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martedì 14 novembre 2017

Sulla nuova linea di Comunione e Liberazione

Sulla nuova linea di Comunione e Liberazione

Innanzitutto, eccola: basta con le certezze, basta con l’ autoproclamazione identitaria, basta con le “teorie” inamovibili (i dogmi?), basta con le proprie ragioni ad occupare tutto, basta con le correzioni.
Ora bisogna “dialogare” e cioè “ascoltare l’altro”, senza più dare troppo peso ai manuali e ai catechismi, rimettendo continuamente in forse le conclusioni e rileggendo ogni cosa in un “dinamismo di verifica nel reale”.
Nel caso della scuola, tanto per dire, questo si traduce nel fatto che  l’ identità e l’impegno per la libertà di educazione devono scansare la mummificazione nell’ideologia.
Bisogna superare le colonne d’Ercole e non fermarsi agli schemi, entrando invece nella personalità dei ragazzi.
Vittadini sul nuovo corso: “la scuola deve essere un cambiamento di teoria. Alla fine dell’anno non si capisce più chi è comunista, cattolico o agnostico perché un uomo intelligente cambia idea e i ragazzi sono contenti”.
Le accuse e lo sbalordimento di molti è stata la naturale conseguenza di parole tanto nette.
Ma sono in molti a difendere la svolta. SecondoMaurizio Vitali (ex direttore del mensile ciellino Tracce), Vittadini non ha detto che “nel dialogo è bene che si perda la certezza dell’identità e si cambi idea”, come vorrebbe chi lo accusa.
Ecco allora che si creano due fronti: da un lato i fautori del nuovo corso che chiedono una maggiore apertura del movimento, minimizzando i pericoli che cio’ comporterebbe; dall’altro chi vede nelle aperture indiscriminate un’ inevitabile perdita di identità.
***
Personalmente credo abbiano ragione entrambi: 1) bene il dialogo, 2) nella coscienza che una tale pratica indebolisce la nostra identità.
Se un uomo di fede dialoga sul serio con un ateo, il primo perde parte della sua fede, il secondo ne guadagna un po’. Se non si realizza niente del genere non possiamo parlare di dialogo.
Ma un conto è indebolirsi, un altro liquefarsi. Ecco allora il problema centrale da risolvere: che rischi reali comporta l’apertura.
***
I ciellini sembrano oggi- in piena era di globalizzazione – più coscienti del pericolo di settarismo.
Non sorprende che l’allarme scatti proprio ora, già il sociologo Claude Fischer metteva in guardia: “quanto più la società è diversificata, tanto più si tende a rinchiudersi tra simili… oggi più che mai i bambini delle classi abbienti tendono a vivere, giocare e imparare stando tra loro”.
Al di là dei sociologismi è chiaro che dietro c’è l’opzione papista: l’ombra lunga di Francesco si fa sentire. Di fronte a un papa che divide, CL sembra aver compiuto la sua scelta.
Ma, attenzione, cosa succede realmente quando ci si apreall’altro?
Per fortuna la sociologia politica ha già studiato a fondo il fenomeno contrapponendo la figura del militante (chi si chiude) a quella del “terzista” (chi si apre). In cosa si differenziano questi due prototipi?
Uno penserebbe che il discorso politico sia destinato ad arricchirsi quando incorpora le istanze della controparte. In modo un po’ sorprendente l’evidenza empirica ci segnala il contrario: fermezza e dogmatismo impediscono di scivolare dentro una melassa indistinta in cui tutte le vacche diventano grigie e il discorso una sterile palude senza riferimenti.
Il destino di chi si “apre” è spesso quello di andare in confusione e vagare senza bussola, mentre quello del dogmatico è di mummificarsi in slogan che urla ritmicamente con le orecchie tappate.
Il “militante”, per lo meno, ha voglia di partecipare, ha voglia di stare con i propri simili, questo anche se il suo contributo nella crescita comune risulta piuttosto ottuso. Diciamo che la sua condizione è la meno peggio per i sostenitori della “democrazia partecipativa” (quella che ha per obbiettivo il coinvolgimento).
Il terzista è invece confuso, tende a desistere, a voler tirarsi fuori, questo anche se la sua partecipazione potrebbe essere fruttuosa. La sua condizione è la meno peggio per i sostenitori della cosiddetta “democrazia deliberativa” (quella che ha come obbiettivo di scegliere bene).
Nella misura in cui le persone sono invitate ad allargare le loro relazioni si pensa ad una maggiore apertura mentale e ad un contributo di maggior pregio. Illusione!: chi apre la propria mente – e lo fa sul serio – finisce per rifugiarsi in un ozioso agnosticismo che azzera il suo contributo.
Entusiasmo e ponderatezza possono convivere? No. Quasi sempre no. Entusiasmo e ponderatezza costituiscono un dilemma per il credente.
I ciellini dovrebbero partire da questa base empirica per ragionare sul loro futuro.
Ampliare la rete delle proprie relazioni non serve: più le reti si amplificano, più il conformismo domina.
Nel fiume della grande società il membro minoritario non discute con altri membri minoritari ma con il leviatano conformista che lo assoggetta all’istante: non c’è niente di piùappiattente della “società diversificata”.
Quando si esce dalla propria “tana” per buttarsi nel grande mare della società aperta il destino è segnato: si viene travolti da un conformismo indistinto che forse è ancora peggio del settarismo asfissiante.
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Non c’è una via di mezzo? E se sì, dove posso trovarla?
Anche qui la ricerca politica puo’ esserci utile e, per fortuna, ha una risposta abbastanza consolante,
Sì, una via di mezzo puo’ esserci: è la franca discussione a quattr’occhi.
Il gruppo ristretto è la via di fuga alla Scilla del settarismo élitario e alla Cariddi del conformismo di massa.
Nel micro-gruppo la doppia pressione settarista/conformista si allenta.
E’ nel piccolo gruppo che si puo’ cambiare posizione mantenendo la bussola. E’ nel piccolo gruppo che si evolve sopportando la grande sofferenza che questo comporta.
Penso allora a un piccolo gruppo di persone molto simili che si parlano però a viso aperto, senza l’esigenza continua di confermarsi in modo compulsivo con un “mi piace”.
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mercoledì 24 maggio 2017

Comunione e Liberazione di fronte alla violenza terroristica

CL E IL NODO DELLA VIOLENZA - Cattolici e violenza politica: L'altro album di famiglia del terrorismo italiano by Guido Panvini
Nel 1964 Don Giussani aveva già lasciato la direzione di Gioventù Studentesca, il movimento da lui fondato e visto con un certo sospetto dalle alte gerarchie...
... Gs fu vista con sospetto dalle gerarchie ecclesiastiche che, temendone l’eccessiva indipendenza, imposero al movimento d’integrare le proprie attività in quelle dell’Azione cattolica e della Fuci...
Giussani fu invitato dal vescovo di Milano Giovanni Colombo a trasferirsi negli Stati Uniti.
Ma cosa caratterizzava il movimento di Giussani alla vigilia del 1968?...
... Giussani, con la sua particolare formazione, aveva impresso a Gs un’identità specifica che attingeva a diversi filoni culturali cristiani, dal modernismo al personalismo, dall’esistenzialismo ad alcuni elementi della tradizione ortodossa e protestante... Si trattava di una rottura con la rigida impostazione dell’Azione cattolica degli anni cinquanta, subordinata alle logiche di un intransigente anticomunismo. Giussani puntava, invece, a ridare centralità alla dimensione religiosa e alle esperienze di fede in un contesto giovanile avvertito come sempre più distante dagli insegnamenti della Chiesa 172. Gioventù studentesca si proponeva, così, di formare una nuova generazione di cristiani, in grado di misurarsi con la modernità (Gs, a differenza delle altre strutture dell’Ac, non conosceva la distinzione tra rami maschili e femminili)...
In GS coesistevano idee e anime diverse...
... La critica all’antifascismo, l’attenzione ai problemi della nascente Unione europea, l’anticomunismo inteso come battaglia culturale, la fedeltà alla Chiesa caratterizzarono le prime riflessioni di Gs, in cui coesistevano idee diverse sulla politica, sulla religione e sul mondo dell’educazione...
Il movimento aprì delle comunità in  Brasile...
... Nel progetto di Giussani, la partecipazione alle missioni aveva un ruolo pedagogico fondamentale. I giovani, infatti, avrebbero avuto l’occasione di sperimentare l’«integralità» della «vita cristiana» in tutte le «sue dimensioni e in tutta la sua intensità»...
Tuttavia, GS restava lontano dalla tentazione marxista in cui caddero molte comunità cattoliche di base...
... Sebbene parte di un più generale moto di riflessione critica sul cristianesimo, Gioventù studentesca prese gradualmente le distanze dalle tendenze democratizzanti ed egualitarie provenienti dal dissenso cattolico, proponendo il modello di una comunità fortemente coesa e gerarchica, in nome della difesa della tradizione e dell’autorità della Chiesa...
GS comincia a distinguersi fin dal dibattito sul caso della Zanzara...
... Il dibattito era nato dopo le polemiche suscitate dalle posizioni assunte da Gs in occasione dello scandalo della «Zanzara», il giornalino del liceo Parini di Milano che, com’è noto, fu denunciato per oltraggio al pudore dopo la pubblicazione, nel 1966, di un’inchiesta sul comportamento sessuale degli studenti. Contrariamente a gran parte del mondo studentesco, schieratosi in difesa dei giovani del liceo, Gs prese le distanze dalla «Zanzara»...
C'erano in GS molti elementi che destavano sospetto nella sinistra studentesca di allora...
... A suscitare impressione era l’intransigenza dei giessini nella vita studentesca, la dimensione accentratrice e autoritaria del loro movimento, l’influenza sull’intera organizzazione di Giussani, considerato come un leader carismatico... In effetti, l’insegnamento di Giussani prefigurava un impegno totalizzante, fondato sulla centralità e sull’esclusività della comunità cristiana...
Il ritorno dal Brasile di alcuni elementi radicalizzò parte del movimento...
... il confronto con i missionari e i giovani di ritorno dalle comunità in America Latina radicalizzò le posizioni di alcune sezioni di Gs... le posizioni del cattolicesimo del dissenso fecero breccia in Gs...
La sezione di Parma sbanda...
... Appare significativa, a questo proposito, l’evoluzione del foglio «Il Ponte», una circolare interna al movimento di Parma. Dall’analisi dei problemi studenteschi si arrivò presto all’esigenza di un dialogo con i marxisti...
Gs e la guerra in Vietnam...
... La guerra in Vietnam, infatti, spinse Gs ad abbracciare la linea pacifista, sostenendo l’azione diplomatica della Santa Sede. Quando s’intensificò l’impegno militare degli Stati Uniti e iniziarono i bombardamenti contro le popolazioni civili, tuttavia, affiorarono in Gioventù studentesca, come nelle altre realtà giovanili cattoliche, dubbi sulla capacità dei metodi di lotta non violenti...
Claudio Mutti prende la parola a Parma...
... Sebbene la tematica resistenziale fosse centrale e l’antifascismo un tratto saliente dell’identità dei Protagonisti, sull’omonima rivista erano ospitati interventi di segno opposto. Come nel caso di Claudio Mutti, intellettuale di estrema destra, militante in Giovane Europa... Fu Claudio Mutti a mettere in discussione il pacifismo allora predominante nei Protagonisti...
Fanno capolino posizioni antiamericane e "contro la borghesia opulenta", spesso preludio alla svolta violenta...
... In breve tempo, infatti, si moltiplicarono gli interventi in sostegno dei vietcong e di condanna del ruolo della Nato 189. Di qui, la critica nei confronti della società dei consumi, vista come una delle forme di dominio degli Stati Uniti, e l’esigenza di dar vita a un’autentica rivoluzione, che fosse in grado di riscrivere i rapporti di potere nel paese...
Emergeva, così, il tema della «violenza dei poveri»
Don Pino...
... Scriveva a questo proposito don Pino, un prete vicino a Gs: «Sono cristiano e qualche volta, forse per sete di giustizia, mi sorprendo a fantasticare di correre a raccogliere il mitra di Guevara, per non sentirmi un verme o un vigliacco»... Continuava don Pino: «si può ammazzare un uomo tramite la legalità, con la stessa facilità con cui lo si può ammazzare con un fucile […]. In casi simili nessuno può onestamente dire che si tratti di situazioni di pace, di ordine, di legittimità».. .. Accettare passivamente l’ingiustizia, ce ne fa diventare COMPLICI...
L'ombra di Padre Camillo Torres...
... In queste posizioni era evidente l’influenza delle tesi di padre Camillo Torres, secondo cui la violenza, in determinate circostanze, poteva divenire uno strumento lecito, consentito dalla stessa dottrina cristiana...
Il catalogo Jaca Book come prova della lacerazione in atto...
... Questo sincretismo non era affatto raro e rifletteva, anzi, la lacerazione e il disorientamento prodotti da quell’intensa stagione di cambiamenti culturali e sociali. In Gioventù studentesca un simile tratto era ancora più evidente per la particolare natura del movimento, orientato al confronto e alla contaminazione con le più diverse ideologie e filosofie politiche. Ne sono riprova le pubblicazioni della casa editrice Jaca Book, fondata nel 1966 in ambienti vicini a Gs... Trovarono spazio gli autori del marxismo eretico come Rosa Luxemburg o della sinistra comunista 196; i pensatori dell’anarchismo come Daniel Guérin 197; gli interventi di alcuni esponenti della contestazione studentesca come Luciano Della Mea, Roberto Massari, Hans-Jürgen Krahl 198; i testi della tradizione terzomondista da Carlos Romeo a Fidel Castro, fino ai documenti prodotti dai movimenti di guerriglia in America Latina 199. Trovò posto anche il manuale di guerriglia di Emilio Lussu Teoria dell’insurrezione... Numerosissimi erano poi i volumi di teologia, dove spiccavano i titoli delle opere che avevano formato il dissenso cattolico 200. Non pochi, infine, erano gli studi settoriali, pubblicati assieme ai classici del pensiero rivoluzionario. Tra questi, l’indagine sulle case di rieducazione per minorenni condotta da Giovanni Senzani, futuro dirigente delle Brigate rosse, in quel frangente consulente della Cisl...
***
Più tardi, negli anni settanta, il convegno su Evangelizzazione e promozione umana a cura dei Vescovi rappresentò una mano tesa delle gerarchie verso il cattolicesimo del dissenso...
... la maggioranza dei vescovi, grazie all’iniziativa di monsignor Bartoletti, si espresse in favore della scelta religiosa, facendo propri gli indirizzi decisi dal Vaticano II e dichiarando di voler riaprire il dialogo con la galassia del dissenso cattolico...
La lezione del referendum sul divorzio era stata dura, bisognava cambiar rotta...
... La lezione del referendum sul divorzio era stata chiara: il mondo cattolico e la stessa Chiesa si erano divisi, acuendo la distanza tra il paese e i precetti del magistero ecclesiastico...
Misure adottate...
... maggiori autonomie al laicato e alle strutture periferiche come i consigli diocesani e parrocchiali...
L'analisi: comunismo e capitalismo ci hanno scristianizzato...
... Il processo di secolarizzazione si era tradotto nella scristianizzazione della popolazione, complice uno sviluppo industriale selvaggio, non guidato dalla politica e delegato alla competizione sfrenata delle forze economiche...
L'allarme: manca solidarietà...
... il vuoto etico prodotto dal dilagare dei consumi e dall’abbandono di ogni forma di solidarietà collettiva...
Il bacchettone Berlinguer piace a molti cattolici...
... Berlinguer aveva rielaborato la sua proposta di compromesso storico, enfatizzando l’incontro col mondo cattolico, visto come la risposta al degrado morale del paese. Nel confronto epistolare pubblico iniziato nel luglio 1976 con monsignor Luigi Bettazzi, vescovo di Ivrea, il segretario del Pci indicava come comuni prospettive, tra cattolici e comunisti, il superamento del capitalismo...
L'inevitabile incontro dei due moralisti: Berlinguer e Moro...
... Per altro verso, la strategia di Berlinguer s’incontrava con quella di Moro sul tema della moralizzazione della vita pubblica e dell’austerità di fronte alla crisi del modello di sviluppo consumistico... Una strategia incompiuta, com’è noto, a causa del rapimento e dell’uccisione di Moro da parte delle Br nel 1978...
1977: Azione Cattolica in crisi. Si sente il bisogno di saltare la sua mediazione.
I cattolici del dissenso sognano ingenuamente la rivoluzione restando fedeli al vecchio paradigma marxista quando ormai era rigettato persino dalla sinistra alternativa...
... La crisi dell’Azione cattolica si era fatta sentire... L’area del dissenso e le comunità di base tentarono un collegamento con la protesta... le masse proletarie non avrebbero seguito il Pci nella sua marcia di avvicinamento al potere e sarebbero state disponibili per un’opzione politica estrema. Era un calcolo completamente sbagliato... molte comunità di base s’irrigidirono nella difesa dell’ortodossia marxista, nel tentativo di fondare un’«esegesi materialistica della Bibbia» 178, con l’intento di creare una teoria scientifica della rivoluzione per preparare il militante «nella lotta di classe, nella lotta del proletariato contro il capitalismo, per la costruzione di una società socialista» 179. V’era perfino chi aveva promosso incontri ecumenici con i gruppi di cristiani della Repubblica Democratica Tedesca, presa come modello di socialismo realizzato in cui era possibile armonizzare il marxismo con la religione... I Cristiani per il socialismo parteciparono alla mobilitazione, portando al loro interno istanze e temi espressi dal movimento, come la questione femminista... Franco Rodano, che aveva visto nelle esplosioni di rabbia giovanile una tensione religiosa rivolta verso l’assoluto, un’insofferenza nei confronti del mondo che tradiva il bisogno di valori più alti ...
Nuove aggregazioni nella galassia cattolica, un esempio...
... Si affermarono, infine, nuovi movimenti, per esempio il gruppo Febbraio ’74 (in cui militavano i figli e alcuni giovanissimi amici di Aldo Moro), partecipe delle lotte degli operai, dialogante con la Chiesa e politicamente orientato verso diversi referenti: dalla sinistra democristiana al Pci, dai Cps al movimento studentesco...
La violenza del 77...
... Nel 1977 si registrarono 407 episodi di violenza, 1111 attentati non rivendicati, 287 attentati rivendicati, di cui 46 portarono al ferimento grave o all’uccisione di persone. ..
I cattolici condannano?
Sì... ma la peggior violenza resta per molti quella del profitto...
... Rispetto a questo dibattito, la posizione del mondo giovanile cattolico coinvolto nella protesta fu incerta, anche se si tentò di contrastare la linea militarista sostenuta dagli autonomi con appelli alla pratica della non violenza 196. Troppo diffusa era però la tendenza a proporre diverse gerarchie di violenza, per cui, alla fine, era sempre quella del profitto economico a essere ritenuta più grave...
Un esempio...
... Giovanni Franzoni: «Io non discuto in astratto con gli oppressori se la rivoluzione armata sia o no legittima. Così non si fa un passo. Prima si decide di cambiare l’attuale assetto sociale che opprime, sfrutta ed emargina e poi, con chi questa decisione ha preso, si discute dei metodi di lotta» ..
Parole decisamente ambigue...
... Giovanni Franzoni: Non dobbiamo d’altronde meravigliarci che Gesù opponga violenza a violenza disarmata ma non perciò meno disobbediente, dissacratoria e sovversiva, giacché […] leggiamo nel capitolo decimo di Matteo il rovente discorso di Gesù sul regno in cui parla di persecuzioni ed uccisioni che la sua parola violenta e liberatrice susciterà. E lui stesso afferma: «Non crediate che io sia venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre» (Mt, 10, 34 ss.)...
***
E una certa ambivalenza si insinuava anche in Comunione e Liberazione, il movimento erede di Gioventù Studentesca.
I cattolici di base cercano avidamente una via alternativa al consumismo
… Confronti», foglio delle comunità cristiane di base di Carpi, nell’aprile 1977: L’unico, il vero obiettivo è fermare questa marcia funebre verso l’incognito; invertire la rotta, mortificare le spinte individualistiche per dare corpo alla comunione ecclesiale, alla socialità, al collettivismo. Rifiutare il comodo del profitto, per scoprire la necessità dei consumi sociali, dei bisogni primari, dell’eguaglianza morale, non solo economica. Distruggere il mito degli abbagli del capitalismo…
Il loro nemico:
… l’automazione delle catene di montaggio in fabbrica, i licenziamenti in tronco degli operai, l’accresciuta domanda di beni di consumo…
La medicina del radicalismo contagia anche CL… nonostante Giussani…
… Alcuni interventi individuarono, però, nella costruzione di un impegno radicale la possibilità di uscire dalla crisi mortale in cui versava la cristianità 203. Su posizioni analoghe era giunta la riflessione interna a Comunione e liberazione, il movimento di don Luigi Giussani…
Ma il segno delle conclusioni era spesso opposto…
… Cl, tuttavia, elaborò conclusioni diametralmente opposte a quelle del dissenso cattolico…
Radicali sì… ma nella Chiesa…
… Come nelle comunità di base o nei Cristiani per il socialismo, vi era una forte componente anticapitalista, ma declinata in termini differenti: la liberazione dell’uomo, infatti, sarebbe potuta venire unicamente all’interno della comunità cristiana, non essendoci al di fuori di essa nessuno spazio di autonomia e di eticità…
Potremmo chiamarla “linea Del Noce”…
… Riprendendo una tesi di Del Noce, inoltre, Cl ritenne che il marxismo e i partiti di sinistra fossero organici al neocapitalismo e, anzi, l’eventuale presa del potere da parte del Pci avrebbe portato alle estreme conseguenze la secolarizzazione 206. Ragion per cui, Cl decise di sostenere la Democrazia cristiana…
Anticomunismo e anticapitalismo
… un manifesto programmatico caratterizzato dagli accesi toni anticomunisti e anticapitalistici…
Il movimento presenta alcune ambivalenze se si tenta di ridurlo alle categorie consuete: è di destra o di sinistra? E’ moderno o antimoderno? Anche Paolo VI resta perplesso e tarda a riconoscerlo…
… perplessità nelle gerarchie ecclesiastiche e nello stesso Paolo VI, che impiegarono tempo a riconoscere il carisma della nuova aggregazione…
Scontro con la sinistra extraparlamentare
… Le sue attività divennero oggetto dell’attenzione della sinistra extraparlamentare (e non solo), che avvertì la presenza di un pericoloso concorrente 209. Le comunità di base denunciarono la subordinazione di Cl al magistero ecclesiastico…
Un radicalismo da moderati
… Cl stava colmando il vuoto lasciato dalle strutture tradizionali cattoliche, aggregando attorno a sé gli studenti di orientamento moderato…
Aggressioni da sinistra…
… gli esponenti e le sedi di Cl furono oggetto di aggressioni e perfino di attentati da parte dei gruppi armati. L’11 luglio 1977, per esempio, le Br gambizzavano a Roma il dirigente Mario Perlini. Pochi mesi dopo, a Milano, un commando brigatista feriva Carlo Arienti, militante di Cl e consigliere Dc al comune… Rocco Buttiglione accusò il Partito comunista di essere il mandante e il beneficiario di queste violenze, rivendicando il ruolo di Comunione e liberazione come pacifico difensore delle posizioni dell’episcopato italiano…
Il movimento di Giussani aveva elaborato nei confronti della violenza un rapporto ambiguo, nonostante la condanna ripetutamente espressa dal suo leader carismatico…
… Comunione e liberazione, infatti, aveva ereditato da Gs la componente anticapitalistica e antiborghese
aggressioni anche da destra
… I giovani di Giussani ripresero perfino temi e retoriche dell’antifascismo più combattivo 216. Alcuni suoi iscritti, infatti, erano stati oggetto di aggressioni da parte degli estremisti di destra…
Gli obbiettivi di CL si estendevano ben oltre la giustizia sociale
… il gruppo aspirava a una liberazione totale dell’uomo, ben oltre la soppressione delle ingiustizie nelle strutture sociali…
Nel convegno delle “università per la liberazione” Rocco Buttiglione puntava l’indice sull’economia capitalistica… 
… Nel suo intervento, Rocco Buttiglione denunciò le insufficienze del riformismo, funzionale, nella sua visione, alla fase di espansione imperialistica del capitalismo italiano…
Altro obbiettivo: il neocolonialismo dell’occidente…
… era poi centrale il tema del neocolonialismo nel Terzo Mondo, cui si contrapponevano i modelli di società dove era stata realizzata integralmente la liberazione dell’uomo: la Corea del Nord e il Vietnam… gli studi sulla riscoperta del brigantaggio meridionale, visto come reazione al «colonialismo italiano»…
Silenzio sulla violenza come strumento…
… Il tema della violenza non venne affrontato direttamente. Poco o nulla, infatti, venne detto sulle modalità di contrasto alla minaccia rappresentata dalla società neocapitalista. Un silenzio che caratterizzò a lungo il movimento…
La società ideale era la comunità cristiana
… il sistema democratico era riconosciuto, ma il fulcro della vita pubblica dovevano essere le comunità cristiane, modello di società esemplari. Fu per questo motivo che diversi militanti cattolici partecipi della contestazione studentesca del 1968, attratti dalla radicalità del gruppo, si avvicinarono, sul finire degli anni settanta, al movimento di Giussani…
Alcuni ex terroristi si ritrovarono nella proposta ciellina…
… Cl riuscì ad avvicinare alcuni ex appartenenti dei gruppi armati, tra i quali Marco Barbone, membro della Brigata XXVIII Marzo, responsabile dell’omicidio di Walter Tobagi, ucciso a Milano il 22 maggio 1980 222. Attraverso un processo di sostituzione dell’ideologia con una fede altrettanto totalizzante…

martedì 27 novembre 2012

Il ciellino e i suoi nemici.

Il Cattolico Ciellino aspira a divenire un Uomo Completo dal punto di vista spirituale e mondano.
Vasto programma, vediamo di considerare solo la seconda parte, quella mondana.
In ambito mondano Uomo Completo è colui che produce e consuma. Non si puo’ consumare senza produrre, se ci si limitasse al consumo si diverrebbe presto ostaggio dei produttori.
L’ Uomo Completo produce secondo criteri di efficienza e consuma secondo criteri cristiani, ovvero secondo criteri che valorizzano i bisogni dell’ altro.
Qui uso il termine “consumo” in senso lato per indicare l’ uso finale che vogliamo fare delle nostre risorse, in questo senso la carità cristiana è una modalità di consumo.
Quanto più si è efficienti, tanto più si produce. Quanto più si produce, tanto più si consuma. Quanto più si ha da consumare, tanto più si puo’ aiutare l’ altro.
Mi sembra una logica semplice da capire.
Domenica, per esempio, è stata la giornata del Banco Alimentare: se i ciellini avessero organizzato le operazioni in modo ancor più efficiente, avrebbero raccolto una quantità di derrate ancora più ingente potendo aiutare più persone.
Una persona razionale dice: speriamo l’ anno prossimo di fare meglio, e tra due anni di fare meglio ancora visto che l’ efficienza si trasforma in carità.
Acerrimo nemico del Ciellino è il Cattolico Sociale (o Pauperista), costui auspica che l’ uomo di fede si concentri esclusivamente sul “consumo” uniformandosi ai precetti cristiani della povertà.
Produttività, denaro, finanza, efficienza sono concetti che corrompono le nostre fragili menti e da cui l’ uomo religioso deve girare al largo per dedicarsi alla meditazione spirituale e all’ ascolto di Uomini e Profeti su Radio Tre. Al limite è consentito esporsi a qualche pagina del Cardinale Martini.
Certo, produttività, denaro, finanza ed efficienza sono concetti che non possiamo completamente espellere dal nostro mondo, qualcuno dovrà occuparsene, qualcuno dovrà pur produrre i beni che noi elargiamo alla nostra mensa mistica. Lasciamo che a farlo sia l’ Altro, ovvero l’ Uomo che ci Completa e che si sacrifica (involontariamente) per noi.
Negli eventi recenti che hanno intaccato l’ onorabilità di molti preminenti personaggi ciellini il Cattolico Sociale (o Pauperista) non trova che conferme alla sua visione.
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Ma per capire meglio la figura del Cattolico Pauperista bisogna avere una teoria della povertà volontaria. La cosa migliore, in questi casi, consiste nel rivolgersi alla scienza.
Cosa ci dice chi ha studiato in lungo e in largo il sentimento della povertà volontaria nella storia? Quali sono le sue scaturigini? Sentiamo Peter Leeson:
… nelle società primitive in cui predominava un’ “economia di rapina” e dove era alto il rischio di saccheggio e schiavizzazione poteva risultare razionale impoverirsi volontariamente attraverso gesti pubblici eclatanti e non falsificabili in modo da trasformare se stessi o la propria comunità in una preda meno ambita evitando così di dover sopportare i costi di una guerra di difesa… la strategia dell’ auto-impoverimento e dell’ erosione volontaria di parte delle proprie ricchezze era dunque funzionale alla conservazione delle medesime… la strategia dell’ auto-impoverimento spiega molti fenomeni spesso ritenuti irrazionali: i sacrifici umani, i monumenti tombali maestosi (es. piramidi), la sepoltura con le proprie ricchezze, il rifiuto verso lo sviluppo possibile in molti paesi poveri… Zomia, Zingari, monaci medioevali, Esseni… cio’ che caratterizza questi soggetti non è tanto una preferenza particolare in tema di povertà, quanto una spiccata vulnerabilità alla predazione esterna tale per cui l’ auto-impoverimento si presenta a costoro come una strategia disponibile e poco costosa volta alla difesa efficiente dei diritti di proprietà minacciati… 
Questa teoria della povertà volontaria è nota come “conspicuous destruction” e si lega a doppio filo con la credenza religiosa poiché è proprio tramite la precettistica religiosa che si creano i giusti incentivi affinché il singolo partecipi all’ auto-impoverimento della comunità.
In questo senso è lecito un pensiero malizioso: il cattolico sociale (o pauperista) è dominato da paure ancestrali più che da un autentico amore per la povertà in sé.
L’ ambiente mutato ci fa ritenere del tutto irrazionale il suo approccio, oggi come oggi è molto più sensato puntare sull’ efficienza massimizzando la ricchezza da spendere “cristianamente” piuttosto che sacrificarla in nome di una purezza che ci renda inappetibili al predatore.
Sempre tenendo conto che i predoni – ovvero l’ altro nemico – non si sono estinti del tutto e spesso usano armi molto più raffinate che in passato. 

LETTURA:

http://www.peterleeson.com/Human_Sacrifice.pdf
http://www.coordinationproblem.org/2012/11/law-economics-and-superstition-human-sacrifice.html