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giovedì 5 dicembre 2024

compatibilità

 Ogni volta che la scienza fa un passo avanti ci ritroviamo sempre qui a chiederci se la nostra dottrina resta "compatibile" con quanto si sa ora. Il cristianesimo è "compatibile" con l'evoluzionismo? Il cristianesimo è compatibile con la materia oscura? Il cristianesimo è compatibile con la teoria delle stringhe? Eccetera. In genere la compatibilità teorica ci fa sudare sette camice per essere raggiunta. Io ho gettato la spugna e ora tendo a negarla. Il cristianesimo è compatibile con l'evoluzionismo? Ma certo, in fondo tutto puo' essere reso compatibile se ci lavori sopra, anche Tolomeo puo' essere reso compatibile con Copernico. Basta attaccare un'orrenda patch alla teoria più semplice - nel caso di Tolomeo gli epicicli - e il gioco è fatto. La mia idea è di liberarsi di queste "escrescenze" e rassegnarsi a dire "no". Anche perché parliamo di compatibilità teorica, resterebbe comunque a nostra disposizione una compatibilità pratica, che secondo me si afferma con forza. Analogia: nella fisica teorica esistono due modelli teoricamente incompatibili che convivono armoniosamente da decenni, quello gravitazionale e quello della meccanica quantistica. Di fatto sappiamo quando applicare il primo e quando applicare il secondo, anche se non c'è una regola precisa nessuno incontra difficoltà di sorta. Volendo, potremmo persino renderli "compatibili" in un unico modello di gravitazione quantistica ma perché farlo visto che la cosa richiede un notevole sforzo e ai fini pratici servirebbe a ben poco? Il cristiano potrebbe ragionare allo stesso modo: posso guardare il mondo indossando due occhiali, quello della scienza o quello della fede, riesco anche a distinguere bene i momenti in cui il primo è più adatto del secondo (e viceversa). Cosa mi interessa allora constatare che non potrà mai esistere un unico occhiale quando non ho difficoltà ad alternare i due che già possiedo?


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Piccolo pit stop per fare il punto della discussione. Registro un generalizzato dissenso alle mie tesi inquadrato su questa linea: fede e scienza si occupano di ambiti diversi. Dopodiché, si passa a dire cose come: "mentre la chimica studia X, la teologia studia Y". Ma fare questa operazione di confronto tra chimica e teologia significa tenere a distanza realtà più scomode. Esempio, dalla chimica è un attimo saltare alla biologia, dalla biologia all'evoluzionismo e dall'evoluzionismo alla genetica comportamentale, alla psicologia evoluzionista, all'evoluzionismo cultrale, alla sociobiologia, eccetera. Chiamiamolo il "quadrivio imbarazzante". Queste discipline, adottando il metodo della scienza, ipotizzano risposte a domande del tipo "perché crediamo in una divinità?", "perché abbiamo comportamenti morali?", "perché cerchiamo un senso nelle cose?", "che funzione hanno le chiese?", eccetera. Beh, è un po' difficile considerare queste domande come "appartenenti ad un ambito diverso". E se si accettano certe risposte - di solito orientate nel vedere la fede religiosa come un'illusione vantaggiosa in molti contesti - non si puo' poi affermare a cuor leggero la "compatibilità" teorica tra fede e scienza. Da qui la mia proposta di abbandonare questa pretesa compatibilità teorica in favore della compatibilità pratica descritta nel post. Da qui la proposta di cambiare la metafora degli "ambiti" con quella degli "occhiali". Ultima considerazione: se sembro un po' assertivo è solo perché, pressato dai tempi, non domino al meglio la scrittura. In realtà ho maturato queste posizioni negli ultimi mesi (nemmeno anni) per cui sono anch'io in ricerca di una compatibilità credibile poiché non intendo certo rinunciare ai frutti preziosi del "quadrivio imbarazzante" di cui sopra.