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martedì 12 giugno 2018

L’IMPRESA BUONA

L’IMPRESA BUONA
L’impresa buona è quella che massimizza il profitto su un mercato competitivo. Lo sforzo etico sta nel comportarsi come se il mercato fosse competitivo anche quando non lo è.
EJPE.ORG

lunedì 11 giugno 2018

HL Carson Young: Review of Joseph Heath’s Morality, competition

carson young Review of Joseph Heath’s Morality, competition
riccardo-mariani@libero.it
Citation (APA): riccardo-mariani@libero.it. (2018). carson young Review of Joseph Heath’s Morality, competition [Kindle Android version]. Retrieved from Amazon.com

Parte introduttiva
Evidenzia ( giallo) - Posizione 7
Review of Joseph Heath’s Morality, competition, and the firm: the market failures approach to business ethics. Oxford: Oxford University Press, 2014, 424 pp. CARSON YOUNG
Evidenzia ( giallo) - Posizione 12
tired debate between shareholder theory and stakeholder theory.
Nota - Posizione 13
ALTERNATIVA CLASSICA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 14
Milton Friedman
Nota - Posizione 14
PADRE DELLA PRIMA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 18
“The social responsibility of business is to increase its profits”
Nota - Posizione 18
F SUL NYT MAG IN UN CELEBRE ARTICOLO 1970
Evidenzia ( giallo) - Posizione 23
R. Edward Freeman,
Nota - Posizione 23
PADRE DELKA STAKEHOLDER
Evidenzia ( giallo) - Posizione 23
firm’s managers should advance the interests of all of a firm’s stakeholders,
Nota - Posizione 25
TESI
Evidenzia ( giallo) - Posizione 26
generated enormous literatures.
Nota - Posizione 27
LE DUE TEORIE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 29
never reached a particularly satisfying resolution.
Nota - Posizione 29
PURTROPPO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 33
Heath has written a series of papers that put forward a new way of thinking
Nota - Posizione 34
LA NOVITÀ
Evidenzia ( giallo) - Posizione 35
extensive use of economic theory.
Nota - Posizione 35
IL BELLO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 42
economic approaches to business ethics are used to argue for extremely minimalist
Nota - Posizione 43
DI SOLITO L ECONOMISTA È...TROPPO MNIMALE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 49
the ‘market failures’ approach to business ethics.
Nota - Posizione 49
UN ETICHETTA X IL NUOVO APPROCCIO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 57
it links mainstream egalitarian views about justice in political philosophy to certain aspects of mainstream thinking about economics.
Nota - Posizione 58
TIPICO DI HEATH
Evidenzia ( giallo) - Posizione 61
norms of economic efficiency are compatible with a commitment to a strict egalitarian theory
Nota - Posizione 62
SECONDO H...UNA VOLTA STORNATI I FALLIMENTI DI M
Evidenzia ( giallo) - Posizione 86
we discover that the appropriate form of managerial responsibility is not to maximize profits using any available strategy, but rather to take advantage of certain specific opportunities for profit (p.
Nota - Posizione 88
LA SCOPERTA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 89
more subtle version of Milton Friedman’s defense of profit maximization.
Nota - Posizione 90
AFFINAMENTO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 92
Friedman cannot defend all forms of profit seeking,
Nota - Posizione 92
DI FATTO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 93
take advantage of market imperfections
Nota - Posizione 93
ILLECITO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 98
[P] rofit is not intrinsically good.
Nota - Posizione 98
LA TESI
Evidenzia ( giallo) - Posizione 99
the role that it plays in sustaining the price system,
Nota - Posizione 99
CIÒ CHE VALIDA IL PROFITTO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 109
the ethical firm does not seek to profit from market failure
Nota - Posizione 109
RI TESI
Evidenzia ( giallo) - Posizione 130
the market is essentially a staged competition, designed to promote Pareto efficiency”
Nota - Posizione 131
L IDEA SOTTO TUTTO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 133
“Efficiency as the implicit morality of the market”,
Nota - Posizione 134
ARTICOLO CHIAVE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 135
“the guiding idea in business ethics should be the principle of Pareto efficiency” (p.
Nota - Posizione 136
L IDEA GUIDA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 142
The reason Rawls adopts the Difference Principle rather than strict egalitarianism is that, because of incentive problems, a principle that allows for certain economic inequalities will be better for the least well-off than a stricter egalitarian principle
Nota - Posizione 145
PARENTELA CON RAWLS
Evidenzia ( giallo) - Posizione 177
it is morally permissible for private insurers to charge individuals different insurance premiums based on statistical predictions
Nota - Posizione 179
UNA CONSEGUENZA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 186
hold firms to these ethical standards in our non-ideal world, since any firm that abided by them would be unable to survive in a competitive marketplace.
Nota - Posizione 188
OBIEZIONE...BUONI MA MORTI
Evidenzia ( giallo) - Posizione 188
we cannot even claim that firms should abide
Nota - Posizione 189
IN QS CASI
Evidenzia ( giallo) - Posizione 195
the non-ideal aspect of the theory”
Nota - Posizione 195
IL PUNTO DEBOLE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 196
the market failures approach risks being strictly academic.
Nota - Posizione 197
TROPPO IDEALE

venerdì 15 dicembre 2017

La responsabilità sociale dell’impresa (RSI)

La responsabilità sociale dell’impresa (RSI)

Sembra quasi che l’alternativa alla RSI sia l’irresponsabilità sociale dell’impresa.
Sembra quasi che chi dissente appoggi l’amoralità dei soggetti economici.
No: la posizione alternativa si chiama “etica degli affari” (EA).
L’ EA sostiene che l’impresa giusta sia tenuta a rispettare le regole di mercato (ed eventualmente a non trarre profitto dalle imperfezioni di mercato).
La RSI lega invece l’impresa alla “società in generale”.
Per l’ EA assumere al minor stipendio possibile o vendere al maggior prezzo possibile non è un misfatto dal punto di vista etico, per RSI sì.
Per l’ EA fare bene il proprio lavoro è cio’ che conta. I fautori di RSI vogliono ben altro dall’impresa.
Chi appartiene al movimento della RSI riconosce che l’impresa produca beni e servizi utili, che dia lavoro, che crei opportunità di investimento, che paghi le tasse, che segue le regole di mercato… detto questo si chiede: “sì, ma cosa fa per la società?”.
Chi si pone una domanda del genere non ha capito bene cosa sia il capitalismo.
Lo scopo dell’impresa non è quello di fornire posti di lavoro ma merci che la società richiede.
E’ il lavoro ad essere funzionale alle merci, non viceversa. Invertire i termini produce alienazione.
L’impresa contribuisce al miglioramento della società perseguendo il suo profitto.
Quando comincia il contributo di Bill Gates alla società in cui vive?
Nel 1994 quando fonda la “Bill & Melinda Gates Foundation” o nel 1975 quando fonda Microsoft?
Mettere la potenza di un PC in ogni casa e ufficio è stato il suo primo – e maggiore – contributo al miglioramento della società in cui vive, questo deve ammetterlo anche chi non è un fan di Microsoft.
Inoltre, i fautori della RSI rischiano di alzare una cortina fumogena.
Se una società falsifica i bilanci cosa mi frega se poi tratta i suoi dipendenti come principini?
Chiedendo all’impresa di perseguire obbiettivi che non sono i suoi, finisce per mischiarli con quelli suoi propri. Finisce per giustificare di fatto forme di compensazione etica improprie.
No: c’è solo un dovere, essere dei concorrenti leali.
Come se non bastasse, il concetto di RSI produce un grande spreco di risorse in termini di attenzione dei manager, del pubblico e dei media.
I manager, anziché focalizzarsi sui profitti onesti, spendono un mucchio di risorse in conferenze, tavole rotonde e cene di lavoro. Il tutto per studiare e pubblicizzare le attività “sociali” dell’impresa.
i giornali, anziché riferire e commentare i successi e i fallimenti commerciali, si concentrano senza costrutto sulle loro attività sociali promosse dal CEO di turno, oppure sulle proteste degli attivisti.
Cosa succederebbe se tutte queste risorse fossero reindirizzate per rendere più efficace il terreno di gioco su cui le imprese si sfidano in concorrenza leale.
Risultati immagini per www.thisiscolossal.com CEO CORPORATE

mercoledì 22 giugno 2016

L'imprenditore più buono del mondo

Cosa puo’ un imprenditore guadagnarsi il Paradiso?
Domanda ardua di cui si occupa quel ramo della filosofia morale che va sotto il nome di “etica degli affari”.
Si tratta di una disciplina destinata a deludere il curioso poiché le due principali visioni che propone appaiono entrambe insoddisfacenti.
Da un lato c’è chi ritiene (per esempio i cattolici) che l’ “imprenditore buono”, nel momento in cui passa all’azione, debba soppesare tutti gli interessi coinvolti nelle decisioni che prenderà. Sarà sua cura valutare come interferirà col benessere dei lavoratori, dei clienti, dei fornitori, dei terzi e finanche dei concorrenti.
Forse si pretende un po’ troppo, uno non lavora più. Arricchirsi sembra incompatibile con un simile puntiglio etico, da qui forse il detto su cammelli e crune.
Dall’altro lato, c’è chi vede il mercato come un meccanismo fondamentalmente amorale, per cui l’ “imprenditore buono” deve badare solo a far prosperare la sua azienda nel rispetto delle regole date dalla politica. Questo delizioso coretto illustra in modo vivido il concetto di responsabilità sociale dell’impresa.
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=W3Seg0JE1PM]

Anche qui sembra di cogliere una certa esagerazione: non ce lo vedo in Paradiso chi nella vita ha solo massimizzato profitti.
Ma non è disponibile una terza via?
In effetti qualcuno l’ha proposta in questi termini: l’ “imprenditore buono” deve badare solo ai suoi profitti cercando di compensare sia i fallimenti di mercato che quelli della politica.
Colmare i fallimenti di mercato significa essenzialmente non adottare comportamenti opportunistici che compromettano l’efficienza del mercato.
Un esempio?: l’avvocato deve essere leale e trasparente col suo cliente (di solito più ignorante di lui in materia). Il problema non è tanto il fatto di spillare indebitamente soldi a un ingenuo, quanto il fatto che l’asimmetria informativa rende sospettosi molti clienti, il che impedisce la chiusura di diversi contratti con relativa inefficienza del sistema.
Colmare i fallimenti della politica significa essenzialmente trascurare le normative che nuocciono alla concorrenza.
Un esempio?: è bene che l’avvocato tolleri gli abusivi qualora la “lobby avvocatizia” ottenga dalla politica delle riserve di legge che limitano indebitamente la competizione nel settore.
In questo senso l’ “imprenditore buono” non mira né alla bontà né al suo esclusivo profitto, bensì all’ efficienza complessiva del sistema in cui opera. Per far questo, di solito, basta essere sinceri e leali, non è necessario avere slanci mistici.
Notevole il fatto che il risultato finale si ottenga in modo obliquo, un po’ come nello sport. Non a caso l’analogia con lo sport risulta particolarmente potente: il fine del calcio, per esempio, è divertire il pubblico ma gli atleti non si propongono di certo questo obiettivo (lo sport non è il circo!), a loro è richiesto solo di vincere in modo leale, magari aiutando l’arbitro quando è in difficoltà. Il divertimento del pubblico discende naturalmente come effetto collaterale.
Chi desiderasse approfondire “la terza via” puo’ leggere la raccolta di articoli del filosofo Joseph Heath contenuta in Morality, Competition, and the Firm: The Market Failures Approach to Business Ethics.

giovedì 12 novembre 2015

Morality, Competition, and the Firm di Joseph Heath


Morality, Competition, and the Firm di Joseph Heath
  • teoria degli interessi coinvolti (edward freeman): il manager che decide deve soppesare tutti gli interessi coinvolti: fornitori, clienti, dipendenti, terze parti...
  • ma cosa significa "soppesare"? la teoria resta vacua. freeman non si premura di precisare, anzi, sostiene che la vacuità è un pregio della teoria.
  • teoria dell azionista (gauthier): il manager che decide deve badare agli interessi dell'azionista. in altri termini: deve valorizzare l azienda.
  • gauthier: sui mercati efficienti il manager non ha alcun vincolo morale.
  • obiezione: ma i mercati non sono efficienti, la teoria è quindi irrealistica.
  • teoria dei fallimenti di mercato (heath): i fallimenti di mercato sono compensati in parte dal governo in parte dalla moralità degli operatori.
  • attenzione: nella teoria fm l efficienza del sistema non è l obbiettivo ultimo ma un espediente per derivare i valori morali più appropriati. 
  • analogia con lo sport: lo sport deve divertire ma i bravi giocatori non devono porsi questo obiettivo ma solo rispettare le regole del gioco (anche quando capita l occasione di infrangerle restando impuniti) dalle quali deriverà il divertimento come effetto collaterale.
  • imho: tra le conseguenze di fm, oltre al rispetto delle regole di competizione, c'è il non rispetto delle regole che impediscono una competizione leale, anche quando sono legge di stato.
continua