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venerdì 14 giugno 2013

Psicologi dello sviluppo messi in crisi dalla globalizzazione

L’ eterno dilemma dei figli e della loro educazione. Di una cosa sola eravamo certi: “autorevole” è meglio di “autoritario”.
Gli psicologi dello sviluppo si mettevano in fila per ripetercelo.
Poi la crisi.
La colpa? Come al solito degli immigrati. Stronzi!
Immigrati asiatici, in particolare.
Per uscirne bisogna al più presto negarne almeno una delle tre:
1) nelle famiglie asiatiche lo stile educativo autoritario è molto più diffuso.
2) le prestazioni cognitive dei ragazzi provenienti da famiglie asiatiche è mediamente superiore.
3) lo stile educativo incide sulle prestazioni.

Io tenderei a negare (attenuare) 3 ma so che per molti è un problema.

  • Jack Lupowitz se come parametro di successo educativo assumi la "prestazione" (accademica, sportiva ecc.) credo che i cinesi siano superiori, in effetti. Non linko i video sugli allenamenti dei piccoli ginnasti.
  • Riccardo Mariani La psicologa Ruth Chao ha studiato dal di dentro le famiglie asiatiche notando che l’ imporre regole ferre è considerato dai genitori una forma di devozione nei confronti dei figli. E spesso anche dai figli! Ma forse ci vorrebbe Renata Pisu per sbrogliare la matassa.
  • Jack Lupowitz Tu aspetta pure di sbrogliarla, non c'è fretta. Tanto dubito che dovendo scegliere un corso di ginnastica per Marghe opteresti per quello gestito da uno qualsiasi dei trainer cinesi che non ti linko. O rumeni. Prestazioni eccellenti, quelle di Nadia Comaneci. Vita personale - nel campo salute fisica e mentale, affetti eccetera - un po' meno. Ma che vogliamo ripetere sempre le stesse cose? Tanto siamo d'accordo. Quattro regole messe in croce da rispettare, e il buon esempio dei genitori. C'è l'autorità (regole da rispettare) e c'è l'autorevolezza (la coerenza del buon esempio). Dove sta il conflitto tra le due cose? Quando poi lo statistico misura le "prestazioni" del giovane educato all'asiatica (o all'italiana, o all'americana), misura un aspetto della vita di una persona. Non ne trarrei conseguenze indebite. (Torno al discorso che facevi sugli psicologi che imbastiscono un gran can can per poi non dimostrare niente di quello che vorrebbero dimostrare.)
  • Jack Lupowitz Ah. Non mi dispiace il lavoro del debunker. Ma alcuni pregiudizi e stereotipi preferisco conservarli. Ci sono affezionata, e ormai non saprei farne più a meno. Alla mia età è consentito aggrapparsi a qualche certezza relativa.
  • Jack Lupowitz Un giorno sentii Luigi Amicone parlare di come gestisce (è il caso di dirlo) la sua famiglia (non so se sei o sette figli) con sua moglie. Mi trovai perfettamente d'accordo per lo meno sullo stile affettivo-comunicativo. Non so neanche di che partito o religione sia (forse è un CL?), ma simpatizzai. Come vedi sono più ch altro pregiudizi sentimentali, non ideologici.
  • Riccardo Mariani Tra l' altro non c' è niente come il dubbio per depotenziare la volontà con i suoi continui pop up. Quel che è fatto è fatto, quel che è deciso è deciso: resettare e passare oltre 
    6 ore fa · Mi piace · 1
  • Riccardo Mariani L' educazione ciellina è fondata sullo "sguardo". Difficilmente puo' avere punti di contatto con quella asiatica.
  • Riccardo Mariani Confucio ai genitori: allena, governa, ama.
  • Jack Lupowitz Una cosa che mi rimase impressa è il discorso che fece una volta a uno dei suoi figli, che protestava per un "ordine" ricevuto. Lo lasciò protestare, ascoltando i suoi argomenti. E poi concluse: "Lo so, ti capisco. E forse hai pure ragione. Ma non è questo il punto. Per ora si fa come dico io, perché sono io che guido." Un discorso autoritario ma onesto, che qualsiasi bambino è in grado di capire.
  • Jack Lupowitz Ha dato un ordine, ma insieme anche la possibilità a figlio di mettere sul piatto i suoi argomenti e esprimere la sua rabbia. Tutti veleni in meno che si porterà appresso.
  • Jack Lupowitz Non so bene come funzioni l'educazione confuciana. Sto leggendo ora il libro di Renata ma sono solo all'inizio.
  • Riccardo Mariani Amicone mi fa venire in mente la supernanny Carroll dopo aver visionato "the little house of horror" (famiglia paul): bambini così sembrano i più difficili invece sono i più facili. Cercano solo una "struttura" e qualcuno che dica loro: "I' am in charge... e le cose con me andranno bene" Molto più difficile è mettere in riga i genitori... fare in modo che si controllino per fare in modo che controllino i loro figli..."
  • Jack Lupowitz Più o meno quello che scrivevo ieri nel thread su SOS Tata: "Un'altra cosa buffa e istruttiva da osservare è come quelli che vanno più in crisi con le regole sono i genitori. Le mamme piangono, si disperano, i papà sono perplessi. I più felici e accomodanti sono i figli, che collaborano da subito. Ma poi chissà cosa succede in quelle famiglie nell'attimo che la Tata non c'è più. E qui, l'approccio fortemente paternalista-pedagogico (più che psicologico) di Tata Lucia potrebbe mostrare la corda. Quando il gatto se ne va i topi riprenderanno quasi sempre a ballare. Questa è la mia obiezione. D'altra parte, quando ci va giù dura coi genitori esulto: io li prenderei direttamente a botte."
  • Riccardo Mariani Le regole richiedono: severità, prontezza e coerenza. Il primo aspetto è il meno importante ma spesso si decide di puntare su quello perché più comodo. L' aspetto più importante è la coerenza che costa fatica. Ho deciso di richiamare la marghe quando strappa di mano i giochi alla vichi, una faticaccia perché per essere coerente devo farlo di continuo, se lasciassi perdere una sera il comando ridato la sera dopo risulterebbe ambiguo e depotenziato.
    5 ore fa · Modificato · Mi piace · 1