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domenica 21 giugno 2020

Le "persone religiose" sono persone religiose. In sintesi: penso di no.
Ci sono molti modi per accertarlo. Possiamo ascoltare cosa dichiarano, oppure soppesare gli argomenti che portano a sostegno della loro credenza, possiamo anche verificare fino a che punto accettano le implicazioni della loro fede, se sono conseguenti, infine se hanno un atteggiamento emotivo in linea con la loro religiosità.
Secondo me, la maggior parte dei "religiosi" soddisfa solo il criterio della dichiarazione formale. Noi dovremmo essere disposti a considerarle persone religiose solo perché dichiarano di esserlo. Quando agli "argomenti a sostegno", molti di loro sembrano disinteressati, semplicemente non ne posseggono e chiamano questa mancanza di evidenze "fede". Altri si appellano alla Bibbia come Parola di Dio, ma così facendo si incartano in un ragionamento circolare. Altri ancora sostengono che se la religiosità è così diffusa non puo' essere un caso, quando invece puo' esserlo eccome: tutti noi teniamo la destra guidando, ma trattasi di puro caso, potremmo anche tenere la sinistra e nulla cambierebbe.
Guardando alle implicazioni, purtroppo, le cose non possono che peggiorare: perché non lapidiamo l'adultera? Perché pensiamo che sia ingiusto e quindi interpretiamo la Bibbia in un certo modo, o perché interpretiamo la Bibbia in un certo modo e quindi riteniamo che sia ingiusto? Considerato che la Bibbia è chiarissima su questo punto e che l'interpretazione necessaria per giungere a conclusioni così divergenti è alquanto sofisticata, propenderei per la prima ipotesi. E perché non porgiamo l'altra guancia al nemico che ci percuote? Perché lo riteniamo assurdo e quindi interpretiamo in modo originale le chiarissime parole di Gesù o perché abbiamo rintracciato una sorprendente interpretazione delle solo apparentemente chiare parole di Gesù e quindi siamo giunti a conclusioni tanto differenti se non opposte? Insomma, molto semplicemente noi non seguiamo cio' che ci dice il Vangelo. Piuttosto, stabiliamo come è giusto agire e poi, con l'aiuto di legulei eruditi, facciamo in modo che lo dica, oltre alla nostra coscienza, anche il Vangelo.
Ancora: se i Vangeli sono parola di Dio li studieremmo alacremente per tutta la vita, non leggeremmo altro sul comodino! Non nego che ci sia chi si avvicini ad un simile comportamento, ma si tratta pur sempre di una minoranza poco rappresentativa. Ormai è poco rappresentativo anche chi va a Messa regolarmente. Anche la reazione emotiva della persona religiosa è alquanto al di sotto di cio' che ci si aspetterebbe. Persino il prete dal pulpito della Messa a cui vado (ore 20.00 della Domenica sera) ci riprende dicendo provocatoriamente "ma avete visto che facce avete?, chi mai potrebbe considerarvi persone che hanno appena ascoltato la Buona Novella!?". Alla morte di un nostro caro dovremmo essere felici per lui, considerarlo più vicino alla Casa del padre, io invece ai funerali, anche a quelli cattolici, vedo solo musi lunghi.
Il fatto che le "persone religiose" non sembrino affatto religiose, non vuole dire che siano mendaci, non stanno ordendo una truffa, loro "credono di credere" e vogliono dire innanzitutto a se stesse di essere religiose, tuttavia la loro fede è chiaramente depotenziata, la loro è una "quasi-credenza". Ma non si pensi che la "quasi-credenza" ci rallenta nel raggiungimento della meta, ci indirizza piuttosto verso una meta differente. Mi spiego meglio, mentre le credenze servono ai cercatori di verità, anche le "quasi-credenze" si prefiggono un obbiettivo: servono a rafforzare la coesione sociale e il senso d'identità. Per creare un legame forte tra più persone non è necessario credere in qualcosa, basta e avanza credere di credere in qualcosa. La fede delle "persone religiose" che non sono religiose, non serve alla Salvezza ma è più che sufficiente per la nostra buona convivenza.