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lunedì 5 luglio 2010

La Nobildonna e il Duca

Camillo Langone lo raccomanda tra i film di culto nel suo Manifesto per una Destra Divina.

Morale: la faute a Voltaire!

E' proprio vero, solo un inglese coglie ed esprime al meglio la scelleratezza dei lumi e della Rivoluzione Francese.

Il motivo è semplice: il popolo inglese si è modernizzato e ha esportato nel mondo la modernità.

[... Noi, in fondo, oggi viviamo nel mondo (democrazia + libero mercato) inventato dall' inghilterra...]

E ha fatto tutto cio' nel culto della Tradizione.

I Francesi hanno scelto un' altra via, la via di Voltaire e Bartali: "... è tutto sbagliato, è tutto da rifare...".

Il ribrezzo per quei metodi è stato espresso una volta per tutte da Edmund Burke.

E anche da Grace Elliott, vera eroina del film.

La tempra di Rossella Ohara rediviva: al posto di Atlanta, Parigi.

Una Parigi ricostruita in studio proprio come Atlanta. Fondali inerti che vengono vivificati dai meravigliosi dialoghi di Rohmer.

Solo tre personaggi: il popolo/suburra, il rivoluzionario/invasato e poi, solo di fronte allo sfacelo, l' Uomo.

Ovvero il Nobile, colui che avrebbe voluto/dovuto reggere i fili di una transizione sfuggita di mano.

Grace, al contrario di Rossella, forse non riceve l' iniziazione dai tragici eventi ma, esattamente come lei è Nobildonna che sa conversare, intuire, pensare, trovare le parole... Ma sopratutto non sa trattenere a lungo le emozioni, la maschera costruita per i salotti nobiliari non agisce su di lei in modo perverso. Forse anche per questo sa mantenere la sua dignità nell' umiliante confronto con i "rappresentanti della Ragione", ovvero la suburra invasata.