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martedì 4 luglio 2017

I cattolici “sbagliati”

I cattolici “sbagliati”

L’economia sociale di mercato di Flavio Felice
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Anche il cattolicesimo è stato attraversato nel XX secolo da un vento liberale che spirando dalla Germania ha fatto sentire il suo alito fino a noi.
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intendiamo rappresentare in modo sintetico e necessariamente schematico le ragioni storiche e teoriche che condussero alcuni scienziati sociali tedeschi a contrapporsi all’abominio nazista e comunista, proponendo un sistema economico e sociale basato sull’economia di mercato, sulla libera iniziativa, sulla lotta ai monopoli (tanto pubblici quanto privati) e sulla stabilità monetaria.
Note:CSM CONTRO IL NAZISMO
Accanto alla ricostruzione storica e teorica di questo filone del liberalismo europeo che va sotto il nome di “ordoliberalismo”, e che ha sviluppata una coerente teoria economica nota con il nome di “economia sociale di mercato”, abbiamo ritenuto interessante (sebbene parziale) rendere conto di come una distinta corrente del pensiero sociale cattolico, il cattolicesimo liberale di Luigi Sturzo, abbia recepito, sviluppato e partecipato a divulgare i principi, i valori – in breve, la filosofia politica – che sottendono la suddetta teoria economica.
Note:CAPITALISMO SOCIALE DI MERCATO, ORDOLIBERALISMO E CATTOLICESIMO LIBERALE
Nel sistema teorizzato da Röpke, da Eucken, da Erhard e dagli altri esponenti dell’economia sociale di mercato, il principio di sussidiarietà è valido a tutti i livelli della sfera pubblica, quindi, interessa anche le relazioni sindacali; ne consegue che la contrattazione viene interpretata in forma decentrata e non si concepisce la concertazione; ossia, il sindacato è visto come autonomo, in un contesto sociale pluralista. Al contrario, nel modello neocorporativo, il sindacato partecipa alle decisioni dell’impresa e a quelle del governo; tale modello, dunque, è caratterizzato da “centralismo”, da “unità sindacale” e da “concertazione”10. Si tratta di una importante distinzione che ci aiuta a non cadere in facili equivoci.
Note:SINDACATO E CSM

6. La ricezione italiana
IL CONTRIBUTO DELLA SCUOLA DI FRIBURGO ha conosciuto una discreta diffusione in Italia grazie all’apprezzamento di Einaudi, di Croce e di Ferrero nell’immediato dopoguerra, per poi essere tristemente accantonato dalla seconda metà degli anni Sessanta; ancor meno fortunata fu la ricezione del pensiero ordoliberale in sede di Assemblea costituente1.
Note:CROCE EINAUDI… E POI IL VUOTO
«Le norme sui rapporti economici contenute nella Parte i della Costituzione del 1948 appaiono largamente ispirate all’idea che le pubbliche istituzioni debbano avere un ruolo attivo nell’economia. È un’idea che accomunava le due forze politiche allora dominanti, la marxista e la cattolica, in una visione fortemente critica del “capitalismo”. Intervento pubblico nel mercato, limitazione della proprietà, orientamento dell’attività economica a fini sociali vengono così innestati con forza nel tessuto di matrice liberale»2.
Note:PADOA SCHIOPPA: COSTITUZIONE ANTICAPITALISTA
Una posizione simile è stata esposta da Alberto Quadrio Curzio, per il quale «sarebbe invece meglio dire che, tra l’impostazione liberale favorevole al mercato regolato delle democrazie occidentali e quella comunista-socialista, favorevole alla pianificazione orientale, è prevalsa una linea intermedia (per altri di compromesso) propugnata principalmente dai cattolici, che nelle intenzioni di altri poteva essere piegata, se gli eventi politici lo avessero permesso, verso la soluzione pianificatoria
Note:QUADRO CURZIO
«Già nell’articolo 1 della Costituzione, affermando che “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”, si lasciavano aperte possibili estensioni forse anche verso concezioni di supremazia della “classe operaia”. Risulta infatti difficile capire perché il “lavoro” debba venire prima della “persona umana”
Note:OPERAISMO
Del mercato essa diffida nel momento stesso in cui lo difende; e lo difende […] essendo in buona parte insensibile a buona parte delle ragioni per cui è giusto e merita farlo»
Note:AMATO SULL’ASSEMBLEA COSTITUENTE
L’esito sarà una Costituzione economica che oscilla tra una sorta di neocorporativismo e un larvato dirigismo, ove domina il ruolo del piccolo produttore autonomo, il quale piuttosto che ricercare e pretendere il rispetto delle regole del mercato si autoregola all’interno della propria comunità… efficienza e giustizia sociale sono considerate antinomie
Note:ESITO
anni in cui nessuno avrebbe mai messo in discussione il modello delle Partecipazioni Statali, e in tempi di smisurato ottimismo, dovuto alle speranze di crescita del secondo dopoguerra, le cautele e i timori “ordoliberali” di burocratizzazione, di monopolizzazione dei servizi sociali e le ricette liberali antistataliste, a favore del principio di libera concorrenza, apparivano come un’inutile zavorra che avrebbe inevitabilmente rallentato il ciclo economico positivo innestato dalla ricostruzione… entra nella fase esaltante e mitizzata della ricostruzione, mediante la politica degli ausili e dei sussidi diretti alle imprese. Il tessuto industriale italiano che rinasce dopo la seconda guerra mondiale è figlio di una politica industriale al centro della quale non abbiamo il mercato con le sue regole, bensì l’aiuto di stato,
Note:ANNI SESSANTA
come testimonia un altro democristiano, il costituente Pasquale Saraceno nella sua Intervista sulla Costituzione, isolando la corrente liberale, «il pensiero marxista e il pensiero sociale cattolico si congiungevano allora sul tema del controllo della anarchia capitalista»; non si dimentichi che era trascorso appena un decennio dalla grande crisi degli anni Trenta.
Note:RUOLO DI DOSSETTI
All’interno della Democrazia Cristiana si confrontarono due anime, quella dossettiana, sostenuta anche da Giorgio La Pira, che si era formata nel clima illiberale prefascista e fascista… e quella di Alcide De Gasperi e di Luigi Sturzo, per la quale nessun principio guida per la politica è migliore di quello liberale… 
Note:DUE ANIME DC
In tema di Costituzione economica prevarrà la linea dossettiana; una profonda sfiducia nei confronti del mercato traspare dagli articoli 41, 42 e 438 della Costituzione italiana e sebbene l’articolo 41, al primo comma, reciti testualmente che «L’iniziativa economica privata è libera», non sarà per ragioni economiche, ma per ragioni politiche, in chiave evidentemente anticomunista….
Note:CHI VINCE
Tale cultura, diffidente nei confronti del mercato, statalista, inconsapevole dell’opportunità che avrebbe potuto offrire il meccanismo della libera concorrenza, venne scossa dal processo di unificazione europea. Il trattato di Roma del 1957 è portatore di una serie di indirizzi, di divieti e di vincoli che vanno in tutt’altra direzione rispetto a quella presa dai costituenti italiani…. Scrive Amato: «Era la Comunità Europea a richiamarci a questo ordine nuovo e i richiami vennero, sempre più fitti e ineludibili,
Note:LA SCOSSA DELL ‘EUROPA
È opinione diffusa presso i giuristi dell’economia che la concezione “ordoliberale” influenzerà significativamente le filosofie di fondo dei Trattati istitutivi della Comunità economica europea; Maria De Benedetto scrive che «per tale dottrina [l’“ordoliberalismo”] lo Stato, “forte ma neutrale”,
Note:UE E ORDOLIBERALISMO
In modo particolare, possiamo far riferimento agli articoli 85, 86, 90 del Trattato di Roma del 1957, oggi articoli 81, 82 e 86 del Trattato che istituisce la Comunità europea del 1992 (Trattato di Maastricht), nella parte relativa alle “Norme comuni sulla concorrenza, sulla fiscalità e sul ravvicinamento delle legislazioni”13. In questi articoli si afferma il principio di concorrenza
Note:CONCORRENZA
L’interpretazione sturziana
il pensiero di autori come Erhard, Eucken e Röpke influenzò profondamente ampi settori della cultura economica e politica italiana, basti leggere il seguente brano di Einaudi: «Se i monopoli si sono moltiplicati ciò accade massimamente perché lo stato ciò ha voluto espressamente, perché ha favorito ed incrementato e rafforzato le tendenze monopolistiche. È chiara qui la via d’uscita. Aboliamo le leggi che hanno condotto al risultato di costituire delle sacche di profitto
Note:EINAUDI SUI MONOPOLI
sul versante del pensiero cattolico liberale, riteniamo che don Luigi Sturzo, sacerdote, scienziato politico, statista, seppe esprimere chiaramente la filosofia sociale dei nostri autori.
Note:STURZO
«Io ho stimato Don Sturzo come uno dei grandi politici che per un senso profondamente sentito di responsabilità cristiana, dopo il caos dell’ultima guerra, hanno operato in tutti i sensi per costruire un’Europa nuova, io spero tanto che le preghiere di Don Sturzo mi siano d’aiuto per cooperare a mia volta nello spirito che animava il suo intento,
Note:ADENAUER SU STURZO
In un articolo del 29 dicembre del 1957 intitolato Paura della libertà, il nostro scriveva: «Purtroppo da noi esiste, volere o no, un’impresa industriale ibrida, la statizzata e la privata, la prima con privilegi monopolistici, con larghe garanzie statali, con facilità di mezzi, e senza il senso del rischio; la seconda con un’antica tradizione di favori statali,
Note:STURZO E LA PAURA DELLA LIBERTA’
È interessante notare come Sturzo affermi che nessuna forma di “solidarismo” appaia praticabile lì dove emerge la coesistenza di “statalismo” ed “economia di mercato”, mentre una politica orientata alla solidarietà sarebbe possibile solo lì dove il “mercato libero” convive con una politica statale di “cooperazione” e di “occasionale” e “più o meno concordato intervento”.
Note:SOLIDARIETÀ IMPOSSIBILE
Non è un caso che Sturzo prenda come esempio la realtà economico-imprenditoriale tedesca e statunitense e che Röpke ebbe ad indicare proprio nell’opera di Sturzo una sua inesauribile fonte di ispirazione.
Note:ROPKE E STURZO
la libertà è unica e individuale: «Si perde la libertà politica e culturale se si perde la libertà economica e viceversa», in disaccordo con la distinzione crociana tra liberismo e liberalismo e in sintonia con la prospettiva unitaria di Röpke, Einaudi e Hayek.
Note:LA LIBERTÀ È UNICA
la libertà è espressione dell’autodisciplina oltre che della regolamentazione legislativa «per la coesistenza e il rispetto dei diritti e dei doveri reciproci».
Note:AUTODISCIPLINA
«Quando si manda via un dittatore (è il nostro caso), si crea una oligarchia; i comitati di liberazione furono una oligarchia; gli esclusi furono in quel momento i paria, salvo a passare sotto la bandiera dei nuovi partiti»
Note:STURZO CONTRO L’ANTIFASCISMO
è sempre Sturzo a ribadire che la sua idea di libertà non avrebbe nulla a che fare con «quella della Costituzione», anche in questo caso, una libertà «limitata dalla collaborazione con i social comunisti».
Note:STURZO CONTRO LA COSTITUZIONE
egli si dedica a confutare le posizioni di quanti, travisando le teorizzazioni del Toniolo, vagheggiavano una sorta di ritorno dell’ordine medievale, considerato la golden age della Cristianità6. Essi sembrano dimenticare, osserva Sturzo, che la rottura intervenuta con la creazione dello «Stato moderno» rende improponibile una strutturazione degli interessi sociali e particolari che veda relegato l’apparato centrale nel ruolo “organico” di supporto alle realtà non-statuali.
Note:CONTRO IL CORPORATIVISMO
L’esperienza del blocco sovietico e dei suoi Paesi satelliti, così come le «contraffazioni di Belgrado e Pechino» sarebbero lì a dimostrare che, in assenza di libertà economica, al “capitalismo libero” presto o tardi si sostituisce un «capitalismo di Stato, mille volte peggiore
Note:CAPITALISMO DI STATO
«i Paesi occidentali, più o meno individualisti e dinamici, con tante differenze di clima, di produttività, di sviluppo economico, di costumi, di esigenze, di storia, di cultura, le cui condizioni politiche sono piene di contrasti, non subiranno mai tranne che con la forza, la sopraffazione delle libertà fondamentali, delle quali l’economia ne è il condizionamento necessario». In questo quadro, sebbene l’intervento statale allora fosse generalmente più esteso rispetto al passato, il suo impatto sarebbe stato inferiore e le energie produttive provenienti dal settore privato avrebbero rappresentato un antidoto contro l’ingerenza statale proprio in quei Paesi in cui la struttura politica era più solida e l’industria più sana. Tra questi Paesi Sturzo non vede l’Italia, inconsistente ed evidentemente immatura
Note:LE GARANZIE DELLA LIBERTÀ ECONOMICA
Il personalismo metodologico sotteso a queste considerazioni è tanto più rilevante quanto più svela l’infondatezza epistemologica di altre proposte politiche (si pensi a quelle di un Murri o di un Dossetti) le quali, pur autoattribuendosi una specificità cristiana, sono viceversa tributarie di altre filosofie della storia e attraggono nella loro retorica linguaggi afferenti a ben diversi campi semantici (i concetti di classe, rivoluzione, struttura, …).
Note:FILOSOFIA DEL PERSONALISMO ECONOMICO
Andate a Berlino per vedere fra le due economie: Berlino Ovest: mercato e prosperità; Berlino Est: socialismo, comunismo e miseria; si potrebbe dire “comunità e socialità della miseria”»12.
Note:STURZO MANDA TUTTI… A BERLINO
lo “Stato etico”, dal punto di vista cristiano, sarebbe basato anche su un’antropologia erronea e lesiva della dignità umana, nelle sue dimensioni costitutive di libertà e responsabilità. A questo proposito il sacerdote calatino ribadisce una dottrina tanto chiara quanto disattesa per i tempi: «Non è lo stato che crea ex nihilo un ordine poiché la politica non può creare un’etica; ma è lo stato che riconosce un ordine etico-sociale che gli uomini elaborano ed esprimono perché soggetti razionali»
Note:STATO ETICO
lo statalismo scardina l’articolazione intermedia della società; in definitiva, accentrando a favore degli enti statali e burocratizzando la società civile, contravviene ad uno dei cardini della moderna dottrina sociale della Chiesa, il principio di sussidiarietà, tanto nella sua dimensione orizzontale quanto in quella verticale.
Note:SUSSIDIARIETÁ CORPI INTERMEDI
La lezione di Sturzo in economia può essere ricondotta alla massima, tipicamente “ordoliberale”, dello “stato, arbitro e non parte del libero giuoco economico”.
Note:STATO ARBITRO
In tal modo l’egoismo individuale si è spesso trasformato in egoismo di gruppo (monopolio, trust, cartello), in egoismo di classe (monopolio sindacale) e in egoismo nazionale (nazionalismo economico, imperialismo e isolazionismo)
PERICOLI DELL’ EGOISMO NON MODERATO