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lunedì 6 marzo 2023

 "Conclusione ripugnante" e diritti degli animali.

Un utilitarista è spinto ad accettare la cosiddetta "conclusione ripugnante", quella tesi per cui il numero dei viventi giustifica la loro bassa qualità della vita. Poiché gli animali che vivono negli allevamenti intensivi non sarebbero mai vissuti, cio' giustifica moralmente le loro pessime condizioni di vita.
Mi sembra rilevante anche per i non-utilitaristi. Applicare la morale utilitarista (solo) agli animali mi sembra un buon compromesso per concedere loro dei diritti.

martedì 25 febbraio 2020

CARNE

PIANI E SCALE
Ecco un colloquio tra l'animalista Vegan e il carnivoro Tiger.
Vegan: gli animali provano dolore? Io penso di sì, e penso anche che non abbiamo il diritto di infliggere loro delle sofferenze.
Tiger: sono d'accordo, e infatti condanno il dolore gratuito inflitto agli animali.
V: eppure secondo me la distinzione che fai tra uomo e animale è troppo estrema. Come la giustifichi?
T: l'uomo è più intelligente dell'animale, è in grado di comprendere appieno la realtà del dolore.
V: eppure i bambini non mi sembrano molto più intelligenti degli animali.
T: hai ragione; mi correggo, la caratteristica rilevante non è la propria intelligenza, ma l'intelligenza della propria specie.
V: così eviti il paradosso del bambino ma ti cacci in guai ancora peggiori: noi abbiamo imparato a non giudicare i gruppi ma i singoli, e tu, dando rilevanza all' "intelligenza della specie", torni pericolosamente indietro. Oltretutto non si capisce bene perché l'intelligenza di un gruppo debba essere rilevante quando giudichiamo un singolo.
T: forse perché solo l'uomo possiede la facoltà della ragione, di comprendere le realtà astratte, di pensare ad un Dio.
V: Mi stai dicendo che è possibile torturare un ateo?
T: hai ragione, mi hai risvegliato dal mio dogmatismo, devo pensare meglio questo problema.
V: bene, intanto ti propongo di unirti alla schiera vegana.
T: fammi provare ancora. Forse l'intelligenza non è la soluzione e la mia confusione derivava dal fatto che resta comunque un indizio di coscienza.
V: intelligenza o coscienza non vedo cosa cambi. Almeno l'intelligenze si puo' misurare, la coscienza è un concetto più evanescente, lo lascerei fuori.
T: la coscenza introduce dei danni che vanno oltre il dolore. Prendi il caso della donna drogata e poi stuprata. Questa donna non ha provato dolore fisico, non ha danni fisici, eppure l'atto che ha subito è condannabile. Perché? Penso che la cosa sia legata ad una caratteristica della coscienza.
V: potrei anche seguirti ma non vedo la relazione con il caso degli animali.
T: ti faccio allora un caso differente: prendi un pc intelligente, noi lo possiamo spegnere.
V: e con questo?
T: ho detto "spegnere" ma avrei potuto dire "uccidere".
V: uccidere un PC? Assurdo.
T: infatti, un pc, per quanto intelligente, non ha coscienza, quindi la sua morte non ha rilevanza morale. Questo ci fa riflettere sulla relazione tra intelligenza e coscienza. E' importante visto che ora nella nostra discussione diamo rilevanza solo alla seconda.
V: e che differenze vedi?
T: l'intelligenza si puo' misurare su una scala continua mentre la coscienza o c'è o non c'è. Nel caso del pc non c'è, nel caso dell'uomo sì.
V: e nel caso dell'animale?
T: non voglio negarla ma si tratta di una coscienza inferiore. Insomma, la variabile coscienza è discreta (superiore/inferiore) mentre l'intelligenza è continua (QI). La discrezionalità della coscienza ci suggerisce di discutere in base a "piani", non in base a "scale".
V: ma in questo modo ricadi di nuovo nello specismo, e devo ripeterti le obiezioni precedenti.
T: ma ora considero il gruppo solo per dire che tutti i suoi componenti hanno pari diritti. Sei sicuro che le tue critiche precedenti reggano ancora? Tutti stanno sullo stesso piano anche se su gradini differenti.
V: ma sei davvero sicuro che il bambino sia dotato di una coscienza "superiore"?
T: qui hai ragione, mi sembra evidente però che la sua potenzialità di uomo sia rilevante. 
V: "potenzialità"? Vedo che recuperiamo la metafisica di Aristotele.
T: Ma si tratta di un concetto che usiamo tutti i giorni. Perché è illecito torturare una persona anestetizzata? Perché quella persona tornerà ad essere cosciente. Lo stato di coscienza è una sua potenzialità.
V: mi puzza.
T: ad ogni modo non è necessario introdurre concetti metafisici, basterebbero quelli utilitaristici: fare del male a un bambino puo' minare una quantità notevole di felicità futura. E' chiaro che per un animale non si puo' dire altrettanto poiché non avrà mai accesso a una coscienza superiore. Considera che già oggi noi infliggiamo una gran quantità di dolore ai bambini per il loro bene futuro. La pluriennale schiavitù della scuola è giustificata proprio in questo modo.
V: e il caso del disabile mentale?
T: lui non ha nemmeno potenzialità, hai ragione. L'unico modo per difenderlo consiste nell'affermare il legame intravisto tra coscienza e specie, qualcosa che, lo ammetto, si puo' solo intuire. In fondo è il motivo per cui il vilipendio di cadavere ripugnante tutti,  religiosi e no.
V: quanto dici non è insensato ma - al di là della coscienza inferiore - la sofferenza inferta agli animali è troppa.
T: ti propongo questo compromesso: l'animale deve comunque essere riconosciuto come soggetto morale ma a lui si applica una morale meno esigente, ovvero quella utilitarista.
V: e questo dovrebbe giustificare una dieta carnivora?
T: bè, sì. E' grazie agli allevamenti che così tanti animali possono nascere e vivere. Se quella vita vale la pena di essere vissuta, dal punto di vista utilitaristico gli interessi di uomini carnivori e animali si combinano bene.

Perché la nostra sofferenza dovrebbe essere diversa da quella degli animali?
La risposta più popolare è: "intelligenza". Il tuo dolore conta solo se sei intelligente. Gli animali sono stupidi, quindi il loro dolore e la loro sofferenza non sono un male.
Ma allora il dolore di una persona con un basso QI vale meno? E quello di un bambino? E quello di un disabile mentale?

CATO-UNBOUND.ORG
Michael Huemer says that how we treat animals may be a crucial test of conscience.


È plausibile che un decennio di allevamenti intensivi abbiano causato più dolore e sofferenza di tutto il dolore e la sofferenza prodotto nella storia dell'uomo.


CATO-UNBOUND.ORG
Michael Huemer says that how we treat animals may be a crucial test of conscience.


Affermare che mangiare carne sia lecito non significa dire che il maltrattamento degli animali sia un nonsense, i peggiori esempi di allevamento animale non vanno confusi con la legittimità di essere carnivori. C'è uno spazio morale tra il veganesimo e il prendere a calci i cuccioli per divertimento. Inoltre, anche le pratiche di allevamento industriale che potrebbero sembrare più discutibili dal punto di vista morale sono ciò che rende possibile a molti uomini più poveri di accedere alla carne. Anche se una morte meno dolorosa dell'animale sarebbe auspicabile, non è ovvio che negare la carne agli ultimi sia la scelta più morale. Forse livelli ultra-minimi di sofferenza animale sono un lusso che possiamo concederci in quanto paesi ricchi, ma il fatto stesso di mangiare carne non può essere illegittimo.


CATO-UNBOUND.ORG
Do animals have rights? And even if not, do we still owe them anything?

venerdì 13 dicembre 2019

PERCHE' NON SONO VEGETARIANO

Se uno vive nel XXI secolo prima o poi dovrà chiedersi se sia giusto mangiare gli animali. In genere le persone hanno forti convinzioni su questo punto ma spesso si basano su vaghe intuizioni che si traducono nel dialogo da sordi tipico delle guerre culturali.
La domanda centrale da porsi è se la vita di un animale di allevamento valga la pena di essere vissuta, poiché l'alternativa realistica al consumo di carne non è una vita migliore dell'animale stesso ma molto più semplicemente il non venire al mondo.
Partiamo da un fatto incontrovertibile: il "dolore" degli animali schiavizzati e uccisi sarebbe irrilevante se incosciente. Investigare sulla coscienza degli animali diventa importante. La maggior parte degli animali ha sensori, ma, in assenza della coscienza, innescarli potrebbe non provocare l'esperienza soggettiva della "sofferenza". Purtroppo, il concetto di coscienza è problematico. Cos'è la coscienza? Il solipsismo ci impedisce di vedere quella altrui. Io sono cosciente, ma potrei mentire e nessuno potrebbe smascherarmi. Potrei avere dei dubbi anche sulla coscienza di mia figlia!. Di fatto una "cosa" è cosciente se è cosciente. Se è sensibile al bene e al male, se è libera, se è responsabile, se si rende conto.
Di certo gli animali hanno una coscienza inferiore a quella umana, indirettamente lo ammettiamo tutti non ritenendoli responsabili per quello che fanno; gli animali non rivendicano i loro diritti e anche l'animalista più acceso trova giusto schiavizzare il suo adorato cane. Tuttavia, potrebbero avere una coscienza in grado di provare dolore e sofferenza. Gli indizi fondamentali di una "coscienza inferiore" in questo senso sono due:
1. Un'architettura del cervello simile alla nostra e risultante dal medesimo processo evolutivo.
2. Comportamenti difficili da spiegare se non in riferimento all'esperienza cosciente.
Fisicamente la coscienza sembra risiedere nella corteccia cerebrale posteriore, laddove c'è un certo ripiegamento che non saprei descrivere altrimenti (l'ho letto su un libro e mi fido). Non chiedetemi di più. Molte parti del cervello possono essere rimosse senza grandi cambiamenti nella personalità o nell'intelligenza, ma se mancano anche piccole parti della corteccia posteriore i pazienti perdono grandi quantità del contenuto cosciente: consapevolezza del movimento, consapevolezza spaziale, sonora, visiva, ecc. È importante riconoscere che la coscienza è una cosa specifica, fragile, con caratteristiche distinte che differiscono da altre attività neuronali che associamo all'intelligenza, quindi l'intelligenza degli animali rispetto agli umani non si correla necessariamente con il loro grado di coscienza.
Ora, tutti i mammiferi hanno una corteccia cerebrale, con gradi diversi di sviluppo. Pertanto, tutti i mammiferi sono probabilmente coscienti, sebbene con grandi differenze in vividezza e complessità. Uccelli e rettili sono un caso più difficile perché la loro evoluzione del cervello è divergente rispetto a noi. I pesci non hanno alcuna architettura neurale per le parti legate alla coscienza.
Lo studio del cervello è importante perché se schiacci una mosca, si dibattere ed emetterà forti rumori "arrabbiati" prima di soccombere, un uomo reagirebbe allo stesso modo. Se non sapessi nulla dell'architettura neurale delle mosche, potresti concludere che le mosche sono consapevoli e capaci di soffrire come noi.
Ma la coscienza non è il cervello, quindi un altro ambito di indagine sono i comportamenti animali. Si possono progettare test di "intelligenza" animale, come il test dello specchio (consiste nell'osservare la reazione dell'animale allo specchio). Ma gli elefanti (sicuramente coscienti nell'analisi dei cervelli) falliscono regolarmente nel riconoscersi mentre più di un pesce lo passa. Considerando anche la dissociazione tra coscienza e intelligenza direi che questi test hanno un'importanza relativa.
Alcuni studiosi osservano comportamenti che si associano a stati emotivi simili a quelli umani. A volte c'è grande differenza nell'intelligenza ma grande somiglianza nel comportamento. In questi ultimi casi è plausibile che l'animale stia vivendo un'esperienza cosciente simile alla nostra. Quando giochiamo con il nostro cane percepiamo un suo coinvolgimento cosciente, al di là della sua intelligenza. Gli scimpanzé che vedono un altro scimpanzé perdere un combattimento lo consolano con un sovrappiù di grooming, cosa impossibile da immaginare senza una bruciante sconfitta. Tutto sommato, trascorrere del tempo con gli animali (in particolare i mammiferi superiori) rende abbastanza difficile immaginare che siano tutt'altro che coscienti, anche se la mera intelligenza potrebbe da sola spiegare molto direi che non spiega tutto. C'è anche da dire che la gamma e la complessità dei comportamenti animali è strettamente correlata all'architettura del cervello che riteniamo causa la coscienza: più complessa è l'architettura del cervello, più il comportamento è "umano".
Gli animali che intendiamo come coscienti hanno meno probabilità di esibire un comportamento "meccanico" tipico degli automi. Esistono molti esempi di comportamento "robotico" negli insetti (tipo i vortici della formica, il volo ripetitivo delle api o delle falene), mentre ci sono pochissimi esempi di "robotica" nel comportamento dei mammiferi. Un esempio comico di robotica l'ho appena visto su YouTube: è quello degli anatroccoli che seguono il cane pensando sia la loro mamma.
Al netto di tutte le incertezze c'è una buona ragione per credere che tutti i comuni mammiferi che ci mangiamo (mucche, maiali, pecore, capre) abbiano una coscienza inferiore in grado di sottoporli a sofferenze. Dall'altro lato, questa coscienza degrada man mano che passiamo dai primati, agli altri mammiferi, agli uccelli, ai pesci, agli insetti giù giù fino alle piante. C'è come una scala di coscienza che va dall'uomo alle pietre in modo più o meno uniforme.
Ma noi crediamo realmente che gli animali abbiano una coscienza? Qui si crea un problema poiché il nostro atteggiamento verso gli animali, anche quello degli animalisti, non è conforme a questa scala. Di solito, per esempio, attribuiamo una coscienza inferiore a certi animali e zero coscienza agli insetti. Nessuno si preoccupa di ammazzare milioni di insetti con il parabrezza della propria auto! Bryan Caplan ne ha tratto conseguenze decisive: poiché il problema della coscienza è troppo ostico se affrontato nel merito, traggo le mie conclusioni misurando l'ipocrisia della gente che partecipa al dibattito; poiché la "questione insetti" segnala alta ipocrisia tra gli animalisti, la probabilità che abbiano ragione nel merito si abbassa in modo decisivo. Questo è un buon punto. Tuttavia, ripenso al mio cane e non riesco ancora a convincermi che sia solo un robot intelligente: una certa coscienza è presente in lui, nessuno mi convincerà del contrario.
Sulla coscienza concluderei così: le incertezze sono molte, anche se negare la coscienza mi sembra piuttosto azzardato. Per questioni di prudenza sarei orientato ad adottare per gli animali una morale di tipo utilitarista. Se l'uomo ha dei diritti inviolabili, l'animale ha un benessere di cui bisogna tenere conto. Se l'uomo è sempre un fine e mai un mezzo, l'animale puo' essere mezzo ma solo a certe condizioni. Va bene così?
In questo caso, quindi, diventa importante capire "quanto" soffrono gli animali allevati. Purtroppo non esiste alcuna unità di misura per misurare questa esperienza. In generale si puo' concludere che la vita delle mucche sia migliore di quella dei maiali che è migliore di quella dei polli (un vero inferno). Il problema è un altro: a prescindere dalla qualità si tratta comunque di vite che meritano di essere vissute? E qui si entra nel vivo.
Parlando in generale, l'evoluzione non si preoccupa di quanto tu sia felice fintanto che a) esisti e b) trasmetti i tuoi geni, cosicché ha escogitato una serie di compensazioni nel sistema nervoso per garantire che gli animali come te 1) non siano mai soddisfatti al punto da smettere di competere, ma neanche 2) mai così infelici da desiderare di non esistere. Cio' che abbiamo è una specie di felicità di base a cui ritorniamo sempre una volta assorbiti i picchi verso l'alto e verso il basso. Poiché non si possono intervistare gli animali, vale la pena di concentrarsi su quelle condizioni in cui le persone segnalano cambiamenti nella felicità o si suicidano e di confrontarle con le esperienze degli animali d'allevamento.
Nell'uomo l'abitudine assorbe quasi tutto. E' un potente ammortizzatore delle condizioni esterne. ma questa è una regola base del nostro apprendimento: quando ci viene ripetutamente inviato un segnale, soprattutto se è molto frequente e non è cambiato di recente in intensità o durata, cessiamo di sperimentarlo in modo consapevole. Noi notiamo solo le novità. Ci abituiamo anche al dolore e alla sofferenza, persino a forti shock del sistema. In letteratura questo è noto come il paradosso della disabilità, in base al quale la maggior parte delle persone con disabilità grave riferisce di avere una qualità della vita buona o decente, anche quando agli osservatori esterni la loro sembra una vita indegna di essere vissuta. Il consenso nelle ricerche sulla felicità è che le persone abbiano un livello generale abbastanza stabile di felicità-base a cui rimbalzano regolarmente dopo qualsiasi cambiamento in positivo o in negativo. In un famoso studio di Brickman, i paraplegici vittime di incidenti e i vincitori di lotteria hanno riportato livelli simili di felicità prima e dopo il "grande evento" della loro vita.
Passiamo alla storia: il consenso tra gli storici è che mentre la schiavitù causava stress e sofferenze estreme, il tasso di suicidi da parte degli schiavi è sempre stato decisamente basso.
Passiamo alla medicina. Analizzando il profilo psicologico dei pazienti in cure palliative con cancro terminale, solo un trascurabile numero era da considerarsi a rischio suicidio. E anche chi ha scelto alla fine questa strada funesta, per quanto presentasse menomazioni funzionali e fisiche, dolore incontrollato, consapevolezza di essere nella fase terminale della propria vita e depressione, segnalava comunque come fattore scatenante della scelta la paura di perdere la propria autonomia e di essere un peso per gli altri.
Tirando le somme, talvolta gli uomini decidono che le loro vite sono intollerabili e si suicidano. Ma è interessante notare che questo fatto non lo vediamo mai in altri animali. Le uniche osservazioni aneddotiche credibili sono relative ai delfini, si tratta di bestie molto intelligenti che possono suicidarsi non respirando. Tuttavia, se gli uomini in condizioni estremamente miserabili non scelgono il suicidio, penso sia lecito ipotizzare che la vita di un animale di allevamento valga comunque la pena di essere vissuta.
La preferenza per la vita è tenace in qualsiasi essere vivente. La letteratura scientifica e gli esempi storici tratti dalla schiavitù e dalle malattie terminali suggeriscono che ci abituiamo praticamente a tutto. L'adattamento edonico è una forza travolgente. La vita dei nostri antenati era molto molto dura. Brutale, direi. Per questo anche in condizioni che le persone dei paesi avanzati etichetterebbero come "molto peggio della morte", l'evoluzione ha fatto in modo che si continui a preferire la vita. Non solo si sopravvive ma si vuole farlo in tutta coscienza. I bambini che giocano nelle discariche africane non sono poi molto meno felici dei bambini che giocano nei soggiorni europei.
Questo significa che gli animali, non importa quanta sofferenza provino, preferiscano vivere? Una risposta certa non c'è ma dopo quanto detto propenderei per il sì. Se le cose stessero così gli allevamenti aggiungerebbero felicità al mondo. Se non ci fossero ce ne sarebbe un po' meno: gli animali allevati possono vivere una vita degna e noi possiamo mangiarli a cuor leggero. Il caso più infernale è quello dei polli ma, essendo uccelli, anche il loro cervello segue una linea evolutiva ben differente dal nostro. Questa distanza aumenta i dubbi di una loro coscienza, cosicché anche il loro caso puo' rientrare in quello più generale.
Ma la scelta carnivora è ostacolata da altri due fattori: salute e ambiente.
Privare della carne un bambino puo' essere problematico ma contenere il consumo degli adulti dà dei benefici in termini di salute. Per fortuna, almeno per quanto riguarda gli adulti, si tratta di un'opzione personale. S'informano e scelgono per conto loro. Ognuno scelga come morire.
Ma la carne inquina, è un fatto. Gli allevamenti emettono gas serra. Ma il problema è collettivo e si affronta razionalmente tassando le esternalità, non con scelte etiche personali o stili di vita che oggi hanno tutta l'aria dell'esibizionismo moralista. Tuttavia, è anche vero che in assenza di politiche fiscali adeguate, la scelta personale puo' pesare.
Personalmente penso che mangiare carne sia lecito: 1) il problema della coscienza è ostico e indebolito dall' "argomento insetti",1) agli animali è comunque corretto applicare un'etica utilitaristica, 3) gli allevamenti sembrerebbero aumentare la felicità nel mondo anziché diminuirla. Resta il problema ambientale, ma qui l'impegno politico è comunque preferibile all'impegno dietetico.

lunedì 11 novembre 2019

MILLE MODI PER NON DIVENTARE VEGETARIANI

MILLE MODI PER NON DIVENTARE VEGETARIANI
Gli animali soffrono? Se hanno coscienza direi di sì.
Ma hanno coscienza del male che ricevono? Qui ci si divide ma ammettiamo che almeno in minima parte sia così.
Come vanno trattati? Non è facile dirlo ma se soffrono avendo coscienza di soffrire direi che bisogna tenerne conto, sono pur sempre "soggetti etici". Una soluzione di compromesso è questa: "etica kantiana per gli uomini e utilitaristica per gli animali". Tradotto: l'uomo è sempre un fine e mai un mezzo (principi) mentre l'animale puo' essere talvolta visto anche come un mezzo, sebbene il suo benessere va sempre tenuto in conto (utilità).
Ma perché molti "altruisti razionali", pur riconoscendo negli animali la capacità di soffrire, non sono vegetariani? Forse perché non credono che il vegetarianesimo sia una forma di altruismo efficace, c'é di meglio.
il vegetariano ingenuo pensa che, una volta considerato l'animale un soggetto etico rilevante, sia nostro devere non mangiarlo. E c'è anche la variante utilitarista del vegetariano ingenuo, quello che pensa: "poiché la sofferenza dell'animale eccede il mio piacere di gustarne le carni, allora diventa sbagliato macellare gli animali, almeno nel mio cado".
Non funziona così, impostare in questo modo il problema non centra la questione reale. La vera domanda da porsi èun'altra, non se il mio sacrificio nel rinunciare alle carni sia inferiore ai danni procurati all'animale ma se l'opzione vegetariana sia il modo migliore di fare del bene, oppure se possiamo spendere meglio le nostre limitate energie.
Diventare vegetariani perché il sollievo dato agli animali è maggiore rispetto al nostro sacrificio è come donare a una ONLUS presa a caso. Si può fare di meglio, per esempio si può donare ad una Onlus efficiente che si impegna per una causa valida. Il rischio cioè è quello di sottrarre risorse a cause più meritevoli.
Per esempio, se anziché assumere pasti vegetariani voi decidiate di assumere pasti più frugali risparmiando sui costi, avrete a disposizione un gruzzolo da destinare a cause alternative. Altro esempio, potreste sostituire il sacrificio dei pasti vegetariani rinunciando alla pausa caffè sul lavoro aumentando così la vostra produttività.
C'è poi un'altra questione differente ma imparentata con la prima, discende dala domanda: "il sacrificio dell'essere vegetariani quanto pregiudica la vostra produttività?" La risposta varia da persona a persona, alcune persone più di altre, per esempio, trovano difficile concentrarsi quando sono infelici. In altri casi c'è addirittura il piacere di sacrificarsi, la gioia e l'orgoglio di affiliarsi a una minoranza moralista. Ci sono poi anche i benefici in termini di salute da mettere sulla bilancia. D'altro canto, praticare il vegetarianesimo comporta stressanti costi informativi, occorre spendere più tempo per mettere assieme il proprio menù conservando una sufficiente qualità nutrizionale, bisogna leggere con cura un sacco di etichette. In passato essere vegetariani creava deficit di creatina con perdite di circa 5 punti nel rispettivo IQ, oggi è possibile integrare queste perdite ma cito ugualmente questo fatto per far capire di cosa sto parlando.
È chiaro che a questo punto ognuno è tenuto a fare i suoi calcoli, in quelli che espone Kate Grace l'opzione vegetariana non spicca per saggezza, si può fare di meglio, ad ogni modo vi lascio alla lettura e alle sue tabelle. Per quanto mi riguarda penso che mettere al mondo un bambino e renderlo sufficientemente felice stornando su di lui i sacrifici che ci imporrebbe il vegetarianesimo sia una scelta particolarmente azzeccata per chi vuole aumentare ricchezza e felicità sul nostro pianeta.
METEUPHORIC.COM
I have lately noticed several people wondering why more Effective Altruists are not vegetarians. I am personally not a vegetarian because I don’t think…

mercoledì 27 marzo 2019

I CALCOLI DEL VEGETARIANO

I CALCOLI DEL VEGETARIANO
Il cervello degli elefanti è più grande del nostro, perché non sono più intelligenti di noi?
Risposta standard: perché le dimensioni del cervello non contano, devi considerarle in proporzione al corpo: “ci vuole un cervello enorme per controllare un corpo enorme”.
Giusto? No: in questa classifica vince il toporagno, non esattamente un genio.
Altra risposta: guarda al "quoziente di encefalizzazione" che confronta la dimensione effettiva del cervello con quella attesa.
Giusto? Non proprio: le scimmie cappuccine hanno un quoziente più alto degli scimpanzé, ma non sono intelligenti quanto loro. Gli uccelli hanno quozienti bassi pur essendo tra gli animali più intelligenti.
La cosa migliore è guardare al numero di neuroni (corticali): l’elefante è una bestia enorme ma ha anche neuroni enormi (e la maggioranza non è nemmeno corticale!). Questa misura, tra l’altro, rende giustizia agli uccelli.
[… non che esistano dei test di intelligenza per gli animali, di solito si descrivono dei comportamenti, dopodiché una giuria umana li ordina per intelligenza. Ecco, questa classifica si avvicina molto a quella compilata contando i neuroni corticali…] 
Alcuni attivisti per i diritti degli animali discutono sul valore relativo di diverse specie: devi mangiare un sacco di bistecche per uccidere una mucca, ma ti basta voler gustare qualche ala di pollo per ucciderne uno. Ciò suggerisce che i non-vegetariani che cercano comunque di eticizzare la loro dieta dovrebbero orientarsi sul manzo e non sul pollo. Ma qualsiasi calcolo di questo tipo dipende dal fatto che una mucca e un pollo abbiano lo stesso valore morale.

Contando i neuroni corticali un uomo varrebbe 2.6 scimpanzé, 3 elefanti, 38 maiali, 53 mucche, 320 polli, 160.000 aragoste…

https://slatestarcodex.com/2019/03/26/cortical-neuron-number-matches-intuitive-perceptions-of-moral-value-across-animals/

https://slatestarcodex.com/2019/03/25/neurons-and-intelligence-a-birdbrained-perspective/

domenica 30 settembre 2018

HL Bugs bryan caplan mike huemer

Bugs bryan caplan mike huemer
riccardo-mariani@libero.it
Citation (APA): riccardo-mariani@libero.it. (2018). Bugs bryan caplan mike huemer [Kindle Android version]. Retrieved from Amazon.com

Parte introduttiva
Evidenzia ( giallo) - Posizione 1
Bugs 41 By Bryan Caplan
Nota - Posizione 3
ARGOMENTO: COME CONSIDERARE GLI ISETTI? 1. RILEVANTI...ALLORA SEI INCOERENTE 2. IRRILEVANTI RISPETTO ALLA GALLINA...ALLORA LA GALLINA PUÒ ESSERE IRRILEVANTE RISPETTO ALL UOMO NB... L INSETTO SOFFRE MENO MA IL N FA LA DIFFERENZA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 4
Bugs are animals.
Nota - Posizione 4
LA PIÙ GRANDE OBIEZIONE ALL ANIMALISTA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 4
Every human being directly kills bugs just by walking
Nota - Posizione 4
UN FATTO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 5
Yet I’ve never heard even a strict vegan express a word of moral condemnation for this mass animal killing.
Nota - Posizione 6
CONDANNA ZERO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 9
If even morally scrupulous advocates of view X don’t live in accordance with X,
Nota - Posizione 10
ARGUMENT FROM COSCIENCE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 15
What exactly do leading animal rights activists actually say about bugs?
Nota - Posizione 15
SAREI CURIOSO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 27
the determination of when lethal defense against insects and animals is acceptable must be judged on a case-by-case
Nota - Posizione 28
PETA SU BUGS
Evidenzia ( giallo) - Posizione 32
No one would say that humans have a “right to live free from unnecessary suffering,” then immediately talk about killing them on a “case-by-case basis.”
Nota - Posizione 34
STRANO PRONUNCIAMENTO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 34
if someone killed hundreds of humans with his car on a cross-country trip,
Nota - Posizione 34
ANALOGIA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 36
common-sense intuition that human lives are more morally important than insect lives.
Nota - Posizione 36
DI HIARAZIONE INDIRETTA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 37
human convenience is more morally important than insects’ very lives.
Nota - Posizione 38
PETA AMETE INDIRETTAMENTE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 42
behavioral indications,
Nota - Posizione 42
I TRE CRITERI SINGER...PRIMO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 42
appropriate nervous system,
Nota - Posizione 42
SECONDO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 42
evolutionary usefulness for the experience of pain.
Nota - Posizione 43
TERZO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 43
satisfied for insects, if only in a primitive way.
Nota - Posizione 43
SEMBRA CHIARO CHE...LO SOSTIENE ANIMAL RIGHT
Evidenzia ( giallo) - Posizione 45
large industries are built around honey production, silk production,
Nota - Posizione 46
ESEMPIO DI INDUSTRIE DI SFRUTTAMENTO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 46
mass insect death results from our use of insecticides.
Nota - Posizione 46
STRAGI
Evidenzia ( giallo) - Posizione 52
Some would draw a line at some level of complexity of the nervous system,
Nota - Posizione 53
OPZIONE 2 RAZZISMO INTERSPECIE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 54
Some may postulate a scale of life with an ascending capacity to feel pain and suffer.
Nota - Posizione 54
OPZIONE 2 RAZZISMO INTRASPECIE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 55
Is the cut-off above insects and the lower invertebrates?
Nota - Posizione 55
ARBITRARIO...OPZ 1
Evidenzia ( giallo) - Posizione 57
push the line back as far as possible, giving the benefit of the doubt
Nota - Posizione 58
LA STRATEGIA ANIMALISTA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 59
They try to justify a massive difference in treatment with a totally debatable difference
Nota - Posizione 60
IL PROBLEMA OPZ 1 …O PROB INSETTI...PROBLEMA OPZ 2… RAZZISMO UMANO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 61
It’s easy to show that some creatures are much smarter than others; but how on earth could we ever convincingly show that some feel much less pain than others?
Nota - Posizione 62
INTELLIGENZA E SOFFERENZA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 63
If there’s a real possibility that killing bugs is very wrong, we should refrain until we know better.
Nota - Posizione 63
COSA DOVREBBE DIRE UN ANIMALISTA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 67
Huemer on Ethical Treatment of Animals (Including Bugs) 29 By Bryan Caplan
Nota - Posizione 69
Ttttttttttttttt REPLICA HUEMER
Evidenzia ( giallo) - Posizione 73
I don’t think the best way of determining whether x is true is by seeing whether x-advocates are hypocritical
Nota - Posizione 74
SBAGLIATO IL METODO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 79
It seems wrong to cause extreme amounts of pain and suffering for the sake of minor benefits to oneself.
Nota - Posizione 80
TESI ANIMALISYA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 82
If you think it is not wrong to inflict severe suffering as long as the victim of the suffering is stupid, then you’d have to say that it is permissible to torture retarded people
Nota - Posizione 84
LA CONTRADDIZIONE DELL ANIMALISTA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 87
The fact that people kill many insects is supposed to be evidence that . . . pain isn’t really
Nota - Posizione 88
ANCORA SUL METODO ERRATO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 93
we know that pain is only bad if you’re smart.
Nota - Posizione 94
LO SCRITTO DI CAPLAN SEMBREREBBE SUGGERIRE CHE...MA LA COSA NN SEMBRA EVIDENTE...E COSA FANNO QUELLI DEL PETA È IRRILEVANTE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 101
Reply to Huemer on Ethical Treatment of Animals (including Bugs) 34 By Bryan Caplan
Nota - Posizione 103
Ttttttttttt
Evidenzia ( giallo) - Posizione 113
Argument from Hypocrisyand the Argument from Conscience provide us with additional moral insight,
Nota - Posizione 115
RILEVANTE AL MARGINE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 116
moral impasses.
Nota - Posizione 116
L ESITO SENZA QUESTI AIUTINI
Evidenzia ( giallo) - Posizione 119
Jefferson’s hypocrisy at least slightly undermined the credibility of the case against slavery.
Nota - Posizione 120
PENSIAMO AL CASO DELLA SCHIAVITÙ
Evidenzia ( giallo) - Posizione 128
it’s subject to devastating counter-examples. Like: “What if you have to painfully kill one bug to build a house rather live in a tent?”
Nota - Posizione 129
L ARGOMENTO ANIMALISTA...
Evidenzia ( giallo) - Posizione 130
If you just look at some of the things that go on on factory farms, you’re going to be horrified.
Nota - Posizione 131
IN SUPERFICE SÌ...COME LO SONO QUANDO VEDO UN OPERAZIONE CHIRURGICA...POI RIFLETTO E APPROVO IN ENTRAMBI I CASI
Evidenzia ( giallo) - Posizione 138
It depends on the degree of stupidity. I’m not saying it’s okay for Einstein to murder his secretary.
Nota - Posizione 139
È PERMESSO TORTURARE GLI STUPIDI?
Evidenzia ( giallo) - Posizione 139
if a creature with human appearance literally had the mind of a bug,
Nota - Posizione 140
GIUSTO TRATTARLO COME UN INSETTO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 143
that creatures that will normally develop human-level intelligence
Nota - Posizione 144
E I BIMBI?
Evidenzia ( giallo) - Posizione 148
it seems obvious that the pain of such a creature is extremely morally unimportant.
Nota - Posizione 148
INTELLIGENZA DELL INSETTO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 170
Do you really think painfully killing bugs to build a house is morally wrong?
Nota - Posizione 171
RISPONDETE RICORDANDO L ARGOMENTO ANIMALISTA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 186
Further Reply to Huemer on the Ethical Treatment of Animals 17 By Bryan Caplan
Nota - Posizione 188
Tttttttttt PARLA A HUEMER
Evidenzia ( giallo) - Posizione 203
one key factor that makes such pain morally acceptable is low intelligence
Nota - Posizione 203
SEMBRA CHE LA COSA SIA CONCESSA ANCHE DA H
Evidenzia ( giallo) - Posizione 206
the burden of proof shifts back to the critic of conventional human treatment of animals.
Nota - Posizione 206
L ONERE DELKA PROVA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 210
If you accept that killing multitudes of bugs for trivial gain is morally acceptable by a big margin, then factory farming could be vastly worse than killing multitudes of bugs, but remain morally acceptable.
Nota - Posizione 212
IL VERO ARGOMENTO DI C...NN FACCIAMONE LA CARICATURA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 215
Factory farming doesn’t cause more pain and suffering than killing bugs.
Nota - Posizione 216
ATTENZNE....IL NUMERO DEGLI INSETTI QUI È DECISIVO...IL CFR 1:1 È IRRILEVANTE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 224
American cars alone kill over 30 trillion bugs a year.
Nota - Posizione 225
ESEMPIO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 236
I’d much rather drive 10% less than stop eating animal products.
Nota - Posizione 236
UNA CONSEGUENZA SE ACCETTIAMO GLI INSETTI
Evidenzia ( giallo) - Posizione 240
proportional to the intelligence of the sufferer. (Or something like that. Maybe the theory is just that it is an increasing function of the being’s intelligence.)
Nota - Posizione 241
LA TEORIA DI CAPLAN
Evidenzia ( giallo) - Posizione 262
I say you assign similarly microscopic value to the welfare of bugs.
Nota - Posizione 263
ALL ACCUSA DI NN DAR PWESO ALKA SFFEEENZA DELLA GALLINE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 264
Your anti-factory farming conclusion follows readily from the premise that you shouldn’t inflict immense pain on a creature for a minor benefit. 2. But this premise implies that everyone, even you, is treating bugs very wrongfully, which is absurd.
Nota - Posizione 266
L ACCUSA DI C A H
Evidenzia ( giallo) - Posizione 267
You can avoid this conclusion by switching to the view that bug suffering is only microscopically bad. 4. But then why are you so puzzled by the view that non-bug animal suffering is (a) more important than bug suffering, but (b) still only microscopically bad?
Nota - Posizione 269
SE LA SOFFERENZA DEGLI INSETTI È IRRILEVANTE RISPETTO A QUELLA DEPLLA GALLINA ALLORA QUELLA DELKA GALLINA PUÒ ESSERLO RISPETTO A QUELLA UMANA