci cala nell' ambiente ideale per riflettere in modo proficuo sulle sue eventuali pecche. Ci si dissocia, forse, ma si esce senz' altro edificati.

***

Nel video: nasce un bambino di dio, uno che poi da grande dovrà "rifarsi il trucco" ogni volta che va al lavoro.

L' alternativa ai sindacati

http://cafehayek.com/2011/02/the-alternative-to-unions.html

mercoledì 9 febbraio 2011

Storia d' Italia: come ti racconto Berlusconi.

Serpeggia da anni una "narrazione" che riassume così la recente Storia d' Italia: Berlusconi, con le sue TV, ha plasmato l' immaginario degli italiani al fine di dare la scalata al potere politico. Noi sani, che siamo rimasti indenni da questa "colonizzazione" dobbiamo adoperarci politicamente per decostruire questa opera mediatica maligna smontando i modelli di cui è portatrice.

Nelle mie recenti frequentazioni del sito Lipperatura vedo che questo quadretto è dipinto con diligente iterazione. Si rimpiange e s' invoca un' azione politica forte (paternalismo) che funga da antidoto alla pregressa offensiva commerciale e mercificante delle TV berlusconiane, un' azione politica che liberi così milioni di italiani dalla malia che li seduce, dal piffero che li imbambola.

A proposito di media pervasivi, avevamo già inventariato i programmi di approfondimento politico notando come ci fosse un chiaro squilibrio a favore degli anti-berlusconiani. Dall' inventario è evidente che l' "incantatore" deve agire altrove, fuori dalla politica, e la vulgata che ho riportato ha il pregio di tener presente questa esigenza.

E' una versione dei fatti che non sposo dal punto di vista filosofico; per quanto il mio élitarismo sia pronunciato, quel "noi sani" mette i brividi.

Poi però ci sono i fatti. Ma anche su quel versante i conti non quadrano affatto e la "narrazione" frana da tutte le parti.

Mi concentro sul concetto della "colonizzazione dell' immaginario".

Certo, per carità, sia nelle vesti di compratori che in quelle di elettori noi soffriamo di bias cognitivi, e spesso è facile che la controparte sfrutti la nostra irrazionalità tramite "frames" adeguati messi a punto da "menti malvage".

Le tassonomie di Daniel Kahneman e Amos Tversky ormai sono note e sbandierate da tutti, i loro esperimenti di laboratorio volti a mettere in luce comportamenti irrazionali vengono raccontati a cena per destare l' interesse dei commensali e ottenere l' oooh interiore che tutti cercano in queste occasioni.

Si conosce molto meno John List, uno studioso di prim' ordine con l' hobby delle figurine.

Fin da piccolo John fu un ingordo collezionista, frequentava le fiere con il suo banchetto scambiando, speculando e accumulando un patrimonio di "figu" di cui ora va molto orgoglioso.

Ebbene, forte di questa esperienza sul campo, non riusciva del tutto a ritrovarsi negli esiti di K&T, secondo lui indagare la realtà avrebbe dato esiti ben diversi da quelli ottenuti negli asettici e astratti laboratori della psicologia sperimentale.

Manco a dirlo, la sua intuizione si rivelò esatta; attraverso "esperimenti sul campo" cominciò a smantellare via via una serie di bias ritenuti sistematici.

[ Facciamo solo un esempio e prendiamo il "bias da dotazione": ciascuno di noi tende a dare maggior valore a cio' che possiede. Ebbene, sul campo, questo bias non resse: gli avidi scambisti di figurine non mostravano affatto un bias del genere. Evidentemente il fatto che non fossero degli studentelli reclutati a caso per fare un esperimento psicologico contava. Rispetto allo studentello, il globe trotter delle figurine aveva in più Interesse e Esperienza ]

Ebbene, la nuova versione di "bounded rationality" era messa a punto: in presenza di un interesse e di un' esperienza (scambio ripetuto), i bias tendono a dissolversi. Permangono e possono essere sfruttati solo nelle situazioni "one shot".

Ma l' interesse e la ripetizione caratterizzano proprio lo scambio commerciale: l' acquirente è toccato direttamente da cio' che acquista, visto che se lo porta a casa, e in più è chiamato tutti i giorni a ripetere l' acquisto.

Diverso discorso per la politica: qui l' acquirente non è interessato a cio' che compra, direi che per lui è addirittura irrazionale recarsi alle urne. Oltretutto è chiamato molto "sporadicamente" a farlo. Dirò di più, nella politica è addirittura razionale essere irrazionali.

Le considerazioni di cui sopra fanno saltare la narrazione preferita di molto anti-berlusconismo elitario: la colonizzazione dell' inconscio delle TV è inverisimile visto che è proprio la natura commerciale della fattispecie ad indebolire i bias cognitivi che il persuasore occulto intenderebbe sfruttare.

Al contrario, la propaganda politica, ovvero l' arma di difesa contro questo nemico tanto debole, proprio su questo tavolo gioca al meglio.

L' allarmismo piagnucolante è dunque infondato, se mai si registra una sproprzione è in favore delle armi di difesa brandite dalle povere vittime.

FONTI: In questo post vari link sulla disgiunzione necessaria tra psico-bias e politiche paternaliste. Raccomando soprattutto questo paper di Glaeser che valuta e boccia la giustificazione comportamentista al paternalismo. Tutta l' opera dell' economista sperimentale John List è preziosa e supporta la tesi per cui l' evoluzione di mercato è il miglior modo per assorbire i bias cognitivi (overcoming bias!).

"Così fan tutti"

Nei blog di Loredana Lipperini e Giovanna Cosenza si soppesa il reale valore dell' argomento "così fan tutti" in relazione alla questione femminile e alla pubblicità sessista.

Io penso che non sia poi così difficile perorarlo.

Immaginatevi in queste condizioni: operate in una società libera e dovete scegliere una linea di condotta, di fronte voi si stagliano due opzioni:

1. posizione "così fan tutti";

2. posizione "eticamente nobile".

Notate altresì che la posizione 1 è di gran lunga la preferita da chi "sceglie" avento interessi materiali in gioco.

Per contro la posizione 2. è caldeggiata da una minoranza che si limita a professare un' ideologia.

Ora, noi sappaimo che chi ha interessi in gioco privilegia soluzioni razionali, mentre chi è guidato da un credo etico-ideologico è più facilmente vittima di distorsioni cognitive. Anzi, per questi ultimi puo' essere razionale comportarsi irrazionalmente.

Sulla base di questa considerazione, qualora per voi la razionalità abbia un valore normativo, l' opzione 1 si fa preferire.

Il pesce dello spirito

Se c' è un uomo che mette in imbarazzo i "New Atheist", questi è Francis Collins.

FC è un "leading scientist" del nostro tempo, uno che le scoperte le fa davvero (recentemente ha mappato il genoma umano). In più si occupa di DNA ed evoluzione umana - i devoti all' ateismo stravedono per questa disciplina.

Solo che FC è anche un fervente religioso sul confine del bigottismo. Non crede solo in Dio ma anche in un Dio buono che ama le sue creatura, crede nella Legge Morale, nei Miracoli e in tutto il resto.

FC non si limita a dominare la sua disciplina, non insegna l' evoluzionismo da una cattedra come Dawkins, lui l' evoluzionismo lo affronta in campo aperto, costruendo e scoprendo oggi cio' che verrà insegnato domani. Insomma, parliamo di uno scienziato, non di Dawkins o Odifreddi.

Con il suo libro: "The language of God" è sceso in campo per difendere le ragioni della sua fede.

E' un libro in cui FC vuole spiegare come uno studioso di genetica possa diventare credente.

Vuole soprattutto prevenire l' ipotesi che molti a questo punto fanno per spiegarsi dei casi simili: la fede ricevuta in ambiente familiare è una gabbia che non consente fughe neanche successivamente. FC, infatti, era ateo e la sua conversione è andata in parallelo con la pratica scientifica.

Forse anche per questo, secondo FC, Dio è complementare alla scienza, non solo compatibile.

FC ha rifiutato l' ateismo a causa dei dogmi stringenti insiti in questa posizione. Infatti, poichè Dio è un essere sopranaturale, la scienza non puo' provare o confutare la sua esistenza. Per questa semplice ragione FC considera l' ateismo, con tutto il contorno di pronunciamenti radicali intorno all' esistenza di Dio, una "fede cieca".

L' agnosticismo poi, almeno nella sua versione "forte", è una rinuncia alla ricerca, qualcosa di disumano e sterile. Chi cerca, infatti, deve in qualche modo "credere" nell' esistenza di cio' che cerca, altrimenti la sua ricerca sarebbe insensata.

Per FC l' evoluzione è semplicemente il modo che Dio ha scelto per creare il corpo dell' uomo e le altre creature. L' evoluzionismo non è altro che il linguaggio divino, Dio è all' origine della creazione e ad essa dà senso.

E il caso? Dio vede il mondo stando fuori dal tempo e dallo spazio, lui del mondo conosce ogni dettaglio, dal suo punto di vista non esiste il caso. La presenza del caso incita invece l' uomo alla ricerca e al miglioramento delle proprie conoscenze.

Con FC abbiamo l' occasione di farci una cavalcata dall' astronomia alle particelle fino alla biologia passando per il principio antropico. Per la parte teologica si ispira soprattutto ad un geniale divulgatore come C.S. Lewis, il che è una garanzia.

Mi è sembrata un' esposizione semplice e chiara su argomenti involuti e complessi. Direi che se uno volesse limitarsi ad acquistare il libro di un contemporaneo che lo introduca alle relazioni tra fede e scienza, io consiglierei questo.

Lo spirito che lo pervade è ben racchiuso in questa citazione dell' astronomo Arthur Eddington:

... uno scienziato si apprestò a studiare la vita negli abissi marini, lo fece approntando una gabbia lunga mezzo metro da calare a quelle remote profondità... con un complesso marchingegno potè attuare il suo progetto e fu in grado di recuperare strane e meravigliose creature che vivevano in un ambiente tanto ostile. Nel redigere il suo rapporto ebbe cura di precisare che negli abissi non nuotano pesci più lunghi di mezzo metro... ebbene, se indaghiamo la realtà avvalendoci della "gabbia scientifica" non facciamo poi passare come "conclusione razionale" il fatto che non abbiamo riscontrato l' esistenza del "pesce spirituale"...


Eccola lì!

... anche nella sua fase più esoterica il jazz moderno si mantenne fedele al suo dinamismo e alla sua energia fisica... Tale spirito si rivelò irresistibile per i giovani compositori che cercavano una via d' uscita dal labirinto di Schoenberg... il jazz era intuitivo, profondo, comunitario, la concezione che ne stava alla base era seria ma l' esecuzione giocosa e ispirata... Steve Reich ricorda di aver frequentato lezioni di composizione durante le quali gli studenti sfoggiavano partiture bizantine discutendone le fondamenta intellettuali fino alla nausea... poi andava ad ascoltare Coltrane che suonava alla sera... amava l' idea che Coltrane potesse arrivare col suo sassofono, improvvisare a ruota libera su un paio di armonie, e sparire nella notte... disse Reich: "la musica viene semplicemente fuori... non c' è niente di cui discutere... eccola lì... tutto cio' mi metteva di fronte ad una scelta in quanto essere umano, una scelta quasi etica, morale..."... i musicisti contemporanei hanno preso vari spunti dal funk, dal punk, dall' heavy matal, dalla musica elettronica, dall' hip hop... così i Bang in a Can riassumono il loro pensiero: "abbiamo la semplicità, l' energia e l' impeto del pop nelle orecchie... l' abbiamo sentito dalla culla, non vogliamo e non possiamo levarcelo da dosso... ma avevamo anche l' idea, dovuta alla nostra formazione classica, che la composizione andasse esaltata..."

Alex Ross

Francamente non ho mai amato troppo Reich, e non riesco a concepire una distanza musicale maggiore di quella che separa la sua arte da quella di Coltrane. Ad ogni modo mi ritrovo in pieno nel suo itinerario di ascoltatore e pensatore di musica.

martedì 8 febbraio 2011

Pratiche anti-discriminatorie a caccia di discriminati

Bella bastonata in testa ai discriminati. Colpa delle leggi aniti-discriminazione.

Assicurazioni più elevate per le donne poichè è vietato valorizzare la loro prudenza alla guida.

http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002217.html

lunedì 7 febbraio 2011

Spirito/nebbia/occhi/torrente/scimmie

Aguirre furore di Dio -

Degrada lo spirito popol vuh, che dapprima sublima nella nebbia, che poi trasogna l' occhio, che infine inzacchera il fiume, che da ultimo svilisce nei disordini della scimmia.

Il furore di cui al titolo noi non lo vediamo all' opera, ma per appurarne l' esistenza ci basta avvistarlo che cova in fondo alla pupilla visionaria di Aguirre.

Sappiamo così per certo che presto la maestosa lentezza della nebbia andina sarà turbata dalla compulsiva curiosità di quell' anomalo babbuino che viene dall' Europa.

Sappiamo che l' antimisticismo cattolico, corredato da una teleologia torrentizia e fangosa, sconvolgerà il sonnolento moto circolare che culla l' imperturbabile stagno dell' imbambolato indigeno.

Ci sarà sempre un tradimento, una testa mozzata, un sabotaggio che darà la svolta agli eventi, che accelererà l' evoluzione in direzioni impreviste, che farà saltare equilibri secolari, che sbarrerà di nuovo l' occhio ambizioso nel miraggio dell' Eldorado.

Aguirre fallisce e finisce pazzo, scosso dal suo muto sogno, grottesco comandante di una zattera di scimmiette che antepone le noccioline alla condivisione del sogno.

Ma il film non dice questo, il film dice che verrannno altri dopo di lui.

Quella stirpe non è fatta per la rinuncia. Quegli occhi sono un potente fertilizzante che garantisce frutti anche nella sconfitta, un fertilizzante che è la vera novità portata da oltreatlantico e imposta al mondo: la "distruzione creativa".



P.S. Intervento critico della Sara: ma Kinski non assomiglia a Sallusti?

sabato 5 febbraio 2011

Noi sani

"... rimane poi il problema insoluto della immensa folla dei deficienti e dei criminali, che pesano interamente sulla popolazione sana... dobbiamo affrontare con coraggio questo problema... perchè la società non usa sistemi più economici per la cura dei criminali e dei pazzi?... potremmo far scomparire la pazzia e la delinquenza con una migliore conoscenza dell' uomo... con l' eugenetica..."

La socialdemocrazia svedese si arrovellò a lungo sul dilemma dei costosissimi "tarati", dopodichè, sotto l' alto patrocinio della Nobel/coppia Gunnar e Alva Myrdal, si buttò convinta sull' eugenetica (1935-1975): aborto, sterilizzazione e castrazione costituirono i tre pilastri in grado di conciliare esigenze economiche e di sicurezza.

D' altronde, il welfare, qualcuno lo deve pur pagare: i nazisti decisero di concentrare i costi sugli ebrei (prima dei forni, a qualcuno piace dimenticare, c' era stata l' ipertassazione, e prima delle insegne che ricordassero quanto "il lavoro nobilita", c' erano quelle che ricordavano quanto "le tasse sono belle"). La socialdemocrazia nordica punta altrove, per fortuna, anche se poi non molto lontano.

Allora occhio, da adesso se hai il "padre alcolizzato" rischi di non avere eredi. Ma anche se hai "imparato a camminare a due anni", o se hai "il nonno della madre internato". Se qualquno dei tuoi avi è classificato come "strano" sei un buon candidato alla castrazione. E cerca di non "piangere quando racconti" al funzionario medico la storia della tua famiglia, evita poi di esporre in modo "complesso" e "prolisso". Se davvero desideri un figlio, cerca di non farti sorprendere mentre "parli da solo". Essere "gracili, sensibili e senza tenacia" è un indizio che graverà a lungo si di te; e anche "avere cattivi voti a scuola o al catechismo" non aiuta di certo. I "lenti" e i "maldestri" non sono graditi, sebbene vi consentiranno, qualora lo desideriate, di accedere all' aborto welfaristico, quello al settimo mese. La razza zingara è particolarmente sotto tiro, sulle donne di quella specie, al primo passo falso, incombe il raschiamento ovarico... Non c' è che dire, i dodici "case study" sono la parte migliore del libro.

Dell' eugenetica svedese, protrattasi fino agli anni settanta, non si parla più molto visto che i "trattati" - parliamo di 65.000 persone - firmavano pur sempre un consenso, va detto. Ma quando quel consenso, e relativo intervento chirurgico, erano barattati con la libertà di uscire finalmente dalle "strutture", capiamo meglio il valore che avesse. Inoltre, una buona parte di loro era dichiarata (senza il loro consenso) "incapace" e il modulino lo firmava il fuzionario medico locale, al quale l' autorità sovraordinata, ma guarda un po', indicava in anticipo il numero-obiettivo da raggiungere nell' annata. Ultimo particolare: la socialdemocrazia svedese, sempre rispettosa del gentil sesso, ritenne che le donne costituivano il 93-95% del gruppo Idioti-Imbecilli-Deficienti (le tre categorie di cittadini costosi su cui si intervenne). Strana distribuzione che non suona molto scientifica.

Ma la storia del welfare svedese è santa e guai a chi la tocca, meglio non metterci becco.

Un pochino l' hanno macchiata due imprudenti studiosi italiani: Luca Dotti e Piero Colla, entrambi imbeccati dalla professoressa svedese Marija Runcis (origine lettone) e dal giornalista culturale del Dagens Nyheter (principale quotidiano svedese) Maciej Zaremba (origine belga).

Luca Dotti - L' utopia eugenetica del welfare state svedese (1934-1975) - Il programma socialdemocratico di sterilizzazione, aborto, castrazione -

Odio/Amore





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venerdì 4 febbraio 2011

Soluzione possibile al trolley problem

Il trolley problem è uno dei dilemmi morali più noti.

Inutile tornare ad illustrarlo: sia google che le etichette del blog lo fanno a dovere.

Ecco la soluzione in termini di "preferenze": per quanto ritenga "etico" gettare il grassone, non lo faccio perchè mi ripugna anche solo il pensarlo data la mia natura empatica. Il fatto è che mi ripugna anche pensare di essere una persona non-etica. Solo l' introspezione rimette al loro posto i tasselli.

Evasione in contrazione

il problema dell’evasione fiscale in Italia – una piaga sin dall’inizio del claudicanmte edificio statuale unitario , e preesistente nei precedenti ordinamenti territoriali – è IN CONTRAZIONE e non in espansione... E se il tasso di abbattimento dell’evasione resta ancora lento , ciò si deve alla complessità, tortuosità e discrexioalità della legislazione vessatoria posta in essere dallo Stato: la Banca d’Italia correttanmente lo ammette

Asia: all’ appello mancano 160 milioni di bambine

Dobbiamo incolpare il femminismo all’ occidentale?

Then I looked into it, and discovered that what I thought were right-wing conspiracy theories about the nexus of Western feminism and population control actually had some, if very distant and entirely historical, basis in truth. As it turns out, Western advisors and researchers, and Western money, were among the forces that contributed to a serious reduction in the number of women and girls in the developing world. And today feminist and reproductive-rights groups are still reeling from that legacy… feminists in Asia worry that as women become scarce, they will be pressured into taking on domestic roles and becoming housewives and mothers rather than scientists and entrepreneurs… But what happens to women is only part of the story. Demographically speaking, women matter less and less. By 2013, an estimated one in 10 men in China will lack a female counterpart… Four decades ago, Western advocacy of sex selection yielded tragic results. But if we continue to ignore that legacy and remain paralyzed by heated U.S. abortion politics, we're compounding that mistake

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L' embargo non funziona

... mai.

Credeteci. C' è pure l' eccezione della Rhodesia, cio' testimonia l' attendibilità della regola.

Il ripugnante ermafrodita

Se un libertario e un pacifista s' incontrano, volano schiaffi. Forse non esistono "tipi umani" più distanti.

Anche lo iato che divarica le premesse da cui cominciano a pensare è quantomai significativo.

Eppure, nei fatti, almeno per quel che concerne il dopoguerra, le scelte in politica estera dei due coincidono in modo imbarazzante.

Se il libertario si fosse dichiarato pacifista, e viceversa, nessuno se ne sarebbe mai accorto. Non esiste offesa maggiore, eppure è così.

http://econlog.econlib.org/archives/2010/03/why_libertarian.html

La grande battaglia contro le preferenze altrui

Provate a pensarci, quasi tutte le battaglie civili moderne contro le "discriminazioni" possono essere ridotte a battaglia contro le "preferenze" di un sotto-gruppo sociale.

Recentemente, anche grazie all' effetto-lipperini, ci siamo appassionati alle battaglie tra donne.

Abbiamo visto che se le donne del gruppo A cedono volentieri alla lusinga di veder apprezzata la loro bellezza, ecco che spuntano le donne del gruppo B pronte a stigmatizzare questa preferenza (caso Avallone).

Se le donne del gruppo A sono inclini a risolvere i loro problemi materiali mediante forme di prostituzione, ecco che le donne del gruppo B si indignano dando l' assalto a questa preferenza "degenerata" e da cambiare al più presto (caso Ruby).

[Potrei proseguire parlando delle donne a cui piace dedicarsi alla famiglia, di quelle che non amano la vita lavorativa, di quelle che rifuggono dalla competizione. Costoro saranno bersaglio indiretto di chi ha preferenze opposte o comunque diverse]

Nella forma le combattive femministe cercheranno di non mettere sul banco degli accusati le loro sorelle, ma nella sostanza sarà così.

Attenzione, sebbene queste guerre intestine siano fomentate dall' ardore moralista, non si possono escludere motivazioni egoistiche: se nella società s' imponesse lo stereotipo della donna/puttana, tanto per dire, le donne non-puttane potrebbero risentirne da un punto di vista pratico. Se nella società s' imponesse lo stereotipo della bellezza femminile, potrebbero ricevere un danno coloro che non puntano su quell' "argomento".

Ad ogni modo, di fronte ad una battaglia "contro le preferenze" altrui ci si deve porre per lo meno un paio di domande.

1. Si possono modificare?

2. Se sì, bisogna farlo?

RISPOSTA A 1.

Se la "preferenza" è genetica si sappia che un 40-60% dei nostri tratti caratteriali è influenzabile dall' ambiente (fonte 1). Ma la teoria standard (fonte 2) ci dice che per avere una vera mutazione genetica delle preferenze "profonde" del gruppo, se non vogliamo procedere come si fa per selezionare le razze canine, occorrono dai 10.000 a 500.000 anni. Di recente qualcuno (fonte 3) ha avanzato l'ipotesi che ne bastino qualche migliaio.

Morale: ne sappiamo veramente poco.

RISPOSTA A 2.

se mai la risposta al quesito precedente fosse un sonoro "sì" i casini sopraggiungerebbero inesorabilmente al quesito successivo. C' è da prendersi la testa fra le mani: infatti, se le preferenze cambiano, il metro per valutare se il cambiamento è un miglioramento del benessere è già venuto a mancare.

Corollario impertinente: perchè le donne del gruppo tal dei tali anzichè "combattere" per il cambiamento delle preferenze altrui non si adoperano per cambiare le proprie? Con la loro battaglia testimoniano indirettamente la possibilità che le preferenze possano cambiare e seguendo l' impertinente suggerimento l' esito non muterebbe.

***

Conclusione teorica: se anche potessimo cambiare le "preferenze" del nostro vicino, non avrebbe comunque senso farlo.

Conclusione pratica: molte battaglie contro la discriminazione vanno combattute a testa bassa, se ci si ferma a pensare si è perduti.

p.s. su questi argomenti un autore stimolante è Aldo Rustichini.

giovedì 3 febbraio 2011

Io sono qua

Il principio antropico ci mette di fronte tre opzioni, scegli:

1. Esistono infiniti universi; noi siamo qui e ci siamo necessariamente visto che da qualche parte dobbiamo pur stare.

2. Siamo il frutto di una coincidenza sorprendente, una taratura delle costanti fisiche compatibile con la vita, infatti, è altamente improbabile.

3. All' inizio c' è lo zampino di un Dio.

Il contenuto veritativo delle tre speculazioni è paritetico e una scelta rigorosa è impossibile visto che incombe una logica circolare. Dobbiamo privilegiare quindi la spiegazione più semplice.

La prima opzione è davvero cervellotica: perchè inventarsi infiniti universi quando ne sperimentiamo solo uno?

La seconda spiegazione è insoddiscacente come tutte le spiegazioni imperniate su una "coincidenza sorprendente".*

la terza spiegazione risulta quindi la più ragionevole per la sua semplicità. In fondo Dio per l' uomo è una vecchia conoscenza - pensa solo alla Legge Morale - e trovarlo anche qui non ci sorprende, anzi, ci rassicura.

* ricordiamo che l' origine dell' universo è una "singolarità" e ad esso non si applica la logica dei grandi numeri tipica dell' evoluzione.

Consigli all' insorto minorenne

Due o tre cose in fondo le sappiamo.

Per esempio, sappiamo con ragionevole certezza che la libertà economica, ovvero il capitalismo, dove si afferma produce e diffonde ricchezza (fonte 1).

Sappiamo anche che la ricchezza incide non poco sulla felicità della popolazione beneficiata (fonte 2, fonte 3).

Non solo, sappiamo pure che la democrazia, purtropp, non è in grado di fare altrettanto; per fortuna sappiamo anche che i sentimentalisti e gli amanti della democrazia non devono preoccuparsene oltremodo visto che la ricchezza porta con sè anche la democrazia (fonte 5, fonte 6).

Ebbene, con questa picola ma solida conoscenza, cosa vi sentite di consigliare ai giovanissimi egiziani e tunisini che infiammano le piazze dei loro paesi?

Più democrazia o più libertà economica?

Per favore, facciamo vedere che dalla storia qualcosina l' abbiamo imparata.

mercoledì 2 febbraio 2011

Greater inequality, more peace

Esperimento

http://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=1752258

Il conto della crisi

Chi paga per la crisi?

Nel mondo i ricchi.

All' interno degli stati non si sa ancora, forse la classe media.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-03-27/ceti-medi-pagano-conto-081025.shtml?uuid=AaI4yvJD&fromSearch

Oggi il mondo è più sicuro?

Una discussione e qualche link.

Peggio del "faso tuto mì" c' è solo il "so tuto mì".

Non ci crederete ma molti professori ammettono in modo rilassato di insegnare materie dall' utilità pratica quanto meno dubbia. Ci scherzano persino su.

Fanno cio' a cuor leggero convinti di avere l' asso nella manica, ovvero di poter dimostrare che, comunque, dall' applicazione nelle loro materie, gli allievi avranno grandi benefici che si ripercuoteranno visibilmente nella vita futura fuori dai banchi.

Il concetto su cui si fonda tanta fiducia è quel mito noto come "imparare ad imparare": il latino, per esempio, serve a ben poco ma è pur sempre una "ginnastica per il cervello". In altri termini, lo studio forsennato del latino ci insegnerebbe innanzitutto ad imparare anche in altri contesti.

Purtroppo oggi sappiamo che la "conoscenza è specifica". Ovvero, chi conosce bene una certa cosa, non per questo gode di particolari vantaggi se chiamato ad apprendere un' altra in altri campi del sapere. Chi sa il latino, sa il latino. Punto. La cosa sarà utile a leggere le inscrizioni sui monumenti antichi e poco più. Vale per il latino, per la geografia, per la musica, per le scienza... vale un po' per tutte le forme di conoscenza.

Questo forse spiega lo sconcerto e l' imbarazzo per certe uscite degli intellettuali nostrani in materie che non sono le loro proprie: all' ignoranza da Bar Sport assommano evidentemente una fiducia malriposta nell' esistenza di una fantomatica "conoscenza generalizzata". Avendo studiato a fondo per una vita A, grazie al misterioso tramite della "conoscenza generalizzata", pensano che basti unno sguardo sommario, una "sensazione" per potersi pronunciare da competenti anche su B. Loro, del resto, sono convinti di aver "imaparato ad imparare", cosicchè pensano d' "imparare" all' istante qualsiasi sia la materia su cui posano lo sguardo.

L' arroganza che germoglia da questo bias molto comune, fa dell' intellettuale ignorante un super-ignorante a cui il buon senso di molti avventori del Bar Sport darebbe dei punti; ho l' impressione che ci sia proprio questo dietro un Dario Fo o un Moni Ovadia che sproloquiano di politica, un Sartori che conciona di demografia, un Camilleri che gioca a fare l' antropologo, un Claudio Magris austero moralista, un giallista che s' inventa giuslavorista teorizzando sul precariato e chi più ne ha più ne metta.

NOTA 1: letteratura sul "transfer learning". Vedi anche la voce su wikipedia.

NOTA 2: studio sull' utilità (nulla) del latino a scuola; vedi anche i lavori pionieristici di Edward Thorndike.

P.S. come evitare che in proposito venga in mente l' amato Tetlock e la sua predilezione dei ricci sulle volpi.



http://econlog.econlib.org/archives/2011/01/the_case_agains_5.html

martedì 1 febbraio 2011

Intuizioni in concorrenza

Le critiche che Christopher Chabris e Daniel Simons rivolgono alle nostre facoltà intuitive sono uno spasso, e sono anche istruttive.

A patto che ci si ricordi che noi non abbiamo altro che l' intuizione per fondare la nostra conoscenza.

Criticare un' intuizioni significa privilegiare un' intuizione alternativa.

http://econlog.econlib.org/archives/2010/10/take_notice_of.html

Lo strano amore dei cristiani

Cosa chiede ad un cristiano il comandamento dell' amore?

Ci chiede una libera scelta o una scelta deliberata?

Ci chiede di rispondere ad un inclinazione o ad un senso del dovere?

E' una forma di generosità o una forma di obbedienza?

Ci chiede di assecondare la parte migliore della nostra natura o di agire secondo un calcolo?

Io, con Sant' Agostino, propenderei per la prima opzione. Ma la divisione tra i cristiani è profonda e irrisolta.

Le mie simpatie non sono certo incoraggiate dalla definizione perentoria che dell' amore fornisce Paolo:

... La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell`ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine... (Corinzi 13 4,8).
Qui sembra venir descritto un amore incondizionato, è irrilevante che la persona in questione l' abbia o no meritato, è irrilevante che sia o meno vicina alla persona che ama.

Molti cristiani, ispirati anche da questo passo, pensano così che la forma di amore più puro e in linea con il Vangelo consista nell' amare persone ripugnanti o sgradevoli e sostengono che Gesù abbia amato i peccatori più di chiunque altro.

In questo modo fanno dell' amore una scelta calcolata, visto che la sgradevlezza e la ripugnanza possono essere aggirate solo da un calcolo.

Questa china, maggioritaria, non è innocente: se l' amore è sentito più come un "dovere" che come una "virtù", presto sarà oggetto di un decreto legge.