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martedì 19 novembre 2019

IPOCRALISSE

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IPOCRALISSE
FATTO 1: La tecnologia in grado di "leggere" i nostri sentimenti fa passi da gigante: interpretazione delle espressioni facciali, degli sguardi, della scelta delle parole, del tono di voce, dei tic nervosi, ma anche accertamento della sudorazione e vera e propria lettura della mente. Presto saremo un libro aperto e in molti non ci chiederanno il permesso per "leggerci", potranno farlo a distanza negli ambienti pubblici. Difficile difendersi: occhiali scuri? burqas? modulazione elettronica della voce? Mah.
FATTO 2: l'ipocrisia è uno dei perni della convivenza civile. Noi vogliamo essere riconosciuti esibendo sentimenti socialmente ammirevoli. Tendiamo anche a sottostimare il nostro livello di ipocrisia perché l'arte dell'esame di coscienza è stato travolto dall'arte dell'auto-inganno. Esempio di oggi: a me, parlando francamente, non frega niente di Venezia che sta andando sott'acqua ma in pubblico mostro un minimo di interesse e di apprensione per la cosa. Alla fine l'auto-inganno prevale sulla coscienza e mi percepisco come persona civile.
Tesi: i due fatti sono in conflitto e alla lunga genereranno una forma di collasso sociale (Ipocralisse).
Pensate quanto sia importante mascherare i propri sentimenti per difendersi: lo fa il bambino per non essere bullizzato ma lo facciamo anche noi con figli, e lo facevamo con i genitori. Ci proteggiamo dai venditori come dai molestatori, evitiamo i conflitti con i colleghi. Pensate poi ad un boss che prenda coscienza di quanto poco è rispettato. S'incazzerà? La chiesa potrebbe misurare la vostra fede (e scomunicarvi) e l'esercito il vostro giuramento (e degradarvi con disonore).
Ma la tecnologia avanzerà gradualmente e troveremo un modo per adattarci, non vedo questi come problemi insormontabili, non è da lì che arriverà il collasso. Magari sceglieremo più oculatamente le nostre compagnie e gli ambienti da frequentare.
Il problema vero sono le numerosi leggi ingiuste, quelle a cui si sfugge con l'ipocrisia ma che domani - con la lettura dei sentimenti - chiederanno di essere applicate sul serio. Immaginate una legge sull'odio, migliaia di odiatori "in sonno" - imprenditori, dirigenti d'azienda, padri di famiglia... - domani saranno in manette. Pensate alle leggi sulle molestie sessuali, quelle per cui non puoi "provarci due volte", come verranno considerati certi sguardi segnalati dalla tecnologia? Un modo di provarci ancora? E come certi pensieri concupiscenti? In un mondo ragionevole si troverebbe forse una soluzione ragionevole, ma noi non viviamo in un mondo ragionevole.
Ma perché queste leggi disfunzionali proliferano? Perché sono simboliche, non servono a risolvere i problemi bensì ad essere supportate, ovvero a consentire a qualcuno di gridare "sono contro gli odiatori" (anche le leggi contro la droga e la prostituzione sono di questo tipo). Finché l'ipocrisia le rende inapplicabili nulla di male, ma quando l'ipocrisia on ci sarà più?
Considerate ancora le leggi contro il sessismo e il razzismo, poiché esattamente come voi sono sia sessista che razzista questo significa che farò una brutta fine? E se saranno raccolti dati statistici in grado di profilarmi significa che non troverò più un lavoro? Puniremo l'uomo bianco perché ha una bassa opinione dell'uomo nero? L'impressione è che l'applicazione delle leggi simboliche (o "idee lussuose") porterà pochi benefici e molti guai.
Questa tecnologia crescerà lentamente ma questa non è una buona notizia come nel caso precedente. Cio' significa infatti che dapprima si registreranno successi notevoli: verrà scovato il prete pedofilo, smascherato lo stupratore seriale, incastrato il razzista armato. Questi successi incoraggeranno ad andare oltre, fino al collasso sociale, fino all'ipocralisse.

mercoledì 25 settembre 2019


Qualche giorno fa un consulente educativo ha denunciato tutto il male portato nel mondo dai "maschi bianchi". Era un maschio bianco pure lui, eh. Per curiosità, volevo vedere se questa persona che crede tanto nella diversità era coerente. Nel giro di pochi minuti, ho scoperto che viveva in un quartiere bianco al 94% in una citta bianca al 78%. Questa persona - l'autore di Reaching and Teaching Students in Poverty: Strategies for Cancelling the Opportunity Gap e Case Studies on the Diversity and Social Justice Education - non se la passa male. La casa in cui vive ha un valore di $ 456.000 in una città in cui il valore medio della casa è di $ 280.100. Ho fatto solo un esempio, queste persone sposano dei bianchi, vivono tra bianchi e i loro amici sono quasi tutti bianchi, nel frattempo parlano continuamente di come le persone non bianche siano fantastiche e ci arricchiscano! https://feedly.com/i/entry/54BMp4PRpfGpZgJrJ0T5blULTdimg4gCgsikrRGjEsQ=_16d658282af:17605f9:ad5391a1

sabato 3 febbraio 2018

Trionfo dell'ipocrisia

Per lo psicologo evoluzionista abbiamo solo un obbiettivo: esercitare il “sesso da riproduzione”. Poiché dedichiamo solo pochi minuti all’anno a queste pratiche, tutto il resto si deve spiegare solo in termini di ipocrisia. Vasto programma.
L’arte è ipocrisia, la scienza è ipocrisia, la scuola è ipocrisia, la politica è ipocrisia, l’economia è ipocrisia… è il trionfo dell’ Homo Hypocritus.
E’ un tipo strano lo psicologo evoluzionista, però, devo ammetterlo, ci aiuta a capire meglio le stranezze di arte, scienza, scuola, politica, economia, eccetera.
Human beings are primates, and primates are political animals. Our brains, therefore, are designed not just to hunt and gather, but also to help us get ahead…
AMAZON.COM

giovedì 3 marzo 2016

3 Perfect Markets and the ‘World of Truth’ - The Undercover Economist by Tim Harford

3 Perfect Markets and the ‘World of Truth’
Note:La verità: la preferenza rivelata dai comportamemti.La sincerità conduce all' efficienza: le tasse sono un' interferenza nel mondo della verità. ovvero cambiano i comportamenti e impediscono alle preferenze di emrrgereI prezzi informano x' sono pagati volontariamentePrezzo + competitività => verità precisaCompetenze nella scuola pubblica e nella scuola privataLiberismo e verità: metti i soldi dove metti la lingua (la doppia funzione dei prezzi)Tassa ottima: lump tax (impraticabile di fatto)

Note | Location: 995
3@@@@@@@@@@@@@@preferenza rivelata ...comportamentismo.interiorità...olimpiade...ipocrisia...fisco ideale

Yellow highlight | Location: 996
Consider the film Liar, Liar, which tells the story of Fletcher Reede. As a result of his son’s birthday wish, Fletcher Reede finds that he is compelled to tell the truth for twenty-four hours. This is problematic for Fletcher because he is a lawyer – or a liar, as his son understands it
Note:LIAR LIAR CON JIM CARREY....HOMO BHYPOCRITUS

Yellow highlight | Location: 1,000
free markets are just like Fletcher Reede’s son – they force you to tell the truth.
Note:MACCHINA DELLA VERITÀ

Yellow highlight | Location: 1,001
we will discover that a world of truth leads to a perfectly efficient economy,
Note:LA VERITÀ È EFFICIENTE

Yellow highlight | Location: 1,004
As we’ll see, taxes are like lies: they interfere with the world of truth.
Note:LE TASSE. DEMONIETTO MENZOGNERO

Yellow highlight | Location: 1,007
So, let’s buy a cappuccino in the world of truth.
Note:UN CAPPUCCINO NEL MONDO DELLA VERITÀ.....DISCRIMINAZIONE DI PREZZO

Yellow highlight | Location: 1,009
‘What’s the most you’re willing to pay for this coffee?’
Note:SCANNER

Yellow highlight | Location: 1,012
‘How much did those coffee beans cost?’
Note:Cccccccx

Yellow highlight | Location: 1,017
more killer question:
Note:LA DOMAMDA CHIAVE

Yellow highlight | Location: 1,018
‘Are any other places within thirty yards selling coffee like this?’
Yellow highlight | Location: 1,021
Prices are optional, which means they reveal information
Note:Tttttttttt

Yellow highlight | Location: 1,022
There’s a basic truth incorporated into any system of prices. That truth comes from the fact that stores and consumers do not have to buy or sell at a given price – they can always opt out.
Note:OPT OUT

Yellow highlight | Location: 1,032
Now you can begin to see why I say that prices ‘tell the truth’ and reveal information. In a free market, all the buyers of coffee would prefer to have coffee than the money the coffee cost, which is shorthand for saying they prefer coffee to whatever else they might have spent 60p on.
Note:COSTO OPPORTUNITÀ

Yellow highlight | Location: 1,037
anything that is paid for outside the market – for example, the Olympic Games in London in 2012. The Games will cost around £10 billion, most of which will come from taxpayers. Maybe this is a good use of money, and maybe not. It’s not clear how we find out.
Note:FUORI DAL MERCATO. NEBBIA.....OLIMPIADI

Yellow highlight | Location: 1,042
Perfect markets: the truth, the whole truth and nothing but the truth
Note:Tttttttttttt

Yellow highlight | Location: 1,050
the price is not conveying a vague fact (‘this coffee is worth 60p, or more, to the buyer, and it cost the coffee bar 60p, or less’) but a precise truth (‘this coffee cost the coffee bar exactly 60p’).
Note:FATTO VS VERITÀ....VERITÀDI PREFERENZA + VERITÀ DI COSO

Yellow highlight | Location: 1,090
Companies are making things the right way. Any company that wastes resources, over-produces or uses the wrong technology will go out of business.
Note:INFO => EFFICIENZA...VERITÀ

Note | Location: 1,095
IL PREZZO GIUSTO

Yellow highlight | Location: 1,095
Things are being made in the right proportions. If too much coffee were being produced, manufacturers would cut prices;
Note:QUANTITÀ

Yellow highlight | Location: 1,099
Things are going to the ‘right’ people. The only people who buy products are the people who are willing to pay the appropriate price.
Note:A CHI

Yellow highlight | Location: 1,104
you can’t get more efficient than a perfectly competitive market.
Note:SPRECO ZERO

Yellow highlight | Location: 1,106
Life without markets
Note:Ttttttttttttt

Yellow highlight | Location: 1,112
the non-market system also has some disadvantages. For instance, if a police officer is rude or incompetent, you don’t have the option to shop for a different police force. If you think that the level of police protection you receive is excessive, it’s not up to you to cut back a bit. Neither can you spend more if you decide that you’d like extra service. No, you have to lobby your local politicians and hope they consider your demands.
Note:NO EXIT STRATEGY

Yellow highlight | Location: 1,115
Government-provided schooling is another example of a non-market service that many of us use.
Note:ESEMPI SCUOLA E POLIZIA

Yellow highlight | Location: 1,120
In Britain, government-run religious schools often have the best academic records, so atheists take their children to church every Sunday in order to get good references from priests and get their children into these schools.
Note:DISTORSIONE ATEI IN CHIESA...UN ESEMPIO D IPOCRISIA DA CARENZA DI MERCATO

Yellow highlight | Location: 1,127
It seems that there is a willingness to pay for good schools, and we see it emerge because house prices are higher in the areas of schools with the best reputation. The non-market system, which gives preference to local children, channels the money that parents are willing to pay for a good school into the hands of property owners near existing good schools. This hardly seems sensible. A market system would simply direct the money to pay for more good schools.
Note:L IMMOBILIARISTA E LA SCUOLA

Yellow highlight | Location: 1,130
The signalling function of prices
Note:Ttttttttttt

Yellow highlight | Location: 1,131
In a market system, prices provide a way of deciding who gets to enjoy a limited supply of schools: whoever pays most gets to send their children to the best schools, an uncomfortable state of affairs, which the government-school system is designed to prevent. But prices also give the signal to build more schools, hire more teachers or raise their wages if they’re in short supply, and buy better materials. In the longer term, a price system will transform a high willingness to pay for good schools into a lot of good schools, just as surely as it will transform a high demand for coffee into a lot of cappuccino.
Note:COSTRUIRE NUOVE SCUOLE?

Yellow highlight | Location: 1,137
The difficulty is that politicians hear that we want good schools, but they also hear that we want more police on the streets, a better health service, lots of big roads, excellent welfare benefits, low taxes and a double-shot caramel Venti latte. It’s easy for us to demand all of these things, but prices, by forcing us to put money where our mouths are, uncover the truth. Taxes have their advantages, but many don’t contribute to truth
Note:LE TASSE SPINGONO A MENTIRE

Yellow highlight | Location: 1,146
Efficiency versus fairness: can we handle the truth?
Note:Tttttttttttt

Yellow highlight | Location: 1,153
it’s hardly surprising we sometimes prefer the cosy white lies: it is expensive, for example, to heat the house of an elderly lady in Middlesbrough, but we may prefer to subsidise the fuel, not wanting her to face the truth of that expense.
Note:BUGIE BIANCHE

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Why are taxes inefficient? Because they destroy the information carried by prices
Note:IL VULNUS DELLE TASSE

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Cost of cappuccino: 60p Price of cappuccino in perfectly competitive market: 60p Price of cappuccino after tax: 66p Willingness to pay for cappuccino: 63p Cappuccino sold: none Tax raised: zero
Note:ESEMPIO DI DISTRUZIONE VERITÀ

Yellow highlight | Location: 1,168
Taxes are often higher when price-sensitivity is low. For example, the government charges high taxes on petrol and cigarettes, not for environmental and health reasons but because people who buy these products need to drive and are addicted to smoking;
Note:IL FUMATORE TARTASSATO

Yellow highlight | Location: 1,170
(If you think that taxes on petrol are motivated by environmental concerns, think again: despite the environmental impacts of air travel, electricity and domestic heating, 90 per cent of all ‘environmental’ taxes in the UK in 2009 were paid by motorists.)
Note:L AUTOMOBILISTA TARTASSATO..m..AMBIENTALISTA ILLUSO

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Can we enlist markets to help with fairness?
Note:Ttttttttt

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He proved that not only are all perfect markets efficient, all efficient outcomes can be achieved using a competitive market, by adjusting the starting position.
Note:ARROW

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instead of interfering with the markets themselves, the trick is to adjust the starting blocks by making lump-sum payments and levying onetime taxes.
Note:TASSARE I TALENTI. COME SPOSTARE I BLOCCHI DI PARTENZA AI 100METRISTI A SECONDA DEL LORO TALENTO...NN TASSE SUL LAVORO MA SULLA NATURA

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a lump-sum tax doesn’t affect anybody’s behaviour, because there is nothing you can do to avoid it.
Note:IL BELLO DELLA LUMP TAX

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an example of lump-sum redistribution would be to give £500 to everybody whose name starts with H, a policy for which I would be happy to vote.
Note:ES. SI LUMP TAX

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The implication is that in a world of perfect markets, the only thing needed to ensure both fairness and efficiency is a ‘head start’ strategy: a programme of appropriate lump-sum taxes and subsidies that puts everyone on an equal footing.
Note:IL MONDO IDEALE...MA È POSSIBILE?

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The question is, can this be done in practice?
Note:Cccccccccccc

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Impractical examples
Note:Tttttttttt

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political philosopher Robert Nozick deployed a famous argument against taking a view of ‘justice as fairness’.
Note:O DUBBI DI NOZICK

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Chamberlain’s talents made him wealthy; Nozick felt this was ‘just’ because Chamberlain’s wealth was the outcome of legitimate decisions by fans happy to pay to see him play. The situation may have been ‘just’ in Nozick’s sense of the word, but can any situation that leads to a highly unequal distribution of cash be considered ‘fair’?
Note:CASO CHMBERLIN

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Thanks to Kenneth Arrow, we now know that, when faced with a modern-day sports star like Tiger Woods, the solution is to levy a one-time lump-sum tax of several million dollars on him.
Note:TIGER WOOD....SOLUZIONE TASSA SUL TALENTO

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President Franklin Roosevelt introduced an income tax rate of 79 per cent, but the threshold was so high that the tax was paid by only John D. Rockefeller.
Note:FALLIMENTO DELLA TASSA SUI REDDIT

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we shouldn’t abandon the head start theorem quite yet. While we can’t always use lump-sum taxation and redistribution, we can sometimes:
Note:CONCLUSIONE

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A practical example
Note | Location: 1,237
Ttttttttttt

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In a typical winter in Britain twenty-five thousand old people die as a result of inadequate heating. To address this concern, domestic fuel is subject to lower taxes than many other things.
Note:IL TIPICO PROBLEMA E LA SOLUZIONE SBAGLIATA

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Because customers cannot easily cut down on fuel consumption, they are not very sensitive to the price of domestic fuel, hence the government should levy a bit more tax on fuel and a bit less on other goods: customers would not change their behaviour much and so the inefficiency would be small.
Note:TASSARE LA RIGIDITÀ E SUSSIDIARE I POVERETTI

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The simple policy remedy is to raise fuel tax but give extra money to the elderly, money that they could use to switch that heating on and stay warm.
Note:+ REDSISTRIBUZIONE

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The lesson of the head start theorem is that when a problem arises, it’s worth asking whether the problem can be addressed by rearranging the starting blocks rather than interfering with the race.
Note:LAVORA SULLA PARTENZA NN SULLA GARA...TASSA LA NATURA NN LO SFORZO

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mercoledì 10 settembre 2014

Le virtù dell’ ipocrisia

L’ altro giorno, al ristorante, parlando del più e del meno con Sara, mi è capitato di tessere le lodi dell’ ipocrisia.

Una sua collega poco diplomatica aveva scatenato un putiferio nell’ ambiente lavorativo. Ma perché!? Perché lei non è… non è un’ ipocrita.

Un po’ come quella sgradevole rompi balle dell’ Antonella Elia sull’ Isola dei Famosi.

Da lì è partita la mia apologia di questo “difetto con molte eccezioni virtuose”.

Ecco poi che ieri, navigando qua e là su internet, mi sono imbattuto in una dura condanna dell’ ipocrisia priva di “distinguo” a cura di Padre Giovanni Cavalcoli, Sacerdote e teologo dell’ Ordine dei Domenicani.

Mi sono un po’ indispettito (si fa per dire) ma soprattutto incuriosito.

***

Nel denunciare i vizi dobbiamo essere prudenti, non solo perché rischiamo di non vedere la famosa “la trave” ma anche perché non esiste niente di più pericoloso che pretendere di isolare un vizio e formularne una condanna assoluta.

Recentemente il gesuita Papa Francesco in persona ha condannato risolutamente il dire ipocrita. Tuttavia, un gesuita che condanna l’ ipocrisia è uno spettacolo raro visto che proprio loro ci hanno insegnato per secoli le virtù contenute in questo difetto. Il “simula et dissimula” non è il loro motto solo perché nella scelta del motto ha prevalso… una certa prudenza tipicamente “ipocrita”. Quindi sotto questa condanna qualcosa bolle in pentola, non riesco a prenderla del tutto sul serio.

Ma Padre Giovanni è un Domenicano.

Torniamo quindi a lui, vediamo su quale definizione di ipocrisia si esercita:

… l’ipocrisia è quell’atteggiamento per il quale il soggetto, per ottenere approvazioni od onori dagli onesti, assume all’esterno un modo di pensare o di agire apparentemente onesto, ma internamente, “sotto sotto”, come si suol dire, l’intenzione è cattiva, ingannevole e dannosa nei confronti di quegli stessi onesti. Si tratta dunque di una forma di finzione o simulazione, che si propone di ottenere un successo mondano acquistandosi una fama immeritata di virtù…

Che delusione.

Non ci vuole molto a condannare chi “simula l’ onestà con intenti disonesti”.

Da cosa dovremmo “guardarci” prima di esprimere la nostra disapprovazione verso chiunque si comporti in questo disdicevole modo.

La definizione data da Padre Giovanni Camaldoli è inservibile, non ci aiuta a progredire di un passo.

ipocrisia-3

Prendete invece una definizione più costruttiva e legata all’ etimologia, per esempio questa:

… ipocrita è colui che simula un certo comportamento nascondendo i suoi reali interessi… chi sfrutta le apparenze occultando così la sostanza delle sue intenzioni… chi simula certi comportamenti per ottenere certi scopi che tiene ben nascosti ai terzi… chi agisce in modo torbido coltivando nel suo cuore segreti che non intende condividere col prossimo…

Questa sì che è una definizione neutra.

Con una definizione del genere possiamo esercitarci sul serio e capire cosa c’ è da salvare in questo vizio senza dover concludere banalmente che “chi agisce con intenti disonesti è disonesto e da condannare”.

***

Leggo sul Corriere della sera:

… no alle bici contromano sulle strade italiane… così non si aiutano i ciclisti ma facciamo loro del male… li mettiamo in pericolo…

E via discorrendo.

Da ciclista/automobilista/pedone ho subito drizzato le antenne quando il titolo è comparso sotto i miei occhi.

Seguo la vicenda e so che oggi siamo in un limbo: non si sa bene se sia consentito andare con la bici contromano o sui marciapiedi. In genere si ritiene di no, ad ogni modo un vigile pieno di zelo che ti impartisce un’ umiliante ramanzina lo trovi sempre, e magari trovi pure quello che ti fa la multa (il gettito tasi è stato deludente dalle nostre parti).

Altrove leggo però che il numero di incidenti in cui sono coinvolti ciclisti circolanti contromano è infinitesimale. Praticamente irrilevante se paragonato ai numerosi incidenti che abbattono ciclisti senza macchia ligi a legge e senso di marcia.

Eppure, per mia esperienza, le bici che viaggiano contromano nel centro cittadino sono una marea. D’ altronde, avrebbe davvero poco senso cercare di evadere il traffico con la bici e poi non poter andare contromano per le vie del centro che sono praticamente tutte a senso unico. Seeee, e poi? Dimmi che devo prendere la tangenziale e la facciamo finita.

Quanto ai rischi, anche qui l’ introspezione conferma; dopo una lunga carriera di ciclista urbano, ripenso alle situazioni di pericolo: non me ne viene in mente neanche una in cui percorrevo la strada contromano, eppure ci vado spesso.

Ma perché così pochi incidenti? Perché così pochi rischi?

L’ ipotesi più probabile è che andando contromano il ciclista sia molto più attento e prudente.

E’ un’ ipotesi che mi sento di confermare in pieno: quando imbocco una strada contromano ho gli occhi spalancati (anche dietro) e non di rado procedo a passo d’ uomo. Tutti i miei sensi sono tarati al massimo della ricettività. Difficile che in queste situazioni corra dei pericoli reali. E se la situazione si fa davvero critica… ooop, eccomi sul marciapiede come un pedone qualunque :-).

Per contro, i pedoni investiti sulle ciclabili da ciclisti fischiettanti che procedono con la sicumera di chi crede di potersi permettere una testa fra le nuvole, non si contano. Così come pure i ciclisti integerrimi ribaltati da portiere aperte all’ ultimo momento: la coscienza troppo a posto crea sonnolenza e ritarda i riflessi.

Nulla di nuovo sotto il sole. E’ lo stesso motivo che spiega perché la gran parte degli incidenti automobilistici avviene vicino a casa: quando ci sentiamo più sicuri ci rilassiamo e patatrac.

Ma se le cose stessero davvero così che fare, vietare o no?

Da un lato il divieto produce solo danni: “evita” incidenti che già oggi non ci sono per comprimere comodità notevoli.

Dall’ altro, questo basso numero di incidenti è probabilmente dovuto anche al fatto di ritenere che esista un divieto implicito a certi comportamenti sulla strada e quindi, quando li si adotta, si è molto prudenti.

Da ultimo, qualora si decida di non vietare, ora che la questione è sul tavolo, ci sarà un liberi tutti. Si potrà ritenere che la circolazione contromano sia stata esplicitamente concessa, cosicché il “contromanista” si trasformerà da vigile e furtivo utente della strada in un pericoloso “rilassato” voglioso di rivendicare i suoi risarcimenti) al primo incidente o i suoi diritti al primo automobilista che “stringe”.

cicli contro

In queste condizioni, qual è la soluzione ottima per il bene della comunità?

Solo una: l’ ipocrisia.

Si vieta in teoria ma si chiude un occhio di fatto. Si minaccia al Ministero ma non si punisce sulla strada.

Il ciclista continua a fare quello che faceva prima, impaurito – e quindi prudente - come prima. Lo farà perché capirà presto che di fatto nessuno glielo impedisce, d’ altronde saprà di essere formalmente in torto marcio, senza contare le responsabilità al minimo inconveniente.

Solo questa soluzione “ipocrita” crea quell’ ambiguità necessaria a minimizzare i rischi conservando le comodità.

Sono le virtù dell’ ipocrisia, baby.

Nell’ ipocrisia rientra anche il fatto che nessuno dovrà mai accennare che si è scelta questa via, ovvero la via ottima per il bene comune. Se la cosa trapelasse verrebbe presa come un’ “autorizzazione esplicita” e tutti i benefici sparirebbero.

Bisognerà che il politico “simuli”, che sbandieri altre intenzioni ben sapendo che in realtà si è affidato alle “virtù dell’ ipocrisia”.

Diciamo che il consiglio dei Ministri chiamato a queste scelte sarebbe meglio non trasmetterlo in streaming. Con buona pace di Grillo.

Ma forse… forse a pensarci bene nemmeno è necessario. Un ministro “ipocrita dentro” (tra i politici non manca la materia prima e forse proprio Lupi fa il caso nostro) magari crederà lui stesso in prima persona nella simulazione che dovrà inscenare. Tanto meglio, ci guadagniamo in credibilità. Oltretutto, miracolo, un ministro così pronto all’ autoinganno cesserà automaticamente di essere un ipocrita: mica mente, mica edulcora un tipo così. Ma qui andiamo a tutta velocità verso l’ essenza della politica, meglio fermarsi, mi gira la testa.

*** continua (forse)***

I prossimi due capitoli:

1) Perché l’ Onda Verde deve essere ipocrita per ottimizzare la circolazione del traffico sulle strade italiane?

2) Perché il contrasto nella Chiesa tra Fondamentalisti e Tradizionalisti  puo’ essere ricondotto ad un contrasto sul valore dell’ ipocrisia?

 

 

 

venerdì 17 gennaio 2014

What Virtue Privacy?

Overcoming Bias : What Virtue Privacy?:

'via Blog this'

E' molto difficile difendere la privacy. Cos' hai da nascondere? Perché ti vergogni?

Uno potrebbe dire: "mi vergogno punto e basta". Ma non sarebbe una gran difesa.

Ma la privacy va davvero difesa? E perché?

Risposta: sì, va difesa. Va difesa perché, per esempio, serve ad evadere le tasse.

No, non è come pensate. E allora preciso meglio: serve ad evadere una quota di TASSE GIUSTE.

Più in generale: serve alla nostra ipocrisia. E una certa dose di ipocrisia è un bene sociale primario.

Hanson sorprende sempre.

Parte dalla difesa ingenua che Nagel fa della privacy: serve ad evitare conflitti.

Poi nota che il male individuato sono le norme sociali che creano quei conflitti. Senza conflitti non occorrerebbe nemmeno la privacy.

Poi si chiede: ma perché mai delle società efficienti hanno norme che creano conflitti? Se dobbiamo proprio evitare i conflitti colpiamo le norme anziché aggirarle con la privacy.

Risposta alla prima domanda: perché sono norme che hanno anche molti pregi, tra cui anche quello di poter essere aggirate quando serve grazie all' ipocrisia.

Esempio, noi tutti sappiamo che la sincerità è un grande bene ma sappiamo anche che mentire in certe occasioni contribuisce al bene della società. Ci sono molti esempi di profezie che si autoavverano: il politico che dipinge un panorama roseo pur sapendo che le sue descrizioni sono infondate; così facendo potrebbe ingenerare quella fiducia necessaria a far sì che il futuro da lui dipinto si realizzi. Ecco come un discorso ipocrita diverrebbe il vero motore dello sviluppo di un paese. Quel politico sarebbe un buon politico a disposizione del paese ma sarebbe anche un politico bruciato se viene pubblicamente detto e creduto che si tratta di un ipocrita. La situazione è piuttosto spinosa e per dominarla traendo il bene da una parte e dall' altra non è facile, l' ipocrisia deve essere sottile e generalizzata in tutta la comunità.

La complessità deriva dal fatto che la norma sociale della "sincerità" va comunque preservata. Resta pur sempre una buona norma, se temperata da una certa dose di ineffabile ipocrisia.

L' Homo Hipocrytus sa trarre il meglio in una situazione del genere e la privacy lo aiuta nell' adempiere ad un compito previdenziale. Se infatti il politico di cui sopra fosse intercettato e la sua ipocrisia sbattuta in faccia a un paese che a quel punto non potrebbe più contribuire apportando la sua buona dose d' ipocrisia, il paese stesso sarebbe spacciato.

Lo stesso dicasi per l' evasione fiscale: noi tutti sappiamo che le tasse servono e pagarle è un dovere civico, ma sappiamo anche che in certi contesti il bene del paese è meglio servito dall' evasione. Fortunatamente l' homo hipocrytus è il meglio attrezzato per tenere insieme queste due verità.

Infatti l' uomo è un animale dal cervello enorme, proprio cio' che chiede l' ipocrisia per emergere e raffinarsi. Conoscete forse animali ipocriti? Per gli animaly la privacy non ha una funzione sociale. Forse è per questo che fanno i loro bisogni in pubblico?

***

Altra giustificazione della privacy: il fallimento sarebbe troppo costoso senza privacy, il che ci impedirebbe di proverci, ma una società innovativa è una società che ci prova in tutti i campi.

lunedì 27 giugno 2011

Una strana campagna elettorale

Nei post precedenti mi sono innamorato delle spiegazioni che mettono l’ invidia al centro dei comportamenti umani.

invidia

Molti non sono d’ accordo. Ricordo anche di aver sentito non so più dove confutazioni che hanno del geniale.

Esempio. Se gli uomini sono invidiosi e quindi interessati alla ricchezza relativa, perché i politici si vantano tanto di aver aumentato la ricchezza assoluta?

Sarebbe più logico che si rivolgessero alla gente dicendo: “Votate per me. Sono in carica da quattro anni e le cose non sono mai andate così male!”.

Nessuno voterebbe chi ha peggiorato la propria situazione economica, ma chi entra in cabina sa già che è migliorata.

Proclamando di aver peggiorato quella degli altri, un politico si renderebbe solo interessante agli occhi di un invidioso.

La confutazione fila, senonché postula che l’ invidia si presenti allo stato puro; è facile invece che porti con sé l’ ipocrisia: l’ invidioso non vuole essere trattato come tale e un politico che lo facesse in modo scoperto potrebbe pagarla cara.

L’ abbinamento non è solo facile, è anche logico: l’ invidia è un sentimento socialmente distruttivo e occultarlo con l’ ipocrisia conviene sempre.

mercoledì 22 giugno 2011

Genesi dell’ ipocrisia

Beati i poveri di spirito, dice l’ evangelo, e mi sia consentito d’ interpretare questa beatitudine come una maledizione contro l’ ipocrisia.

Poiché a una simile invettiva nessuno oserebbe opporsi, cerco di estendere il dominio della maledizione nella speranza di fomentare un fertile disaccordo.

Da dove nasce l’ ipocrisia, a chi e a cosa puo’ essere imputata?

Per abbozzare una risposta mi faccio aiutare da un sommo conoscitore di epoche in cui l’ ipocrisia trovò la massima fioritura:

[Giovanni Macchia – La scuola dei sentimenti. Il teatro francese sotto Luigi XIV – Editori Riuniti]

Dopo l’ ascolto del maestro, l’ impressione è che nella genesi sia in qualche modo implicata un’ attenzione spasmodica al linguaggio, un’ attenzione che, non lo nego, nella sua fase iniziale puo’ avere anche intenti nobili.

Il lato lunare delle parole sopravanza sempre più quello solare, si scopre che l’ ombra è altrettanto feconda che la luce, se non di più.

La comunicazione guadagna lentamente il centro della scena.

C’ è una sorta di insana ossessione per i sentimenti risvegliati dalle sfumature espressive. Nel linguaggio si confida molto, al punto da vederlo come uno strumento di governo (politically correct?).

Lo si analizza e lo si viviseziona innamorandosi di dense concettosità che fanno tremare chi è chiamato ad aprire bocca: costui sa bene cosa dirà ma è totalmente all’ oscuro di cosa segnalerà.

La parola è cesellata in modo estenuato. Un’ opera alacre il cui prodotto finito sono delle vere e proprie maschere da mettere o togliere a seconda delle evenienze.

Con l’ avvento dei mafiosetti, le strizzate d’ occhio abbondano, le polisemie si moltiplicano e i sensi vengono continuamente arricchiti, rimpolpati, appesantiti e resi problematici.

Il disinteresse o lo scetticismo per i riferimenti esterni fa assurgere a capolavoro l’ ornamento e la cornice. Siamo presto circondati da esperti che dicono e spiegano troppe cose. Indagatori schematici chiamati a squadrare la giungla.

Baubotanik, or botanic architecture

Prende piede il gusto per il difficile (cosa segnala quel sorrisetto? a cosa allude la grinza sul naso?)

La carta millimetrata avvolge tutto, la spigolosità del reale viene smussata dall’ analisi, le cose sembrano scomparire, il loro gaio fracasso sfuma, si giace su una coordinata e non più nel “qui ed ora”, il territorio si dissolve intorno ai nostri piedi.

Resta solo la mappa contornata dai suoi esegeti che, rinchiusi in una cella astratta, s’ impastoiano nell’ infinito dibattito su segni e parole.

Tutta la metamorfosi del reale si svolge al chiuso: l’ asfittica aula del professore, l’ arida mente di uno spin doctor (Mazarino? Rondolino?). Manca il tempo per vivere e sperare, quando si è chiamati ad interpretare.

L’ ermeneuta, nel suo lento discorso, espone la ricetta per ottenere un “tono medio” in grado d’ insinuarsi in una classificazione precedentemente stilata e che sembrava definitiva.

Qualcun altro è destinatario della sottile consulenza, ma il vero divo è lui. Fa niente se pochi capiscono, lui parla per un’ elite e presto parlerà solo per il Re.

Il sentimento è visto come un punto debole da proteggere o da sfruttare; è una realtà gesuitica in cui vince chi governa al meglio il gioco del simula et dissimula.

Il sentimento e l’ istinto esistono solo in rapporto alla ragione che li scopre, che li scruta e li ingigantisce. Poi li usa con raffinata astuzia. Talmente raffinata da non saper evitare polveroni moralistici in cui denunciato e denunciante si confondono.

***

A questo punto parte la difesa d’ obbligo dell’ ermeneuta: non sono io barocco, è il mondo ad esserlo.

Dici?

Io e l’ evangelo pensiamo invece che potrebbe esserlo molto meno se solo indirizzassimo i nostri sforzi altrove (betting, not talking) anziché impegnarci in una schermaglia linguistica destinata all’ escalation entropica.

mercoledì 26 maggio 2010

Intercettateci tutti!

E' il grido di battaglia con cui negli ultimi giorni ci si butta a difendere il diritto alla libera circolazione delle notizie.

"Intercettateci tutti... non abbiamo nulla da nascondere".

Personalmente ci sono cose che non direi neanche al mio amico immaginario (che è un coniglio gigante), ma forse non ho la schiena abbastanza dritta e mi manca il coraggio delle mie opinioni.

Ci sono anche cose che non direi mai se solo mi guardassi dritto negli occhi, ma forse sono solo un timidone che balbetta quando è interpellato senza filtri.

Possibile però che nella sensibilità generale il diritto alla privacy sia caduto così in basso? Ma cosa tutela in fondo questo diritto? Solo il pudore dei timidoni e la vigliaccheria degli asserviti? Nulla di più? I contenuti sfuggono a molti e urge tornare al prezioso insegnamento di Timur Kuran:

"... siete alla festa data dal vostro capo, proprio quello che a breve dovrà prendere decisioni molto importanti per la vostra carriera lavorativa. Vi accoglie mostrandovi la sua casa, è particolarmente orgoglioso del soggiorno recentemente imbiancato ricorrendo ai pallidi colori naturali, tesse le lodi di se stesso per la perspicacia di una similescelta. Voi annuite, vi mostrate piacevolmente sorpreso da una simile soluzione, in realtà gli smorti colori naturali non vi fanno una grande impressione, c' è qualcosa che non vi appaga, spengono l' ambiente. Ma su questa "strana" impressione non parlereste neanche sotto tortura. A tavola si discute animatamente della recente crisi finanziaria, per il boss la speculazione internazionale è il motore immobile di tutto ed andrebbe colpita senza aspettare; concedete molti argomenti tenendo a freno le numerose riserve a cui pensate. E' mezzanotte ma non osate sloggiare per primi dalla festa, dopo che i più temerari se la sono svignata vi accostate al vostro ospite accampando impegni aurorali per l' indomani senza mai smettere di complimentarvi per la riuscita della serata. Uscite a marcia indietro dalla porta d' ingresso sempre con un nuovo ossequio in bocca. Chiudete la porta, chiudete gli occhi, sbuffate e andate verso casa tentando di scongelare il sorriso che avete tenuto per tutta la serata e che ancora stenta a disarticolarsi...".

A cosa siete ricorsi? Alla menzogna? All' ipocrisia? All' autocensura? All' eufemismo? All' insincerità?

Nel suo libro più famoso (che ho appena finito di leggere) Kuran preferisce usare per l' occasione un' espressione ad hoc: falsificazione delle preferenze personali.

Chi sa cosa sia la falsificazione delle preferenze personali sa che l' Opinione Pubblica non coincide con quel che pensa la società.

Chi sa cosa sia la falsificazione delle preferenze sa che se protratta a lungo in via esclusiva si trasforma in una falsificazione della conoscenza fino a coincidere con quel che pensa veramente la società.

Ecco a cosa serve la privacy: a fare in modo che chi falsifica le proprie preferenze continui a coltivare quelle occulte in privato e al di fuori da ogni pressione sociale in modo da conservarle e rispolverarle al momento opprtuno quando il clima sociale glielo consentirà.

Ancora Kuran:

"... dovrebbe destare meraviglia il crollo a domino dei regimi comunisti, dovrebbe stupire che gli Stati Uniti nel giro di un secolo siano passati dal tabù sulla schiavitù a quello sull' affirmative action... eppure chi conosce e studia il fenomeno della "falisificazione delle preferenze" non si stupisce affatto, sa bene che l' Opinione Pubblica viaggia su montagne russe impervie... chi assiste agli sconquassi provocati dai mutamenti sociali repentini pensa di cavarsela a buon mercato invocando il "gradualismo", peccato che questa medicina sia spesso indisponibile per vie delle Montagne Russe di cui si è appena detto..."

Bene, la privacy garantisce che le preferenze continuino a vivere dietro la maschera dissimulatoria, e, così facendo, contribuisce all' esistenza delle Montagne Russe di cui sopra. E' un contributo trascurabile?

Non penso che la nostra privacy sia così in pericolo, però smettiamola di cantare uno slogan perverso come quello del titolo, dimostra solo ignoranza e disprezzo per la dimensione privata della persona.

giovedì 29 aprile 2010

Homo Hypocritus

Nel fare unici e 730 mi corrono tra le mani montagne di fatture mediche e scontrini farmaceutici. Montagne.

Pare che alcune persone passino dal medico un giorno sì ed uno no, la farmacia è per molti adulti quello che per i bambini è il negozio dei giocattoli. C' è chi ama cazzeggiare davanti al PC e chi lo fa in ambulatorio. E' chiaro che tutto cio' ha ben poco a che fare con la salute.

Lo scollamento tra spesa sanitaria e salute ha nella mia vita molteplici conferme.

Vi faccio sentire la nostra ginecologa solo qualche giorno fa: "... forse sarebbe meglio fare anche gli esami X e Y... più che altro per non avere nessun senso di colpa qualora dovesse succedere che...".

Capito? Gran parte degli esami verrebbero prescritti per una questione psicologica, e proprio per una questione psicologica io, se devo essere sincero, non mi sento di declinarli. Ringrazio dio di aver incontrato un medico che parla chiaro.

Le forbici di Tremonti sono in cerca di qualcosa da "tagliare". Cavolo, consiglio vivamente di guardare alla spesa sanitaria, si potrebbe dimezzare se solo la psicologia cedesse spazio alla razionalità.

Ma se non spendiamo per curarci per cosa spendiamo?

Robin Hanson dice che spendiamo per segnalare (a noi e agli altri) la cura che abbiamo di noi stessi: siamo diligenti nella cura della nostra persona, ci piace dirlo e dircelo.

I veri motivi non li so, per ora mi basta sapere che non spendiamo (molto) per curarci.

Ma il giochino del rovesciamento motivazionale non si limità alla "salute".



C' è chi spiega la società mettendo al centro l' egoismo dell' uomo (parlo degli economisti).

C' è chi punta tutto sull' invidia.

Che non sia invece l' ipocrisia il sole attorno al quale orbitano tutti i pianeti?

Le cose si fanno e non si dicono, i più allenati riescono a non dirle neanche a se stessi. Siamo degli ipocriti che inseguono X per catturare Y; se tra noi c' è un uomo rosso anzichè blu, meglio non farne parola, chi sa tacere presto riuscirà anche a non vedere, l' evoluzione spesso premia questo genere d' ipocrisia.

Davide direbbe "in base a quale diritto parli delle intenzioni altrui"?

La risposta sarebbe facile: in base al diritto di avere delle idee.

In fondo però concordo con lui: si risulta antipatici non prendendo sul serio le motivazioni altrui.

Allora non resta che affrontare la questione empiricamente, e quella montagna di coriandoli che esce dalle farmacie e che ci tocca sommare meticolosamente in questo periodo è già una piccolissima prova.