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giovedì 28 novembre 2024

alto e basso

 Cultura alta e Cultura bassa.

Vedo la seconda come un fertilizzante della prima, almeno nelle epoche più vicine a noi (nelle altre sono quasi indiscernibili). Guardate dove si producono le grandi opere e constaterete che ai loro piedi esiste una discarica di "monnezza commerciale" in piena fermentazione. Più monnezza in basso, più cresce alta la pianta della cultura colta. Ipotesi: le strutture che sorgono grazie alla ricchezza generata dalla cultura commerciale sorreggono anche, forse per darsi una patina di rispettabilità, anche la cultura alta, non di rado con un travaso di audience. Farei un'eccezione per la cultura alta di stampo museale; quella, per questioni di tradizione consolidata, è riconosciuta a priori e non deve emergere, cosicché puo' vivere nell'isolamento della sua teca a prescindere dal contesto, ricevendo un adeguato finanziamento statale. Lo stato, tutto sommato, non fa troppi disastri quando agisce senza dover scoprire nulla di nuovo.

lunedì 27 aprile 2020

MERCIFICAZIONE

Un "a parte" sulla nota posizione di Sandel, quella per cui attribuire un valore pecuniario a certe azioni rischia di corromperle. Non è affatto pacifica. Recentemente mi sono imbattuto nell'articolo di Stephen Clowney: "Does Commodification Corrupt? Lessons from Paintings and Prostitutes". Va in tutt'altra direzione. L'autore chiede a prostitute e periti d'arte cosa pensino di sesso e arte, ovvero delle cose che loro monetizzano tutti i giorni sul mercato. Dei venti attribuzionisti intervistati nello questo studio, nessuno ha riferito che il lavoro ha in alcun modo impedito loro di godere delle gioie emotive, spirituali ed estetiche procurate dai capolavori artistici. Al contrario, la maggior parte dei periti ha affermato che l'attribuzione di valori monetari alle opere d'arte ha effettivamente aumentato la loro ammirazione per dipinti, fotografie, sculture e altri lavori creativi. Spesso il mercato è un potente agente educativo che trasforma l'apatia in comprensione e fa nascere nuove intuizioni.

E il sesso? Si è sempre sostenuto che il denaro degradi l'intimità e fomenti la desacralizzazione del corpo. Clowney si concentra sulla prostituzione maschile perchè ritiene quel mercato più libero. Gli intervistati hanno insistito sul fatto che vendere l' intimità fisica non ha affatto corrotto la loro "comprensione" del sesso. Mentre il lavoro li lasciava esausti, gli intervistati dicevano comunque di riuscire a sperimentare le gioie del sesso e dell'amore. In effetti, la maggior parte delle escort maschili ha confidato che il loro lavoro sul mercato ha avuto un impatto positivo sulla loro vita privata: il sesso commerciale ha affinato le loro capacità sessuali, aumentato la loro fiducia e migliorando la loro comprensione del partner.

https://feedly.com/i/entry/Od/Z0OrlTBzSrJtcae1t5qtueOtvOco3UFNx6gD9Pd4=_171bb62468f:11a2d4c:6c432e81

mercoledì 22 gennaio 2020

IL CINICO OTTIMISTA

IL CINICO OTTIMISTA
Si puo' essere cinici e ottimisti allo stesso tempo? Sì, almeno se l'ottimismo è praticato come atteggiamento e strategia, più che come descrizione del mondo.
L'abbondanza culturale in cui viviamo, per esempio, è una benedizione: solo perché la media è bassa cio' non significa che i picchi siano numerosi, e tu puoi dedicarti solo a quelli.
Prendiamo la musica: anche se pensi che la musica prodotta dal 1950 in poi sia tutta fuffa (macroscopica esagerazione), devi benedire di poter vivere oggi, dove puoi passare la vita ad ascoltare quotidianamente Bach e Wagner senza muoverti da casa.

 https://feedly.com/i/entry//cnXVr/5HNe2pDqTI3udBeVx4AbJSW9TNhacAl8h6Dc=_16fcc0924cb:7f6f7:2139607

ECONLIB.ORG
Yesterday Robin Hanson, Tyler Cowen, Alex Tabarrok, and I had lunch at Morton’s to celebrate Robin’s tenure. As the guest of honor, Robin picked the main topic of discussion. His choice: Cynicism – what it is, who’s got it,…

lunedì 9 settembre 2019

HL + LA CULTURA AI TEMPI DELLA RETE

Riccardo Mariani
1 min

Molto più di diversificata e a buon mercato.
Ma si è perso il senso della magnificenza.
Tradotto: puoi vedere qualsiasi film spendendo poco, ma probabilmente lo farai in solitudine, tablet o smartphone e senza arrivare alla fine (sicuramente se hai meno di vent'anni).
Puoi ascoltare di tutto gratis, da Zorn a Korngold fino alla musica pigmea, ma probabilmente lo farai su Youtube o Spotify tagliando a metà l'ascolto (sicuramente se hai meno di vent'anni).
IMO: tutto sommato un miglioramento, per noi curiosi, poco meticolosi e nemici del "completismo"...
#Amazon
AAThe New Generational Divide: Screen Size
Tyler Cowen
Citation (APA): Cowen, T. (2019). The New Generational Divide: Screen Size [Kindle Android version]. Retrieved from Amazon.com

Parte introduttiva
Evidenzia (giallo) - Posizione 2
The New Generational Divide: Screen Size By Tyler Cowen
Evidenzia (giallo) - Posizione 10
In a nutshell, younger people today are very comfortable with a small screen
Nota - Posizione 11
UNA DFFERENZA
Nota - Posizione 11
UNA DFFERENZA
Evidenzia (giallo) - Posizione 13
the median age of an American television viewer is about 56,
Nota - Posizione 13
UN DATO
Nota - Posizione 13
UN DATO
Evidenzia (giallo) - Posizione 14
many of my older friends and acquaintances do not appreciate the reach and power of YouTube.
Nota - Posizione 15
SOTTOVALUT
Nota - Posizione 15
SOTTOVALUT
Evidenzia (giallo) - Posizione 21
When I was in Lalibela, Ethiopia, last year, my guide was an expert on early Armenian church history, which he learned about by watching YouTube on his mobile device.
Nota - Posizione 22
ESEMPIO
Nota - Posizione 22
ESEMPIO
Evidenzia (giallo) - Posizione 30
If you have only seen “The Godfather” or “2001: A Space Odyssey” or “Barry Lyndon” on TV (or, worse yet, on an airplane or mobile phone), I would say you don’t know those movies at all.
Nota - Posizione 32
DA 57ENNE
Nota - Posizione 32
DA 57ENNE
Evidenzia (giallo) - Posizione 32
Just as many older people don’t grasp the import of YouTube, most younger people have a weak sense of the power of cinema on a large screen.
Nota - Posizione 33
MAGNIFICENZA
Nota - Posizione 33
MAGNIFICENZA
Evidenzia (giallo) - Posizione 35
the world is rapidly becoming a place where cinematic history, as it was created for larger screens, no longer exists.
Nota - Posizione 36
APOCALISSE
Nota - Posizione 36
APOCALISSE
Evidenzia (giallo) - Posizione 42
technology is enabling great gains in convenience and diversity. What is being lost is a sense of magnificence.
Nota - Posizione 42
BOTTOM LINE
Nota - Posizione 42
BOTTOM LINE
Evidenzia (giallo) - Posizione 43
It is possible we will look back on the present day as a special time when both patterns of cultural consumption could be enjoyed in tandem and enriched each other.
Nota - Posizione 44
IPOTESI
Nota - Posizione 44
IPOTESI

domenica 26 maggio 2019

CULTURA CONSUMISTICA

CULTURA CONSUMISTICA

Breve e crudele, MM poggia le dita sulla tastiera come Glenn Gould: dal basso. Dal film esige la resa narrativa e commerciale.

martedì 3 luglio 2018

L’ARTE COMMERCIALE NEL RINASCIMENTO

L’ARTE COMMERCIALE NEL RINASCIMENTO
Siamo abituati a distinguere la qualità artistica dal valore commerciale di un’opera, a volte vediamo addirittura le due cose come antitetiche. Il Rinascimento ci racconta un’altra storia: laddove la competizione tra artisti era più forte la portata innovativa dell’opera risultava maggiore. Se “quantifichiamo la qualità” dei vari artisti con la lunghezza dei capitolo che dedica loro il Vasari nelle sue “Vite”, allora qualità e resa commerciale vengono a coincidere, i più “bravi” erano anche i più pagati.
CAMBRIDGE.ORG
The Economics of Renaissance Art - Volume 78 Issue 2 - Federico Etro
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lunedì 8 maggio 2017

Il pessimista culturale

Chi è il pessimista culturale? E’ un tipo triste, demoralizzato per lo stato di degrado in cui versano la cultura e l’arte contemporanea e rimpiange continuamente un mitico passato.
Si occupa di lui Tyler Cowen nel saggio “Why Cultural Pessimism?”.
Se c’è una tesi che il pessimista culturale avversa è questa. La modernità per lui è una maledizione.
Ma da dove viene questo pessimismo? Magari dal semplice fatto che vede lungo e vede bene
… è possibile che il declino sia incipiente… è difficile dare giudizi in questa materia… il loro contenuto soggettivo è irriducibile… si va a sensazioni…
Ma qui non interessano ragioni e torti quanto le motivazioni possibili del pessimismo culturale.
Ci sono alcune illusioni cognitive a cui il pessimista culturale è particolarmente prono…
… ogni cambiamento sottende una perdita… molti pessimisti culturali identificano la “grande cultura” con la cultura che conoscono e hanno imparato ad amare… il cambiamento vanifica questa conoscenza e al pessimista non resta che cullarsi nell’illusione che “prima era meglio”… che il meglio è ciò che lui domina e non ciò che richiede uno sforzo supplementare di conoscenza…
Ma perché tanti pessimisti culturali in circolazione? In realtà sono sempre esistiti…
… i picchi della cultura sono brevi, i declini lunghi… vale per la tragedia greca, per il lied tedesco o per l’era dello swing… se le cose stanno in questi termini il tempo favorevole al lamento è più dilatato di quello favorevole all’entusiasmo…
Altra illusione cognitiva:
… noi confrontiamo il presente con il passato ma il presente è un istante mentre il passato un tempo infinito… di solito confrontiamo il meglio del passato scelto su periodi secolari con quanto ci rende disponibile il presente nel qui ed ota… un confronto necessariamente impari che porta a giudizi distorti…
Altra illusione cognitiva…
… siamo tutti molto più ignoranti sul presente che sul passato… questa ignoranza spesso fa il gioco del pessimista culturale… non conosciamo le eccellenze del presente…
Molti artisti che il pessimista culturale venera hanno al loro tempi incontrato ostacoli molto simili a quelli frapposti dal pessimismo culturale…
… i contemporanei di Chopin descrivevano la sua musica come una disturbante cacofonia…
A volte il pessimista culturale è genitore
… in casi del genere si manifesta un istinto di protezione e controllo verso la prole…
Baldassarre Castiglione (un ottimista culturale) forniva un argomento originale per metterci in guardia dal pessimismo culturale…
… secondo lui il pessimismo culturale derivava dall’indole della   vecchiaia... la malinconia e la nostalgia procurano rimpianto per una mitica età dell’oro… o anche solo della giovinezza…
Altro elemento da considerare…
… molti individui raggiungono il loro picco culturale in giovane età…  dai 15 ai 25 anni siamo molto più ricettivi… dopo abbiamo un calo d’interesse per le novità… in alcuni casi sviluppiamo una vera avversione… Aristotele nella Retorica parla dei vecchi come di cinici, sfiduciati e mentalmente chiusi alla cultura… Richard Posner distingue tra conoscenza esperienziale e abilità cognitiva fluida… le persone anziane posseggono solo la prima…
Ma spesso sono gli stessi artisti a criticare il loro tempo, in loro tutto questo è una forma di ribellismo…
… l’artista è frequentemente critico con il capitalismo… che poi è la modernità… e trasmette questo sentimento ostile  nella sua opera… la sua vicinanza ai critici simpatetici genera poi un contagio che trasforma il ribellismo in malinconia…
Ma perché l’artista è critico verso il capitalismo?…
… la cosa spesso deriva da precedenti amare esperienze… gli agenti non amano le novità, vorrebbero andare sempre sul sicuro… e le frustrazioni per i novellini sono molte… bisogna scendere continuamente  a compromessi… il mercato vincola necessariamente la libertà artistica poiché impone all’artista di tener conto anche degli altri (i fruitori)…  anche per questo molti artisti lo sentono come un nemico…
Thomas Hobbes ha una teoria alternativa…
… i pessimisti sono creatori modesti che invidiano e temono la concorrenza dei nuovi arrivati… quando Paul McCartney critica il rock contemporaneo… forse teme che i nuovi dischi  seppelliscano i suoi…
In merito Schonberg parlò chiaro…
…” chi considera la cultura dei nostri tempi come degradata… Spengler, Schenkers… lo fa solo perché cosciente della propria aridità creativa”…
C’è anche la versione straussiana del pessimismo culturale…
… la condanna della contemporaneità in questi casi è formulata per proteggere le masse da innovazioni radicali che non sono per tutti… la pratica del pessimismo è funzionale alla seleziona di un’ élite alla quale riservare i nuovi prodotti…
Alcuni critici deprecano l’eccessivo materialismo dell’arte moderna. Sensualità e depravazione hanno preso il sopravvento. Allan Bloom è il campione di questo approccio.
Altri invece vedono il declino nella desacralizzazione e nell’immoralità dell’arte commerciale…
… Irving Kristol, Daniel Bell… intendono promuovere l’agenda protestante con al centro l’etica del lavoro duro, del sacrificio e dell’astinenza… ma non è possibile realizzare il progetto senza l’aiuto dell’arte… e un’arte desacralizzata non è idonea alla funzione… il femminismo puritano di Catharine MacKinnon giunge agli stessi esiti… nel mondo blindato del politically correct l’arte commerciale è un’interferenza continua… ma anche la libertaria Ayn Rand  arriva da quelle parti ritenendo che l’arte debba rappresentare il mondo non com’è ma come dovrebbe essere…
A sinistra il pessimismo culturale si è incarnato nella scuola di Francoforte.
Ci si chiedeva increduli: perché la gente non si ribella all’opprimente capitalismo?
Unica risposta possibile: perché la cultura commerciale ti fa il lavaggio del cervello. Il “cattivo” di questa narrazione è la cultura commerciale, da qui il pessimismo culturale…
Nietzsche è forse l’anello di collegamento tra neoconservatori e francofortesi…
… per lui la massa è debole, da guidare… e distruttrice di ogni eccellenza…
Oggi la sinistra vede come rivoluzionaria l’arte innovativa e radicale… purché non sia supportata dal mercato. Un bel paradosso.
Alcuni considerano la cultura capitalista come omologante: le diversità ne uscirebbero schiacciate.
… anche costoro implicitamente venerano la staticità…
In realtà il mercato diffonde diversità anche se, questo è vero, rompe l’isolamento e l’incontaminato di alcune culture. Ma questo è un male?
Dietro molto pessimismo culturale c’è una forma mentis élitista
… William Gass… Neil Postman… Paul Fussell…
L’elitismo è anche l’assunto implicito degli statalisti: la cultura va sussidiata e noi stabiliamo chi deve ricevere.
Élitisti, puritani, neoconservatori, marxisti… Tutta gente che mette la politica sopra l’arte.
Alcuni pessimisti culturali lo sono di carattere…
… non si dovrebbe parlare di pessimismo culturale ma di semplice pessimismo…
Una domanda per i pessimisti…
… se la cultura è tanto regredita, come mai la cultura criticona rappresentata dai pessimisti culturali è così fiorente?…
Altro elemento: ognuno di noi ha bisogno di un nemico
… Gauguin aveva l’arte dei salons, i Clash Margaret Thatcher e i pessimisti culturali… con un nemico chiaro ci esprimiamo al meglio e ci sentiamo anche meglio…
In fondo il pessimista culturale ha una sua funzione
… George Bernard Shaw: per fare un Santo devi sentire l’avvocato del Diavolo…
Detto questo, il pessimismo è tutt’altro che innocuo…
… il pessimista culturale fornisce benzina alla censura… e all’esecrazione per intellettuali e artisti…
regimi totalitari hanno molto da dirci sull’ essenza dell’arte commerciale…
… la bandirono rimpiazzandola con cospicui sussidi statali a ciò che pochi eletti consideravano sublime e in grado di sostenere la religione della politica… un atteggiamento tipico da pessimismo culturale…
In genere, il pessimista culturale ha una concezione eccessivamente elevata dell’arte… nulla visto da vicino (e oggi la tecnologia ci consente di vedere tutto da vicino) può in realtà reggere i suoi standard: il suo vero orgoglio consiste nel professarli in pubblico…
… difficile incontrare pessimisti culturali per i quali l’arte non debba dirci la verità … ma piuttosto renderci più piacevole e istruttiva la giornata…