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martedì 24 aprile 2012

Il giornalista come nemico pubblico numero uno

Se getto la maschera e metto al bando ogni forma di cerchiobottismo ipocrita, non posso limitarmi a dire che il mondo dei media e dell’ informazione politica sia inquinato da evidenti faziosità, devo andare fino in fondo e precisare che è fazioso perché pencola vistosamente “a sinistra”.

Qui, da noi, come ovunque nel mondo occidentale.

Ora, come sempre. (*)

E penso che la sensazione sia condivisa da qualsiasi liberale degno di questo nome, nonché da qualsiasi persona di buon senso che si sottoponga ad un minimo di introspezione credibile.

Senonché, quantificare lo sbilanciamento è alquanto difficile, come si fa?

Il tentativo più articolato di procedere a una misurazione lo si deve a Tim Groseclose, i risultati di un lavoro durato anni sono in parte prevedibili: la distorsione esiste; e in parte sorprendenti: è molto più ampia di quel che ci si dava per scontato.

Nel fuoco della lente c’ è l’ informazione a stelle e strisce: per farsi un’ idea su come siano messe le socialdemocrazie europee basta moltiplicare le distorsioni rilevate per tre o per quattro (ciascuno scelga il fattore amplificante che preferisce).

Inutile entrare qui in noiosi particolari, mi limito ad un indizio che parla da sé:

… the bias shouldn’t be surprising given the political views of reporters… Surveys show that Washington correspondents vote for the Democratic candidate at a rate of 85 percent or more… Studies of contributions to presidential campaigns have found that more than 90 percent, and as many as 98.9 percent, of journalists who contribute to a  presidential campaign give to the Democratic candidate…  that mean residents of left-wing academic communities like Cambridge, Mass. and Berkeley, Calif. are, on average, much more conservative than Washington media correspondents…

Sembra incredibile ma è così: in fatto di predisposizione alla partigianeria si puo’ persino far peggio rispetto all’ accademia saldamente in ostaggio dal politically correct. E sono proprio i giornalisti a riuscire nell’ improba impresa.

Il “cane da guardia” sembra allora abbaiare a comando:

newspaper

… cani e vecchie riviste…

Ok, ma questa potente distorsione alla fin fine conta davvero? Cambia le nostre vite?

Sì, risponde a sorpresa TG: Obama non sarebbe nemmeno stato eletto senza la spinta dei media schierati a suo favore in modo tanto squilibrato.

Francamente, lo ammetto, ero convinto del contrario; mi tocca dunque rettificare la posizione originaria a cui, per altro, ero tanto affezionato? E perché no? In fondo non farei che seguire le orme di TG, il quale si è rivelato su questo punto abbastanza onesto: data changed his mind.

D’ altronde basterebbe l’ acume di un Tolstoj qualsiasi per capire come si formano le opinione politiche nella testa di persone pur sempre consapevoli e persino di una certa levatura:

… si atteneva fermamente alle opinioni a cui si attenevano la maggioranza e il suo giornale, e le cambiava solamente quando la maggioranza e il giornale le cambiava, ovvero, per dir meglio, neppure le cambiava, ma inavvertitamente cambiavano esse in lui

… non sceglieva né le tendenze, né le opinioni, ma queste tendenze e opinioni venivano a lui, esattamente come egli non sceglieva la foggia del cappello o del soprabito, ma prendeva quella che si usava portare…

… avere delle opinioni, per lui che viveva in una certa società, posto il bisogno di una certa attività del pensiero che solitamente si sviluppa negli anni della maturità, era altrettanto necessario che avere un cappello…

… se pur v’era una ragione per cui preferiva la tendenza liberale a quella conservatrice, alla quale pure si attenevano molti del suo ambiente, questa non stava nel fatto che egli trovasse più ragionevole la tendenza liberale, ma perché essa si confaceva di più al suo modo di vivere. Il partito liberale diceva che in Russia tutto andava male ed effettivamente… lui aveva molti debiti e decisamente difettava di denaro… il partito liberale diceva che il matrimonio era un istituto superato e che era necessario riformarlo, ed effettivamente la vita familiare gli procurava poca soddisfazione e lo costringeva a mentire e a fingere, il che repugnava alla sua natura… Il partito liberale diceva, o meglio sottintendeva, che la religione era solo un freno per la parte barbara della popolazione, ed effettivamente lui non poteva sopportare senza aver male alle gambe neppure un breve Te Deum…

Ce n’ è abbastanza per convincersi dei danni potenziali del cosiddetto “media bias”: il principale sovvertitore della vita pubblica – oggi - sarebbe dunque la masnada di Gruber e Costamagna che, circonfuse dall’ hubrys dell’ informazione, ci inseguono come baccanti per “notiziarci” a dovere… e con un Feltri che segue ramingo a distanza.

Mi sembra una posizione degna di essere considerata: la presenza vociferante di una classe di giornalisti consente di barare al gioco democratico in modo socialmente rispettabile. 

Per ora lasciatemi ancora credere che sia il “sindacato politicizzato” la lebbra più tignosa che ammorba la vita politica, ma l’ azione pervertitrice del “giornalismo” non andrebbe comunque sottostimata.

Soluzioni

1. Censura? A un liberale ripugna. Punto.

2. Disclosure? E’ la soluzione per cui simpatizza TG ed è adottata da alcune riviste (Slate, per esempio). Non la vedo molto praticabile.

3. Depotenziare l’ ideologia facendo pesare di più gli interessi. Ci sono molti modi per farlo; per esempio, tanto per stare d’ attualità, azzerando il finanziamento pubblico ai partiti. Chi teme questa via la presenta come il bau bau: “solo i ricchi potranno fare politica”, e invece chissà che non sia un fattore in grado di raddrizzare le storture provocate dall’ informazione. Si coglierebbero due piccioni con una fava.

 

(*) Lo so che così dicendo vengo a mia volta considerato fazioso; cerco allora di rifarmi una verginità dicendo, per esempio, che, a mio avviso, la corruzione alligna di più a destra. Contenti?

(**) Fonti nobili d’ ispirazione:

- Tim Groseclose – A mesure of media bias.

- Lev Tolstoj – Anna Karenina.

Fonti ignobili d’ ispirazione:

- L’ Infedele di ieri sera (ma uno a caso va bene lo stesso).

domenica 31 ottobre 2010

Eppure

Eppure...

Ho letto "Resurrezione" di Lev Tolstoj, racconta di come sia dura la vita consumata in un carcere siberiano dove i prigionieri sono sottoposti a trattamenti disumani.

Ma, magari, di scandagliare la vita carceraria vi interessa poco, magari i trattamenti disumani vi turbano e vorreste tanto starne alla larga per godere al meglio il tepore di salottini accoglienti in cui parlare del più e del meno, magari le "vite consumate" non sono esattamente la vostra passione numero uno. Anche se è così, questo libro fa per voi, visto che "fa per tutti".

Tolstoj è stato "il più grande" proprio perchè, con lui, questo genere di paralogismi funziona a meraviglia.

Lui potrebbe parlar di tutto, potrebbe scrivere anche di cose irrilevanti anzi, irritanti, eppure continuerebbe a scrivere "il libro che fa per voi". "Per voi", bè, adesso non esageriamo. "Per me" sì però, di sicuro.

Prendiamo le sue proverbiali tensioni morali, ebbene, sono trapuntate da inesausti e continui guizzi di umorismo legati alle micro-tragedie della vita quotidiana.

Quando le prime stufano, e a me stufano quasi subito, arrivano immantinente i secondi, manco fossero il settimo cavalleggeri, manco il lettore fosse tutto cablato con sensori neuronali che rivelano solleciti i cali di attenzione.

Quando i secondi stuccano, sopraggiunge con tempismo l' agile ponzosità delle prime.

Se questa alternanza desse solo l' aria di ripetersi, il Maestro s' inventa dal nulla un terzo ingrediente facendo subito diventare oro qualsiasi cosa tocchi il suo pennino.

Per carità, lungi da me negare che alcuni inconvenienti arrivino a turbare un simile panorama idilliaco, per esempio: ad ogni finale ottocentesco si addice il crescendo, per ottenerlo è d' uopo non rompere il climax: ecco che allora anche i sapienti equilibri del Maestro devono cedere alle esigenze del Canone.

Fa niente, Tolstoj è talmente ricco che si puo' rimanere appagati da un suo libro anche espungendo un finale crucialissimo che sarebbe il punto di forza per chiunque altro.

E ve lo giura chi si giudica soddisfatto avendo letto il suo libro sulle carceri zariste eliminando la parte ambientata nelle carceri zariste, oltre che tutte le pagine in cui si parla di carceri zariste!

Per questo che è lui il più grande. Nel suo secolo, con Flaubert, è il più grande.

Non c' è nulla di lui che condivido, il suo disgusto per la modernità e i suoi infantili pacifismi renderebbero insopportabile qualsiasi adulto che osasse professarli con la sua iattanza.

Eppure...

Il Vangelo russificato come esce dalla sua rielaborazione contorta, avvelenato e indigesto come viene servito in cucine che sfornano a tutto spiano solo cibi sciapi, mi appare ampiamente travisato.

Eppure...

Le sue indignazioni, i suoi disgusti, le sue vergogne annoiano presto e si rivelano solo come il tipico furore conformista del sedicente "puro" ferito a morte dalla realtà, di chi si vede vittima in croce e non riesce a tirare avanti se non pensandosi in quel modo.

Eppure...

La passione per la filosofia ammorba non poche pagine della sua opera, piegandola spesso al didascalico resoconto di tiritere mediocri e di idee impiegatizie tipiche del pensatore di risulta.

Eppure...

La totalizzante interiorità indicata ripetutamente come unico valore ha la presa di certa reclame raffazzonata quando è in heavy rotation da sei mesi su tutte le più scalcagnate TV private.

Eppure...

La letteratura che veicola conoscenze e disvela realtà all' intelletto? Ma stando ai messaggi espliciti recapitati dal patriarca mi sento profondamente offeso pur nella mia medietà e nella mia intelligenza qualunque.

Eppure...

Eppure, se penso al suo rigo carnoso da cui cola muco, saliva e sangue; se penso al suo modo di far sorridere gli occhi di una comparsa, detrito che la Storia subito abbandonerà sull' argine; se penso alle sue ingiurie, di una ricercatezza addirittura strana; se penso ai suoi silenzi popolari, sempre decorati con colpi di tosse, soffiate di naso, pianti di moccioso; se penso alla gogna in cui incastra il suo nemico ideologico, illustrandone le tare che sono poi le naturali storture del Legno Umano cantate con voce stentorea; se penso a tutto questo, allora mi riconcilio in tempo reale e alzo convinto il mio peana di lettore convertito.

***

N.B. post incompiuto (ndr)