Per l' Europa l'unica "riforma" promettente è l'americanizzazione.
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widespread structural barriers make job creation in these countries far more arduous than in many other advanced economies, and even more arduous than in some key emerging economies and formerly planned economies. Structural barriers to private sector development are particularly widespread in the areas of labor market functioning, goods market functioning, and government regulation. Evidence from the World Economic Forum’s Global Competitiveness Index and the World Bank’s “Doing Business” dataset confirms the immense size and persistence of these barriers, despite improvements in some countries in recent years
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martedì 4 agosto 2015
sabato 8 giugno 2013
Manifesto per la crisi
In tutti i bar dell’ Occidente avanzato la figura dominante è quella del “ben informato” che pontifica sulla crisi finanziaria.
Al cospetto del popolo con la “tazzina alle labbra” costui declama ispirato urbi et orbi eziologia e ricette.
Magari comincia prendendola alla larga, con saluti frettolosi e un’ introduzione svagata sul tempo atmosferico, ma poi gira gira finisce sempre impastoiato nelle spire dell’ alta finanza speculativa.
Costui padroneggia la materia, sa tutto di subprime, di titoli tossici, di collaterali, di spread e di austerity. Ha letto con passione Zucconi e Rampini (che a loro volta hanno letto con passione - e rimaneggiano – il NYT e il WP).
Ora, aprite bene le orecchie, vi propongo di entrare stabilmente nell’ eletta schiera dei maschi alfa da bar d’ inizio millennio suggerendovi sul tema cruciale un frasario agile, fatto di affermazioni secche, incisive, icastiche e spiazzanti, ma soprattutto fondate sulla roccia.
Sulla roccia ineludibile dei fatti nudi e crudi. Cosa che impressiona molto l’ habitué, un tipo superficiale ma non ideologizzato (la chiusura mentale è roba da acculturati e colti).
Nel caso in cui il vostro bar già ospiti un cicerone della crisi finanziaria, potrete disarcionarlo in quattro e quattr’ otto. E non tentennate nell’ azione perché, come è noto, due galli in un pollaio non possono cantare senza cacofonie insopportabili.
Spread, chiusura d’ aziende, austerity, crescita, licenziamenti… tutte sciagure economiche che riempiono le prime pagine dei giornali e che voi potete trascurare, tanto di riffa o di raffa possono essere fatte risalire ad un unico innesco: la crisi dei mutui americani del 2008, la madre di tutte le sciagure. Inutile quindi disperdere le energie, concentratevi sulla causa riconosciuta, prendete fiato e attaccate sillabando in modo stentoreo:
… le crisi finanziarie sono come i terremoti…
Dovrà girarsi anche l’ avventore più lontano, quello che sta prendendo il resto alla cassa e che non avrebbe mai creduto di imparare qualcosa proprio in quel lupanare. Ripetete anche per lui e per chi era distratto il vostro Manifesto di sette parole:
… le crisi finanziarie sono come i terremoti…
Questa analogia sarà il vostro marchio di fabbrica. Da oggi, quando entrerete al bar, la gente dovrà pensare “arriva quello dei terremoti”.
Ripetiamolo allora insieme ancora una volta: “le crisi finanziarie sono come i terremoti”.
Negli ultimi 120 anni gli scienziati hanno imparato a conoscere bene la malaria. Ora sanno che è causata da un parassita e non dall’aria cattiva come si credeva un tempo; in particolare un parassita veicolato dalle zanzare. Armati di questa conoscenza i tecnici hanno cominciato ad implementare politiche efficaci: dall’ istallazione di zanzariere all’ eliminazione delle acque stagnanti. I risultati sono ottimi.
Gli studiosi conoscono bene o male le cause dei terremoti ma non sono in grado di prevedere in modo affidabile gli eventi sismici. Tuttavia è possibile arginare la forza distruttrice che scatenano: il sisma che ha colpito Frisco nel 1989 e quello che ha colpito Haiti nel 2010 sono stati della medesima scala; nel primo caso 64 morti, nel secondo 200.000. Questo perché i terremoti non uccidono nessuno, sono le case a farlo! In Giappone, forse, il macabro bilancio sarebbe stato ancora più contenuto.
Le crisi finanziarie assomigliano più alla malaria o ai terremoti?
Domanda retorica se posta a uno come voi che ha per motto:
… le crisi finanziarie sono come i terremoti…
La vostra ipotesi ha un pregio: non piace e non è ambita.
Non piace agli amici del bar come ai giornalisti, ma non piace nemmeno agli accademici.
L’ ipotesi “malaria” seduce molto di più, e vedremo presto perché.
Ma non preoccupatevi dell’ accoglienza tiepida, anzi, rallegratevene perché questa idiosincrasia istintiva si tramuterà presto in vibrate proteste con un sottofondo denigratorio che innescheranno la vostra esibizione fino a consentirvi di sgranare una splendida ruota multicolore.
Il fatto è che alla gente piacciono le storie e per mettere insieme una storia purchessia occorrono attori all’ altezza della situazione; i terremoti si prestano poco al ruolo di “attore protagonista”, al massimo possono fungere da quinta sullo sfondo. Le persone in carne ed ossa funzionano molto meglio: persone cattive e persone buone; persone forti e persone deboli; persone arroganti e persone umili. E’ questa la materia prima che richiede una buona storia. Il terremoto travolge tutti e alza un polverone che ingrigisce le vacche senza poter più distinguere le oneste dalle disoneste. Con il terremoto non metti in piedi uno straccio di sceneggiatura, è risaputo presso gli addetti ai lavori.
Incuranti di questo fatto continuerete imperterriti ad attacchinare il vostro Manifesto della crisi:
… le crisi finanziarie sono come i terremoti…
Intanto, intorno a voi ferverà la ricerca di “cattivi”, il primo ad attaccare la solfa è sempre quel malfidente del Bruno: “… ieri da Formigli intervistavano un negretto… che gli avevano portato via la casa… questo qui diceva di aver firmato non so più quali carte del mutuo… che pensava di poterselo permettere… poi invece com’ è come non è non ha più potuto pagare… e adesso vive teoricamente sotto un ponte (praticamente dalla suocera…. che è peggio)… quei mutui lì te lo dico io (che tra l’ altro ho letto Stille) erano già congegnati per saltare in aria… va là… e per incassare le commissioni e prenderti alla gola dopo… quando meno te l’ aspetti… prendi i soldi e scappa insomma… va là…”
Voi:
… Fatto: la stragrande maggioranza delle insolvenze si è realizzata in costanza della rata di mutuo…
Entra il Cerutti che ripete sguaiatamente quel che ha appena origliato nel bar in piazza (dove ha un conto troppo lungo per stzionare tutta la mattinata senza spiacevoli conseguenze): “… quei mutui lì, l’ ho sentito da Santoro che c’ aveva l’ esperto in studio (Brancaccio?) erano una novità talmente incasinata che chi firmava non poteva mica capirli fino in fondo…”
Voi:
… Fatto: nessuna innovazione si registra nel settore dei mutui… almeno nel XXI secolo…
Il Battista, anarchico, molla per un attimo la Gazza: “lì c’ era il governo che strizzava l’ occhiolino alle banche dicendo presta presta che se i poveri cristi non si fanno almeno la casetta poi si fanno la rivoluzione, che è anche peggio… e allora presta presta…”
Voi:
… Fatto: le politiche governative in materia di mutui non sono mutate dal dopo guerra…
Al Giovannino va quasi di traverso il Campari: “… l’ altro giorno la Gabanelli l’ ha spiegato bene… è in gamba quella lì (tutti annuiscono)… i furbi delle banche stipulavano i mutui, poi li impacchettavano per benino in altri titoli e gli rivendevano ai gonzi… per questo non gli fregava niente se la controparte era solvibile o meno… capito il busillis?… Poi mia moglie ha girato su Gerri e ho perso il filo ma la ciccia sta lì…”
Voi:
… Fatto: allo scoppio della bolla gli “stipulanti” detenevano una quota di mutui superiore a quella che oggi la legge (Dodd-Frank) impone loro di detenere… l’ impacchettamento dei mutui ha solo agevolato uno scambio consapevole che si sarebbe realizzato comunque…
L’ Ernesto, ex leghista in disarmo, lappa quieto la sua crema caffé, ma non rinuncia a dire la sua: “… il veleno erano tutte quelle architetture finanziarie che non hanno fatto capire più niente a nessuno… l’ ha spiegato bene Floris a Ballarò…”
Voi:
…. Fatto: MBS, CDO, come gli altri titoli strutturati coinvolti nel collasso, sono diffusi da decenni…
Ma per fortuna che c’ è il Riccardo che nell’ altra stanza gioca da solo al biliardo. Alza gli occhi dalla stecca, spinge la paglia nell’ angolo delle labbra e fa: “… si comprava alla cazzo senza essere adeguatamente informati… e magari trascurando i rischi che c’ erano sotto… una nebbia che poi… quando si è alzata ci siamo trovati all’ inferno…”
Voi:
… Fatto: chi ha investito in titoli tossici erano per lo più soggetti ben informati e in grado di maneggiare modelli avanzati nel calcolo dei rischi… le carte oggi sono disponibili e i calcoli fatti erano sia eleganti che corretti…
Irrompe anche un tipo fulminato, Beppe, appena arrivato da Genova, lui dice che fa il rappresentante, di che cosa nessuno lo sa: “… sono quei bastardi azzeccagarbugli dei banchieri esperti nello smerciare merda complicatissima al profano boccalone… e intanto ci lasciano qui a grattarci le pulci mentre loro vanno a godersi la liquidazione alle Maldive… vaffa, vaffa e ancora vaffa agli azzeccagarbugli…”
Voi:
… Fatto: su tutta questa vicenda la borsa ha emesso i suoi verdetti: i perdenti sono gli “esperti azzeccagarbugli” (insider) di cui sopra mentre i vincenti sono investitori (Paulson, Burry…) che avevano sempre evitato il settore dei mutui ipotecari entrandoci solo all’ ultimo momento con qualche buona scommessa e da perfetti profani (outsider)…
Ecco buon ultimo il Giuliano, noto per fare i gargarismi col rabarbaro Zucca: l’ avete sentita ieri la Gabanelli… ha messo in riga le agenzie di rating… è in gamba quella lì (mormorio di approvazione)… alla fine saltano fuori gli altarini e i conflitti d’ interesse, altroché…”.
Voi:
Ma l’ ultima a prendere la parola è nientemenno che la Regina d’ Inghilterra (a quell’ ora passa sempre di lì): “… ma dov’ erano gli economisti quando la casa crollava?…”… Fatto: le cartolarizzazioni top rate dei mutui hanno performato bene, le collateralizzazioni sono state un disastro… non ha senso sfruttare un conflitto d’ interesse concentrando gli errori in modo che siano più appariscenti… senza dire che gli algoritmi per la valutazione dei titoli sono gli stessi da trent’ anni…
Voi:
… ma perché sua maestà, in occasione dei terremoti, non rompe i coglioni anche ai sismologi?…
Bruno, Ernesto, Riccardo, Beppe, la Regina, il Cerutti, Giovannino, Battista, Giuliano, come un sol uomo: “… e allora dillo te quello che c’ è che non va… visto che sai tutto te…”
Voi (con aplomb mentre sfogliate la Prealpina senza guardarla):
… troppo ottimismo… decisioni sbagliate per troppo ottimismo… troppo ottimismo sui prezzi delle case…
Bisbigli.
“Decisioni sbagliate per troppo ottimismo”. L’ idea non piace, che ce ne facciamo del “troppo ottimismo”? Non se ne trae alcuna morale da una storia del genere.
In realtà, a cercar bene, un insegnamento morale esiste, e di prim’ ordine:
… intelligenza e buon senso divorziano spesso e volentieri…
Chi ha disegnato scenari meticolosi dimostrando di padroneggiare complicatissimi modelli per il calcolo del rischio, poi, quando si è trattato di attribuire una probabilità di buon senso a ciascuno scenario, si è dimostrato a dir poco avventato.
C’ è sempre qualcuno che vuol conoscere il nesso tra ottimismo e terremoti.
Facile:
… dove e come si formi un concentrato di opinioni sbagliate nessuno lo sa, esattamente come nessuno sa come e dove si scatenerà la scossa di terremoto…
A questo punto ci sta bene un bel salmo responsoriale. Attaccano loro (indignati): avidità, avidità! Replicate voi (rilassati): irrazionalità, irrazionalità! Insistono loro (fff): egoismo, egoismo! Seguite voi (ppp): ignoranza, ignoranza. Riprendono loro (in orgasmo): etica, etica! Chiudete voi (senza punti esclamativi): saggezza, saggezza.
Tutti: e così sia.
***
Colpo di coda dell’ uditorio deluso: trasparenza! Ecco la parola magica che ci sfuggiva, ecco di cosa abbiamo bisogno per svoltare, di trasparenza.
Voi:
… la trasparenza va sempre bene, in mancanza di meglio… purché si sappia che i “titoli tossici” erano di una trasparenza disarmante rispetto a molti altri strumenti finanziari che hanno retto benone…
***
“Il manifesto della “bolla pura”, così potremmo chiamare il vostro verbo innovativo.
Non piacerà, lo abbiamo già detto e ridetto, ma non potrà mai essere snobbato perché è l’ unico modello in grado di “fittare” tutti i fatti stendendoli come birilli (srike!). E anche l’ unico in grado di rispondere alla Regina!
Continuamente presi di mira, sarete via via identificati come l’ autentico centro gravitazionale intorno a cui orbiterà la chiassosa vita del bar. Quando avrete qualcosa da dire vi offriranno la pedana dietro il bancone.
Contenti?
La teoria della bolla pura non piace perché non offre morali, ma anche perché non offre ricette.
In realtà non offre “ricette preventive”, tuttavia indica chiaramente la via maestra, ricordate Frisco e Haiti?: “se non puoi prevenire l’ urto, impara a rimbalzare”.
Le case californiane rimbalzano bene sul terreno che sussulta sotto di loro.
Nel caso delle crisi, per “rimbalzare” bene e reagire con forza ad eventi disastrosi quanto imponderabili occorre un sistema economico flessibile e un bel materasso imbottito con moneta fresca di stampa.
Come mai gli USA, dove nel 2008 scoppiò la bomba, oggi stanno meglio dell’ Europa che è stata investita di risulta?
Perché gli USA rimbalzano meglio (nonostante le zavorre di Obama).
***
Non puo’ mancare un’ appendice sull’ austerity, tema di gran moda. Richiesti a riguardo, ora che avrete guadagnato il rispetto di tutti, lasciate cadere dall’ alto queste distratte parole:
… l’ austerity fiscale non è il problema…
Segue mormorio di disapprovazione.
Niente paura, avete un asso nella manica, il solito Fatto: gli USA hanno appena registrato la loro miglior performance dopo aver varato una mega-austerity. In poche parole: hanno sepolto il moltiplicatore fiscale keynesiano piantandoci sopra una pesante croce di frassino (anche se, non facciamoci illusioni, parliamo dello zombie più riesumato della storia economica).
“Ma…”
e a questo vostro “ma” si sente un ssst prolungato in tutto il locale… “ma…” proseguirete con tono della voce calante per stimolare il silenzio e con incedere ieratico verso la zuccheriera…
… ma l’ austerity deve essere accompagnata da politiche monetarie fortemente espansive…
Oooolé, urla maltrattenute di giubilo (qualcuno si affaccia a veder quel che succede).
In altre parole, più soldi freschi per le banche!
L’ entusiasmo si smorza, Beppe sviene dietro il bancone, è stata una giornata di emozioni forti e altalenanti per lui. E non solo per lui.
“E due parole sull’ Italia non ce le dici?”, imploreranno i cattedratici del cappuccino ormai disposti a prender posto nei banchi.
… l’ Italia, come altri paesi europei, ha una sola speranza per uscirne: che paghi la Germania e amen… meglio se paga depauperando i propri risparmi con un po’ d’ inflazione… come da noi il Nord che paga per il Sud da un secolo… per tirare a campare funziona...
Minchia!
E intanto, tra una congettura e l’ altra, si è fatta l’ ora dell’ aperitivo. Cosa fate? Giù le mani dal portafoglio, per voi offre la casa almeno fino al 2016.
***
I “fatti” in dettaglio sono trattati da: Foote/Geradi/Willen: Why did so many people make so many ex post bad decisions? The causes of the forclosure crises
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=umYaqH4hrNk]
venerdì 23 novembre 2012
Ricette contro la crisi: crescere prima dell' austerità
http://www.nytimes.com/2012/11/17/opinion/an-economic-prescription-growth-before-austerity.html?smid=tw-share
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