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mercoledì 1 settembre 2010

La sacra famiglia


Se mi darai ad intendere di essere ricco come un Creso, di avere un bel gruzzolo da parte, ma poi cominceranno ad arrivare puntuali i conti insoluti, allora io ti guarderò di sguincio accusando il colpo. E la mia stima scemerà.
Se, quando tornerai alla sera, mi accorgerò che sei passato al bar, che puzzi di postribolo, che strascichi le parole e fai discorsi sconclusionati tentando goffamente di nascondere le tue defaillances, allora, puoi starne certo, al borsino del mio foro interiore le tue quotazioni cominceranno ad erodersi inesorabilmente.
Se, quando ti parlerò nell' ultimo tentativo di rinforzare la nostra intimità perduta, tu mi ascolterai con la maschera di una falsa attenzione, io trasformerò l' antico pianto del mio occhio ormai in secca, in un lento disprezzo che salirà ogni giorno di più, fino a saturare la trappola della nostra invivibile quotidianità.
Se da chiacchere di strada verrò a sapere che nemmeno le case in cui viviamo sono tue, come mi avevi sempre lasciato intendere, allora io mi sbiancherò fino alle labbra, e, nel pensarti come il mia nemico, stringerò denti e occhi. Poi stringerò anche i pugni, fino a mostrare il bianco delle nocche.
Se, impaurito dalla mia indignazione, tenterai di esorcizzarla con frivolezze sconvenienti e sicurezze da galletto, allora vedrai che, nella mia anima onesta, qualcosa contro di te si cristallizzerà come un freddo sasso non più scomponibile, come una blocco di ghiaccio che non fonde neanche all' inferno.
Quando mentirai o compirai azioni vergognose - e ne compirai certamente - ti staffilerò senza pietà, perchè, per via dell' amore che ti ho dato, io sarò esigente con te, sarò implacabile, non mi contenterò della nullità che sei, della tua natura di guscio vuoto, vorrò mutarti, ti distruggerò con l' accanimento di chi vuole migliorarti. E non credere, anche per me tutto ciò non sarà altro che una tortura.
Non dico che...non dico che intermezzi idilliaci non potranno ripresentarsi. Quando il sabato mattina ancora presto, dal letto, udrò il dolce concerto del tuo zufolo contrappuntato da sega e martello mentre traffichi operoso giù in giardino, io sarò pervasa da un senso di calma felice. Di tanto in tanto il tuo lepido commento mi divertirà. Eppure...eppure puntuale sopraggiungerà il freddo, puntuale com' è puntuale nel gelare gli entusiasmi della domenica sera il pensiero al lavoro feriale.
Lo so che, quando sarai con i tuoi amici, avrai sempre la battuta pronta, e loro passeranno il tempo a reggersi la pancia dal ridere, tu farai le tue imitazioni con grande successo - la voce grossa, la voce tremula...- potrai tirare avanti per ore e ore con le tue spacconate, sarai sempre l' ultima a rientrare. Ridi ridi maledetto, che io me ne sto qua a contare ogni centesimo per tirare la fine della settimana, voglio proprio vedere quanto porti a casa questo mese.

Se mi darai ad intendere di essere ricco come un Creso, di avere un bel gruzzolo da parte, ma poi cominceranno ad arrivare puntuali i conti insoluti, allora io ti guarderò di sguincio accusando il colpo. E la mia stima scemerà.
Se, quando tornerai alla sera, mi accorgerò che sei passato al bar, che puzzi di postribolo, che strascichi le parole e fai discorsi sconclusionati tentando goffamente di nascondere le tue defaillances, allora, puoi starne certo, al borsino del mio foro interiore le tue quotazioni cominceranno ad erodersi inesorabilmente.
Se, quando ti parlerò nell' ultimo tentativo di rinforzare la nostra intimità perduta, tu mi ascolterai con la maschera di una falsa attenzione, io trasformerò l' antico pianto del mio occhio ormai in secca, in un lento disprezzo che salirà ogni giorno di più, fino a saturare la trappola della nostra invivibile quotidianità.
Se da chiacchere di strada verrò a sapere che nemmeno le case in cui viviamo sono tue, come mi avevi sempre lasciato intendere, allora io mi sbiancherò fino alle labbra, e, nel pensarti come il mia nemico, stringerò denti e occhi. Poi stringerò anche i pugni, fino a mostrare il bianco delle nocche.
Se, impaurito dalla mia indignazione, tenterai di esorcizzarla con frivolezze sconvenienti e sicurezze da galletto, allora vedrai che, nella mia anima onesta, qualcosa contro di te si cristallizzerà come un freddo sasso non più scomponibile, come una blocco di ghiaccio che non fonde neanche all' inferno.
Quando mentirai o compirai azioni vergognose - e ne compirai certamente - ti staffilerò senza pietà, perchè, per via dell' amore che ti ho dato, io sarò esigente con te, sarò implacabile, non mi contenterò della nullità che sei, della tua natura di guscio vuoto, vorrò mutarti, ti distruggerò con l' accanimento di chi vuole migliorarti. E non credere, anche per me tutto ciò non sarà altro che una tortura.
Non dico che...non dico che intermezzi idilliaci non potranno ripresentarsi. Quando il sabato mattina ancora presto, dal letto, udrò il dolce concerto del tuo zufolo contrappuntato da sega e martello mentre traffichi operoso giù in giardino, io sarò pervasa da un senso di calma felice. Di tanto in tanto il tuo lepido commento mi divertirà. Eppure...eppure puntuale sopraggiungerà il freddo, puntuale com' è puntuale nel gelare gli entusiasmi della domenica sera il pensiero al lavoro feriale.
Lo so che, quando sarai con i tuoi amici, avrai sempre la battuta pronta, e loro passeranno il tempo a reggersi la pancia dal ridere, tu farai le tue imitazioni con grande successo - la voce grossa, la voce tremula...- potrai tirare avanti per ore e ore con le tue spacconate, sarai sempre l' ultima a rientrare. Ridi ridi maledetto, che io me ne sto qua a contare ogni centesimo per tirare la fine della settimana, voglio proprio vedere quanto porti a casa questo mese.



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"RE: La Sacra Famiglia"
ric -31/03/2007 19:34




Se tu ostenterai la tua sensualità pensando che sia un lasciapassare per tutti i confini, io lotterò per obbligarti ai tuoi impegni, alle tue responsabilità, ti costringerò a far fronte alla vita. E sarà una lotta furiosa, crudele, sorda; in queste lotte dimenticheremo tutto, tranne il rancore che ci salderà per sempre. Saremo pronti solo per le grandi cose, i grandi sentimenti, i grandi drammi. La pacata sufficienza necessaria alla vita di tutti i giorni ci sfuggirà definitivamente di mano.
Se ti compiacerai di demolire le mie convinzioni più intime, se, data la tua natura, godrai nel vedere il mio tormento mentre frughi, con un brutale cinismo acuto quanto una lama di coltello, nella fede in cui vivo, in cui mi muovo, con la quale nutro la mia vita; allora io tenterò di reagire, dapprima pigolando la mia chiacchera dettata dall' agitazione, ma poi con occhio duro e lucente ti squadrerò accorgendomi che, dentro di me, laddove avrebbe dovuto ardere l' amore, non non ci resta che un vuoto.
Quando il mio odio ti renderà irascibile e definitivamente inaffidabile, allora picchierai i miei figli. Sarà in quel momento che a me non importerà più nulla di te, non m' importerà più niente di cio' che sei, dell' uomo senza spina dorsale, che non dura in nulla, fatto solo della sua vernice esteriore. Romperò il mio disinteresse unicamente per dare spazio a qualche sanguinosa frecciata.
Quando mi offenderai grossolanamente, puoi star certo che continuerò a sbrigare le faccende con le labbra strette. Sono unicamente concentrata nel rendere inabitabile ogni ambiente pervadendolo con l' odore di tragedia e sacrificio. Il solo pensiero del veleno che ho sparso ovunque in questa casa e che comincia a coagularsi facendo effetto, sarà la più santa delle consolazioni.
Se poi un giorno, dopo l' ennesimo tuo gesto di tracotanza maschile, io comincerò a parlarti con gentilezza, come se nulla fosse successo, allora saprai che qualcosa di decisivo sarà avvenuto tra noi, saprai che il mio amore ha ricevuto l' ultimo colpo. Ti vedrò estraneo, e più facili saranno i miei giorni: prima ti odiavo pur soffrendo nel sentirti lontano, ora non più.
***
Di certo avrai orrore che qualcuno possa rendere pubblica questa miserabile storia, allora non temere, allora, nel placare questa tua paura, anch' io potrò rilassarmi e smettere di "coniugare" al futuro, userò finalmente il passato, il passato remoto, sì perchè, caro Walter, qualcuno già lo fece: D. H. Lawrence, lo scrittore inglese, mise tutto nero su bianco nel suo Figli e Amanti. Leggilo finchè sei in tempo e saremo felici! E leggetelo anche voi, mi raccomando