Visualizzazione post con etichetta david stove. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta david stove. Mostra tutti i post

mercoledì 10 maggio 2017

Evoluzionismo e altruismo

Darwin ha da sempre un problema: Spiegare l'altruismo.
Se la vita è solo una competizione per la sopravvivenza, perché gli ospedali? Perché i sussidi di disoccupazione? perché la santità?
Forse Darwin può spiegare molte cose in termini di scambio tra vicini ma entra in crisi quando considera il cosiddetto "effective altruism", ovvero l’altruismo verso estranei?
Oppure dobbiamo ritenere che i Santi della religione cristiana siano davvero dei perversi che agiscono in preda a pulsioni contronatura?
C'è chi reagisce all’imbarazzo affermando curiosamente che la lotta darwiniana riguardava i nostri antenati, noi ne siamo fuori.
Ok ma il darwinismo non era una teoria generale?
Huxley, ci invita a guardare alla lotta degli stati per le colonie, oppure alla lotta ferina tra i poveri, laddove la pressione è più acuta.
Conclude dicendo che comunque la Storia presenta anche degli intervalli.
Le sue osservazioni lasciano perplessi: il proverbiale bulldog si è trasformato in un innocuo barboncino.
Ma esistono alternative, forse la cosiddetta "via ipocrita" offre qualche spunto in più: se i fatti contraddicono Darwin allora peggio per i fatti.
Essi non esistono, sono mere illusioni.
In altri termini, certi comportamenti nascondono una profonda ipocrisia, l'uomo è essenzialmente ipocrita, specie quando gioca a fare l’altruista.
I darwinisti sociali aderiscono a questo indirizzo e chiedono di togliere di mezzo le ipocrisie per giocare a carte scoperte.
Ma sono loro i primi a schermirsi dicendo che aiutare i poveri è controproducente anziché dire molto più semplicemente che è contronatura.
Inoltre non si vede una ragione valida che giustifichi la loro battaglia: perché mai dovrebbero promuovere l'inevitabile?
Infine ci sono i distratti. Sono acculturati e scolarizzati, sanno bene che si DEVE credere al darwinismo ma nemmeno vogliono negare che esistano ospedali e sussidi ai più bisognosi. Come risolvono costoro il dilemma?
Semplicemente se ne disinteressano, tirano dritti per la loro strada, la cosa in fondo non è affar loro. Affar loro è solo “fare la cosa giusta”.
COMMENTO PERSONALE
Fra le tre risposte la via ipocrita mi sembra la più percorribile. Essa – almeno sulla carta - riesce a giustificare anche l'altruismo più radicale, il cosiddetto "altruismo nerd" o "effective altruism". In questi casi il soggetto intende essere altruista in modo astratto, ovvero scegliendo i beneficiari sulla carta senza farsi coinvolgere dall'empatia che anzi, per una scelta razionale diventa un ostacolo.
Ebbene, l'ipocriticista può sempre dire che questi soggetti non intendono esibire la propria bontà ma la propria intelligenza (e non c'è dubbio che anche questo è un attributo apprezzato), in particolare il proprio dominio sulle emozioni: non è facile trattare il mio bambino alla stregua di uno sconosciuto africano che rovista nelle discariche di Nairobi, ci vogliono notevoli doti che vengono spesso apprezzate e ricompensate. Specie quando il mondo si fa piccolo e anche la persona più distante si fa sempre più vicina. naturalmente si tratta di una posizione offensiva visto che riduce San Francesco ad un mero esibizionista.

giovedì 20 ottobre 2011

Department of Isn’t

David Stove – Darwinian fairytales
Ricordate David Stove?… Qualcuno ha detto che leggerlo è come veder danzare Fred Astaire. Ebbene, ho voluto concedermi un giro di walzer in sua compagnia.
In questo libro lo sfavillante filosofo non nasconde la sentita disistima che nutre per certo darwinismo e in genere per quelle teorie che hanno sempre una risposta a tutto; il che, ci viene detto, è un pessimo segnale per chi ambisce allo status di “scienza”.
Sono le cosiddette puppet-theory: voi siete pupi manovrati da un invisibile puparo. Che poi il puparo sia l’ “inconscio”, la “classe” o i “geni”, poco importa.
Non di rado, si osserva, quando il paradigma darwiniano incontra difficoltà nel rendicontare i crudi fatti, l’ adepto finisce per prendersela con i fatti stessi e passa repentinamente quanto tacitamente dal registro relativo all’ “essere” a quello relativo al “dover essere”.
Purtroppo di fatti che “creano problemi” ce n’ è una caterva. In questo voluminoso tomo ci si limita a prendere in considerazione quelli che iniziano con la “a” (aborto, alcolismo, altruismo, ascetismo, adozione…).
Precisiamo solo una cosa per non ingenerare equivoci: il libro non parla di biologia, non s’ indaga sull’ origine della specie. Ci si limita a far notare come i caposaldi della teoria di Darwin non spieghino affatto la storia conosciuta dell’ uomo (e dici poco!), limitandosi ad alternare verità ovvie a scioccanti falsità, roba a cui nessuna persona istruita potrebbe mai prestare fede in modo serio. A meno che non faccia finta, il che capita spesso, specie tra i più preparati.
L’ interesse è dunque sull’ “uomo” e sulle “società umane”. Ovvero, in termini darwiniani, su sociobiologia e psicologia evolutiva.
Risiede in questi saperi un dilemma genuinamente darwiniano, provate a pensarci: da un lato l’ evoluzionismo è maledettamente plausibile, dall’ altro la vita dell’ uomo come la constatiamo non è affatto quella sfrenata competizione per sopravvivere che dovrebbe essere.
Ryan McIlhinney neo luce dei fumetti
Come riconciliare tessere che non vogliono sapere in alcun modo di incastrarsi?
C’ è chi si limita a convivere con il dilemma: si tratta di coloro che hanno frequentato un buon college e non se la sentono di rinnegare la prima affermazione (gliel’ hanno instillata con dovizia di particolari persone tanto distinte e a modino, e ora ne vanno molto fieri). Cio’ non toglie che, per quanto miopi, abbiano ancora occhi sulla testa per vedere confermata anche la seconda.
Sto parlando dei “soft man”.
L’ “hard man”, invece, ingaggia la sua battaglia personale con i fatti: l’ uomo “dovrebbe” competere di più per la sua sopravvivenza, altro che balle! Al diavolo ospedali, preti, soldati, filantropia!… se mandiamo “al diavolo tutto”, i conti quadreranno.
Nello stesso Darwin covava probabilmente un “Hard man”. La nipotina Gwen Ravatar, nel suo libro di memorie, ritraeva un nonno completamente privo della capacità di relazionarsi con persone dall’ umile condizione, dalla salute precaria o dallo spirito religioso. Come escludere che fosse all’ opera una sorta di rimozione tesa a “far quadrare i conti”?
Infine c’ è il “cave man”: secondo lui una volta l’ uomo “lottava” egoisticamente per la propria sopravvivenza. “Una volta”, oggi il giro del fumo è ben diverso: ci siamo civilizzati e certi e cose non si fanno più.
Quando parla il “cave man”, l’ “hard man”, per quanto suo correligionario, si sente mancare e mette una mano sul volto in modo da mascherare lo scoramento, poi scalpita e diventa viola dal livore. Come dargli torto: tirare una riga e dire che “la teoria vale fino a qua” getta tutto nel ridicolo e sortisce un effetto controproducente.
Tutto, in fondo, puo’ essere ricondotto al problema dell’ altruismo. Purtroppo circolano tra noi uomini che hanno tutta l’ aria di essere altruisti… e questo non è ammissibile!
Il fatto che esista qualcosa del genere è piuttosto imbarazzante e come dice solennemente Wilson (suscitando i frizzi di Stove): “la cosa richiede ulteriori approfondimenti”.
Il dott. Dawkins non riesce per esempio a rassegnarsi al fatto che mamma gibbone s’ intristisca allorché un’ altra femmina del branco gli rapisce la prole per adottarla. Ma come? La pratica è diffusa da sempre, il “rapito” sopravviverà altrove concedendole la libertà di accoppiarsi nuovamente riproducendosi prima del previsto. Meglio di così?! Eppure la mamma “liberata” si aggira melanconica e non trova pace. E non trova pace neanche il dott. Dawkins che si rigira a sua volta nel letto sudato in cerca di riannodare fili che ormai vanno per conto loro. Pensa al suo giocattolino tanto bello che quella stupida scimmia ha disfato inopinatamente. Per parafrasare Wilson: “la cosa richiede ulteriori approfondimenti”.
Ammettiamo di stare uno di fronte all’ altro carichi del nostro egoismo darwiniano e ammettiamo che la mia azione dipenda dalla tua e viceversa… e viceversa, e viceversa, e viceversa… In questo gioco di specchi la conoscenza è limitata e in una condizione del genere, non si sa affatto come sia meglio agire, cosicché qualsiasi strategia egoistica conserva una sua plausibilità, anche la strategia di “comportarsi come un altruista”. Puo’ essere strategica persino la capacità di resettare la propria coscienza per depurarla dalle volizioni egoistiche dimenticando così chi si è realmente in origine.
Seguendo una traccia del genere è facile spiegare in termini egoistici l’ altruismo, anche quello più sentito e sincero! In altri termini: noi siamo sinceri ed esprimiamo desideri autentici solo quando siamo egoisti, il resto (quello che non rientra nello schemino) è pura illusione creata ad arte. Roba che noi crediamo di fare e di vedere ma che non esiste (in quanto non contemplata).
Detto questo, non abbiamo risolto però un bel niente.
Abbiamo solo dimostrato che, in termini darwiniani,… possiamo spiegare tutto!
Se siamo a corto di spiegazioni e - forse perché siamo un po’ cinici amiamo l’ allure darwiniana - possiamo pescare questa “spiegazione” tra le molte disponibili sul mercato. Se abbiamo invece altri gusti, ci serviremo presso un’ altra bottega. Ma cio’ non ci evita di tornare alla considerazione inziale: avere una teoria che spiega tutto a priori non è certo un buon segno per chi ambisce fare della scienza.
Anche il Santo in fondo sa benissimo che rischia sempre l’ esibizionismo (banale verità). Tutti lo sanno, ma pochi honest truth seeking negherebbero che esista anche solo in piccola parte qualcosa come la santità! Negarlo equivarrebbe ad affermare una scioccante falsità. E basta una parte davvero piccola per mettere in crisi i bulldog di Darwin.
Ricordo che Tyler Cowen prendeva amabilmente in giro il suo collega evoluzionista Hanson dicendo che lo avrebbe nominato a capo del Department of Isn’t”.
Infatti, quando l’ evoluzionista integrale non riesce a darsi ragione di una certa azione umana che si prefigge X, dice che in realtà si prefigge Y: si fa una certa cosa ma in realtà si vuole camuffare l' intenzione di farne un’ altra. Ed è proprio cio’ a cui si dedica giorno e notte il vecchio buon Robin:
Food isn’t about NutritionClothes aren’t about ComfortBedrooms aren’t about SleepMarriage isn’t about RomanceTalk isn’t about InfoLaughter isn’t about JokesCharity isn’t about HelpingChurch isn’t about GodArt isn’t about InsightMedicine isn’t about HealthConsulting isn’t about AdviceSchool isn’t about LearningResearch isn’t about ProgressPolitics isn’t about Policy… no sex?  Can that somehow be signaling to get more sex?…
Il che in parte è senz’ altro vero, non bisogna essere ingenui. Ma solo in parte!
La parte che manca, ci dice Stove, è un bello sbrego proprio nel bel mezzo di una teoria per il resto tanto carina come quella darwiniana.

venerdì 14 ottobre 2011

Poiché abbiamo gli occhi, siamo ciechi

David Stove è un filosofo australiano ateo amante del “buon senso”, ma gli piace anche divertirsi e, quando c’ è trippa per gatti, non si astiene certo dalla polemica. Leggerlo mentre crocifigge i suoi avversari intellettuali è divertente, persino se si dissente. Femminismo, post-modernismo, darwinismo… tutto prima o poi passa attraverso il suo torchio. Nel 1985 ha messo in palio un premio da consegnare a colui che scovasse “il peggior argomento di tutti i tempi”.

Senza molti imbarazzi consegnò il premio a se stesso. Non c’ era partita. L’ argomento, da allora noto come “”the Gem”, suona all’ incirca così:

Se la mente umana ha una sua natura, allora noi non possiamo conoscere la realtà per quella che è.

Si noti bene che sul canovaccio di base mille variazioni sono possibili.

Poiché possiamo conoscere solo le cose per come le vediamo, non possiamo conoscerle per quello che sono…

Non pensiate che un’ affermazione del genere sia poi così strana, viviamo in mezzo a gente che non fa che ripeterla, ma solo dopo averla imbellettata, cosicché puo’ darsi che ci sfugga.

Con questo argomento si riesce a rendere tutto leggero e impalpabile. In epoca postmoderna è stato molto apprezzato, ma si capisce, i lotofagi apprezzano tutto quanto abbia un vago sapore deresponsabilizzante.

levita-shelves-paper

Ecco nella prosa di Stove un paio di travestimenti sotto cui si maschera il “peggior argomento del mondo”:

… teir intellectual temper is (as everyone remarks) the reverse of dogmatic, in fact pleasingly modest. They are quick to acknowledge that their own opinion, on any matter whatsoever, is only their opinion; and they will candidly tell you, too, the reason why it is only their opinion. This reason is, that it is their opinion.

O ancora:

The cultural-relativist, for example, inveighs bitterly against our science-based, white-male cultural perspective. She says that it is not only injurious but cognitively limiting. Injurious it may be; or again it may not. But why does she believe that it is cognitively limiting? Why, for no other reason in the world, except this one: that it is ours. Everyone really understands, too, that this is the only reason. But since this reason is also generally accepted as a sufficient one, no other is felt to be needed