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mercoledì 24 luglio 2019

COSMOPOLITISMO CATTOLICO: LA RELIGIONE PRIMA DELLA NAZIONE.

COSMOPOLITISMO CATTOLICO: LA RELIGIONE PRIMA DELLA NAZIONE.
La Riforma avrebbe distrutto la ricchezza cosmopolita del cristianesimo occidentale tardo medievale introducendo il concetto di nazione emerso nel 17 ° secolo. Si è passati da un insieme di politiche e principati interconnessi uniti dalla sovrastruttura della Chiesa e dall'ampio ethos del cristianesimo a un sistema più razionalizzato che ricuciva stati-nazione occidentali. L'ombra della vecchia cristianità unitaria ha continuato a persistere grazie al prestigio del latino, che era ampiamente compreso e usato come lingua franca. Gli ungheresi protestanti della Transilvania, per esempio, erano noti per viaggiare in Inghilterra e studiare a Oxford, e non avevano alcuna conoscenza dell'inglese, ma potevano comunicare in latino.

Difficile comunque negare che la diffusa distribuzione delle Bibbie in lingua locale abbia aiutato l'associazione tra nazionalità e lingua, che è diventata normativa nei secoli successivi. Lutero e i suoi compagni di viaggio occasionalmente facevano appello all'onore della "nazione tedesca", in contrapposizione alle forze cosmopolite che marciavano sotto gli stendardi degli Asburgo. Al contrario, i predicatori cattolici romani esortavano i contadini cattolici tedeschi a mostrare più solidarietà con i soldati spagnoli dell'imperatore che con i cavalieri tedeschi protestanti. La religione prima della nazione.

venerdì 8 luglio 2016

Cosmopolitismo e tribalismo

Supponi che il Veneto, una regione del tuo paese ma in cui non vivi e che non visiterai mai, decida con una legge democraticamente approvata  di mettere in orfanatrofio i figli delle coppie non sposate.
Parlo di strutture dove siano previste anche pene corporali per i ragazzi.
Gente cresciuta con traumi del genere potrebbe darsi al crimine e venire a disturbare anche te, questo è vero.
Ma supponiamo anche che uno spiacevole effetto collaterale di questo genere si possa escludere, scommetto che la cosa in sé non basterebbe a tranquillizzarti.
Il solo sapere che in Veneto si dà corso a certe pratiche sarebbe per te “inaccettabile”. Una mera sensazione di disgusto ti farebbe dissentire. Eppure tu non sei coinvolto in alcuna maniera?
Lo stesso potrebbe valere se il Veneto – con una legge che riflette la volontà popolare – consentisse o rendesse obbligatoria l’ infibulazione delle figlie femmine.
Anche qui c’ è qualcosa di fortemente disturbante, anche se non parliamo delle nostre figlie, anche se quelle figlie saranno donne che accetteranno questa pratica e la riperpetueranno sulle loro figlie.
Ma cosa ci disturba?
Tesi: il nostro istinto tribale.
Un istinto tribale che scatena la nostra voglia di  proselitismo. Vogliamo “esportare” i nostri valori (siano essi di libertà, di democrazia ecc.). Vogliamo conquistare e indottrinare il nostro prossimo. Salvarlo. E’ più forte di noi, più forte del nostro egoismo.
C’è qualcosa di irrazionale (il disgusto) che ci lega indissolubilmente alla nostra comunità, anche a quella più ampia. E’ un residuo di tribalismo che ci fa condannare le impurità, anche quando non ci toccano direttamente.
Puo’ darsi infatti che in noi ci sia qualcosa di innato che ci lega al gruppo di appartenenza. D’altronde tutte le organizzazioni umane di un qualche successo condividono ideali astratti che vanno al di là dei singoli egoismi, fanno appello ad un’identificazione irrazionale nella missione del gruppo.
Ecco, la coesione sociale è l’amalgama di questo istinto, l’aspettativa che certe credenze siano condivise da tutti, anche se qualora non fosse così la cosa non mi toccherebbe più di tanto.
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Riconoscere questo aspetto della personalità umana ci fa comprendere meglio gli altri.
Ci fa capire concetti come “disgusto”, “proselitismo”, “purezza”, “rito”, “conquista”. Si tratta di concetti che talvolta noi annettiamo ad una mentalità arretrata e tribale. Non è vero, sono concetti che appartengono alla natura umana, e quindi anche a noi.
Anche nel “cosmopolita” la tribù fa sentire il suo richiamo. Anzi, poiché il cosmopolita si crede inserito in una tribù particolarmente estesa, i danni che puo’ fare sono ingenti. Molto maggiori di quelli che potrebbe fare una famiglia o un clan.