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mercoledì 24 febbraio 2010

CATTEDRALE DI PAROLE

*** Dirigere la vita dei potenti logora. Il dovere di "dettar legge ai re" è uno dei fardelli più gravosi. Anche le tempre più tenaci l' hanno fuggito. I contenuti di questi decreti divini sono abbastanza noti e non fanno problema. Il guaio è che poi bisogna saperli pronunciare e ci vuole qualcuno con spina dorsale rettilinea, facondia ipertrofica e voce sufficientemente stentorea. Ma chi puo' collocarsi nella giusta prospettiva per intonare ordini a queste svettanti aristocrazie, a questi animi più nobili del loro sangue, a questi spiriti magnanimi per cui è perduto tutto ciò che non donano? Sto parlando di Re luminosi come il Sole, si sarà capito. Non di detronizzati qualunque. Chi possiede un organo dalle canne abbastanza poderose per intimidire simili fierezze e ricondurle nell' alveo della Virtù non appena la tentazione inocula il suo lurido bacillo? E dopo questo cappello palloso è venuta l' ora di ammettere che uno ci fu. Si chiamava Jacques-Bénigne Bossuet. Ho festeggiato la settimana immergendomi nella pagina lussureggiante delle sue Orazioni Funebri. Questo novello Geremia dimostra fin da subito di avere il lamento adeguato all' alta calamità. Felici destinatarie le anime appena esalate di due Regine degne figlie di San Luigi. Sotto questo target non si scende. Il petulante ronzio della lugubre mosca atea è ghiacciato all' istante da un candido e purificante inverno che l' Abate fa scendere improvviso come una Pentecoste ammaestrandolo con il tuono del suo verbo insieme didattico, manierato e potente. Questo esperto stregone orchestra la stereofonica pagina accerchiando il lettore (allora l' astante) ed esponendolo a varie sonorità: dall' ottavino al basso tuba nulla manca; non pago lo lambisce con le stoffe più pregiate: dai velluti alle sete niente verrà dimenticato; poi si insinua con inebrienti essenze: erbacei, fruttati, legnosi ed altri ancora sempre più stordenti; infine si pavesa a festa con luci caleidoscopiche: sia il profano fuoco d' artificio che la pia vetrata della Pieve sono dominati con scioltezza. Meraviglia che tanta sensualità possa essere dispiegata perchè risuoni ancor più alta ed impellente l' intimazione ad abbandonare ogni concupiscenza terrena. Stupisce i più smaliziati che tanta anomala e debordante creatività sia incaricata di soffocare sul nascere ogni eresia che i tetri abissi indirizzino verso il sole con l' intento di oscurarlo... - [...ebbene sì, in quel tempo controriformista vigeva il privilegio di poter ancora essere considerati eretici...] - Ma si capisce subito che rilevando queste colossali antitesi entriamo diritti nel cuore palpitante dell' Abate. Tanto per dirne un' altra. Passò la vita ad ammonire il prossimo contro i vizi della vana pompa per meglio spingerlo ad aprire bocca solo con l' asciutto proposito di convertire. Convertire - convertire - convertire - ... E tutto cio' lo fece erigendo la più pleonastica e slanciata cattedrale di parole che mai abbia trovato ricetto sulla piattissima pagina.