https://www.facebook.com/riccardo.mariani.585/posts/pfbid0roNZ9gbEiP39LrT8NJDaNaQTwh2g17hmwxWSV3ag7icGhhe4KHWhPBYMHLurYmYul?__cft__[0]=AZUx6yA03cfggkDCdepUtfWrct0elU2RJT4esJvSGnSjddq2QtL1w_zrd8DyAEkFj1Bee5rYEHy_9eOUKRR8YAVpsaMScRN_s5apKpNKo1aK7Q6IWqZeYylGoOHqrTYWCJV7gltqAM9HVt4I_hB4_JDnS215q-wPOZkmVyBf-k7XqQ&__tn__=%2CO%2CP-R
mercoledì 4 settembre 2024
venerdì 14 giugno 2024
PECCATO E IPOCRISIA
La storia della MELA non convince nessuno.
martedì 19 novembre 2019
IPOCRALISSE
mercoledì 25 settembre 2019
Qualche giorno fa un consulente educativo ha denunciato tutto il male portato nel mondo dai "maschi bianchi". Era un maschio bianco pure lui, eh. Per curiosità, volevo vedere se questa persona che crede tanto nella diversità era coerente. Nel giro di pochi minuti, ho scoperto che viveva in un quartiere bianco al 94% in una citta bianca al 78%. Questa persona - l'autore di Reaching and Teaching Students in Poverty: Strategies for Cancelling the Opportunity Gap e Case Studies on the Diversity and Social Justice Education - non se la passa male. La casa in cui vive ha un valore di $ 456.000 in una città in cui il valore medio della casa è di $ 280.100. Ho fatto solo un esempio, queste persone sposano dei bianchi, vivono tra bianchi e i loro amici sono quasi tutti bianchi, nel frattempo parlano continuamente di come le persone non bianche siano fantastiche e ci arricchiscano! https://feedly.com/i/entry/54BMp4PRpfGpZgJrJ0T5blULTdimg4gCgsikrRGjEsQ=_16d658282af:17605f9:ad5391a1
sabato 3 febbraio 2018
Trionfo dell'ipocrisia
giovedì 3 marzo 2016
3 Perfect Markets and the ‘World of Truth’ - The Undercover Economist by Tim Harford
Note:La verità: la preferenza rivelata dai comportamemti.La sincerità conduce all' efficienza: le tasse sono un' interferenza nel mondo della verità. ovvero cambiano i comportamenti e impediscono alle preferenze di emrrgereI prezzi informano x' sono pagati volontariamentePrezzo + competitività => verità precisaCompetenze nella scuola pubblica e nella scuola privataLiberismo e verità: metti i soldi dove metti la lingua (la doppia funzione dei prezzi)Tassa ottima: lump tax (impraticabile di fatto)
Note:LIAR LIAR CON JIM CARREY....HOMO BHYPOCRITUS
Note:MACCHINA DELLA VERITÀ
Note:LA VERITÀ È EFFICIENTE
Note:LE TASSE. DEMONIETTO MENZOGNERO
Note:UN CAPPUCCINO NEL MONDO DELLA VERITÀ.....DISCRIMINAZIONE DI PREZZO
Note:SCANNER
Note:Cccccccx
Note:LA DOMAMDA CHIAVE
Note:Tttttttttt
Note:OPT OUT
Note:COSTO OPPORTUNITÀ
Note:FUORI DAL MERCATO. NEBBIA.....OLIMPIADI
Note:Tttttttttttt
Note:FATTO VS VERITÀ....VERITÀDI PREFERENZA + VERITÀ DI COSO
Note:INFO => EFFICIENZA...VERITÀ
Note:QUANTITÀ
Note:A CHI
Note:SPRECO ZERO
Note:Ttttttttttttt
Note:NO EXIT STRATEGY
Note:ESEMPI SCUOLA E POLIZIA
Note:DISTORSIONE ATEI IN CHIESA...UN ESEMPIO D IPOCRISIA DA CARENZA DI MERCATO
Note:L IMMOBILIARISTA E LA SCUOLA
Note:Ttttttttttt
Note:COSTRUIRE NUOVE SCUOLE?
Note:LE TASSE SPINGONO A MENTIRE
Note:Tttttttttttt
Note:BUGIE BIANCHE
Note:IL VULNUS DELLE TASSE
Note:ESEMPIO DI DISTRUZIONE VERITÀ
Note:IL FUMATORE TARTASSATO
Note:L AUTOMOBILISTA TARTASSATO..m..AMBIENTALISTA ILLUSO
Note:Ttttttttt
Note:ARROW
Note:TASSARE I TALENTI. COME SPOSTARE I BLOCCHI DI PARTENZA AI 100METRISTI A SECONDA DEL LORO TALENTO...NN TASSE SUL LAVORO MA SULLA NATURA
Note:IL BELLO DELLA LUMP TAX
Note:ES. SI LUMP TAX
Note:IL MONDO IDEALE...MA È POSSIBILE?
Note:Cccccccccccc
Note:Tttttttttt
Note:O DUBBI DI NOZICK
Note:CASO CHMBERLIN
Note:TIGER WOOD....SOLUZIONE TASSA SUL TALENTO
Note:FALLIMENTO DELLA TASSA SUI REDDIT
Note:CONCLUSIONE
Note:IL TIPICO PROBLEMA E LA SOLUZIONE SBAGLIATA
Note:TASSARE LA RIGIDITÀ E SUSSIDIARE I POVERETTI
Note:+ REDSISTRIBUZIONE
Note:LAVORA SULLA PARTENZA NN SULLA GARA...TASSA LA NATURA NN LO SFORZO
mercoledì 10 settembre 2014
Le virtù dell’ ipocrisia
L’ altro giorno, al ristorante, parlando del più e del meno con Sara, mi è capitato di tessere le lodi dell’ ipocrisia.
Una sua collega poco diplomatica aveva scatenato un putiferio nell’ ambiente lavorativo. Ma perché!? Perché lei non è… non è un’ ipocrita.
Un po’ come quella sgradevole rompi balle dell’ Antonella Elia sull’ Isola dei Famosi.
Da lì è partita la mia apologia di questo “difetto con molte eccezioni virtuose”.
Ecco poi che ieri, navigando qua e là su internet, mi sono imbattuto in una dura condanna dell’ ipocrisia priva di “distinguo” a cura di Padre Giovanni Cavalcoli, Sacerdote e teologo dell’ Ordine dei Domenicani.
Mi sono un po’ indispettito (si fa per dire) ma soprattutto incuriosito.
***
Nel denunciare i vizi dobbiamo essere prudenti, non solo perché rischiamo di non vedere la famosa “la trave” ma anche perché non esiste niente di più pericoloso che pretendere di isolare un vizio e formularne una condanna assoluta.
Recentemente il gesuita Papa Francesco in persona ha condannato risolutamente il dire ipocrita. Tuttavia, un gesuita che condanna l’ ipocrisia è uno spettacolo raro visto che proprio loro ci hanno insegnato per secoli le virtù contenute in questo difetto. Il “simula et dissimula” non è il loro motto solo perché nella scelta del motto ha prevalso… una certa prudenza tipicamente “ipocrita”. Quindi sotto questa condanna qualcosa bolle in pentola, non riesco a prenderla del tutto sul serio.
Ma Padre Giovanni è un Domenicano.
Torniamo quindi a lui, vediamo su quale definizione di ipocrisia si esercita:
… l’ipocrisia è quell’atteggiamento per il quale il soggetto, per ottenere approvazioni od onori dagli onesti, assume all’esterno un modo di pensare o di agire apparentemente onesto, ma internamente, “sotto sotto”, come si suol dire, l’intenzione è cattiva, ingannevole e dannosa nei confronti di quegli stessi onesti. Si tratta dunque di una forma di finzione o simulazione, che si propone di ottenere un successo mondano acquistandosi una fama immeritata di virtù…
Che delusione.
Non ci vuole molto a condannare chi “simula l’ onestà con intenti disonesti”.
Da cosa dovremmo “guardarci” prima di esprimere la nostra disapprovazione verso chiunque si comporti in questo disdicevole modo.
La definizione data da Padre Giovanni Camaldoli è inservibile, non ci aiuta a progredire di un passo.
Prendete invece una definizione più costruttiva e legata all’ etimologia, per esempio questa:
… ipocrita è colui che simula un certo comportamento nascondendo i suoi reali interessi… chi sfrutta le apparenze occultando così la sostanza delle sue intenzioni… chi simula certi comportamenti per ottenere certi scopi che tiene ben nascosti ai terzi… chi agisce in modo torbido coltivando nel suo cuore segreti che non intende condividere col prossimo…
Questa sì che è una definizione neutra.
Con una definizione del genere possiamo esercitarci sul serio e capire cosa c’ è da salvare in questo vizio senza dover concludere banalmente che “chi agisce con intenti disonesti è disonesto e da condannare”.
***
Leggo sul Corriere della sera:
… no alle bici contromano sulle strade italiane… così non si aiutano i ciclisti ma facciamo loro del male… li mettiamo in pericolo…
E via discorrendo.
Da ciclista/automobilista/pedone ho subito drizzato le antenne quando il titolo è comparso sotto i miei occhi.
Seguo la vicenda e so che oggi siamo in un limbo: non si sa bene se sia consentito andare con la bici contromano o sui marciapiedi. In genere si ritiene di no, ad ogni modo un vigile pieno di zelo che ti impartisce un’ umiliante ramanzina lo trovi sempre, e magari trovi pure quello che ti fa la multa (il gettito tasi è stato deludente dalle nostre parti).
Altrove leggo però che il numero di incidenti in cui sono coinvolti ciclisti circolanti contromano è infinitesimale. Praticamente irrilevante se paragonato ai numerosi incidenti che abbattono ciclisti senza macchia ligi a legge e senso di marcia.
Eppure, per mia esperienza, le bici che viaggiano contromano nel centro cittadino sono una marea. D’ altronde, avrebbe davvero poco senso cercare di evadere il traffico con la bici e poi non poter andare contromano per le vie del centro che sono praticamente tutte a senso unico. Seeee, e poi? Dimmi che devo prendere la tangenziale e la facciamo finita.
Quanto ai rischi, anche qui l’ introspezione conferma; dopo una lunga carriera di ciclista urbano, ripenso alle situazioni di pericolo: non me ne viene in mente neanche una in cui percorrevo la strada contromano, eppure ci vado spesso.
Ma perché così pochi incidenti? Perché così pochi rischi?
L’ ipotesi più probabile è che andando contromano il ciclista sia molto più attento e prudente.
E’ un’ ipotesi che mi sento di confermare in pieno: quando imbocco una strada contromano ho gli occhi spalancati (anche dietro) e non di rado procedo a passo d’ uomo. Tutti i miei sensi sono tarati al massimo della ricettività. Difficile che in queste situazioni corra dei pericoli reali. E se la situazione si fa davvero critica… ooop, eccomi sul marciapiede come un pedone qualunque :-).
Per contro, i pedoni investiti sulle ciclabili da ciclisti fischiettanti che procedono con la sicumera di chi crede di potersi permettere una testa fra le nuvole, non si contano. Così come pure i ciclisti integerrimi ribaltati da portiere aperte all’ ultimo momento: la coscienza troppo a posto crea sonnolenza e ritarda i riflessi.
Nulla di nuovo sotto il sole. E’ lo stesso motivo che spiega perché la gran parte degli incidenti automobilistici avviene vicino a casa: quando ci sentiamo più sicuri ci rilassiamo e patatrac.
Ma se le cose stessero davvero così che fare, vietare o no?
Da un lato il divieto produce solo danni: “evita” incidenti che già oggi non ci sono per comprimere comodità notevoli.
Dall’ altro, questo basso numero di incidenti è probabilmente dovuto anche al fatto di ritenere che esista un divieto implicito a certi comportamenti sulla strada e quindi, quando li si adotta, si è molto prudenti.
Da ultimo, qualora si decida di non vietare, ora che la questione è sul tavolo, ci sarà un liberi tutti. Si potrà ritenere che la circolazione contromano sia stata esplicitamente concessa, cosicché il “contromanista” si trasformerà da vigile e furtivo utente della strada in un pericoloso “rilassato” voglioso di rivendicare i suoi risarcimenti) al primo incidente o i suoi diritti al primo automobilista che “stringe”.
In queste condizioni, qual è la soluzione ottima per il bene della comunità?
Solo una: l’ ipocrisia.
Si vieta in teoria ma si chiude un occhio di fatto. Si minaccia al Ministero ma non si punisce sulla strada.
Il ciclista continua a fare quello che faceva prima, impaurito – e quindi prudente - come prima. Lo farà perché capirà presto che di fatto nessuno glielo impedisce, d’ altronde saprà di essere formalmente in torto marcio, senza contare le responsabilità al minimo inconveniente.
Solo questa soluzione “ipocrita” crea quell’ ambiguità necessaria a minimizzare i rischi conservando le comodità.
Sono le virtù dell’ ipocrisia, baby.
Nell’ ipocrisia rientra anche il fatto che nessuno dovrà mai accennare che si è scelta questa via, ovvero la via ottima per il bene comune. Se la cosa trapelasse verrebbe presa come un’ “autorizzazione esplicita” e tutti i benefici sparirebbero.
Bisognerà che il politico “simuli”, che sbandieri altre intenzioni ben sapendo che in realtà si è affidato alle “virtù dell’ ipocrisia”.
Diciamo che il consiglio dei Ministri chiamato a queste scelte sarebbe meglio non trasmetterlo in streaming. Con buona pace di Grillo.
Ma forse… forse a pensarci bene nemmeno è necessario. Un ministro “ipocrita dentro” (tra i politici non manca la materia prima e forse proprio Lupi fa il caso nostro) magari crederà lui stesso in prima persona nella simulazione che dovrà inscenare. Tanto meglio, ci guadagniamo in credibilità. Oltretutto, miracolo, un ministro così pronto all’ autoinganno cesserà automaticamente di essere un ipocrita: mica mente, mica edulcora un tipo così. Ma qui andiamo a tutta velocità verso l’ essenza della politica, meglio fermarsi, mi gira la testa.
*** continua (forse)***
I prossimi due capitoli:
1) Perché l’ Onda Verde deve essere ipocrita per ottimizzare la circolazione del traffico sulle strade italiane?
2) Perché il contrasto nella Chiesa tra Fondamentalisti e Tradizionalisti puo’ essere ricondotto ad un contrasto sul valore dell’ ipocrisia?
venerdì 17 gennaio 2014
What Virtue Privacy?
'via Blog this'
E' molto difficile difendere la privacy. Cos' hai da nascondere? Perché ti vergogni?
Uno potrebbe dire: "mi vergogno punto e basta". Ma non sarebbe una gran difesa.
Ma la privacy va davvero difesa? E perché?
Risposta: sì, va difesa. Va difesa perché, per esempio, serve ad evadere le tasse.
No, non è come pensate. E allora preciso meglio: serve ad evadere una quota di TASSE GIUSTE.
Più in generale: serve alla nostra ipocrisia. E una certa dose di ipocrisia è un bene sociale primario.
Hanson sorprende sempre.
Parte dalla difesa ingenua che Nagel fa della privacy: serve ad evitare conflitti.
Poi nota che il male individuato sono le norme sociali che creano quei conflitti. Senza conflitti non occorrerebbe nemmeno la privacy.
Poi si chiede: ma perché mai delle società efficienti hanno norme che creano conflitti? Se dobbiamo proprio evitare i conflitti colpiamo le norme anziché aggirarle con la privacy.
Risposta alla prima domanda: perché sono norme che hanno anche molti pregi, tra cui anche quello di poter essere aggirate quando serve grazie all' ipocrisia.
Esempio, noi tutti sappiamo che la sincerità è un grande bene ma sappiamo anche che mentire in certe occasioni contribuisce al bene della società. Ci sono molti esempi di profezie che si autoavverano: il politico che dipinge un panorama roseo pur sapendo che le sue descrizioni sono infondate; così facendo potrebbe ingenerare quella fiducia necessaria a far sì che il futuro da lui dipinto si realizzi. Ecco come un discorso ipocrita diverrebbe il vero motore dello sviluppo di un paese. Quel politico sarebbe un buon politico a disposizione del paese ma sarebbe anche un politico bruciato se viene pubblicamente detto e creduto che si tratta di un ipocrita. La situazione è piuttosto spinosa e per dominarla traendo il bene da una parte e dall' altra non è facile, l' ipocrisia deve essere sottile e generalizzata in tutta la comunità.
La complessità deriva dal fatto che la norma sociale della "sincerità" va comunque preservata. Resta pur sempre una buona norma, se temperata da una certa dose di ineffabile ipocrisia.
L' Homo Hipocrytus sa trarre il meglio in una situazione del genere e la privacy lo aiuta nell' adempiere ad un compito previdenziale. Se infatti il politico di cui sopra fosse intercettato e la sua ipocrisia sbattuta in faccia a un paese che a quel punto non potrebbe più contribuire apportando la sua buona dose d' ipocrisia, il paese stesso sarebbe spacciato.
Lo stesso dicasi per l' evasione fiscale: noi tutti sappiamo che le tasse servono e pagarle è un dovere civico, ma sappiamo anche che in certi contesti il bene del paese è meglio servito dall' evasione. Fortunatamente l' homo hipocrytus è il meglio attrezzato per tenere insieme queste due verità.
Infatti l' uomo è un animale dal cervello enorme, proprio cio' che chiede l' ipocrisia per emergere e raffinarsi. Conoscete forse animali ipocriti? Per gli animaly la privacy non ha una funzione sociale. Forse è per questo che fanno i loro bisogni in pubblico?
***
Altra giustificazione della privacy: il fallimento sarebbe troppo costoso senza privacy, il che ci impedirebbe di proverci, ma una società innovativa è una società che ci prova in tutti i campi.
lunedì 27 giugno 2011
Una strana campagna elettorale
Nei post precedenti mi sono innamorato delle spiegazioni che mettono l’ invidia al centro dei comportamenti umani.
Molti non sono d’ accordo. Ricordo anche di aver sentito non so più dove confutazioni che hanno del geniale.
Esempio. Se gli uomini sono invidiosi e quindi interessati alla ricchezza relativa, perché i politici si vantano tanto di aver aumentato la ricchezza assoluta?
Sarebbe più logico che si rivolgessero alla gente dicendo: “Votate per me. Sono in carica da quattro anni e le cose non sono mai andate così male!”.
Nessuno voterebbe chi ha peggiorato la propria situazione economica, ma chi entra in cabina sa già che è migliorata.
Proclamando di aver peggiorato quella degli altri, un politico si renderebbe solo interessante agli occhi di un invidioso.
La confutazione fila, senonché postula che l’ invidia si presenti allo stato puro; è facile invece che porti con sé l’ ipocrisia: l’ invidioso non vuole essere trattato come tale e un politico che lo facesse in modo scoperto potrebbe pagarla cara.
L’ abbinamento non è solo facile, è anche logico: l’ invidia è un sentimento socialmente distruttivo e occultarlo con l’ ipocrisia conviene sempre.
mercoledì 22 giugno 2011
Genesi dell’ ipocrisia
Beati i poveri di spirito, dice l’ evangelo, e mi sia consentito d’ interpretare questa beatitudine come una maledizione contro l’ ipocrisia.
Poiché a una simile invettiva nessuno oserebbe opporsi, cerco di estendere il dominio della maledizione nella speranza di fomentare un fertile disaccordo.
Da dove nasce l’ ipocrisia, a chi e a cosa puo’ essere imputata?
Per abbozzare una risposta mi faccio aiutare da un sommo conoscitore di epoche in cui l’ ipocrisia trovò la massima fioritura:
[Giovanni Macchia – La scuola dei sentimenti. Il teatro francese sotto Luigi XIV – Editori Riuniti]
Dopo l’ ascolto del maestro, l’ impressione è che nella genesi sia in qualche modo implicata un’ attenzione spasmodica al linguaggio, un’ attenzione che, non lo nego, nella sua fase iniziale puo’ avere anche intenti nobili.
Il lato lunare delle parole sopravanza sempre più quello solare, si scopre che l’ ombra è altrettanto feconda che la luce, se non di più.
La comunicazione guadagna lentamente il centro della scena.
C’ è una sorta di insana ossessione per i sentimenti risvegliati dalle sfumature espressive. Nel linguaggio si confida molto, al punto da vederlo come uno strumento di governo (politically correct?).
Lo si analizza e lo si viviseziona innamorandosi di dense concettosità che fanno tremare chi è chiamato ad aprire bocca: costui sa bene cosa dirà ma è totalmente all’ oscuro di cosa segnalerà.
La parola è cesellata in modo estenuato. Un’ opera alacre il cui prodotto finito sono delle vere e proprie maschere da mettere o togliere a seconda delle evenienze.
Con l’ avvento dei mafiosetti, le strizzate d’ occhio abbondano, le polisemie si moltiplicano e i sensi vengono continuamente arricchiti, rimpolpati, appesantiti e resi problematici.
Il disinteresse o lo scetticismo per i riferimenti esterni fa assurgere a capolavoro l’ ornamento e la cornice. Siamo presto circondati da esperti che dicono e spiegano troppe cose. Indagatori schematici chiamati a squadrare la giungla.
Prende piede il gusto per il difficile (cosa segnala quel sorrisetto? a cosa allude la grinza sul naso?)
La carta millimetrata avvolge tutto, la spigolosità del reale viene smussata dall’ analisi, le cose sembrano scomparire, il loro gaio fracasso sfuma, si giace su una coordinata e non più nel “qui ed ora”, il territorio si dissolve intorno ai nostri piedi.
Resta solo la mappa contornata dai suoi esegeti che, rinchiusi in una cella astratta, s’ impastoiano nell’ infinito dibattito su segni e parole.
Tutta la metamorfosi del reale si svolge al chiuso: l’ asfittica aula del professore, l’ arida mente di uno spin doctor (Mazarino? Rondolino?). Manca il tempo per vivere e sperare, quando si è chiamati ad interpretare.
L’ ermeneuta, nel suo lento discorso, espone la ricetta per ottenere un “tono medio” in grado d’ insinuarsi in una classificazione precedentemente stilata e che sembrava definitiva.
Qualcun altro è destinatario della sottile consulenza, ma il vero divo è lui. Fa niente se pochi capiscono, lui parla per un’ elite e presto parlerà solo per il Re.
Il sentimento è visto come un punto debole da proteggere o da sfruttare; è una realtà gesuitica in cui vince chi governa al meglio il gioco del simula et dissimula.
Il sentimento e l’ istinto esistono solo in rapporto alla ragione che li scopre, che li scruta e li ingigantisce. Poi li usa con raffinata astuzia. Talmente raffinata da non saper evitare polveroni moralistici in cui denunciato e denunciante si confondono.
***
A questo punto parte la difesa d’ obbligo dell’ ermeneuta: non sono io barocco, è il mondo ad esserlo.
Dici?
Io e l’ evangelo pensiamo invece che potrebbe esserlo molto meno se solo indirizzassimo i nostri sforzi altrove (betting, not talking) anziché impegnarci in una schermaglia linguistica destinata all’ escalation entropica.
mercoledì 26 maggio 2010
Intercettateci tutti!
"Intercettateci tutti... non abbiamo nulla da nascondere".
Personalmente ci sono cose che non direi neanche al mio amico immaginario (che è un coniglio gigante), ma forse non ho la schiena abbastanza dritta e mi manca il coraggio delle mie opinioni.
Ci sono anche cose che non direi mai se solo mi guardassi dritto negli occhi, ma forse sono solo un timidone che balbetta quando è interpellato senza filtri.
Possibile però che nella sensibilità generale il diritto alla privacy sia caduto così in basso? Ma cosa tutela in fondo questo diritto? Solo il pudore dei timidoni e la vigliaccheria degli asserviti? Nulla di più? I contenuti sfuggono a molti e urge tornare al prezioso insegnamento di Timur Kuran:
"... siete alla festa data dal vostro capo, proprio quello che a breve dovrà prendere decisioni molto importanti per la vostra carriera lavorativa. Vi accoglie mostrandovi la sua casa, è particolarmente orgoglioso del soggiorno recentemente imbiancato ricorrendo ai pallidi colori naturali, tesse le lodi di se stesso per la perspicacia di una similescelta. Voi annuite, vi mostrate piacevolmente sorpreso da una simile soluzione, in realtà gli smorti colori naturali non vi fanno una grande impressione, c' è qualcosa che non vi appaga, spengono l' ambiente. Ma su questa "strana" impressione non parlereste neanche sotto tortura. A tavola si discute animatamente della recente crisi finanziaria, per il boss la speculazione internazionale è il motore immobile di tutto ed andrebbe colpita senza aspettare; concedete molti argomenti tenendo a freno le numerose riserve a cui pensate. E' mezzanotte ma non osate sloggiare per primi dalla festa, dopo che i più temerari se la sono svignata vi accostate al vostro ospite accampando impegni aurorali per l' indomani senza mai smettere di complimentarvi per la riuscita della serata. Uscite a marcia indietro dalla porta d' ingresso sempre con un nuovo ossequio in bocca. Chiudete la porta, chiudete gli occhi, sbuffate e andate verso casa tentando di scongelare il sorriso che avete tenuto per tutta la serata e che ancora stenta a disarticolarsi...".
A cosa siete ricorsi? Alla menzogna? All' ipocrisia? All' autocensura? All' eufemismo? All' insincerità?
Nel suo libro più famoso (che ho appena finito di leggere) Kuran preferisce usare per l' occasione un' espressione ad hoc: falsificazione delle preferenze personali.
Chi sa cosa sia la falsificazione delle preferenze personali sa che l' Opinione Pubblica non coincide con quel che pensa la società.
Chi sa cosa sia la falsificazione delle preferenze sa che se protratta a lungo in via esclusiva si trasforma in una falsificazione della conoscenza fino a coincidere con quel che pensa veramente la società.
Ecco a cosa serve la privacy: a fare in modo che chi falsifica le proprie preferenze continui a coltivare quelle occulte in privato e al di fuori da ogni pressione sociale in modo da conservarle e rispolverarle al momento opprtuno quando il clima sociale glielo consentirà.
Ancora Kuran:
"... dovrebbe destare meraviglia il crollo a domino dei regimi comunisti, dovrebbe stupire che gli Stati Uniti nel giro di un secolo siano passati dal tabù sulla schiavitù a quello sull' affirmative action... eppure chi conosce e studia il fenomeno della "falisificazione delle preferenze" non si stupisce affatto, sa bene che l' Opinione Pubblica viaggia su montagne russe impervie... chi assiste agli sconquassi provocati dai mutamenti sociali repentini pensa di cavarsela a buon mercato invocando il "gradualismo", peccato che questa medicina sia spesso indisponibile per vie delle Montagne Russe di cui si è appena detto..."
Bene, la privacy garantisce che le preferenze continuino a vivere dietro la maschera dissimulatoria, e, così facendo, contribuisce all' esistenza delle Montagne Russe di cui sopra. E' un contributo trascurabile?
Non penso che la nostra privacy sia così in pericolo, però smettiamola di cantare uno slogan perverso come quello del titolo, dimostra solo ignoranza e disprezzo per la dimensione privata della persona.
giovedì 29 aprile 2010
Homo Hypocritus
Pare che alcune persone passino dal medico un giorno sì ed uno no, la farmacia è per molti adulti quello che per i bambini è il negozio dei giocattoli. C' è chi ama cazzeggiare davanti al PC e chi lo fa in ambulatorio. E' chiaro che tutto cio' ha ben poco a che fare con la salute.
Lo scollamento tra spesa sanitaria e salute ha nella mia vita molteplici conferme.
Vi faccio sentire la nostra ginecologa solo qualche giorno fa: "... forse sarebbe meglio fare anche gli esami X e Y... più che altro per non avere nessun senso di colpa qualora dovesse succedere che...".
Capito? Gran parte degli esami verrebbero prescritti per una questione psicologica, e proprio per una questione psicologica io, se devo essere sincero, non mi sento di declinarli. Ringrazio dio di aver incontrato un medico che parla chiaro.
Le forbici di Tremonti sono in cerca di qualcosa da "tagliare". Cavolo, consiglio vivamente di guardare alla spesa sanitaria, si potrebbe dimezzare se solo la psicologia cedesse spazio alla razionalità.
Ma se non spendiamo per curarci per cosa spendiamo?
Robin Hanson dice che spendiamo per segnalare (a noi e agli altri) la cura che abbiamo di noi stessi: siamo diligenti nella cura della nostra persona, ci piace dirlo e dircelo.
I veri motivi non li so, per ora mi basta sapere che non spendiamo (molto) per curarci.
Ma il giochino del rovesciamento motivazionale non si limità alla "salute".
C' è chi spiega la società mettendo al centro l' egoismo dell' uomo (parlo degli economisti).
C' è chi punta tutto sull' invidia.
Che non sia invece l' ipocrisia il sole attorno al quale orbitano tutti i pianeti?
Le cose si fanno e non si dicono, i più allenati riescono a non dirle neanche a se stessi. Siamo degli ipocriti che inseguono X per catturare Y; se tra noi c' è un uomo rosso anzichè blu, meglio non farne parola, chi sa tacere presto riuscirà anche a non vedere, l' evoluzione spesso premia questo genere d' ipocrisia.
Davide direbbe "in base a quale diritto parli delle intenzioni altrui"?
La risposta sarebbe facile: in base al diritto di avere delle idee.
In fondo però concordo con lui: si risulta antipatici non prendendo sul serio le motivazioni altrui.
Allora non resta che affrontare la questione empiricamente, e quella montagna di coriandoli che esce dalle farmacie e che ci tocca sommare meticolosamente in questo periodo è già una piccolissima prova.