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giovedì 10 giugno 2010

Le canizie di Don Giovanni

Poche opere come il Don Giovanni di Mozart e Da Ponte riescono ad esprimere una vasta gamma di emozioni: dalla tragedia all' umorismo, dall' amore al sublime e tante altre.

Rappresenta cio' che c' è di più potente nel canone occidentale.

Oggi difficilmente vedremo mai tanta ricchezza in una singola opera d' arte e il motivo è evidente: l' estrema facilità di accesso ad una moltitudine di opere ci consente di prelevare il meglio da ciascuna di esse.

Il lavoro di "concentrazione" non spetta all' artista, siamo ormai in salvo da questo genere di sprechi: è come se il pizzaiolo decidesse per noi la pizza che ci tocca... che incubo!

L' ascolto del Don Giovanni richiede ore, un tempo interminabile e difficilmente immune da sprechi. La cosa proccupa chi vuole godere della bellezza in modo efficiente. Molti ormai preferiscono, per esempio, assemblare e concentrarsi sui vertici del Don Giovanni, magari accostandoli e confrontandoli con altri vertici operistici altrove reperiti.

Il taglia e cuci è d' obbligo quando si ha a che fare con l' Opera lirica, una realizzazione del passato che presa com' è mostra tutti i suoi limiti.

Quando ascolto musica sinfonica o da camera del passato, mi capita sempre più spesso di limitarmi ai tempi lenti. La maestosità, la sublime calma, il misticismo di quei frammenti resta insuperato.

Ma se si passa ad altri stati d' animo - furioso, rabbioso, agitato, affaticato, grottesco, patetico, frustrato... - ecco che sono altri generi ed altre musiche in grado di esprimerli più compiutamente e ad esse mi rivolgo per un assemblaggio più efficace ed un' esperienza esteticamente più elevata.

Le mie pretese non sono un capriccio. Anche se richiedono impegno e disponibilità alla fatica, realizzarle non è più così dispendioso vista l' abbondanza infinita di arte ed il facile accesso che oggi ci viene offerto.

Sarebbe ingenuo stare fermi senza adeguare i modi d' incontrare la bellezza quando fuori dalla nostra porticina tutto si è rivoluzionato. Non si tratta quindi di "fare la rivoluzione", si tratta di adeguarsi per cogliere nuove opportunità sorte in seguito ad una rivoluzione che si è prodotta indipendentemente da noi. Una rivoluzione tecnologica prima ancora che artistica.

In fondo anche in questo caso parlo della cultura come playlist: raccogliamo ovunque i mattoncini per costruire la casa della nostra cultura. Una casa su misura che sarà inevitabilmente diversa da tutte le altre.

Ciascuno vede la superiorità di una sartoria su misura rispetto a quella standard dei supermercati.