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lunedì 8 novembre 2010

Se il colonialismo fa bene

In passato i popoli europei hanno occupato altre terre soggiogandone i popoli e dettando loro nuovi stili di vita e una nuova organizzazione sociale.

Chiamiamo tutto cio' "colonialismo", una pratica che oggi ci ripugna e per cui abbiamo imparato a nutrire sensi di colpa.

In teoria il colonialismo è un fenomeno quanto meno nefasto, ma i fatti, per chi vuole ascoltarli, raccontano un' altra storia: il colonialismo fa bene.

A tutta prima le cose sembrano evidenti: i paesi che hanno "subito" pratiche coloniali sono oggi più ricchi e benestanti rispetto a quelli che ne sono stati - ahi loro - "risparmiati".

L' obiezione classica è prontamente avanzata: "ma gli occupanti hanno scelto a priori i territori più promettenti per insediarsi evitando quelli infestati da malattie ed altri accidenti".

Non sempre è stato così; fortunatamente su questa questione specifica la Storia offre veri e propri "esperimenti" da laboratorio.

Ne propongo qui solo uno a titolo d' esempio.

Le terre della Polinesia, per esempio, rappresentano un caso da manuale; parliamo di un nugolo di isolette minuscole sparse nell' Oceano.

Le navi occidentali navigavano a quel tempo con strumentazione ridotta, prevalentemente riferendosi al sole e ai venti. E' per questo che sono state colonizzate solo le isolette allineate su una certa latitudine fissa; delle altre, quasi tutte abitate, i navigatori non conoscevano nemmeno l' esistenza, era troppo rischioso avventurarsi fuori rotta.

Potremmo dire, immaginando di fare un esperimento con la Storia, che su 1.000 isole per lo più nelle medesime condizioni, ne scegliamo casualmente 100 e le sottoponiamo al "trattamento" della colonizzazione. E' proprio il "laboratorio" che cercavamo!

Ebbene, le 100 isole colonizzate perchè più facilmente raggiungibili nel Sedicesimo e Diciasettesimo secolo grazie ai venti favorevoli, sono oggi le più ricche. Un secolo di governo coloniale contribuisce a stipendi pro-capite superiori del 40% e riduce la mortalità infantile del 2.6%. Questo studio specifico sulla storia coloniale della polinesia è di James Feyrer e Bruce Sacerdote.

E così anche la storia del colonialismo diventa una gatta da pelare per l' utilitarista: i calcoli che esegue lo spingono a vedere con favore il fenomeno e magari anche ad incoraggiare nuove forme affinchè il benessere si estenda, ma scommetto che la sua morale istintiva si oppone ad una simile conclusione. Rinnegherà la sua ideologia o il suo istinto?