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mercoledì 25 settembre 2024

credi a quel che dici

 Se pro-life e vegani avessero ragione, assisterebbero a una shoah quotidiana che si consuma davanti a loro. Dalla reazione non sembra sia così. Perché? Implementano strategie raffinate per giungere alla meta o non credono nemmeno loro fino in fondo a quel che dicono?

lunedì 16 settembre 2024

un'etica (positivista) per gli animali

 Warning: commento provocatorio. Ad un freddo razionalista sembra abbastanza evidente che gli animali possano soffrire e che quindi l'uomo sia impegnato in un genocidio quotidiano che, complessivamente, fa impallidire quelli di Mao, Stalin e Hitler messi insieme. Cos'altro potrebbe dire? L'unico modo per uscirne è adottare un approccio positivo anziché normativo: vediamo come funziona la nostra natura ed evitiamo di combattere contro i mulini a vento. Propongo allora quella che mi sembra la descrizione più corretta dei nostri comportamenti morali: noi respingiamo sia le posizione dei "troppo cattivi" (in questo caso chi prende a calci il suo cane) che quella dei "troppo buoni" (in questo caso l'animal liberation front). I primi sono malvagi ( = credenze sbagliate), i secondi sono perversi ( = credenze di lusso). Condanniamo insomma non tanto i cattivi ma chi vuole distinguersi. In ambito morale prediligiamo una posizione mediana, magari medio-alta (ma nemmeno troppo alta). Puo' darsi che domani il contesto cambi e cambi anche la medietà - questo è relativismo, signori (o contestualismo?) - ma per ora condanniamo sulla base del contesto in cui siamo. Questa è una descrizione che rende ben conto dei fatti? Direi di sì: Gli animali sono pupazzi incapaci di soffrire? Buuuuu. Stiamo quindi assistendo a una Shoah? Buuuuu.

mercoledì 4 settembre 2024

carne in laboratorio

 https://www.facebook.com/riccardo.mariani.585/posts/pfbid0rBYy2SgG3fPDGZCELDSxpc6J933TQsqfP4aJ5mSqhSMhHEqSm96q7j3CUALAfZKKl?__cft__[0]=AZXYjxly_oTLzbr-h406nKk-1AS6RMNBKvLQcSKbMq1borBafiEjiSqItTAqU0ishWKnLWyFF19SrHocQACtJVc6EI5_H0KLCbBmb_KEHa6uFrvvs61SarmfkM9nZGDu9Ju72yyC0eHGCkbRJrPlyo8wVKfxZkg6KiR4gnOlyjyt2g&__tn__=%2CO%2CP-R

mercoledì 19 giugno 2024

apologia dell'utilitarismo. la mia conversione.

post facebook:

Oggi è la giornata mondiale dell'utilitarismo, per cui dedicherò i miei post a quella che definirei la mia "morbida conversione in divenire" a questa filosofia morale. Ecco il primo, riguarda il finzionalismo deontico. E' una prassi di conversione non traumatica.
Alcuni filosofi cristiani sono dei finzionalisti religiosi ( = atei devoti): concedono che la loro religione non sia letteralmente vera, ma abbracciano comunque i suoi rituali e le sue pratiche perché li trovano utili. Quando affermano i dogmi della loro chiesa, c'è un implicito qualificatore "secondo la finzione". Tuttavia, non intendono tutto cio' in modo dispregiativo. Pensano che sia una finzione buona e utile da mettere in atto, forse per motivi sociali o emotivi.
Parallelo: è interessante considerare se alcuni di coloro - tipo io - che sono inizialmente attratti dalla deontologia del "buon senso" potrebbero ritenersi soddisfatti dal finzionalismo deontico: concedere che le affermazioni teoriche della deontologia siano fuorvianti, ma approvarne ugualmente le norme pratiche. Se questo rende più facile per costoro mantenere la motivazione, allora impegnarsi nella finzione deontologica - comportarsi come se la teoria fosse vera - potrebbe rivelarsi buono e UTILE. È qualcosa che si può fare senza rimanere bloccati dal bagaglio teorico della deontologia. Una forma morbida di conversione all'utilitarismo.

post.

In occasione della giornata mondiale dell'utilitarismo, continuano i miei post sul tema. Qui vorrei spiegare il perché sto pensando di convertirmi a questa etica.

1) Perché mantengo da sempre un approccio utilitarista nel 95% delle questioni che affronto. Sarei un ipocrita se non mi considerassi un utilitarista. Magari un utilitarista prudente ma pur sempre un utilitarista. Per mettere i puntini sulle i c'è sempre tempo.

2) Perché sono la persona più esplicitamente utilitarista che conosca.

3) Perché nel conflitto delle idee gli unici argomenti che fanno breccia nella corazza della controparte sono quelli utilitaristi. Quando uno ha idee per lui disastrose che fino a ieri riteneva corrette, di solito diventa molto pensieroso.

4) Perché gli utilitaristi sono persone con cui è facile e bello discutere. Esempio: non sono un altruista efficace ma traggo sempre un grande profitto nel frequentare questa tribù.

5) Perché l'utilitarsmo è sia universale (tutte le utilità sono uguali) che locale (io sono la persona che conosco meglio e a cui posso apportare più bene).

6) Perché gli esperimenti mentali che mettono in ridicolo l'utilitarismo soffrono dei limiti tipici degli esperimenti mentali. Se davvero fossimo capaci di immergerci in realtà tanto stravaganti, probabilmente la nostra etica cambierebbe in modi impensati. Se non cambia è perché non ne siamo capaci.

7) Perché nei Vangeli riscontro che i ragionamenti utilitaristici abbondano. Non sembra quindi esserci un grande conflitto tra cristianesimo e utilitarismo. Inferno e Paradiso sono ottimi incentivi, tanto per dire.

8) Perché nella Scuola di Comunità ciellina che frequento verità e felicità sono praticamente sinonimi. Ci si chiede di continuo di fare esperienza di Cristo per poi "verificare", dove quel "verificare" significa constatare se siamo soddisfatti. L'approccio utilitarista sembra quindi presente sotto traccia.

9) Perché le intuizioni su cui si basano i "diritti naturali" - ma guarda caso - devono essere inculcate a forza nelle scuole mentre le intuizioni su cui si basa l'utilitarismo sono talmente ovvie che sarebbe risibile insegnarle a qualcuno. Cosicché, quando le due confliggono, sembra chiaro con chi è meglio stare.

9) Perché Richard Y Chappell è un filosofo notevole e mi ha quasi convinto.

post

Oggi è la giornata mondiale dell'utilitarismo, ovvero il giorno adatto per dimostrare che chi non condivide questa posizione morale è nel suo animo un TRADITORE.
Cerca di calarti in questo scenario: sei tra le dieci persone che abiteranno il mondo, anche se non conosci ancora quale sarà la tua identità futura. Quello che sai è che per te la vita è preziosa. Domanda: preferisci abitare un mondo dove un evento funesto sopprima una persona oppure un mondo dove ne vengano soppresse cinque? La risposta è scontata. Per una semplice questione di probabilità tu - come tutti gli altri - preferirete la prima scelta in quanto ciò massimizza sia il tuo benessere che quello degli altri. Ma questa è una scelta utilitarista. Perché mai, una volta nati, dovremmo ritirare questa impostazione? Conclusione: la deontologia è un tradimento rispetto al nostro pre-impegno. Quando si sa di essere ricchi, non si vuole più dare ai poveri. Quando nel trolley problem sai di essere in cima alla passerella, non vuoi più agire per salvare le cinque vite che giacciono sui binari, anche se dietro un velo d'ignoranza pensavi in modo differente. IMO: dovremmo attenerci a ciò che tutti noi avremmo accettato prima di conoscere le nostre posizioni nel mondo. Dovremmo essere tutti utilitaristi.

Oggi è la giornata mondiale dell'utilitarismo, il pomeriggio sta finendo ma molti sono ancora indecisi nel compiere il grande passo verso questa etica. Sono preoccupati, pensano che l'utilitarismo sia troppo impegnativo. Pensano, per esempio, che se anche ci fosse una piccola probabilità che gli animali soffrano, dovremmo essere vegani. E' chiaro che una piccola probabilità sono disposti a concederla anche gli anti-animalisti più focosi. Tuttavia, ci si consoli, quelle non sono affatto le conclusioni corrette. Non è così. Io sono in quelle condizioni ma non ho nessuna intenzione di diventare vegano. Perché? Perché per me, come per voi, sarebbe estremamente impegnativo. Mi piacciono troppo i cheeseburger. Fortunatamente, cio' che conta nel mondo utilitarista non è fare errori ma correggerli. Una volta che noto i miei errori in un ambito della vita (nessuno è perfetto) posso correggerli impegnandomi di più in un altro, magari a me più congeniale. Posso anche decidere consciamente di fare le scelte sbagliate avendo già in mente le rettifiche da apportare successivamente. Mangiare carne non è l'ideale, ma non è nemmeno la fine del mondo. Almeno finché non compensi questa tua debolezza con qualcosa di buono, per esempio facendo della beneficienza. Oppure facendo la stessa beneficienza che facevi prima ma in modo più oculato. Oppure impegnandoti di più sul lavoro (straordinari) diventando più ricco e, quindi, creando più ricchezza da immettere nella società. Ci sono tanti modi per migliorare il mondo e ognuno ha i suoi talenti da investire. Insomma, è del tutto coerente sostenere che: (1) L'acquisto di carne non è giustificato perché gli interessi morali degli animali d'allevamento superano direttamente il nostro interesse a mangiarli. Quindi l'acquisto di un cheeseburger costituisce un errore morale e pratico. E tuttavia: (2) Sarebbe un errore morale e pratico ancora più grave investire i tuoi sforzi per correggere questo piccolo errore, se invece puoi ottenere un guadagno morale maggiore dirigendo i tuoi sforzi altrove (ad esempio, facendo l'educatore in oratorio). Se già non ti piace la carne, diventare vegano puo' essere una buona scelta ma se invece ne sei ghiotto, sarebbe davvero una pessima scelta. Segui il tuo talento.

aaaaaaaa


le nostre intuizioni sui principi sono in conflitto con le nostre intuizioni sui casi.tre intuizioni: Il mondo migliorerebbe se una persona morisse e altre cinque venissero salvate. Se un'azione migliora il mondo, non è sbagliata. Non si dovrebbe uccidere una persona per salvarne cinque.Fare la cosa giusta non peggiora le cose.Se una certa azione verrebbe compiuta se lei sperimentasse tutto ciò che viene sperimentato da chiunque, o se si trovasse dietro il velo dell'ignoranza, e fosse anche approvata dalla regola d'oro, quell'azione è giusta.le opzioni che non si prendono non influenzano la desiderabilità di quelle che si prendono.Se un'azione è sbagliata, se una persona la facesse mentre è sonnambula, sarebbe un male.chi crede nel deserto deve credere che ciò che si merita dipende da quanto si è fortunati e che a volte è meglio stare peggio.L'argomento a favore dei vincoli deontici è che sono l'unico modo per dare un senso alle seguenti intuizioni: È sbagliato uccidere una persona e prelevare i suoi organi per salvare cinque persone.la questione è quale tipo di intuizione dovremmo fidarci di più: le intuizioni sui casi o le intuizioni sui principi. Se dobbiamo fidarci delle intuizioni sui casi, allora la deontologia probabilmente batte l'utilitarismo. Al contrario, l'utilitarismo domina completamente la deontologia quando si tratta di intuizioni sui principi.Supponiamo che un'intuizione sui principi sia vera. Allora, ci aspetteremmo che il principio sia a volte controintuitivo, perché i principi si applicano a molti casi. Se le nostre intuizioni morali hanno ragione il 90% delle volte, allora se un principio si applica a dieci casi, ci aspetteremmo che sia controintuitivo una volta. Dato che la maggior parte di questi principi si applica a un'infinità di casi, non sorprende affatto che occasionalmente producano risultati controintuitivi. Al contrario, se una sentenza specifica di un caso fosse giusta, sarebbe una bizzarra, enorme coincidenza se entrasse in conflitto con un principio plausibile.Quindi ci aspettiamo che i principi veri siano in conflitto con i casi, ma non ci aspettiamo che i casi veri siano in conflitto con i principi.Di conseguenza, quando i casi sono in conflitto con i principi, dovremmo supporre che il principio sia vero e il giudizio sul caso sia falso.Inoltre, molte persone storicamente si sono sbagliate molto sulla moralità, giudicando, ad esempio, che la schiavitù è ammissibile.Al contrario, non abbiamo le stesse prove di un errore persistente sui principi. Non riesco a pensare a una sola intuizione sui principi morali generali che sia stata ribaltata in modo inequivocabile.Sappiamo che le convinzioni morali delle persone dipendono enormemente dalla loro cultura. Le intuizioni morali delle persone in Arabia Saudita sono molto diverse da quelle delle persone in Cina,Ma nessuno dei principi che ho fornito ha una spiegazione culturale plausibile:non c'è nessun documento governativo che dichiari che "il fatto che un'azione dia agli esseri perfettamente morali delle opzioni in più non la rende peggiore, a parità di altre condizioni".I nostri insegnanti, i nostri genitori e i documenti governativi ci dicono che le persone hanno dei dirittiSappiamo che le nostre convinzioni morali sono spesso enormemente influenzate dalle emozioni.Le emozioni possono spiegare in modo plausibile molte delle nostre convinzioni non utilitaristiche - la contemplazione di un vero omicidio suscita molte emozioni.Al contrario, l'intuizione che "se è sbagliato fare A e sbagliato fare B dopo aver fatto A, è sbagliato fare A e B" non è affatto emotiva. Sembra vero, ma nessuno si appassiona.Quindi, molto plausibilmente, le reazioni emotive inaffidabili possono spiegare le nostre intuizioni non utilitaristiche.Le nostre intuizioni basate sul deserto derivano dalla nostra rabbia verso le persone che fanno il male; le nostre intuizioni basate sui diritti derivano dall'orrore di cose come l'omicidio.Ovviamente è quasi sempre sbagliato uccidere le persone. E quindi deduciamo la regola "è sbagliato uccidere", anche in scenari strani e gerrymandered in cui non è sbagliato uccidere.Ecco perché quando si modificano molti scenari deontologici in modo da renderli meno simili ai casi del mondo reale, le nostre intuizioni al riguardo scompaiono.Anscombe ha dichiarato, a proposito della persona che accetta di incastrare una persona innocente per evitare che una folla uccida diverse persone: "Non voglio discutere con lui; mostra una mente corrotta".Quando le persone ricevono dilemmi morali in una seconda lingua, è più probabile che diano risposte utilitaristiche;sembra che le nostre intuizioni deontologiche siano soggette in modo unico a essere sfatate. Per esempio, gli esseri umani sono soggetti al pregiudizio dello status quo, una tendenza irrazionale a mantenere lo status quo. Ma le norme deontologiche ci insegnano a mantenere lo status quo, anche quando sarebbe meglio discostarsene.Quindi sembra che abbiamo prove schiaccianti contro l'attendibilità delle nostre intuizioni deontologiche.Non è difficile per un utilitarista spiegare perché così tante intuizioni favoriscono la deontologia nell'ipotesi che l'utilitarismo sia vero. Al contrario, non c'è una spiegazione plausibile del perché avremmo tante intuizioni che favoriscono l'utilitarismo se fosse falso.

https://benthams.substack.com/p/the-ultimate-argument-against-deontology


Da dietro un velo di ignoranza, tutti coloro che si trovano nella situazione sarebbero razionalmente favorevoli ad ucciderne uno per salvarne cinque, in quanto ciò aumenta notevolmente le loro possibilità di sopravvivenza.Prima di aprire gli occhi per la prima volta, abbiamo tutti un motivo decisivo per impegnarci a sostenere i compromessi utilitaristici (a condizione che gli altri facciano lo stesso), in quanto ciò massimizza il nostro benessere atteso.La deontologia è una defezione. Quando si sa di essere ricchi, non si vuole più dare ai poveri. Quando sa di essere in cima alla passerella, non vuole salvare i cinque sui binari. Ma se la situazione fosse al contrario, penserebbe in modo diverso. E il resto di noi non ha motivo di sancire il suo privilegio dello status quo.Dovremmo attenerci a ciò che tutti noi avremmo accettato prima di conoscere le nostre posizioni nella vita. *Spingere*La filosofia morale progredisce attraverso l'equilibrio riflessivo: soppesando la plausibilità dei principi fondamentali di una teoria rispetto a quella dei suoi verdetti sui casi. Il consequenzialismo ha principi fondamentali molto più plausibili. I verdetti sui casi non favoriscono chiaramente la deontologia letterale rispetto al finzionalismo deontico o al consequenzialismo a due livelli.


https://www.goodthoughts.blog/p/three-arguments-for-consequentialism

Alcuni filosofi cristiani sono dei finzionalisti religiosi: concedono che la loro religione non è letteralmente vera, ma abbracciano comunque i suoi rituali e le sue pratiche. Quando affermano i dogmi della loro chiesa, c'è un implicito qualificatore "secondo la finzione". Tuttavia, non lo intendono in modo dispregiativo. Pensano che sia una finzione buona e utile da mettere in atto, forse per motivi sociali o emotivi.

È interessante considerare se alcuni di coloro che sono inizialmente attratti dalla deontologia "di buon senso" potrebbero essere soddisfatti del finzionalismo deontico: concedere che le affermazioni teoriche della deontologia sono fuorvianti, ma approvare le norme pratiche. Se questo rende più facile per loro mantenere la motivazione, allora impegnarsi nella finzione deontologica - comportarsi come se la teoria fosse vera - potrebbe rivelarsi buono e utile. È qualcosa che si può fare senza rimanere bloccati dal bagaglio teorico della deontologia.

https://www.goodthoughts.blog/p/three-arguments-for-consequentialism

Etica del cheeseburger. Compensa!

Eric Schwitzgebel invoca l'"etico del cheeseburger" - un filosofo morale che concorda sul fatto che mangiare carne è sbagliato, ma che mangia comunque carneHo certamente un'alta considerazione dei vegani. Eppure... non lo sono.è proprio riflettendo sul modo in cui ritengo di vivere una vita ampiamente consequenzialista che possiamo vedere che evitare gli errori morali in sé non è una priorità elevata (per i consequenzialisti del mio genere). Conta molto quanto sarebbe utile rimediare all'errore e se i suoi sforzi potrebbero essere spesi meglio altrove.



Dovremmo solo essere onesti sul fatto che le nostre scelte non sono sempre perfettamente giustificate. Non è l'ideale, ma non è nemmeno la fine del mondo.Non credo che mangiare carne sia sbagliato in questo senso. Non è come torturare i cuccioli (così come non donare abbastanza in beneficenza non è come guardare un bambino annegare in questo senso). Piuttosto, potrebbe richiedere uno sforzo non banale da parte di una persona generalmente rispettabile, e questi sforzi potrebbero essere meglio spesi altrove.Per la maggior parte delle persone, la priorità morale principale dovrebbe essere quella di donare di più a enti di beneficenza efficaci.Le decisioni sul consumo personale, invece, devono essere molto in basso nella lista delle priorità.è coerente sostenere contemporaneamente che: (1) L'acquisto di carne non è giustificato: gli interessi morali degli animali d'allevamento superano direttamente il nostro interesse a mangiarli. Quindi l'acquisto di un cheeseburger costituisce un errore morale e pratico. E tuttavia: (2) Sarebbe un errore morale e pratico ancora più grave investire i suoi sforzi per correggere questo piccolo errore, se invece può ottenere un guadagno morale molto maggiore dirigendo i suoi sforzi altrove (ad esempio, donazioni).Naturalmente, se lei è già vegano, o potrebbe diventarlo facilmente e con costanza, con uno sforzo minimo, allora faccia pure!gli individui variano in base a quali attività trovano personalmente facili o difficili, quindi vale la pena di pensare a come dare priorità ai propri sforzi.(Ho donato più di 10.000 dollari a questo settore, ho intenzione di donare di più in futuro e ritengo che questo sia molto più importante dell'evitare personalmente il consumo di carne,qualunque cosa faccia, non lasci che la dissonanza cognitiva derivante dal mangiare carne la illuda di credere che gli animali non siano importanti, o che lei non possa fare la differenza.

https://www.goodthoughts.blog/p/confessions-of-a-cheeseburger-ethicist

Come distinguere lo strumentale fal finale: fungibilità.

Ora, perché pensare che il valore strumentale debba essere fungibile? Intuitivamente: un mezzo è buono come un altro, a condizione che si arrivi allo stesso risultato in termini di obiettivi finali. Se non abbiamo alcun motivo per volere X oltre alle nostre ragioni per volere Z, allora il fatto che quest'ultimo obiettivo sia servito altrettanto bene da un mezzo alternativo Y (senza influire negativamente sugli altri obiettivi) implica che non possiamo avere alcun motivo per preferire X a Y. È come scambiare due banconote da 10 dollari con una da 20 dollari.

https://www.philosophyetc.net/2009/08/mark-of-instrumental.html?m=1

mercoledì 12 giugno 2024

vegani e sintetica

Questa dei vegani contro la carne sintetica mi mancava. Il loro argomento: immaginia di iniziare a coltivare in laboratorio e mangiare carne umana. Non solo sarebbe disgustoso, ma sembrerebbe offendere in qualche modo la dignità umana (forse perché comunicherebbe implicitamente l'idea che gli esseri umani sono il tipo di cose che possono essere mangiate, e quindi non sono degni di rispetto). Allo stesso modo, la carne animale coltivata in laboratorio e mangiata sarebbe offensiva per il medesimo motivo. Non sono convinto (e mi dichiaro disposto a mangiare anche carne umana) ma non mi meraviglio: in qualche modo è lo stesso principio integralista per cui impediamo la sigaretta elettronica.
p.s. poi c'è anche la voglia di "naturale", così tipica dei vegani. Qui penso a Mill: l'attività umana o è naturale o non è naturale. Se l'attività umana è naturale, allora non è mai un intervento nell'ordine naturale, e quindi non è mai sbagliata da questo punto di vista. Se l'attività umana non è naturale, allora è sempre un intervento nell'ordine naturale, e quindi è sempre sbagliata da questo punto di vista.

https://wollenblog.substack.com/p/vegans-against-lab-grown-meat

domenica 9 giugno 2024

punizioni

Difesa della frustata.

Ho sempre accarezzato l'idea delle pene corporali per certi crimini anche se so che quasi tutti sarebbero contrari a una loro reintroduzione. Qui mi chiedo in che modo il carcere sia realmente diverso? Perché lo consideriamo un passo decisivo verso la civiltà? In fondo, una percentuale altissima di detenuti subisce violenze esplicite da parte di altri detenuti. Queste percosse sono anche peggio di quelle formali inflitte da un boia. Inoltre, poiché le percosse pubbliche sono più immediate rispetto alla sentenza, sono anche più efficaci poiché chi commette un crimine in genere non pensa agli effetti a lungo termine. Tra i benefici personalmente considero anche una "virilizzazione" della società, ne abbiamo bisogno in epoca di decadenza. Oggi, il nostro sistema di giustizia penale funziona molto bene... per i carcerieri, ovvero noi: ci consente di sentirci persone a posto. Chi entra in carcere ha la vita rovinata ma tutto avviene lontano dai nostri occhi e dal nostro cuore, non su una pubblica piazza. Non è uno spettacolo pubblico che ci fa venire la nausea, quindi quando gli stupri e i pestaggi avvengono a porte chiuse, quando le vite delle persone vengono rovinate da detenzioni prolungate, non ci sentiamo responsabili. Questo vale soprattutto per i giovani per i quali il carcere, oltre che fonte di afflizione, è vera scuola del crimine. Se una persona rinchiudesse le persone nel suo scantinato con criminali violenti per molto tempo, lo considereremmo davvero peggiore rispetto a chi si limita ad una fustigazione lasciando poi libera la vittima di proseguire la sua vita come crede?

P.S. Proposta: una pena accessoria nelle nostre carceri potrebbe essere quella di servire solo cibi vegani. Qui mi aspetto l'appoggio entusiasta degli animalisti: quante vite animali potrebbero essere salvate!!!
https://benthams.substack.com/p/our-intuitions-about-the-criminal

venerdì 31 maggio 2024

il male per gli animali

Perché i soggetti religiosi sono così sensibili alla sofferenza umana e così refrattari alla sofferenza animale?

La ragione vera è il loro culto della Tradizione, che declassa parecchio la sofferenza animale. La ragione che mi piace immaginare è che non hanno una buona teodicea per i polli. Le più convincenti giustificazioni del male non si applicano ai polli cotti in padella. Il male è una conseguenza della libertà, il male consente di sviluppare le virtù, il male fa fiorire la relazione... Tutto vero, ma anche ridicolo se applicato ai polli. Eliminate queste giustificazioni non resta che la funzione karmica: Dio stabilisce la sua giustizia distribuendola su più vite grazie alla reincarnazione. Tuttavia, anche qui c'è un intoppo, forse ancora peggiore. Se il Karma è tutto, allora un pollo in allevamento intensivo come minimo è stato Gengis Khan nella sua vita passata, e, inutile dirlo, si merita tutto quel che gli tocca subire.





se Dio esiste e la reincarnazione è reale (affermazioni di cui ho anche difeso o collegato le difese, non si preoccupi, non sono uno psicopatico), ci aspetteremmo che stabilisca una legge karmica e la faccia rispettare con il pugno di ferro. Il karma, nella sua forma più difendibile, è fondato sul deserto morale.1 Quando Dio applica il karma, dà alle persone ciò che meritano, moralmente, per le scelte fatte in questa vita o in quelle passate.Se questo è vero, spiega almeno una parte della sofferenza che le persone e gli animali sopportano in questa vita.In genere pensiamo all'allevamento in fabbrica come a una pratica ripugnante, perché presumiamo che tutti gli animali che vi sono sottoposti siano innocenti. Ma se immaginassimo che si tratta di Gengis Khan - un signore della guerra barbaro che ha violentato e ucciso a migliaia - se immaginassimo che è lui ad essere costretto a vivere la vita di milioni di miserabili polli come punizione per i suoi crimini, penseremmo all'allevamento di fabbrica non come una rovina per la società umana, ma come un faro del successo giudiziario umano!Ma quali potrebbero essere queste altre ragioni? Le teodologie tradizionali suggeriscono una serie di ragioni per cui Dio potrebbe permettere la sofferenza: La sofferenza permette ai sofferenti di sviluppare diverse virtù. (Per esempio, il pericolo autentico ci permette di mostrare un vero coraggio). Soffrire con gli altri potrebbe permettere di avere rapporti più profondi con loro nell'aldilà.Il problema è che questi tipi di teodicee sono notoriamente difficili da applicare alla sofferenza degli animali. I polli, ad esempio, sono plausibilmente troppo semplici dal punto di vista cognitivo per sviluppare la virtù nella loro breve e tortuosa vita, e non è nemmeno probabile che sviluppino relazioni significative nelle loro gabbie in modo tale da rendere la loro sofferenza degna di nota nell'aldilà.Ecco quindi la preoccupazione: più sono le teodologie non karmiche che non si applicano alle galline da batteria, più è probabile che le ragioni karmiche siano in gioco, secondo il teismo.In altre parole, se crede nel karma basato sul deserto e non vede come le teodologie non karmiche possano plausibilmente funzionare per i polli allevati in fabbrica, dovrebbe proporzionalmente aumentare la sua fiducia nell'affermazione che l'allevamento in fabbrica è buono, perché è più probabile che i polli vengano geneticamente modificati, scuoiati, impacchettati e macellati perché vengono giustamente puniti.

lunedì 6 marzo 2023

 "Conclusione ripugnante" e diritti degli animali.

Un utilitarista è spinto ad accettare la cosiddetta "conclusione ripugnante", quella tesi per cui il numero dei viventi giustifica la loro bassa qualità della vita. Poiché gli animali che vivono negli allevamenti intensivi non sarebbero mai vissuti, cio' giustifica moralmente le loro pessime condizioni di vita.
Mi sembra rilevante anche per i non-utilitaristi. Applicare la morale utilitarista (solo) agli animali mi sembra un buon compromesso per concedere loro dei diritti.

martedì 25 febbraio 2020

CARNE

PIANI E SCALE
Ecco un colloquio tra l'animalista Vegan e il carnivoro Tiger.
Vegan: gli animali provano dolore? Io penso di sì, e penso anche che non abbiamo il diritto di infliggere loro delle sofferenze.
Tiger: sono d'accordo, e infatti condanno il dolore gratuito inflitto agli animali.
V: eppure secondo me la distinzione che fai tra uomo e animale è troppo estrema. Come la giustifichi?
T: l'uomo è più intelligente dell'animale, è in grado di comprendere appieno la realtà del dolore.
V: eppure i bambini non mi sembrano molto più intelligenti degli animali.
T: hai ragione; mi correggo, la caratteristica rilevante non è la propria intelligenza, ma l'intelligenza della propria specie.
V: così eviti il paradosso del bambino ma ti cacci in guai ancora peggiori: noi abbiamo imparato a non giudicare i gruppi ma i singoli, e tu, dando rilevanza all' "intelligenza della specie", torni pericolosamente indietro. Oltretutto non si capisce bene perché l'intelligenza di un gruppo debba essere rilevante quando giudichiamo un singolo.
T: forse perché solo l'uomo possiede la facoltà della ragione, di comprendere le realtà astratte, di pensare ad un Dio.
V: Mi stai dicendo che è possibile torturare un ateo?
T: hai ragione, mi hai risvegliato dal mio dogmatismo, devo pensare meglio questo problema.
V: bene, intanto ti propongo di unirti alla schiera vegana.
T: fammi provare ancora. Forse l'intelligenza non è la soluzione e la mia confusione derivava dal fatto che resta comunque un indizio di coscienza.
V: intelligenza o coscienza non vedo cosa cambi. Almeno l'intelligenze si puo' misurare, la coscienza è un concetto più evanescente, lo lascerei fuori.
T: la coscenza introduce dei danni che vanno oltre il dolore. Prendi il caso della donna drogata e poi stuprata. Questa donna non ha provato dolore fisico, non ha danni fisici, eppure l'atto che ha subito è condannabile. Perché? Penso che la cosa sia legata ad una caratteristica della coscienza.
V: potrei anche seguirti ma non vedo la relazione con il caso degli animali.
T: ti faccio allora un caso differente: prendi un pc intelligente, noi lo possiamo spegnere.
V: e con questo?
T: ho detto "spegnere" ma avrei potuto dire "uccidere".
V: uccidere un PC? Assurdo.
T: infatti, un pc, per quanto intelligente, non ha coscienza, quindi la sua morte non ha rilevanza morale. Questo ci fa riflettere sulla relazione tra intelligenza e coscienza. E' importante visto che ora nella nostra discussione diamo rilevanza solo alla seconda.
V: e che differenze vedi?
T: l'intelligenza si puo' misurare su una scala continua mentre la coscienza o c'è o non c'è. Nel caso del pc non c'è, nel caso dell'uomo sì.
V: e nel caso dell'animale?
T: non voglio negarla ma si tratta di una coscienza inferiore. Insomma, la variabile coscienza è discreta (superiore/inferiore) mentre l'intelligenza è continua (QI). La discrezionalità della coscienza ci suggerisce di discutere in base a "piani", non in base a "scale".
V: ma in questo modo ricadi di nuovo nello specismo, e devo ripeterti le obiezioni precedenti.
T: ma ora considero il gruppo solo per dire che tutti i suoi componenti hanno pari diritti. Sei sicuro che le tue critiche precedenti reggano ancora? Tutti stanno sullo stesso piano anche se su gradini differenti.
V: ma sei davvero sicuro che il bambino sia dotato di una coscienza "superiore"?
T: qui hai ragione, mi sembra evidente però che la sua potenzialità di uomo sia rilevante. 
V: "potenzialità"? Vedo che recuperiamo la metafisica di Aristotele.
T: Ma si tratta di un concetto che usiamo tutti i giorni. Perché è illecito torturare una persona anestetizzata? Perché quella persona tornerà ad essere cosciente. Lo stato di coscienza è una sua potenzialità.
V: mi puzza.
T: ad ogni modo non è necessario introdurre concetti metafisici, basterebbero quelli utilitaristici: fare del male a un bambino puo' minare una quantità notevole di felicità futura. E' chiaro che per un animale non si puo' dire altrettanto poiché non avrà mai accesso a una coscienza superiore. Considera che già oggi noi infliggiamo una gran quantità di dolore ai bambini per il loro bene futuro. La pluriennale schiavitù della scuola è giustificata proprio in questo modo.
V: e il caso del disabile mentale?
T: lui non ha nemmeno potenzialità, hai ragione. L'unico modo per difenderlo consiste nell'affermare il legame intravisto tra coscienza e specie, qualcosa che, lo ammetto, si puo' solo intuire. In fondo è il motivo per cui il vilipendio di cadavere ripugnante tutti,  religiosi e no.
V: quanto dici non è insensato ma - al di là della coscienza inferiore - la sofferenza inferta agli animali è troppa.
T: ti propongo questo compromesso: l'animale deve comunque essere riconosciuto come soggetto morale ma a lui si applica una morale meno esigente, ovvero quella utilitarista.
V: e questo dovrebbe giustificare una dieta carnivora?
T: bè, sì. E' grazie agli allevamenti che così tanti animali possono nascere e vivere. Se quella vita vale la pena di essere vissuta, dal punto di vista utilitaristico gli interessi di uomini carnivori e animali si combinano bene.

Perché la nostra sofferenza dovrebbe essere diversa da quella degli animali?
La risposta più popolare è: "intelligenza". Il tuo dolore conta solo se sei intelligente. Gli animali sono stupidi, quindi il loro dolore e la loro sofferenza non sono un male.
Ma allora il dolore di una persona con un basso QI vale meno? E quello di un bambino? E quello di un disabile mentale?

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Michael Huemer says that how we treat animals may be a crucial test of conscience.


È plausibile che un decennio di allevamenti intensivi abbiano causato più dolore e sofferenza di tutto il dolore e la sofferenza prodotto nella storia dell'uomo.


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Michael Huemer says that how we treat animals may be a crucial test of conscience.


Affermare che mangiare carne sia lecito non significa dire che il maltrattamento degli animali sia un nonsense, i peggiori esempi di allevamento animale non vanno confusi con la legittimità di essere carnivori. C'è uno spazio morale tra il veganesimo e il prendere a calci i cuccioli per divertimento. Inoltre, anche le pratiche di allevamento industriale che potrebbero sembrare più discutibili dal punto di vista morale sono ciò che rende possibile a molti uomini più poveri di accedere alla carne. Anche se una morte meno dolorosa dell'animale sarebbe auspicabile, non è ovvio che negare la carne agli ultimi sia la scelta più morale. Forse livelli ultra-minimi di sofferenza animale sono un lusso che possiamo concederci in quanto paesi ricchi, ma il fatto stesso di mangiare carne non può essere illegittimo.


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Do animals have rights? And even if not, do we still owe them anything?