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sabato 12 aprile 2008

Scavalcando il cancello di Baldini

Siamo cacciatori di mummie e l' istinto necrofilo che ci spinge inevitabilmente verso questi cultori di lingue morte, verso questi dominatori del certame vaticano. Scavalchiamo i loro arrugginiti cancelli, irrompiamo nel sepolcro dei loro studioli per auscultare il lentissimo bioritmo agonico che ci incanta.

Sul far della sera si esce insieme nella campagna vicentina dove le sonorità più tranquille coabitano con quelle più noise...

"...dove incrociano i cervi volanti..."...e nella macchia s' infrasca oscura l' ombra di una grand' ala..."

Tra questi bei "niente", colombe annunciano lo smorire del conflitto vitale...

"...e il ferro dell' arma si fa sempre più freddo tra le dita..."

Il ricordo si agita remoto ed è preservato dalla "...brina di fredde lune...".

Laddove senti che anche solo questi appena accennati atti cognitivi "...infangano di passi nevi incontaminate...".


Poi, con un guizzo di saturnini nervi, il Poeta torna all' attualità pronunciandosi nientemeno che sulla globalizzazione:
"...adesso il mondo non è remoto
sta tutto addosso a noi,
tutto pigiato nelle
stanze sgomente delle nostre case..."
vaghiamo in cerca d' ispirazione...

"...stoltamente pensando che una grazia celeste mi rimanga impigliata tra le dita..."

ma scatta un soprassalto di vigliaccherie...
"...e risprofondo nel mio cieco letargo, dentro un nero
inerte che cancella i sogni e le parole..."
come sono lontani le estati con i loro gesti d' altri tempi...

"...facendomi solecchio contro il barbaglio..."

ora resta solo la fatica e l' inseguimento trafelato di una parola misurata...

"...come il cane da caccia sull' usta della lepre che si snerva..."

neanche l' appoggio della donna, della...

"...mia proterva e dolcissima Virago..."

mentre si assaggiano tutte le sfumatore della precarietà...

"sì. anch' io sono stato nel mio secolo
una gracile lanternina appesa a un picciolo del tempo che mi nutriva ed era
il mio nodo scorsoio..."
ingannati da una psichedelia fatta in casa...
"...come quando si abbassano le palpebre
e ancora dentro agli occhi
in effimere spire brulicano i fosfeni..."
con i corpi a scrivere sul palinsesto del giorno...

"...il segno di un sorriso tra ombre catafratte..."

con l' invocazione alla madre viva da sempre trapassata...
"...forse mi osservi trepidante... come
questo tenero infante cominciava a tentare
i primi passi
correndo barcollando verso di te
finchè cadevo nel tuo grembo
madre, come allora anche adesso all' adulto che arriva
le braccia apri..."
raggomitolati attorno ad un ricordo, per toglierli l' aria e appassire con lui
"...il tempo filando una bava sottile
ha avvolto nel suo bozzolo il bambino di ieri.
Là tu sopravvivi come una crisalide della memoria..."
s' interrogano i suicidi per saperne di più...

"...che sgomento ha fiaccato il tuo cuore, tu che eri così lieto e protervo?..."

ma in fondo confidiamo nell' atteso soprassalto...

"...ma tu non rassegnarti, batticuore, all' angusta gabbia delle mie costole..."

piccoli segnali di soccorso lanciati dalla campagna vicentina...

"...il merlo alza il suo introibo...un angelo si apparta satollo di bontà...in cerca di felicità ci è bastato sognarla per coglierla...rincasiamo sotto un carico di enormi e rimandati paradisi..."

ci specchiamo nel codirosso...

"...nel suo nervoso zig zag da camino a camino, povera bestia incalzata da segnali..."

questa giornata è..."un libro che spinge gli occhi..." ora siamo stanchi...

un ultimo palpito amoroso rende incantevole persino la "...vasta pianura di autostrade..."

"...rotola un tuono sul tetto...andiamo a mangiare...".