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venerdì 4 ottobre 2024

bambino compagno

 Non usare la disciplina per trasformare tuo figlio in una brava persona quando sarà adulto. Non funzionerà. Utilizza la disciplina per trasformare tuo figlio in un buon vicino ora che è un bambino.

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Riccardo Mariani
Il genitore medio è probabilmente meno felice del non genitore medio, ma essere nella media è una scelta.
Riccardo Mariani
Importante ricordare che i bambini sono un bene di consumo, e lo sono sempre stati. Avere dei figli serve per avere accanto dei compagni amati, a reglare una vita e a vedere il mondo in modo nuovo, non ad avere una persona da plasmare ora da cui trarrai vantaggio in futuro. Anche per questo la concorrenza dei cagnolini è così acerrima.

caplan self help

domenica 16 giugno 2024

perché avere figli?

Perché avere figli?

Come fai a vivere con il pensiero che, dopo tutte queste creature che si sono aggrappate alla sopravvivenza e si sono riprodotte lottando con probabilità microscopicamente piccole, una storia di 4 miliardi di anni finirà perché volevo qualcosa di banale come una casa più grande o più vacanze? Fare la mia parte in questa battaglia dà un senso alla vita. Gli esponenti della sinistra sono spesso criticati per il virtue signalling, che consiste nel favorire gesti in gran parte inutili, invece di compiere passi più sostanziali per affrontare i problemi che si suppone abbiano a cuore. È un'ottima critica perché è sbagliata dolo se selettiva. Tutti noi pratichiamo il virtue signalling e io lo pratico sui figli, dove funziona da dio. 

https://www.richardhanania.com/p/fatherhood-as-practicing-virtue

Ma tali argomentazioni sono ragioni per avere figli che si possono considerare prima di averli. Una volta nati, le riflessioni su ciò che si pensava o si sperava prima diventano superflue. La loro stessa esistenza li mette al centro della scena come la cosa più importante del tuo mondo.


Quando il pensiero ordinario di un popolo altamente coltivato inizia a considerare l'avere figli come una questione di pro e contro, è arrivata la grande svolta. Perché la natura non conosce i pro e i contro.I peggiori sono quelli che mettono le foto dei loro figli nella foto del profilo e poi fanno gli impertinenti su Twitter, che vedo come un nascondersi dietro scudi umani.In giornate come quella di oggi, le consegnano piccoli regali sgangherati costruiti con nastro adesivo e carta, e quando li fa ridere iniziando a piangere per la loro bellezza e maestria, sta scherzando solo a metà.Quando mi guardo intorno, noto che il mondo ha molti problemi, ma il principale sembra essere che le altre persone non sono come me.Poiché questi tratti sono ereditabili, fare figli crea più persone come me.L'ereditarietà non è così affidabile come mezzo di trasmissione per la combinazione di caratteristiche che mi rendono ciò che sono, e probabilmente posso fare di più per creare altre persone con tratti similiforse possiamo dire che il vero motivo per cui ho avuto dei figli e spero di averne altri è che si inserisce in narrazioni più ampie che mi impegnano sul mondo e sul mio posto in esso. È un po' come non gettare i rifiuti. Mi arrabbio quando vedo altre persone gettare rifiuti per terra e tendo ad affrontarle. Un altruista efficace potrebbe sostenere che si tratta di una perdita di tempo e che, invece di prestare attenzione a chi mi sta intorno e getta rifiuti, potrei fare di più donando denaro a qualsiasi organizzazione che faccia il lavoro migliore per affrontare il problema. Questa linea di pensiero potrebbeGli esponenti della sinistra sono spesso criticati per il virtue signalling, che consiste nel favorire gesti in gran parte inutili, invece di compiere passi più sostanziali per affrontare i problemi che si suppone abbiano a cuore.È curioso che alcuni conservatori attacchino i sostenitori della sinistra per aver incorporato i loro valori nella loro vita personale, mentre si sentono a disagio con il tipo di freddo utilitarismo promosso dagli altruisti efficaci.Credo che siamo tutti segnalatori di virtù, sia che stiamo segnalando al resto del mondo o a noi stessi. Tutto questo per dire che ho avuto dei figli in parte perché credo che i bassi tassi di natalità, in particolare tra gli individui con caratteristiche desiderabili, siano uno dei problemi più gravi che l'umanità deve affrontare. Questo è lo stesso motivo per cui non rubo e non faccio rifiuti,Questo è un modo per superare un problema di azione collettiva. Si riconosce la sua esistenza e poi si intraprende un'azione che un modello più ristretto di interesse personale del comportamento umano prevederebbe come improbabile. Voglio un mondo con meno crimini, meno rifiuti e più bambini, quindi (per lo più) seguo la legge, non butto i rifiuti e faccio figli, anche se le mie scelte individuali non fanno molto per risolvere le sfide della società.è triste pensare a me stesso come alla fine.Come faccio a vivere con il pensiero che, dopo tutte queste creature che si sono aggrappate alla sopravvivenza e si sono riprodotte contro probabilità microscopicamente piccole, una storia di 4 miliardi di anni finirà perché volevo qualcosa di banale come una casa più grande o più vacanze?fare la mia parte in questa battaglia dà un senso alla vita.le argomentazioni discusse sopra sono ragioni per avere figli che si possono considerare prima di conoscerli. Una volta nati, le riflessioni su ciò che si pensava o si sperava prima diventano superflue. La loro stessa esistenza li mette al centro della scena come la cosa più importante del suo mondo.

domenica 15 dicembre 2019

FELICITA' ALLA SPINA

FELICITA' ALLA SPINA
Sarei stato triste al pensiero di non avere figli, ma il pensiero di averli "ora" mi scoraggiava. Se avessi avuto dei figli, sarei diventato un genitore, e i genitori non sono mai persone molto allettanti.
Quando qualcuno dei miei amici aveva un figlio mi congratulavo pensando "meglio a te che a me". Ora mi congratulo con sincero entusiasmo, specie per il primo. Anche con un po' di invidia, devo ammetterlo. Cos'è cambiato? Ovviamente ho avuto dei figli. Qualcosa che temevo si è rivelato positivo.
Innanzitutto non è affatto necessario trasformarsi in persone protettive, lo diventi per forza. E' come se qualcuno avesse azionato un interruttore. All'improvviso mi sono sentito protettivo, non solo nei confronti dei miei figli, ma dei bambini in generale. Un giorno, figuriamoci, ho fatto una scenata in treno perché due litigavano dicendo "brutte parole" davanti a dei bambini rimasti a bocca aperta. Una cosa impensabile, per paura delle coltellate ho sempre pensato ai fatti miei girandomi dall'altra parte. Ma già mentre guidavo per riportare a casa mia moglie e la mia bambina dall'ospedale, ricordo che mi avvicinai a un passaggio pedonale pieno di pedoni e mi ritrovai a pensare "devo stare molto attento a tutte queste persone. Ognuno di loro è figlio di qualcuno!". Hi hi hi.
Capisco che in buona parte non puoi fidarti di me quando dico che avere figli è fantastico. In una certa misura sono come l'adepto a un culto religioso che ti sta dicendo quanto sarà bello convertirsi. Ma anche il modo in cui vedi i bambini prima di averne ha qualcosa di parziale. Nelle mie osservazioni, per esempio, c'era un'enorme quantità di "selection bias". Ma è normale, i marmocchi si facevano notare solo quando facevano casino. Quello che non notavo erano i grandi momenti che i genitori trascorrevano con i loro bimbi. In quei momenti i bambini sono silenziosi, non si notano, e le persone non ne parlano tanto, cosa devono dire? La magia è difficile da esprimere a parole, e tutti gli altri genitori ne sono già al corrente - ma una delle cose grandi nell'avere i figli è che ci sono un mucchio di momenti in cui sai che non vorresti mai essere altrove o a fare altre cose. Stare bene con i tuoi figli azzera il valore alternative. Grandioso in un mondo in cui le rutilanti alternative ti rovinano ogni gioia. Ma c'è di più: non devi fare nulla di speciale per goderti questi momenti speciali. Basta sedersi sul divano, oppure fare quattro passi, o fare colazione insieme. A volte sei in coda con loro per entrare al cine e passi un momento che vale il doppio del film.
Mi ha sorpreso molto avere dei bambini. Non li ami e basta. Diventano anche tuoi amici. Io, per esempio, ho delle bambine. Ce n'è una di cui mi considero praticamente il fidanzato, talmente sono innamorato e curioso di lei. Dell'altra non vedo l'ora di sentire cosa dice quando apre bocca, lo trovo sempre interessante e trovo interessante risponderle per vedere cosa diavolo si inventa dopo. Ho passato questa domenica in casa. Un tempo avrei sentito un senso di spreco, una specie di vuoto, di occasione mancata. Basta la loro presenza a cambiare tutto.
Alcune delle mie preoccupazioni sull'avere figli erano comunque reali. Ti rendono sicuramente meno produttivo. Avrai pezzi di tempo per lavorare ma il lavoro non si riverserà mai più negli interstizi della tua vita rendendola qualcosa di promiscuo. Non puoi stare acquattato ad attendere l'ispirazione. Odio dirlo, perché un tempo ero anche ambizioso, ma avere figli può renderne uno molto molto meno ambizioso. Senza figli queste righe le avrei scritte in uno stile scintillante. Giuro!
Avere figli distorce il tuo giudizio sui fatti, tuttavia ricordo perfettamente com'era prima. Avevo mille possibilità, potevo prendere un aereo in giornata e andare all'altro capo del mondo. Era fantastico, ma non l'ho mai fatto. Erano grandi felicità ma richiedevano pur sempre grandi imprese. Il fatto è che la maggior parte della libertà che avevo prima dei bambini non l'ho mai usata. Sia chiaro, ho avuto molti momenti felici prima di avere figli, ma molta di quella felicità era potenziale. Sogni. Ora la felicità è reale e tranquilla, non richiede nessuna impresa, ce l'ho praticamente "alla spina". Per esempio, tutti i giorni all'ora di andare a letto quando leggiamo un libro insieme, è come se ne bevessi un bicchierino. A proposito, mi è venuta sete .

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lunedì 3 novembre 2014

I bambini ci rendono felici?

Poiché recentemente ho letto parecchio sul tema, mi vengono di getto alcune considerazioni.
1) La risposta più rigorosa alla domanda di cui al titolo è "sì". Quando nascono i tuoi figli la tua felicità è in pericolo. Troppe ricerche lo confermano in modo concorde, non puo’ essere un caso.
2) Bisogna aggiungere che l' effetto negativo riscontrato è "tenue".
3) Talmente "tenue" che la felicità regalataci dal matrimonio (o comunque da un' unione stabile) lo compensa abbondantemente, Ovvero: un genitore sposato è mediamente più felice di un single, e questo anche se su di lui insiste il gravame che i figli sembrerebbero avere sulla felicità delle persone.
4) Memento: le ricerche sulla felicità restano comunque problematiche poiché i confronti intersoggettivi sono sempre difficili da fare. Mi spiego meglio: posso dire in modo attendibile che su una scala da “uno” a “dieci” mi sento felice "otto" ma non posso dire con certezza che il mio "otto" equivalga al tuo "otto".
5) L' infelicità che apportano i figli è chiara in alcune aree specifiche (godimenti puri, vita di società... e te credo, quando ti nasce un figlio la tua vita sociale si azzera o quasi). Lo è meno se consideriamo il "grado di soddisfazione generale" della persona oggetto d' indagine.
6) Ormai esistono molte banche dati che consentono di seguire un individuo nel corso degli anni. Dalle ricerche che ne fanno uso veniamo a sapere una cosa molto interessante: chi decide di avere figli di solito aumenta il grado della propria felicità (e per le donne è ancora più vero!). Naturalmente lo stesso dicasi per chi decide di non avere figli: anche costui aumenta la propria felicità assecondando la sua propensione. Condizione sufficiente per riscontrare questi effetti è quella di trovarci di fronte ad autentiche scelte di vita personali. In sintesi: le persone sono abbastanza razionali quando scelgono se avere o non avere figli.
7) Il punto 6) ci permette di concludere che, sebbene i figli globalmente abbiano un effetto negativo sulla felicità delle persone, chi ha scelto di averli ha agito razionalmente: senza quei figli sarebbe stato più infelice. E lo stesso, mutatis mutandi, si puo' dire anche per chi ha scelto di non averne.
8) Se torniamo a considerare il punto 4) dobbiamo concludere che la parte più affidabile delle ricerche (quella che non implica confronti intersoggettivi) mette in luce un "effetto positivo" piuttosto che "negativo". Questo anche se nelle ricerche globalmente considerate l’ “effetto negativo” – quello più problematico per la natura stessa delle ricerche - prevale su quello “positivo”.
9) La felicità di avere figli si manifesta soprattutto nel lungo periodo, e questo puo’ ingannare chi non è lungimirante o sospetta sempre delle tradizioni. Avere molti nipotini è piacevole. Un nipotino impegna meno di un figlio. Purtroppo senza figli i nipotini non ci saranno mai o saranno pochi. Spesso ce lo dimentichiamo.
10) E' bene ricordare anche che un figlio "non voluto" che ci capita tra capo e collo rende molto meno infelici di un figlio voluto che non arriva. Un bambino non voluto in arrivo sembra una tragedia, senonché la tragedia si ridimensiona molto presto, e magari si trasforma in una festa. Il figlio cercato e non ottenuto invece è una spina che ci tormenterà a lungo, forse per sempre.
11) L' impegno che profondiamo nella cura dei figli è stressante e fonte d’ infelicità ma – fortunatamente – anche eccessivo. Qualora lo razionalizzassimo, ci sono buone speranze di mitigare l' "effetto negativo" che la prole ha sulla nostra felicità. E magari di ribaltarlo in un “effetto positivo”.
12) La "felicità" non è comunque tutto nella vita di un uomo; c' è anche la "speranza", per esempio. In un certo senso potremmo dire che fare un figlio è "conveniente" poiché - rispetto alla "speranza" che ci regala la sua presenza - costa davvero poco in termini d "felicità".
13) Come distinguere tra "speranza" e "felicità"? nel pormi la domanda penso sempre ad un immigrato che ho conosciuto e che mi raccontava in modo appassionato quanto era felice al suo paese: ok, era più povero, ma anche più felice. Se la felicità fosse tutto quell' immigrato sarebbe tornato di corsa a casa. Posso ben dirlo visto che lo conosco come persona razionale. Ma lui non lo fa. Non lo fa perché solo stando qui (dove è un po' più infelice) puo' coltivare cio' che evidentemente reputa ancora più prezioso: la sua speranza.
14) Che poi tra figli e "speranza" ci sia un legame inscindibile lo spiega bene il poeta Charles Peguy:

Il portico del mistero della seconda virtù

 
La fede che più amo, dice Dio, è la speranza.
La fede, no, non mi sorprende.
La fede non è sorprendente.
Io risplendo talmente nella mia creazione.
Nel sole e nella luna e nelle stelle.
In tutte le mie creature.
Negli astri del firmamento e nei pesci del mare.
Nell'universo delle mie creature.
Sulla faccia della terra e sulla faccia delle acque.
Nei movimenti degli astri che sono nel cielo.
Nel vento che soffia sul mare e nel vento che soffia nella valle.
Nella calma valle.
Nella quieta valle.
Nelle piante e nelle bestie e nelle bestie delle foreste.
E nell'uomo.
Mia creatura.
Nei popoli e negli uomini e nei re e nei popoli.
Nell'uomo e nella donna sua compagna.
E soprattutto nei bambini.
Mie creature.
Nello sguardo e nella voce dei bambini. Perché i bambini sono più creature mie.
Che gli uomini.
Non sono ancora stati disfatti dalla vita.
Della terra.
E fra tutti sono i miei servitori.
Prima di tutti.
E la voce dei bambini è più pura della voce del vento nella calma della valle.
Nella quieta valle.
E lo sguardo dei bambini è più puro dell'azzurro del cielo, del bianco latteo del cielo, e di un raggio di stella nella calma notte.
Ora io risplendo talmente nella mia creazione.
Sulla faccia delle montagne e sulla faccia della pianura.
Nel pane e nel vino e nell'uomo che ara e nell'uomo che semina e nella mietitura e nella vendemmia.
Nella luce e nelle tenebre.
E nel cuore dell'uomo, che è ciò che di più profondo v'è nel mondo.
Creato.
Così profondo da esser impenetrabile a ogni sguardo.
Tranne che al mio sguardo.
Nella tempesta che scuote le onde e nella tempesta che scuote le foglie.
Degli alberi della foresta.
E al contrario nella quiete d'una bella serata.
Nelle sabbie del mare e nelle stelle che son sabbia nel cielo.
Nella pietra della soglia e nella pietra del focolare e nella pietra dell'altare.
Nella preghiera e nei sacramenti.
Nelle case degli uomini e nella chiesa che è la mia casa sulla terra.
Nell'aquila mia creatura che vola sui picchi.
L'aquila reale che ha almeno due metri d'apertura d'ali e fors'anche tre.
E nella formica mia creatura che striscia e che ammassa miseramente.
Nella terra.
Nella formica mio servitore.
E fin nel serpente.
Nella formica mia serva, mia infima serva, che ammassa a fatica, la parsimoniosa.
Che lavora come una disgraziata e non conosce sosta e non conosce riposo.
Se non la morte e il lungo sonno invernale.
(...)
Io risplendo talmente in tutta la mia creazione.
Nell'infima, nella mia creatura infima, nella mia serva infima, nella formica infima.
Che tesaurizza miseramente, come l'uomo.
Come l'uomo infimo.
E che scava gallerie nella terra.
Nel sottosuolo della terra.
Per ammassarvi meschinamente dei tesori.
Temporali.
Poveramente.
E fin nel serpente.
Che ha ingannato la donna e che perciò striscia sul ventre.
E che è mia creatura e che è mio servitore.
il serpente che ha ingannato la donna.
Mia serva.
Che ha ingannato l'uomo mio servitore.
Io risplendo talmente nella mia creazione.
In tutto ciò che accade agli uomini e ai popoli, e ai poveri.
E anche ai ricchi.
Che non vogliono esser mie creature.
E che si mettono al riparo.
Per non esser miei servitori.
In tutto ciò che l’uomo fa e disfa in male e in bene.
(E io passo sopra a tutto, perché sono il signore, e faccio ciò che lui ha disfatto e disfo quello che lui ha fatto).
E fin nella tentazione del peccato.
Stesso.
E in tutto ciò che è accaduto a mio figlio.
A causa dell'uomo.
Mia creatura.
Che io avevo creato.
Nell'incorporazione, nella nascita e nella vita e nella morte di mio figlio.
E nel santo sacrificio della messa.
In ogni nascita e in ogni vita.
E in ogni morte.
E nella vita eterna che non avrà mai fine.
Che vincerà ogni morte.
Io risplendo talmente nella mia creazione.
Che per non vedermi realmente queste povere persone dovrebbero esser cieche.
La carità, dice Dio, non mi sorprende.
La carità, no, non è sorprendente.
Queste povere creature son così infelici che, a meno di aver un cuore di pietra, come potrebbero non aver carità le une per le altre.
Come potrebbero non aver carità per i loro fratelli.
Come potrebbero non togliersi il pane di bocca, il pane di ogni giorno, per darlo a dei bambini infelici che passano.
E da loro mio figlio ha avuto una tale carità.
Mio figlio loro fratello.
Una così grande carità.
Ma la speranza, dice Dio, la speranza, sì, che mi sorprende.
Me stesso.
Questo sì che è sorprendente.
Che questi poveri figli vedano come vanno le cose e credano che domani andrà meglio.
Che vedano come vanno le cose oggi e credano che andrà meglio domattina.
Questo sì che è sorprendente ed è certo la più grande meraviglia della nostra grazia.
Ed io stesso ne son sorpreso.
E dev'esser perché la mia grazia possiede davvero una forza incredibile.
E perché sgorga da una sorgente e come un fiume inesauribile
Da quella prima volta che sgorgò e da sempre che sgorga.
Nella mia creazione naturale e soprannaturale.
Nella mia creazione spirituale e carnale e ancora spirituale.
Nella mia creazione eterna e temporale e ancora eterna.
Mortale e immortale.
E quella volta, oh quella volta, da quella volta che sgorgò, come un fiume di sangue, dal fianco trafitto di mio figlio.
Quale non dev'esser la mia grazia e la forza della mia grazia perché questa piccola speranza, vacillante al soffio del peccato, tremante a tutti i venti, ansiosa al minimo soffio,
sia così invariabile, resti così fedele, così eretta, così pura; e invincibile, e immortale, e impossibile da spegnere; come questa fiammella del santuario.
Che brucia in eterno nella lampada fedele.
Una fiamma tremolante ha attraversato la profondità dei mondi.
Una fiamma vacillante ha attraversato la profondità delle notti.
Da quella prima volta che la mia grazia è sgorgata per la creazione del mondo.
Da sempre che la mia grazia sgorga per la conservazione del mondo.
Da quella volta che il sangue di mio figlio è sgorgato per la salvezza del mondo.
Una fiamma che non è raggiungibile, una fiamma che non è estinguibile dal soffio della morte.
Ciò che mi sorprende, dice Dio, è la speranza.
E non so darmene ragione.
Questa piccola speranza che sembra una cosina da nulla.
Questa speranza bambina.
Immortale.
Perché le mie tre virtù, dice Dio.
Le tre virtù mie creature.
Mie figlie mie fanciulle.
Sono anche loro come le altre mie creature.
Della razza degli uomini.
La Fede è una Sposa fedele.
La Carità è una Madre.
Una madre ardente, ricca di cuore.
O una sorella maggiore che è come una madre.
La Speranza è una bambina insignificante.
Che è venuta al mondo il giorno di Natale dell'anno scorso.
Che gioca ancora con il babbo Gennaio.
Con i suoi piccoli abeti in legno di Germania coperti di brina dipinta.
E con il suo bue e il suo asino in legno di Germania. Dipinti.
E con la sua mangiatoia piena di paglia che le bestie non mangiano.
Perché sono di legno.
Ma è proprio questa bambina che attraverserà i mondi.
Questa bambina insignificante.
Lei sola, portando gli altri, che attraverserà i mondi passati.
Come la stella ha guidato i tre re dal più remoto Oriente.
Verso la culla di mio figlio.
Così una fiamma tremante.
Lei sola guiderà le Virtù e i Mondi.
Una fiamma squarcerà delle tenebre eterne.
(...)
Si dimentica troppo, bambina mia, che la speranza è una virtù, che è una virtù teologale, e che di tutte le virtù, e delle tre virtù teologali, è forse quella più gradita a Dio.
Che è certamente la più difficile, che è forse l'unica difficile, e che probabilmente è la più gradita a Dio.
La fede va da sé. La fede cammina da sola. Per credere basta solo lasciarsi andare, basta solo guardare. Per non credere bisognerebbe violentarsi, torturarsi, tormentarsi, contrariarsi. Irrigidirsi. Prendersi a rovescio, mettersi a rovescio, andare all'inverso. La fede è tutta naturale, tutta sciolta, tutta semplice, tutta quieta. Se ne viene pacifica. E se ne va tranquilla. È una brava donna che si conosce, una brava vecchia, una brava vecchia parrocchiana, una brava donna della parrocchia, una vecchia nonna, una brava parrocchiana. Ci racconta le storie del tempo antico, che sono accadute nel tempo antico. Per non credere, bambina mia, bisognerebbe tapparsi gli occhi e le orecchie. Per non vedere, per non credere.
La carità va purtroppo da sé. La carità cammina da sola. Per amare il proprio prossimo basta solo lasciarsi andare, basta solo guardare una tal miseria. Per non amare il proprio prossimo bisognerebbe violentarsi, torturarsi, tormentarsi, contrariarsi. Irrigidirsi. Farsi male. Snaturarsi, prendersi a rovescio, mettersi a rovescio. Andare all'inverso. La carità è tutta naturale, tutta fresca, tutta semplice, tutta quieta. È il primo movimento del cuore. E il primo movimento quello buono. La carità è una madre e una sorella.
Per non amare il proprio prossimo, bambina mia, bisognerebbe tapparsi gli occhi e le orecchie.
Dinanzi a tanto grido di miseria.
Ma la speranza non va da sé. La speranza non va da sola. Per sperare, bambina mia, bisogna esser molto felici, bisogna aver ottenuto, ricevuto una grande grazia.
È la fede che è facile ed è non credere che sarebbe impossibile. È la carità che è facile ed è non amare che sarebbe impossibile. Ma è sperare che è difficile
(...)
E quel che è facile e istintivo è disperare ed è la grande tentazione.
La piccola speranza avanza fra le due sorelle maggiori e su di lei nessuno volge lo sguardo.
Sulla via della salvezza, sulla via carnale, sulla via accidentata della salvezza, sulla strada interminabile, sulla strada fra le sue due sorelle la piccola speranza.
Avanza.
Fra le due sorelle maggiori.
Quella che è sposata.
E quella che è madre.
E non si fa attenzione, il popolo cristiano non fa attenzione che alle due sorelle maggiori.
La prima e l'ultima.
Che badano alle cose più urgenti.
Al tempo presente.
All'attimo momentaneo che passa.
il popolo cristiano non vede che le due sorelle maggiori, non ha occhi che per le due sorelle maggiori.
Quella a destra e quella a sinistra.
E quasi non vede quella ch'è al centro.
La piccola, quella che va ancora a scuola.
E che cammina.
Persa fra le gonne delle sorelle.
E ama credere che sono le due grandi a portarsi dietro la piccola per mano.
Al centro.
Fra loro due.
Per farle fare questa strada accidentata della salvezza.
Ciechi che sono a non veder invece
Che è lei al centro a spinger le due sorelle maggiori.
E che senza di lei loro non sarebbero nulla.
Se non due donne avanti negli anni.
Due donne d'una certa età.
Sciupate dalla vita.
È lei, questa piccola, che spinge avanti ogni cosa.
Perché la Fede non vede se non ciò che è.
E lei, lei vede ciò che sarà.
La Carità non ama se non ciò che è.
E lei, lei ama ciò che sarà.
La Fede vede ciò che è.
Nel Tempo e nell'Eternità.
La Speranza vede ciò che sarà.
Nel tempo e per l'eternità.
Per così dire nel futuro della stessa eternità.
La Carità ama ciò che è.
Nel Tempo e nell'Eternità.
Dio e il prossimo.
Così come la Fede vede.
Dio e la creazione.
Ma la Speranza ama ciò che sarà.
Nel tempo e per l'eternità.
Per così dire nel futuro dell'eternità.
La Speranza vede quel che non è ancora e che sarà.
Ama quel che non è ancora e che sarà.
Nel futuro del tempo e dell'eternità.
Sul sentiero in salita, sabbioso, disagevole.Sulla strada in salita.
Trascinata, aggrappata alle braccia delle due sorelle maggiori,
Che la tengono per mano,
La piccola speranza.
Avanza.
E in mezzo alle due sorelle maggiori sembra lasciarsi tirare.
Come una bambina che non abbia la forza di camminare.
E venga trascinata su questa strada contro la sua volontà.
Mentre è lei a far camminar le altre due.
E a trascinarle,
E a far camminare tutti quanti,
E a trascinarli.
Perché si lavora sempre solo per i bambini.
E le due grandi camminan solo per la piccola.
Charles Péguy
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Aggiunte postume.
ADD1. Quando si partorisce si soffre ma si è contenti. Evidentemente urge chiarificazione dei termini. L' happiness degli americani esprime un piacere e si distingue dal concetto di joy che esprime soddisfazione, realizzazione, gioia esistenziale. Il rilievo è importante e integra il tema di cui al numero 12, ovvero (la felicità non è tutto). Per i particolari rinvio a Tim O'Connor su BQO.