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domenica 5 febbraio 2023

 L'importanza di pagare poco i professori. 


Rende il conservatorismo un'ideologia autoerosiva. Una filosofia che (giustamente) esalta il business non attirerà abbastanza persone che vogliono servire nell'istruzione che forgia la cultura. Quindi, la cultura diventa sempre più di sinistra.


In america, per esempio, ci sono repubblicani che non riescono a credere a quanto siano di sinistra le università ma non riescono nemmeno a credere che qualcuno possa mai scegliere la vita poco redditizia di un accademico.

venerdì 20 settembre 2019

PERCHE' GLI INTELLETTUALI SONO SEMPRE DI SINISTRA?

PERCHE' GLI INTELLETTUALI SONO SEMPRE DI SINISTRA?
Pensare che sia perché "i fatti sono di sinistra" è come pensare che il collo delle giraffe si sia allungato nello sforzo di raggiungere la cima degli alberi per cibarsi.
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Perché gli intellettuali non amano il liberalismo

mercoledì 28 novembre 2018

PERCHE’ GLI ACCADEMICI ODIANO IL MERCATO?

PERCHE’ GLI ACCADEMICI ODIANO IL MERCATO?

Chi è destinato alla docenza è stato quasi sempre uno studente brillante, uno dei migliori nella sua classe. Simili rendimenti generano grandi aspettative economiche per il futuro. Eppure i mercati tengono conto in modo molto relativo del profitto scolastico. Questo disallineamento tra scuola e lavoro, con la conseguente relativa caduta di status del “secchione” è percepito dagli interessati - e probabilmente dagli intellettuali in generale - come moralmente inaccettabile.

Finalmente qualche numero a sostegno di questa vecchia teoria.



https://journals.sagepub.com/doi/abs/10.1177/0011392118812934

sabato 21 aprile 2018

PERCHE’ L’INTELLETTUALE E’ DI SINISTRA?

PERCHE’ L’INTELLETTUALE E’ DI SINISTRA?
Perché offre una mercanzia che, indipendentemente dalla sua qualità, difficilmente può sostenersi motu proprio tra i consumatori, necessita di mecenati generosi, e lo Stato è particolarmente prodigo.
Nel 1943, Abraham Maslow stabilì su cinque livelli una ragionevole gerarchia dei bisogni umani: 1) acqua e cibo, 2) cure, 3) rifugi, 4) elettricità e 5) divertimento.
L’intellettuale, imparentato com’è con i buffoni, si trova al quinto livello, ovvero a quello che le persone razionali tagliano alle prime difficoltà. Una condizione precaria insopportabile che scatenò, per esempio, le ire di André Gide allorché poté constatare nel suo viaggio in URSS come lì – invece - la cultura “viaggiasse in prima classe”.
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Quale rapporto esiste tra letteratura e libertà? E perché gli scrittori che difendono le idee liberali e l’economia di mercato sono così pochi? Nel corso del Novecento gli intellettuali hanno largamente difeso e sostenuto le ideologie più liberticide, e ancora oggi cont...

giovedì 28 dicembre 2017

Il socialismo a priori dell'intellettuale

Quando la soluzione di un problema è centralizzata il contributo dell'intellettuale è più apprezzato.

Le soluzioni decentralizzate valorizzano di più i comportamenti civici, la generosità, il lavoro ben fatto. Valorizzano meno il contributo intellettuale.

Ciascuno di noi sceglie la carriera che ritiene più adatta a produrre un bene sociale. La carriera intellettuale e quindi scelta da chi ritiene a priori che i problemi della società siano meglio risolvibili centralizzandoli. Oppure che siano risolvibili con la predica retorica rivolta alla massa. La carriera intellettuale è quella preferita da chi è a priori incline al socialismo e alla retorica.

venerdì 23 settembre 2011

8 principi per pensare il mondo “da destra”

Ormai mi sembra chiaro, gli unici intellettuali “di destra” sulla piazza sono gli economisti (e “chi pensa come loro”).

Ma come pensano? Ecco gli 8 capisaldi:

1. People Face Tradeoffs

2. The Cost of Something is What You Give Up to Get It

3. Rational People Think at the Margin

4. People Respond to Incentives

5. Trade Can Make Everyone Better Off

6. Markets Are Usually a Good Way to Organize Economic Activity

7. Governments Can Sometimes Improve Market Outcomes

8. A Country's Standard of Living Depends on Its Ability to Produce Goods and Services

All’ apparenza ci vorrebbe poco a convincere i “colleghi”, si tratta solo d’ invitarli a pensare razionalmente l’ interazione tra individui.

A quanto pare la resistenza maggiore si produce una volta arrivati al punto 4. Una volta che sentono la parola “egoismo” cominciano a fantasticare sull’ avidità vampiresca del genere umano e li abbiamo persi per sempre.

Per la conversione dell’ infedele dire che “gli incentivi contano” è una cattiva mossa, lo spiegano bene Jeffrey e Shterna Friedman nel loro recente saggio su “Critical Review”: "Capitalism and the Jewish Intellectuals". Fortunatamente esistono alternative:

Q: Why are so many Jews hostile to capitalism when, as Milton Friedman argued, it is the one system that breaks down discrimination against Jews and allows them to thrive?

A: Because many Jews, particularly the ones we hear from, are intellectuals, and intellectuals are hostile to capitalism.

Q: Why are so many intellectuals hostile to capitalism?

A: Because many intellectuals do not have first-hand knowledge of economics. They have heard that "incentives matter," and this confirms their impression that capitalism is based on greed. Even intellectuals with training in economics take away from "incentives matter" the message that "we" (meaning intellectuals making policy) should manage, or at least tweak, everyone else's incentives.

Q: How would you break down that hostility to capitalism?

A: By de-emphasizing "Incentives matter" and instead emphasizing that "unintended consequences matter." That is the message of Adam Smith. It is the message of Hayek. Once we embed people in complex economic and political systems, selfish intentions can turn out well (because of competition), and good intentions can turn out badly (because of imperfect knowledge).

e anche oggi la polvere è fatta

mercoledì 2 febbraio 2011

Peggio del "faso tuto mì" c' è solo il "so tuto mì".

Non ci crederete ma molti professori ammettono in modo rilassato di insegnare materie dall' utilità pratica quanto meno dubbia. Ci scherzano persino su.

Fanno cio' a cuor leggero convinti di avere l' asso nella manica, ovvero di poter dimostrare che, comunque, dall' applicazione nelle loro materie, gli allievi avranno grandi benefici che si ripercuoteranno visibilmente nella vita futura fuori dai banchi.

Il concetto su cui si fonda tanta fiducia è quel mito noto come "imparare ad imparare": il latino, per esempio, serve a ben poco ma è pur sempre una "ginnastica per il cervello". In altri termini, lo studio forsennato del latino ci insegnerebbe innanzitutto ad imparare anche in altri contesti.

Purtroppo oggi sappiamo che la "conoscenza è specifica". Ovvero, chi conosce bene una certa cosa, non per questo gode di particolari vantaggi se chiamato ad apprendere un' altra in altri campi del sapere. Chi sa il latino, sa il latino. Punto. La cosa sarà utile a leggere le inscrizioni sui monumenti antichi e poco più. Vale per il latino, per la geografia, per la musica, per le scienza... vale un po' per tutte le forme di conoscenza.

Questo forse spiega lo sconcerto e l' imbarazzo per certe uscite degli intellettuali nostrani in materie che non sono le loro proprie: all' ignoranza da Bar Sport assommano evidentemente una fiducia malriposta nell' esistenza di una fantomatica "conoscenza generalizzata". Avendo studiato a fondo per una vita A, grazie al misterioso tramite della "conoscenza generalizzata", pensano che basti unno sguardo sommario, una "sensazione" per potersi pronunciare da competenti anche su B. Loro, del resto, sono convinti di aver "imaparato ad imparare", cosicchè pensano d' "imparare" all' istante qualsiasi sia la materia su cui posano lo sguardo.

L' arroganza che germoglia da questo bias molto comune, fa dell' intellettuale ignorante un super-ignorante a cui il buon senso di molti avventori del Bar Sport darebbe dei punti; ho l' impressione che ci sia proprio questo dietro un Dario Fo o un Moni Ovadia che sproloquiano di politica, un Sartori che conciona di demografia, un Camilleri che gioca a fare l' antropologo, un Claudio Magris austero moralista, un giallista che s' inventa giuslavorista teorizzando sul precariato e chi più ne ha più ne metta.

NOTA 1: letteratura sul "transfer learning". Vedi anche la voce su wikipedia.

NOTA 2: studio sull' utilità (nulla) del latino a scuola; vedi anche i lavori pionieristici di Edward Thorndike.

P.S. come evitare che in proposito venga in mente l' amato Tetlock e la sua predilezione dei ricci sulle volpi.



http://econlog.econlib.org/archives/2011/01/the_case_agains_5.html

sabato 25 settembre 2010

Soldi contro cervelli

Perchè i cervelloni odiano il capitalismo?

Una questione d' interessi.

Quando tornava loro comodo, infatti, mlo amavano eccome.

Alan S. Kahan, Mind vs. Money: The War between Intellectuals and Capitalism.

To put it baldly, since capitalism undermined aristocracy, it was a good thing from an intellectual's point of view.

http://ratio.se/media/52636/dk_kahan.pdf

mercoledì 11 agosto 2010

Maestri del sospetto

La difesa del liberalismo va di pari passo con la difesa del buon senso, ce lo ricorda Raymond Boudon quando parla di psicologia:

"Il liberalismo concepisce l' uomo come un essere ragionevole mosso da passioni e interessi comprensibili, chiamerei questa psicologia "ordinaria". Da Aristotele a Smith l' approccio non cambia, anche Weber ha insistito sul fatto che le scienze sociali debbano considerare le credenze e i comportamenti come comprensibili. Secondo la psicologia ordinaria noi siamo in grado di "comprendere" le ragioni dei Romani come quelle degli Ebrei del I secolo, le ragioni dei calvinisti come quelle dei puritani, le ragioni dei santi e quelle degli assassini. Con Freud, qualcosa cambia, la "psicologia ordinaria" viene sostituita dalla "psicologia dell' inconscio": le credenze del soggetto verrebbero costruite dall' astrusa macchina dell' inconscio, la quale nasconde le sue astuzie al soggetto, ma non all' intellettuale. Anche il positivismo rafforzò questo genere di approccio: siccome la scienza si occupa solo del "visibile", non ha senso considerare gli "stati di coscienza". Il principio di fondo è lo stesso e consiste nel dire che le credenze e i comportamenti individuali hanno la loro origine in forze materiali che sfuggono al controllo del soggetto. Gli strutturalisti, in seguito, si uniformarono su questa linea: l' uomo è sovrastato da misteriose strutture sociali che lo guidano come una marionetta. C' è sempre qualcosa "dietro" quello che facciamo, i maestri anti-liberali sono sempre anche "maestri del sospetto e del complotto". L' antropologia non rimase indietro, e infatti la cosiddetta antropologia culturalista si appropria del paradigma anti-liberale postulando che l' essere umano sia il prodotto della cultura del suo ambiente. Per queste ragioni molti considerano oggi le scienze umane come mere discipline destinate a correggere il "senso comune". I "maestri del sospetto" hanno a lungo dominato la scena del Novecento scalzando i "maestri del liberalismo". Trascurando la nozione di "autonomia", tanto cara a Kant e al liberalismo, il positivismo sta dietro alla sua emarginazione. Si tratta di schemi di pensiero che valorizzano molto il ruolo degli intellettuali poichè solo l' intellettuale è in grado di superare gli illusionismi del buon senso e guidare le masse sulla retta via..."

Da quanto detto si capisce bene come mai gli economisti siano rimasti gli unici intellettuali a presidiare le posizioni liberali: l' Homo Economicus è l' uomo razionale per eccellenza.

martedì 10 agosto 2010

Perchè gli intellettuali non amano il liberalismo?

Alcuni intellettuali sono animati da una sorta di "libido sciendi", ma altri sono "militanti" (combattono per l' affermazione di alcuni valori), altri ancora sono alla ricerca di visibilità... Cosa succede, dunque? All' inizio si determinano nelle società liberali dei fatti che sono percepiti come "importanti" e che richiedono una spiegazione. Se questi fatti danno l' impressione di mettere in evidenza alcuni errori della società, l' intellettuale militante prende la palla al balzo per riproporre schemi esplicativi tratti dalle tradizioni illiberali.. Se la sua denuncia è SEMPLICE, corredata da "BUONE INTENZIONI" e difficilmente CONFUTABILE, circolerà ampiamente tra i media senza incontrare aperta critica: "E' tanto semplice che lo capirebbe anche un bambino" canta un celebre brano a firma BrechtWeill (Lob des Kommunismus)". Dovrei aggiungere che i più comuni schemi illiberali, nel non riconoscere autonomia all' individuo, hanno avuto anche i loro meriti: la psicanalisi ci ha insegnato come certe esperienze infantili si ripercuotano sulla personalità dell' individuo; il marxismo ci ha insegnato un deverso modo di scrivere la storia, lo srutturalismo ha chiarito le ragioni che stanno dietro certi divieti; il positivismo ha diffuso un certo ethos per la scienza...". Cio' che non ha funzionato, rispeto alle soluzioni liberali, è stata l' assolutizzazione dell' approccio..."

Raymond Boudon - Perchè gli intellettuali odiano il liberalismo - Rubettino

venerdì 25 luglio 2008

Gratificati dai "rumori"

Perchè la cultura è "di sinistra"? Perchè gli intellettuali hanno spesso una mentalità cripto-socialista?

Nel corso delle mie indagini avevo messo alcune spiegazioni plausibili.

  1. Hayek: perchè l’ organizzazione socialista richiede una pianificazione. Cio' significa lavoro per l' i.
  2. Nozick: perchè nelle società libere gli i. sperimentano più di altri il regresso sociale passando dal mondo della scuola, dove primeggiano, a quello lavorativo, dove arrancano.
  3. Gramsci: l' egemonia richiede investimenti in cultura. Ovvero, centralità degli i.
  4. Buchanan: le scuole e le università spesso sono statali.
  5. Boudon: l’ intellettuale è più soggetto alla presunzione (“so ciò che è meglio per te”). E' quindi adatto ad istruire un comando centralizzato.
  6. Baumol: c’ è discrepanza tra il valore apparente del servizio intellettuale e il valore di mercato. Meglio far fuori il mercato e salvare il "lavoro intellettuale".
  7. Taleb: la tradizione non fa notizia quanto la rivoluzione e l’ i. ha così poche occasioni per appagare la propria vanità.
  8. Ricolfi: per aggirare la semplice smentita dei fatti occorre davvero una nutrita batteria di teste d' uovo.
  9. Lipset: viviamo in società liberali e il mestiere dell' intellettuale consiste sostanzialmente nella critica.
  10. Robin Hanson: intelligenza e self deception sono correlate: le persone più intelligenti sono anche le più soggette a overconfidence bias e questo spiega la sicumera con cui ci si avventura in discipline che non si conoscono a fondo. Del resto il classico “intellettuale di sinistra” speso è un letterato che parla di economia o un sociologo che parla di storia, eccetera.
  11. Robin Hanson II: guardiamo al political bias per professione, i conservatori sembrano concentrarsi dove le cose possono anche andare male, il che succede però a pochisoldier, police, doctor, religious worker, insurance broker . I progressisti dove le cose possono anche andare molto bene, ma succede a pochi (professor, journalist, artist, musician, author)
  12. Boudon 2: l' intellettuale militante e quello narciso trovano confacente la via illiberale.
  13. Kahan: una questione di mero interesse monetario.
  14. Caplan: si presume un "transfer learning" che non esiste. Chi sa di A pensa di sapere anche in B.
  15. Rojas: self selection bias (es. i conservatori vogliono guadagnare di più).
  16. Tierney: perché investire tempo e denaro per ficcarsi in un ambiente ostile? (variante: i liberal attribuiscono più prestigio al lavoro intellettuale).
  17. Jeffrey Friedman: non pensano da economisti e fraintendono il concetto di egoismo.
  18. Robin Hanson 2: l' intellettuale è nomade (il suo bene + prezioso è facilmente trasportabile) e la sua psicologia tipicamente forage, quindi progressista e poco ancorata a proprietà e tradizione.
  19. Robin Hanson 3. Guarda a come si correlano "mestieri" e "ideologia", scoprirai che chi fa mestieri dove il livellamento è elevato tende a destra mentre che fa un mestiere in cui il successo arride a pochi tende a sinistra. Ma quest' ultimo è proprio il campo in cui opera l' intellettuale: poche superstar e molti scribacchini. 
  20.  Amy H. Sturgis: la patria degli intellettuali è l' università, un' istituzione che ha conosciuto 2 stagioni. La prima - università d' élite - era frequentata dai figli della borghesia che vincevano il loro complesso nei confronti del ceto aristocratico ostentando disprezzo per i commerci. La seconda - università di massa - dove l' ideologia la faceva da padrona.
  21. Thomas Mann: l' artista è fondamentalmente un inetto nella vita comune; si occupa dell' inutile e, forse perché frustrasto, odia istericamente l' utile da Christian Buddenbrooks a Castorp, la galleria dei personaggi messi in scena dal grande scrittore è vasta).
  22. Roger Scruton: le università sono istituzioni in cui si tramanda il sapere ma anche, e forse soprattutto, palestre dove far mostra dei propri muscoli, o meglio, la propria capacità teorizzatrice. Per questo l' intellettuale muscoloso/vanitoso non puo' accettare il liberalismo fondato su in insipido senso comune ma deve rimpiazzarlo con teorie più cervellotiche. Questa visione è avvalorata dal fatto che le professioni più liberali sono quelle in cui l' abilità retorica raggiunge i suoi apici: psychiatrist, lawyer, teacher. Esempio tipico, poi, è il 1968: poiché era impossibile negare le maggiori libertà del capitalismo rispetto a quelle del socialismo sovietico, si cominciò a sostenere che si trattava solo di libertà illusorie; ecco allora che la scuola di Francoforte - particolarmente cervellotica - conobbe il suo momento d' oro.
  23. Bas Van der Vossen: la militanza produce distorsioni cognitive e molti intellettuali sono militanti. Basta "iniziare" perché il processo si auto-alimenti sfociando in un' escalation. Spesso l' "inizio" fatale è meramente emotivo e a poco a vedere con una riflessione intellettuale che segue e razionalizza.
  24. Virginia Postrel (ispirata da Hayek: il socialismo utopico è glamour, ha maggiore presa sul pubblico rispetto al prosaico realismo della società liberale.
  25. E' vero che gli intellettuali in generale pendono a sinistra ma se restringiamo la cerchia agli intellettuali specifici che si occupano di politica, questo non è più vero.
  26. Arnold Kling. Perché indugia sulla dicotomia oppresso/oppressore, oppure su quella civiltà/barbarie piuttosto che su quella che oppone libertà a coercizione.
  27. Jonah Goldberg. L'intellettuale di sinistra domina nelle università, un posto dove, diversamente che nel business (dove domina l'uomo di destra), si entra per cooptazione, ovvero richiamati dai propri simili. Il diverso troverà inevitabilmente un clima ostile. Noi sappiamo da Jonathan Haidt che i valori morali e ideologici sono molto più che opinioni, solo stili di vita e da essi dipende la ns felicità.

E' chiaro, l' intellettuale di destra snobba le novità in favore delle tradizioni, sa che le scienze umane, diversamente da quelle "dure", non si prestano a solida sperimentazione.

Nonostante cio' la storia è abbastanza potente da creare, nel medio-lungo termine, un numero sufficiente di combinazioni scremando le più fruttuose e accantonando le malsane.

Giocare con la storia al gioco del "sopravvissuto" è la sola cosa sensata per lui, la sua mentalità è evoluzionista: attendibile è solo chi ha dimostrato di sopravvivere. Di solito ricorda a tutti come in epoca rinascimentale il premio assicurazione vita di un cinquantenne eguagliava quello di un ventenne: l' esperienza è tutto.

Questo atteggiamento lo fa apparire saggio ma lo rende poco mondano. Per esempio, lo mette in difficoltà nei dibattiti giornalistici.

A chi gli chiede di commentare i recenti ribassi del mercato, dovrebbe rispondere che la cosa è del tutto irrilevante (ci risentiamo tra una decina d' anni). Capite quanto sia poco giornalistico?

Si verificano in sequenza tre gravi "incidenti sul lavoro" e il ciarliero giornalista gli mette il microfono davanti alla bocca, che ne pensa il nostro amico? Pensa che quell' evento non costituisca un "segnale" ma solo un "rumore di disturbo" fatto per attrarre gli sciocchi che si attardano in analisi infondate anzichè in condoglianze.

Forse anche il suo blog è noiosissimo.



Ma uno così chi volete che lo inviti da Costanzo Show o, più in generale, a qualsiasi show!?

Le novità e la Rivoluzione sono molto più sexy.

APPENDICE

The Tyranny of Clichés: How Liberals Cheat in the War of Ideas di Jonah Goldberg - le pseudoscienze
    • Quanta ideologia si traveste da scienza? Tanta...
    • "Sono fatti così". Sto parlando dei neri, delle donne, degli omosessuali o dei conservatori? A seconda posso essere un razzista, un sessista, un curioso o uno scienziato sociale...
    • Diffida di quelli a cui "interessano i fatti". Il mito dei fatti è decisamente ambiguo.
    • Due tipi di "scienza": quella in "cattiva fede" e quella in "buona fede selettiva"...
    • Come si capisce se possiedi una mente pro science? Semplice, basta qualche domandina sull'evoluzione, su cosa ne pensi del cambiamento climatico o delle cellule embrionali. Perchè nn chiedere nulla sull'ereditarietà dell'intelligenza? O sul dolore fetale? O sulla distribuzione delle abilità cognitive tra i sessi? O sul geoegineering? O sull'energia nucleare? O sugli OGM?...
    • La vicenda di Larry Summers. Ottimo esempio di come il dibattito debba essere soffocato in fretta e furia...
    • E la scienza di Obama? Doveva essere il suo fiore all'occhiello quando poi si affrontò la questione delle trivellazioni petrolifere: balle e censure fioccarono da tutte le parti...
    • In realtà la scienza è vista sia dalla destra che dalla sinistra come un mezzo x avvalorare le proprie posizioni..
    • L'accusa di essere anti scienza accampando motivazioni etiche mescola i piani: nessuno vuole bloccare i piromani xchè crede che il fuoco nn bruci...
    • I vecchi misuratori dei crani sono stati rimpiazzati dagli scanner cerebrali ma le inferenze infondate sono sempre lì...
    • Psicologia sociale: si fa un esperimento, per altro con campione ridotto, si isola una correlazione significativa e si formula un'ipotesi tra le tante possibili che viene poi ripresa dai giornali...
    • Ipotesi ricorrente: quelli di destra sono più stupidi. Ipotesi alternativa: quelli di destra sono meno deferenti rispetto all'autorotà accademica, quelli di sinistra sono + proni ad assecondare i loro inquisitori. Oppure a ds ci si chiede nel corso dell'esperimento "dove cazzo vogliono arrivare con tutte ste domande sceme"…
    • Chi conduce qs esperimenti? Di solito un ricercatore di psicologia sociale, ovvero di una facoltá in cui il 96% dei prof. vota a sinistra da sempre...
    • L'uomo di destra UD è spesso accusato di credere di avere "Dio dalla sua parte". Ma l'US nn è molto diverso quando sostituisce le scienze sociali a Dio...
    • Scientismo: l'assunto che la scienza possa essere applicata a qualsiasi ambito della vita e che la fede sia sempre un'intrusa. Un atteggiamento che rivela una grande nostalgia di Dio...
    • L'esempio più noto di scientismo: il marxismo. L'intellettuale come prete con il dio della scienza dalla sua parte...
    • Theodore Adorno: essere di destra denota una tara mentale...
    • Nei test adorniani per "misurare" il fascismo di una xsona la fede e il rispetto delle tradizioni erano considerate tra le cause di fascismo. Adorno vedeva un nesso tra la famiglia tedesca e il nazismo...
    • Adorno influenzó l'accademia americana, ben presto l'inclinazione politica venne fatta risalire alla struttura psicologica. Ben presto il conservatore assurse al rango di tarato...
    • Alle elezioni presidenziali nn manca mai l'appello degli psicologi: XY (ovvero il candidato americano) nn è psicologicamente adatto...
    • Non opporsi alle diseguaglianze e rintracciare del buono nel passato vengono considerati difetti mentali. Hitler, Mussolini e Reagan vengono assimilati nello stesso minestrone. Stalin e Castro? Conservatori anche loro per far quadrare i conti...
    • La psicologia influenza senz'altro l'ideologia ma le causalità grossolane della pseudoscienza al servizio della politica vanno denunciate: il mercato è la più potente forma di cambiamento e chi lo invoca? La destra, guarda caso...
    • Sospetto: come mai la stragrande maggioranza delle ricerche si focalizza sul Conservatore di Destra? Assunzione implicita: uomo di sinistra = uomo normale...
    • Per Kanazawa US è un tipo genetico nuovo: si preoccupa degli altri, anche se nn sono parenti. Questo tipo genetico prevale x la sua intelligenza...
    • Kanazawa: US, grazie alla sua intelligenza superiore, controlla ormai tutte le istituzioni, eccezion fatta x il business. È un'eccezione nn da poco. Ma soprattutto riguarda un'area che nn consente barriere ideologiche...
    • E i cristiani? per K. dovrebbero essere degli US eppure vengono esclusi e nn occupano un bel niente. Una confrrma che l'ideologia pesa più dell'intelligenza...
    • E i neri? Anche loro sono sottorappresentati nelle istituzioni. Forse perchè sono ottusi?...
    • Andiamo a vedere l'orientamento politico di chi popola le Università. Ebbene, possiamo fidarci di cosa ci raccontano certe ricerche? Meglio andarci coi piedi di piombo...
    • Simpatizzarr x le nuove idee nn è un merito a prescindrre. Quando si rivelano sbagiate? aUn bilancio al netto degli erreori è difficile da fare. E poi lo scetticismo nn è forse indice di mentalità scientifica?...
    • US teme le speculazioni sulle differenze genetiche tra razze e sessi, ma quando si tratta di ideologia si lancia alla grande...
    • Ma xchè tutto qs? Semplice: meglio delegittimare l'avversario che rispondergli...
    • Naturalmente il classico US pro science di scienza ci capisce ben poco ma è pronto a fidarsi dell'esperto di turno, che nel 90% dei casi è un US anche lui, ma qs nn conta: la scienza è scienza!
    • Lo stato dell'arte negli studi che collegano personalità e ideologia, quelli seri. L' uomo di sinistra US non è più intelligente dell'uomo di destra UD, cominciamo con lo sfatare questo mito, è cruciale distinguere gli ambiti in due sfere: economica (E) e sociale (S). USS sembra leggermente più intelligente di UDS mentre UDE sembra più intelligente di USE. D'altro canto, se consideriamo il meglio, USS sembrerebbe più curioso, il che lo indirizza verso gli studi accademici mentre UDE è più attratto dal business. Senonché nel mondo accademico, diversamente che nel mondo del business, esistono accessi per cooptazione, ovvero su base ideologica, cosicché UD trova un clima ostile se non addirittura ostracismo, il che, in presenza di preferenze già orientate altarove, induce facilmente alla rinuncia
    continua
  1. Liberty, Commerce, and Literature  William H. Patterson Jr., Sarah Skwire, Amy H. Sturgis, Frederick Turner - letteratura e liberalismo
    • La letteratura sembra snobbare i valori del mercato. C'è un motivo? Si puo' fare qualcosa?
    • Forse sì. Forse ci sono motivi per essere ottimisti, specie se guardiamo alla letteratura di genere e a quella commerciale di qualità.
    • Principio "deduction by reductio": si estrapola ad ad hoc in preda al confirmation bias. Es. non basiamoci solo sul mercante di venezia x giudicare il rapporto tra scrittori e denaro, sarebbe come basarsi solo sul Macbeth per giudicare il pensiero di Shakespeare sul matrimonio
    • Idem x Dickens, spesso è usato in modo strumentale. E' vero, Dickens enfatizzò le brutture della Rivoluzione industriale  e dell'avidità, come per esempio nel Canto di Natale ma le brutture stavano sia nei commerci che nei governi, e alla fine lo scrittore vide una salvezza nella relazione tra i singoli, nella beneficenza privata. Esempi di una possibile apertura di Dickens al mondo dell'individualismo: La commedia degli errori, dove i commercianti onesti abbondano e Casa desolata dove tutti i guai derivano da una mancata valorizzazione del capitale umano e dall'insipienza finanziaria.
    • Morale: sample bias dietro le conclusioni che sottolineano l'incompatibilità tra letteratura e denaro
    • Detective fiction e romantic fiction. Si tratta di generi dove la ragione ha un ruolo importante e quindi anche l'interazione razionale tra soggetti, questo giustifica le logiche di mercato, o per lo meno pone le premesse per comprenderle. Cercare il colpevole e cercare marito sono problemi che richiedono grande razionalità
    • C'è molta inerzia intellettuale: un'analisi del Mercante di Venezia. E' davvero così anti-market?
    • Osservazione generale: la letteratura migliore non è mai didattica, non troveremo mai un manuale di economia perfetto. Ma proprio per questo le cose sono più complesse di come vorrebbe ridurle certa critica ideologica.


    • Vogliamo coltivare la speranza di un legame? Forse ci inganna la prospettiva storica, siamo troppo legati a quel che succede oggi: alziamo lo sguardo e scorgeremo un movimento dialettico che spiega le relazioni tra economia e letteratura: Libertà e letteratura, sono due  prodotti dell' illuminismo. L' illuminismo settecentesco con le sue filosofie individualiste é all' origine sia dell' economia moderna che del "romanzo"

    • Già l' età barocca fondeva arte e commerci: Goldoni, Bach... fino a Defoe
    • La storia conserva un movimento dialettico a pendolo: x ogni Goethe c' è un Dickens
    • Oggi siamo in pieno riflusso: governo mondiale e welfare dominano la scena, così come l'interpretazione dei testi si orienta di conseguenza. Attendiamo allora un rovesciamento dialettico invocando un ritorno ai valori illuministici

    • La critica professionale nasce tra gente borghese che tentava di elevarsi nelle università e sentiva impellente il  dovere di disprezzare denaro e commerci x non sfigurare in nobiltà
    • Università d' élite: contro la ricchezza x senso di nobiltà; Università di massa: contro la ricchezza x ideologia sinistrorsa
    • Le 4 interpretazioni del "Mercante". Impazza il cherry-picking e allora ce n'è anche una criptocapitalista: l' happy end è possibile solo grazie al contesto capitalistico di Venezia
    • Ricordiamoci che un reietto come Shylock puo' costruire la sua potenza (una potenza che non usa mai la forza) solo in un contesto capitalistico a grande mobilità sociale come quello di Venezia che neutralizza ogni forma di antisemitismo. E' forse questa una brutta cosa?
    • Non è un caso che Dante ponga sia gli usurai che gli omosessuali all'inferno: senza mercato il sessismo costa poco.
    • Cosa occorre per mutare il paradigma? Una nuova generazione di critici libertari: la letteratura in sé non mostra bias così forti

    • Strano: sono + indulgenti col mercato gli scrittori che vendono bene sul mercato (scrittori di genere). Salvo il fatto che all' inizio tutti faticano.
    • La fantascienza allena al pensiero "what if", che è il tipico pensiero dell' economia.
    • Fattore positivo: il "genere di qualità" attira soprattutto i giovani/adulti, c'è dunque di che sperare.
    • Quel libertario di Harry Potter

    • Atto d'accusa: i liberali hanno lasciato campo libero nelle mani della critica marxisti e post-moderni. Dov'erano? Forse in borsa?
    continua
  2. Letteratura e libertà: Borges, Paz e Vargas Llosa a cura di  Martín Krause, Héctor Ñaupari, Carlos Sabino, Ángel Soto - L'intellettuale sudamericano secondo Montaner
    • In Sudamerica l'appartenenza politica dei prof. dipende molto dalla facoltà dove insegnano: le umanistiche stanno più a sinistra, le tecniche + a destra...
    • Destra e sinistra oggi hanno senso solo in relazione al ruolo che si intende dare allo stato...
    • Perchè gli intelettuali stanno a sinistra abbracciando la causa populista? Perchè sul mercato nn vendono bene i loro servizi. Ecco spiegata la differenziazione della facoltà: quelle che sfornano chi dipenderà dallo stipendificio di stato, dai sussidi o da qualche mecenate si orienterá in senso populista, i professionisti che potranno sopravvivere senza protezioni si sintonizzeranno sui valori liberali...
    • Agli intellettuali piace xcepirsi come solidali, in realtà difendono i loro interessi quanto gli altri gruppi...
    • La piramide di Maslow (gerarchia dei bisogni): primum vivere. Gli scrittori rientrano nel ramo del divertimento, come i saltimbanchi. Conseguenza: in tempi di crisi la gente taglia il divertimento...
    • Laddove gli i. sono protetti nn lo sono senza mercede: firmare appelli, ripetere slogan ed esprimere opinioni di un certo segno (ovvero nel senso di un accrescimento del ruolo statale) diventa gentile (democrazie) se nn doveroso (dittature). Ecco allora costruita una perfetta gabbia senza sbarre: se non vuoi uscire dal giro devi starci dentro. E fuori dal "giro" c'è ben poco per te...
    • Meglio dipendere dal commissario di partito o dal pubblico? Un vero intrattenitore nn deve avere dubbi optando x i gusti che ha scelto di servire, anche se a volte sono di basso livello...
    continia
  3. The needless complexity of academic writing di Francois Schnell
    • negli usa esiste un onlus: center for plain langueage
    • esiste anche una legge: plain writing act
    • proposta: che i ricercatori presentino i loro lavori su twitter con l'uso di emoji
    • ig nobel: se scrivi semplice sei più intelligente.
    • gli intellettuali di solito non pensano al pubblico ma parlano a tra loro
    • se vivono in un mondo sussidiato come la scuola questo è ancora più vero
    • gli intellettuali vogliono escludere gli outsider
    • gli intellettuali vogliono mostrare i muscoli
    • gli intellettuali vogliono tenere in allenamento il loro cervello rimanendo immersi nella complessità, anche quando è inutile farlo
    • gli intellettuali vogliono tener nascosta la pochezza delle loro idee
    continua
  4. Intellettuale: eterno nemico del corrotto: les forcenés de la lutte anticorruption, les croisés de la transparence, les hystériques de l’argent sale.... hommes de lettres, réfugiés à l’extérieur du « système », ils révèlent des non-dits qu’ils prennent pour des secrets... Ils travestissent leur ressentiment en exigence de justice ou de vérité.... il n’est guère un polémiste, penseur, sociologue ou éditorialiste qui n’ait fustigé la corruption de son temps? Jalousie, aigreur, vengeance à l’encontre d’une société où ils se sentent mal à l’aise ?... L’intellectuel isolé dans ses papiers, confiné dans ses colloques, prisonnier de conversations abstraites, finit par forger dans son inconscient un homme imaginaire, un homme bon, juste et désintéressé, à l’aune duquel il juge les autres. Peu importe s’il ne lui trouve aucune incarnation dans le monde tel qu’il est : il la renvoie à un monde futur (la Cité idéale de Platon) ou à un monde passé (le modèle antique de Rousseau).... Des historiens du Moyen Age, des spécialistes de littérature anglaise, des chercheurs en biologie moléculaire, des journalistes politiques, des philosophes patentés ou des penseurs autoproclamés s’élancent avec la même conviction dans le grand combat contre la corruption. Ils ont le tort de croire que leur intelligence, indéniable dans les domaines qui sont les leurs, place d’emblée leurs considérations politiques au-dessus d’une conversation de comptoir.... (gaspard koenig)