lunedì 30 giugno 2014

DEFINITIVO La mia filosofia

Non ho mai studiato la filosofia a scuola, cosicché conosco poco la storia e gli eroi di questa disciplina. In un caso come il mio l’ approccio più semplice consiste nell’ affidarsi alla narrativa anglosassone (o “analitica”) che insiste su specifici problemi di facile descrizione, e di accantonare la narrativa continentale più concentrata sui singoli autori (e quindi sulla storia e sugli eroi). In termini provocatori: Platone con i suoi codicilli interessa agli “analitici” quanto Democrito puo’ interessare ai fisici contemporanei, praticamente una lettura da spiaggia, al limite. E questo, come è facile capire, risulta rassicurante per un ragiunat.
Fatta questa premessa si capirà perché l’ esposizione che segue consiste in un semplice elenco dei problemi sul tappeto seguito dalla soluzione che prediligo.
Ci tengo solo a precisare che non si tratta della “mia” soluzione ma della soluzione che ho comprato girando per le bancarelle dei migliori filosofi contemporanei in circolazione. I principi guida di questo shopping sono presto detti: semplicità e buon senso. In genere ci sono sempre soluzioni verso cui il buon senso è attratto; ebbene, le abbandono solo di fronte a critiche devastanti. Naturalmente mi riservo di cambiare idea in qualsiasi momento.
Ancora una cosa prima di partire: per questioni di economia molti dei “problemi” e delle “formule” a cui faccio riferimento non sono specificati a dovere ma chi è interessato basta che visiti in rete Wikipedia per avere una delucidazione sommaria oppure la SEP (Stanford Encyclopedia of Philosophy) per avere una panoramica più completa.

***

Esiste la conoscenza a priori? Direi di sì. Si possono fare molti esempi, mi limito ad uno: la logica. Noi conosciamo le leggi fondamentali della logica senza sentire l’ esigenza di una conferma empirica. Se dico che Giovanni è più alto di Paolo che è più alto di Nicola, so (a priori) che Giovanni è più alto di Nicola e per saperlo non mi occorre verificarlo empiricamente metro alla mano. Ebbene, di fronte a tanta evidenza del fatto che la conoscenza a priori è possibile, il compito di provare il contrario è piuttosto gravoso, e non mi risulta sia mai stato adempiuto in modo convincente.
Astrazioni: platonismo o nominalismo? Essenze. Credere a verità soprannaturali implica credere nelle "essenze". All' uomo moderno, ammettiamolo, disturba la parola stessa. Agisce qui, forse, l' indottrinamento liceale ricevuto sul finire del millennio, per riconciliarlo con il concetto di essenza e di soprannaturale basterebbe tornare per un attimo alla vetusta questione degli universali. Esempio: sappiamo che esistono i gatti bianchi, che esistono i cavalli bianchi… ma esiste la “bianchezza”? Se esiste è di certo una realtà incorporea. Ebbene, i cosiddetti nominalisti negano tale esistenza, i realisti immanenti la ammettono ma non “in sè”  bensì sempre a partire dalle cose (nel nostro caso il gatto, il cavallo...). I platonisti invece sostengono che gli universali esistono e sono autonomi, ci sarebbero a prescindere dal mondo. La posizione nominalista per me è abbastanza incomprensibile, quella “immanentista” è la più vicina al senso comune e alla nostra esperienza quotidiana. Il platonismo, dal canto suo, è una posizione che si puo' comprendere ma è non-verificabile e spesso non necessaria, noi del resto facciamo ben di rado esperienze "spiritiste" e non sappiamo fino a che punto siano affidabili. Perché spingersi dunque a tanto? Il realismo degli universali non è accolto solo dal senso comune ma anche dalla grammatica (e quindi dalle dimostrazioni logiche). Faccio un esempio: 1) il giallo è un colore, 2) l’ affermazione precedente è vera, quindi 3) il giallo esiste. Semplice no? Procedendo per assurdo è poi facile dimostrare le incongruenze grammaticali a cui conduce il nominalismo (l’ idea per cui “giallo” è solo una comoda parola di cui ci serviamo per indicare certi fenomeni): 1) il giallo è un colore e i limoni lo posseggono 2) non esistono parole che sono colori e che sono possedute dai limoni, quindi 3) giallo non è solo una parola. Facile no? Perché allora cercarsi rogne torturando il linguaggio naturale? In mancanza di prova contraria si fa molto prima ad accettarlo accettandone tutte le conseguenze. Direi che oggi il nominalista rinuncia a queste comodità servite sul vassoio d’ argento solo perché ha dei secondi fini, per esempio è un empirista radicale e certe forme di "essenzialismo" gli romperebbero le uova nel paniere. Ma a noi delle sue "uova" ci interessa molto poco. Accettiamo pure l' "essenzialismo" magari in una versione moderato che sta tra l' immanentismo e il platonismo: le essenze esistono e originano sempre dal mondo. Il Diavolo (essenza platonica) magari non esiste ma il Male (essenza immanentista) forse sì. Eppure anche la versione immanentista mi lascia dubbioso. A parte il fatto che Dio non sarà mai concepibile da un immantentista, prendiamo le Leggi di Natura e chiediamoci: seguono o precedono la natura? A me sembra ovvio, la precedono. Come puo' la natura creare le sue leggi. La natura, al limite, ubbidisce alle leggi. La cosa è rilevante anche per capire bene il concetto di "creato dal nulla". Il "nulla" non è semplicemente qualcosa provo di oggetti ed energia, è anche privo di realtà astratte come le leggi di natura, che sono concepibili separatamente dalla natura in quanto la precedono. Per questo il nulla dei fisici che ipotizzano un inizio grazie al "salto quantico" è pensato male: il nulla non contiene nemmeno le leggi della fisica, ovvero quelle leggi per cui si realizza un salto quantico. La filosofia moderna, con Putnam e Kripke, recupera un certo essenzialismo che sembrava morto e sepolto. Bene.
La metafisica ha ancora un senso? L’ opzione per il realismo immanentista non implica comunque rinuncia alla trascendenza. Un realista immanentista, per esempio, puo’ essere anche un dualista sostanzialista (vedi sotto), ovvero credere che l’ identità delle persone risieda nell’ anima, cioè in un’ entità trascendentale, ovvero in una sostanza soprannaturale  concepibile separatamente dal corpo fisico anche se originata da esso.
E’ possibile distinguere tra giudizi analitici e giudizi sintetici? Chiunque è in grado di fornire esempi di giudizi analitici (“il quadrato ha 4 lati”, “il gatto miao è un gatto”, eccetera) così come chiunque è in grado di fornire esempi di giudizi sintetici (il quadrato è blu”, “il gatto miao è feroce” eccetera). E’ forse un caso se possiamo farlo in tanti senza il minimo disaccordo? No, è semplicemente la prova che la distinzione tra giudizi analitici e giudizi sintetici è evidente a tutti e chi la nega deve provare la negazione con altrettanta evidenza. L’ empirismo radicale si trova nella condizione di negarla – e lo ha anche fatto in modo geniale (Quine) – ma questo è un punto debole di quella filosofia, non un punto di forza.
La giustificazione epistemica è di tipo “internalista”? Sì perché la conoscenza si fonda sul senso comune che è una facoltà dell’ uomo, ovvero una facoltà “interiore” attraverso la quale abbiamo un accesso diretto alla realtà esterna grazie all’ intuizione e al tribunale dell’ introspezione. Se parlassi solo della realtà esteriore (esternalismo), come fa il naturalismo, senza specificare nulla sull’ affidabilità di intuizione e/o introspezione, la teoria epistemica sarebbe incompleta e sempre in balia di uno scetticismo “à la” Hume. Questa posizione fondata sul principio di conservazione delle apparenze (“se mi sembra “F”, allora è “F”)  supera poi il cosiddetto Gettier problem, la bestia nera degli “internalisti”, poiché non “prova” ma si limita a trasferire l’ “onere della prova” su chi contesta le apparenze. Un argomento “giuridico” che viene buono anche per questioni filosofiche.
Fenomeni o oggetti? Esiste una distinzione importante tra oggetti e fenomeni. L' oggetto ha una sua fisicità e le sue proprietà possono essere ben rese attraverso descrizioni fisiche. Il fenomeno invece è un evento inestricabilmente legato alla coscienza umana e non puo' quindi essere penetrato a prescindere dalla coscienza stessa. Per esempio, il suono è da molti ritenuto un fenomeno poiché il sordo non puo' comprenderlo appieno, non puo' capire di cosa si parla quando parliamo di suoni, per quanto comprenda perfettamente il resoconto oggettivo che descrive i suoni in termini di vibrazioni frequenziali di un oggetto. Ebbene, chi considera questa interpretazione dei suoni come la più appropriata, e io sono tra costoro, considera i suoni dei fenomeni piuttosto che degli oggetti o delle proprietà di un oggetto.
Atteggiamento verso il mondo esterno? Scarterei sia l’ ipotesi idealista che quella scettica attestandomi su posizioni realiste. Quel che ho detto finora già basterebbe per far capire come questa scelta sia dovuta.
La conoscenza deve essere fondata? Una conoscenza è fondata se dedotta o auto-evidente. Secondo la tradizione empirista una conoscenza è auto-evidente se appartiene alla logica fondamentale o alla matematica fondamentale o ai sensi. Secondo l’ epistemologia riformata e l’ intuizionismo, però, esistono molte altre conoscenze auto-evidenti: la causa, la mente, la realtà del mondo esterno, i principi morali fondamentali… e anche Dio. Insomma, è il senso comune (l’ intuizione) a costituire il fondamento.
Libero arbitrio? Scarto sia il negazionismo che il compatibilismo per dirmi favorevole al libero arbitrio. Almeno un pochino noi siamo liberi di scegliere, me lo sento! E’ una delle questioni spesso affrontate nel blog e quindi mi astengo dal menare ulteriormente il torrone.
Dio? Se non si è capito mi dichiaro teista, da un punto di vista filosofico. Ma anche qui vale quanto detto sopra. Ad ogni modo rinvio al post “La mia fede”.
E quanto al relativismo? Non posso certo dichiararmi tale anche se certe varianti “contestualiste” hanno il loro fascino. Credo comunque che esistono delle verità fisse verso cui noi siamo in cammino, magari non le raggiungeremo mai su questa terra ma possiamo avvicinarle e vale la pena crederci e procedere.
Razionalismo o pragmatismo empirista? Penso che la conoscenza parta dalle nostre intuizioni per poi svilupparsi razionalmente, la verifica delle tesi è possibile solo in alcuni ambiti del sapere, dove del resto è doverosa. Chiamerei tutto cio’ “razionalismo intuizionista”. Ad ogni modo rinvio al post “la mia ragione”.
Esiste una legge di natura? Penso di sì e penso che la scienza sia in cammino per scoprirne alcune. In questo senso rigetto lo scetticismo humeniano e la necessità di ricorrere a “finzioni utili”: c’ è qualcosa di più di semplici correlazioni, ci sono vere e proprie cause. Così come rifiuto la soluzione kantiana per aggirare questo scetticismo, ovvero un idealismo che ancori al soggetto e solo al soggetto la verità delle nostre credenze.
I fatti e i valori sono sempre separati? E’ possibile passare dall’ “essere” al “dover essere” (is/ought problem)? Sì. A prima vista sembrerebbe di no ma a ben vedere nella matematica lo facciamo senza problemi: "examination of just about any mathematical proposition would reveal this mode of cognition - you cannot derive most theorems solely on the basis of definitions. You must also have some intuitive judgements, usually made explicit in the form of axioms". Allo stesso modo per l'etica: noi guardiamo e ricorrendo ad alcune intuizioni morali giudichiamo passando dall'essere al dover essere. C' è chi osserva: “il comunismo conduce regolarmente a schiavitù e miseria, quindi il comunismo è male”. Ma in un sillogismo del genere manca una premessa: “schiavitù e miseria sono male”. In altri termini, non puo’ esistere una conclusione valoriale se manca una premessa valoriale. Il problema is/ought è agevolmente superato dall’ etica intuizionista (vedi il post “la mia etica”): la miseria descritta implica una condanna morale https://fahreunblog.wordpress.com/2020/01/14/i-fatti-separati-dalle-opinioni/
L’ origine delle credenze: internalismo o esternalismo? Un individualista non puo’ che essere “internalista”: le credenze originano nell' individuo (che ne è dunque responsabile) prima ancora che dall’ ambiente. Del resto un dualista sostiene agevolmente questa posizione, che imbarazza invece il fisicalista monista. E’ infatti facile immaginare che due gemelli fisicamente uguali abbiano credenze diverse se posti in ambienti anche solo leggermente diversi. L’ olismo dei contenuti mentali (come del resto l’ olismo dei significati) sembra il destino dei fisicalisti.
L’ unica logica valida è quella classica? Non direi, l’ esempio delle scienze parla chiaro: l’ interpretazione standard della fisica delle particelle, per esempio, non sarebbe possibile se avessimo a disposizione solo la logica standard. Così come senza la logica delle relazioni sarebbe difficile dar conto del divenire e senza la logica modale (che interpreta l’ “esistenza reale” come un predicato) dar conto dell’ esistenza di Dio e di mille altri fenomeni che tutti noi crediamo reali. Tuttavia è pur vero che buona parte della logica classica contenga verità a priori. Diciamo allora che esiste un “cuore” logico invariabile e che non ricomprende tutta la logica classica.
Teoria del significato. La teoria descrittiva di Frege (teoria internalista) resta un caposaldo ma si è dimostrata di fatto insufficiente a trattare la nostra esperienza. Gli “esternalisti” seguendo Putnam e Kripke hanno elaborato teorie del significato differenti (“teoria del battesimo”) più ricche e confacenti alla bisogna.
E sul naturalismo? Da teista posso solo dire che…
E sul problema mente/corpo? Mi ritengo un dualista: il “mentale” è chiaramente qualcosa di diverso dal “materiale” e i tentativi di ricondurre il mentale al fisico mi sembrano fallimentari. Il mentale (anima) è essenziale per risolvere il problema dell’ identità: il caso del “brain split” ci dice che in condizioni di continuità fisica si realizza una discontinuità identitaria (chi sono se il mio cervello viene diviso e trapiantato su due persone differenti?) e il caso del “teletrasporto del colpevole” ci dice che in caso di discontinuità fisica puo’ realizzarsi una continuità identitaria (“se l’ omicida si teletrasporta con distruzione, continua a vivere nella copia teletrasportata che puo’ dunque essere legittimamente arrestata”). Tutto cio’ ci dice che sia l’ approccio fisicalista che quello psicologista falliscono quindi ci deve essere qualcosa d’ altro che mi consente di dire “chi sono io”. Non mi basta nemmeno il cosiddetto “dualismo delle proprietà”, la mente non è una proprietà del cervello, tanto è vero che puo’ trasferirsi da un corpo all’ altro (vedi teletrasporto) quando non ha senso pensare che che le proprietà del corpo A possano trasferirsi nel corpo B (A e B possono avere la stessa altezza ma non si riesce a concepire come l’ altezza di A possa trasferirsi in B). Non so se esistano menti senza corpo, so però che la mente è concepibile anche senza corpo (dualismo sostanzialista), ovvero so che potrebbero anche esistere menti senza corpo: se mi sveglio privo dei cinque sensi non so se ho ancora un corpo. In altri termini, è possibile che non l’ abbia e devo lasciare aperta questa ipotesi in mancanza di confutazione. Da ultimo, penso che ci sia un’ influenza reciproca tra mente e corpo (dualismo cartesiano), in caso contrario l’ idea di libero arbitrio sarebbe improbabile. In questo modo non resta che la posizione del “dualista-sostanzialista-cartesiano”. Ammetto che non è molto di moda. Poco male visto che questa posizione è anche la più naturale per trattare le questioni legate alla Resurrezione. Per una difesa aggiornata del dualismo sostanzialista vedi Richard Swinburne. Anche il dualismo tomistico - o aristotelico - è incoerente (vedi questo mio saggio.
Giudizi morali. Penso che esista anche una componente razionale per esprimerli. Mi ritengo un oggettivista (vedi Huemer) anche se nella variante anti-realista (vedi Scruton). Ma sul punto rinvio al post “La mia etica” in cui parlo del cosiddetto “intuizionismo etico”. Il desiderio non è l’ unica fonte della moralità. Noi possiamo “predicare bene e razzolare male”, ovvero distinguere il bene dal male con la mente ma poi avere impulsi di segno contrario.
Problema di Newcomb? Faccio un’ eccezione e prima della risposta fornisco un breve riassunto del dilemma: un tipo dalle previsioni infallibile ci convoca dicendoci “potrei aver nascosto 5000 euro sotto una di queste due scatole, per appropriartene puoi scegliere di scoperchiarne una o entrambe ma ti avviso che nel sistemare  “il bottino” ho tenuto conto della scelta che farai e ho voluto castigarti lasciandoti a secco se opterai per la seconda”. Che fai? Personalmente scoperchio entrambe le scatole perché non penso che il futuro possa determinare il passato: è proprio questo che implicherebbe l’ alternativa! La teoria delle scelte razionali è cogente – e imporrebbe di scoperchiare una sola scatola - ma l’ unidirezionalità del tempo lo è ancora di più, a mio avviso.
Etica: deontologia, virtù o utilitarismo? L’ utilitarismo lo scarterei perché propone troppi controesempi confutanti, argomento di coscienza incluso (ovvero: nemmeno l’ utilitarista più rigoroso seguirebbe mai i precetti della sua dottrina, nemmeno i più elementari, per esempio donare tutto ai poveri africani). Deontologia e virtuismo ripropone il solito dilemma: quanto conta la ragione nei giudizi etici? Io penso molto, almeno nello stabilire i principi di base. Cio’ però non significa che il sentimento non giochi un suo ruolo: non si puo' negare che il sentimento di ripugnanza abbia un ruolo in taluni giudizi etici. In questo senso l' etica puo' essere vista come divisa in due: principi di base (cognitivi) e limiti ai principi + precetti secondari (non cognitiva). Deontologia e virtuismo possono convivere e forse questa distinzione è la base della laicità. Le virtù devono dunque trovare un loro spazio, anche perché la virtù è un buon antidoto contro il moralismo: la virtù non si puo’ esportare visto che è congenita o comunque radicata nel soggetto che la riceve nell’ educazione sin da bambino. La deontologia invece tollera un “riformismo” qui ed ora che finisce sempre nella tentazione di “riformare” l’ altro ricostruendolo come “uomo nuovo” e ubbidiente. Inoltre, sebbene per un’ etica laica l’ approccio deontologico sembra promettente, per un credente i principi supererogatori diventano obbligatori, di conseguenza la virtù e la possibilità di migliorarsi sempre diventa essenziale. Concludo osservando che, se è vero come è vero che la laicità è possibile anche senza ripiegare sulla deontologia pura, allora non c’ è ragione di rinunciare ai molti pregi del “virtuosismo”, ovvero dell’ etica in forma di comando divino (per i credenti) e di ordine spontaneo (per tutti). Anche qui rinvio al post “la mia etica”.
Il bello è soggettivo? Francamente penso di no, anche se il punto non è poi così evidente. Forse gli equivoci maggiori nascono dal fatto che la meta-estetica più adeguata sembra essere quella anti-realista. Tuttavia, l’ anti-realismo estetico è pur sempre compatibile con l’ oggettività dei giudizi estetici.
Come prendiamo contatto con il mondo esterno? Affidarsi ai sensi apre le porte allo scetticismo di Hume, poiché sappiamo che i sensi tradiscono producendo illusioni e allucinazioni. Del resto affidarsi alle semplici “rappresentazione mentale” è qualcosa che apre le porte al soggettivismo e all’ idealismo. Tra questa Scilla e Cariddi la teoria migliore è il cosiddetto “realismo diretto” nella sua variante “intenzionalista” che vede la percezione come una presa di coscienza diretta degli oggetti attraverso le rappresentazioni mentali.
Chi sono? Il problema dell’ identità. Le sperimentazioni con la macchina del teletrasporto confutano in modo credibile sia la soluzione fisicalista che quella psicologista. Non resta che pensare all’ identità personale come a una forma di trascendenza. L’ esperimento mentale del “brain split” è molto utile in questo senso. Per ulteriori considerazioni vedi il punto del dualismo.
Politica? Rinvio al post “La mia politica”.
Sul problema del teletrasporto? Riassumo: una macchina teletrasportatrice funziona così: noi entriamo nella cabina A, veniamo disintegrati e ricomposti con materia simile (ma non la stessa) nella cabina B situata a migliaia di km di distanza (o nella stanza accanto). Possiamo dire che siamo morti o morti e rinati? La mia risposta è “no”. Ci siamo semplicemente spostati. Il fenomeno ha un solo significato: le teorie psicologiche dell’ identità sopravanzano quelle fisicaliste. E se la prima cabina non distrugge il “teletrasportato”? Evidentemente neanche la psicologia è un mezzo sufficiente per stabilire l’ identità. Conclusione: ci vuole qualcos’altro per “spiegare” le nostre scelte. Magari un concetto trascendente come quello di “anima”.
Teoria del tempo? Non vedo la necessità di abbracciare una B-theory contraria al senso comune (né tantomeno la C-theory). Certo, la relatività speciale pone problemi non da poco che comunque possono essere superati. Inutile dire di più su un punto tanto complesso, rinvio in merito alla trattazione del filosofo Howard Stein, per me convincente.
Problema del trolley? Rinvio al post “La mia etica”.
Teoria della verità? Da realista propendo per la “verità come corrispondenza” rinunciando a relativismo e coerentismo: esiste un mondo esterno e sono vere le credenze che stabiliscono una corretta corrispondenza con questo mondo. “La neve è bianca” è una credenza vera se la neve è bianca.
Il concetto di zombi è concepibile? Ricordo il dilemma: possono essere concepite creature in tutto uguali a noi ma prive di coscienza? La mia risposta: penso di sì perché penso che la coscienza sia in effetti qualcosa di cui la scienza contemporanea non riesce a dar conto in modo soddisfacente, priva com’ è del linguaggio adatto per farlo (su questo punto vedi il recente libro di Thomas Nagel). Non è un caso se per molti scienziati l’ uomo è ormai un “robottone” che procede per scosse elettriche, e tra i vari robottoni che popolano la natura nemmeno il più interessante. Per costoro gli zombi non sono di certo concepibili visto che coincidono in tutto e per tutto con noi, ma io non riesco a seguirli su quella via. Una via che contempla la “scienza naturale” come unico sapere













sabato 28 giugno 2014

Lo stato è un' azienda?

A prima vista viene da rispondere di sì. Un capo di governo è tenuto a far prosperare lo stato che dirige, esattamente come un manager l' azienda.

Ma se ci fermassimo qui saremmo degli utilitaristi.

Cio' che differenzia un governante da un manager è il ruolo delle presunzioni. Un governante, per agire, deve superare il precetto "liberty first" posto a tutela dei cittadini. Un manager non è tenuto a tanto. Un governante deve poter dire: "limito le tue libertà perché posso mostrare una quantità ragguardevole di prove che così facendo il paese diventerà più prospero. La "quantità ragguardevole" di prove consente quindi al governante di superare il liberty first. Per un manager il lasciapassare per l' azione è costituito unicamente dalle proprie convinzioni personali circa il bene dell' azienda. Bastano quelle ad autorizzarlo.

Quantità ragguardevole di prove contro convinzioni personali. Ecco cosa differenzia il governante dal manager ed ecco perché uno stato non potrà mai dirsi pari ad un' azienda.

giovedì 26 giugno 2014

I beni infiniti

Anche l’ economista ha qualcosa da imparare dal credente e dall’ economia dei “beni infiniti”. Oggi, infatti, anche  molti beni materiali sono diventati “infiniti”. Se programmo un buon software posso poi riprodurlo all’ infinito a costo zero. Se realizzo un solo e-book posso poi moltiplicarlo all’ infinito a costo zero. Tutto cio' ha delle conseguenze: se il mio software è anche solo leggermente migliore delle alternative, mi accaparro l’ intero mercato, proprio perché stendere la mia produzione a livello cittadino o mondiale mi è indifferente dal punto di vista dei costi. Si tratta di giochini cosiddetti “winner take all”. Se Facebook è anche solo di poco migliore di MySpace, Facebook si prende tutto e MySpace sparisce. Anche grazie a queste dinamiche le ricchezze si concentrano ed emergono pochi super-ricchi dal patrimonio quasi infinito. Il credente ci insegna che quando disponiamo di beni infiniti cio’ che manca, cio’ che scarseggia è il senso, ovvero cio’ che ci consente di trasformare la ricchezza in felicità e realizzazione personale. Noi non viviamo per accumulare patrimoni ma per trasformarli in felicità personale. Ecco allora che intorno al super-ricco si forma una corte di gente che “offre” senso: il cuoco con i suoi piatti unici al mondo, l’ esperto dei vini con i suoi consigli sofisticati, il monaco buddista con la sua filosofia immaginifica, il personal trainer con le idee per una forma perfetta, l’ artista con le sue trasgressioni uniche… Il futuro è di chi sa trasformare la ricchezza in senso e vende i suoi consigli e la sua arte ai super-ricchi. A volte il senso ha bisogno del sacro per emergere, cosicché l' opposizione del credente alla mercificazione che abbiamo cacciato dalla porta, potrebbe rientrare dalla finestra.

mercoledì 25 giugno 2014

Ave Maria

Ave Maria   -    Il saluto con cui il divino incontra l' uomo

Piena di Grazia   -   Dall' esistenza contrassegnata dai miracoli (verginità, ascensione...)

Il Signore sia con te   -   Unita a Dio nella generazione del Figlio

Sia benedetto il tuo nome e benedetto il frutto del tuo seno   -   Destinato a grandi cose nel bene

Santa Maria   -   Dall' umanità esemplare

Madre di Dio  -   Destinata a partorire il figlio di Dio

Prega per noi peccatori   -   Intercedi presso Dio invocando il suo perdono

Adesso e nell' ora della nostra morte   -  Ora e finché dura il tempo utile per decidere il nostro destino.

Globalizzazione e compenso ai manager

la globalizzazione ha fatto esplodere i compensi ai manager. Perché? Essenzialmente due ragioni:

1) La globalizzazione richiede all' impresa strategie allocative, un compito demandato ai manager.

2) Mercati più ampi (globalizzati), spingono la specializzazione del lavoro, il che aumenta la domnda di "coordinatori", ovvero di manager.

sabato 21 giugno 2014

Come emerge uno Stato?

1) Hobbes aveva torto. La vita senza governo non è affatto breve, violenta e spiacevole. La storia ci dice che ci si organizza.

2) In particolare ci si organizza con le persone di fiducia, i familiari innanzitutto. Dalla famiglia si passa alla famiglia allargata fino ad arrivare al clan e alla tribù. Difficile andare oltre, il collante sociale non terrebbe.

3) Il bene da produrre per convivere è la fiducia. Per farlo si ricorre alla cultura dell' onore e alla legge dei clan. Bisogna dire che senza un governo la vita sociale non assomiglia certo a quella sognata dai liberali individualisti. La legge del clan contempla la colpa collettiva: tu sei responsabile anche delle colpe di tuo fratello.

4) Uno dei tipici collanti sociali è la "creazione del nemico comune". I clan sono spesso in guerra tra loro, altro particolare che non piacerebbe agli amanti del pacifico commercio.

5) Le guerre portano a un vincitore che sottomette gli altri formando una specie di superclan dove le relazioni tra i membri cominciano a diventare anonime. Una casta detta legge sul popolo. Qualcuno anziché parlare di superclan parla di "stato naturale".

6) Lo stato naturale, al fine di perpetuarsi, adotta degli espedienti tipici. Innanzitutto facilita la mobilità tra governati e governanti al fine di tener buoni i primi, che son anche i più numerosi. Poi, anche per incrementare la sua efficienza, concede e garantisce i diritti individuali, in particolare il diritto di proprietà. In questo modo ottimizza gli incentivi.

7) I diritti individuali mandano in sollucchero i liberali di ogni risma, ma qui sta il paradosso dell' individualismo: i libertari vedono nello stato un nemico ma senza uno stato centrale forte che crea fiducia i loro adorati diritti individuali rischiano di regredire e venire fagocitati dalla legge dei clan.

8) E' anche vero che lo stato concede strumentalmente i diritti individuali e quindi, altrettanto strumentalmente, li viola non appena gli conviene farlo. Tasse esose, iper-regolamentazione sono la regola dello stato moderno. Lo stato attacca di continuo i diritti individuali ma per paradosso la sua presenza è anche garanzia per essi.

9) Dal punto di vista dell' etica individualista lo stato è ingiustificabile, eppure la sua presenza migliora la nostra condizione visto che garantisce i nostri diritti. Diciamo allora che la presenza dello stato emerge in violazione dei principi in cui crede il libertario ma la sua presenza puo' essere accettata come eccezione al principio, almeno finché lo stato si limita a garantire i diritti individuali (stato minimo) senza estendere la sua azione con interferenze condannabili.

venerdì 20 giugno 2014

Le dinamiche dell' innovazione


  1. La crescita di lungo periodo, ovvero la ricchezza di una nazione, dipende sostanzialmente dall’ innovazione, ovvero dalla produttività.
  2. L’ innovazione dipende dalla ricerca e, secondo la teoria standard, l’ attività di ricerca non consente di internalizzare a sufficienza i benefici prodotti.
  3. Si rendono necessarie convenzioni come i brevetti o i premi pubblici.
  4. Alcuni ritengono che sia necessario un intervento pubblico diretto, almeno nella ricerca di base.
  5. Un’ evidenza annedottica supporta quest’ ultima supposizione. In molte innovazioni recenti lo stato ci ha messo lo zampino, cosicché c’ è chi crede che il meccanismo sia generalizzabile. In molti pensano che mediante i suoi investimenti in ricerca, lo stato compie una politica industriale indicando la direzione agli altri investimenti.
  6. Ma guardiamo a periodi storici in cui i fondi pubblici nella ricerca di base latitavano (e latitava pure la protezione dei brevetti). Il tasso di innovazione era realmente inferiore? Non sembra proprio, almeno se esaminiamo il XIX secolo, oppure se confrontiamo USA e Europa nella prima metà del XX secolo. Per sapere a che punto siamo oggi consultare la curva-tabarrok http://broncobilli.blogspot.com/2014/10/la-curva-di-t.html
  7. L'innovazione nelle mani dello stato è un feto abortito. Internet sarebbe rimasta una specie di telex. In cerca di un'analogia mi vengono in mente i Maya, si dice che non scoprirono mai la ruota. In realtà la conoscevano eccome, nei giochi dei loro bimbi è stata rinvenuta ma l'"invenzione" è stata abortita nella culla.
  8. Negli ultimi 30 la produttività dei paesi avanzati ha rallentato la sua crescita. Tuttavia, questi sono anche gli anni in cui i fondi pubblici sono intervenuti massicciamente un po' ovunque nella ricerca.
  9. Inoltre, guardando all’ evidenza aggregata, notiamo che non esiste correlazione tra fondi pubblici destinati alla ricerca di base e crescita economica. Anzi, la correlazione è negativa. Come spiegarlo senza negare la teoria standard?
  10. Probabilmente non si capisce che lo “stato innovativo” è in concorrenza con il welfare state o il warfare state piuttosto che con lo stato a bassa tassazione. La ricerca pubblica spiazza quella privata di suo, se poi viene finanziata da tasse che scoraggiano i privati, il trade off è ancora più accentuato. In questi casi i benefici della spesa pubblica, pur essendoci, vengono più che compensati. Ecco spiegata la correlazione negativa senza rinnegare la teoria standard.
  11. Oltretutto, nemmeno in teoria si rimedia ai fallimenti di mercato con l’ intervento governativo. I burocrati non hanno incentivi corretti per agire in modo efficace.
  12. C' è poi un altro paradosso. Chi ha studiato "le grandi scoperte dell' umanità" in campo scientifico (es Charles Murray: The great human accomplishment) sa che, almeno rispetto alla popolazione, da metà del XIX secolo, esiste un declino nell' avanzamento del sapere umano, da non confondere con i miglioramenti tecnologici. Strano perché la nozione di "sapere umano" è strettamente imparentata con quella di "ricerca di base" e i massicci interventi governativi in questo campo avvengono proprio nel XX secolo.
  13. Conclusione plausibile. Volete uno stato innovativo? Escogitate un mix di meccanismi per internalizzare i benefici dell' innovazione (brevetti, premi...), poi tagliate il welfare e investite in ricerca, la concorrenza vera è tra queste due opzioni. I poveri delle generazioni presenti saranno sacrificati ai poveri delle generazioni future.
  14. Si dice che la ricerca di base sia copiabile. Vero, ma chi arriva per primo ha sempre grandi vantaggi.
  15. C' è chi dice: niente ricerca di base, niente ricerca applicata. Calma il flusso è spesso invertito. Oltretutto molta ricerca applicata deriva da altra ricerca applicata.
  16. I fondi pubblici portano alla scienza politicizzata, qualcosa di dannoso. Che fare della ricerca sulle staminali? E di quella sul nucleare? Difficile pensare che la politica non finisca per avere un ruolo.
  17. I fondi pubblici favoriscono il big project bias.
  18. Le imprese private spendono in innovazione 2 volte e mezzo delle pubbliche (Hanson seti)
  19. Le imprese private sono 3.5 volte più reattive alle opportunità di investimento innovativo (Hanson seti)
  20. L' innovatore cattura il 3% del valore che produce (Nordhaus)
  21. Molte innovazioni implicano una rivoluzione infrastrutturale per poter essere implementate, cosicché il ruolo dello stato crea incertezze decisive sulla cattura del valore.
  22. Charles Murray ha indagato i fattori che nella storia gli elementi che più incidono sulla produzione di eccellenza sono 1) pace 2) libertà individuale 3) connessione tra le intelligenze 4) riconoscimento e ammirazione generale per il genio
  23. Per i governi la politica culturale più importante è quella legata al copyright, qualche considerazione::

    1. il copyright non è mai stato forte e applicato come nell'era pre-internet, ora, con la pirateria, si tornerà agli standard storici del passato
    2. l'indebolimento del copyright è inevitabile poiché l'autore blinda il suo prodotto con una tecnologia data ma il pirata lo sblocca avendo a disposizione tutte le tecnologie offerte dal futuro
    3. difficile teorizzare sul copyright, anche i libertari sono confusi: qual è la situazione naturale, la situazione di partenza? il pragmatismo diventa l'unica via accettabile
    4. la pirateria internet non arrecherà un danno mortale agli autori poiché la merce culturale ha innanzitutto un valore simbolico: guarda quanto vengono letti i libri acquistati e lo capisci subito
    5. la cultura al tempo del copyright indebolito: ci si avvia verso una riscoperta dell'aurea, verso l'evento unico, l'evento dal vivo, ci sarà un ritorno al passato, chi lo avrebbe detto (walter benjamin no di sicuro)
    continua
  24. c'è un nesso tra diseguaglianze e innovazione http://www.usnews.com/opinion/economic-intelligence/2015/06/04/love-your-iphone-learn-to-love-income-inequality
  25. Innovazione e urbanizzazione (Edward Glaeser). L'innovatore impara x contatto e prossimità prima che x istruzione. Il talento è contagioso. Il talento x esprimersi deve verificare che può farlo, nemmeno lui crede alle sue potenzialità pratiche, da qui l'importanza di vivere dove il ghiaccio è già stato rotto... 
  26. The Hanson-Yudkowsky AI-Foom Debate Robin Hanson, Eliezer Yudkowsky
    • Due approcci per elaborare previsioni sul futuro distante: analogia vs. modello
    • L'analogia individua fenomeni passati simile e cerca di estrarne delle leggi generali applicabili anche in futuro. Il modello studia il fenomeno specifico per come si è sviluppato finora cercando di isolare delle sue leggi interne al fine da prevedere i successivi sviluppi.
    • Philip Tetlock distingueva tra "volpi" e "porcospini".
    • Previsioni: esperto in scommesse (analista di precedenti) vs. esperto di settore (analista specifico)

    • H. è un economista evolutivo (hayekiano), Y. è un ingegnere amante dei progetti che ottimizzano. Il primo è + empirista, il secondo + razionalista
    • Le questioni su IA: emergerà in modo concentrato (un laboratorio proclamerà la scoperta) o in modo diffuso (varie approssimazioni compariranno qua e là)?
    • Che forma assumerà IA? 1) la forma di un pc con i suoi codici o 2) la forma di un emulatore di cervello umano...
    • Per H. sarà un processo diffuso e orientato all'emulazione. Y. è di parere opposto.
    • le diseguaglianze: il modo + efficiente x contenerle consiste nel lasciare una certa xmeabilità all' informazioni in modo che la copiatura dei programmi e delle soluzioni sia facilitata.
    • Le 3 transizioni analoghe: da neanderthal a sapiens, da cacciatore ad agricoltore, da agricoltore a industriale...
    • Cause principali nei fenomeni analoghi: nn tanto la conoscenza specifica quanto la messa in rete delle singole conoscenze.
    • Y. analizza l' agricoltura secondo la narrativa dell' ottimizzatore che dà molto peso all'intelligenza e alla bontà del progetto. H dà + peso al caso e quindi alle capacità combinatorie del sistema. E 
    • Con competizione diffusa e difesa allentata delle idee possiamo avere emersione delle idee migliori senza che il leader distacchi troppo gli altri. Vedi esempio Microsoft.
    • Problemi etici: la società sarà talmente ricca che passeranno in secondo piano.
    • Diseguaglianza: minore di quella prevista ma maggiore di quella possibile in un sistema a stretta regolamentazione. Cruciale la  xmeabilità delle informazioni
    • Il mercato nero sarà importante x lo sviluppo e l' aggiramento delle restrizioni etiche e di brevetto.
    • Problemi legati ad  emulatori  di diversa qualità: originali e tarocchi. Pericolosi i secondi ma essenziali per limitare diseguaglianze sostanziali.
    • Dilemma: gli em obsoleti accetteranno pacificamente il genocidio? Nella storia abbiamo già assistito al genocidio accettato degli improduttivi;
    • Altra analogia: la città. X' i terreni a NY valgono tanto? X' sono incorporati in una rete che valorizza. Può esistere un cervellone che progetta città? No. La città è un sistema complesso e nn si progetta ma emerge evolutivamente valorizzando il caso...
    • Inciso sulla meritorocrazia: l' indice di Shapley obietta al mercato come ordinatore meritocratico ma x altra via il mercato è ancora il rimedio che risponde meglio a qs critiche: oltre alla concorrenza individuale il mercato produce una concorrenza di gruppo (hayekiana) che fa emrgere il gruppo con gli individui disposti al meglio...
    • Altra analogia: il business plan tipico delle dot com: : big jump growth + decelereting growth: esplosione a rendimenti decrescenti con estinzione (bolla) di molte...
    continua
  27. A Critique of Mazzucato’s Entrepreneurial State DI Alberto Mingardi
    • tesi di m.: la politica industriale è il fattore fondamentale x l innovazione. i privati si aggregano....
    • m. cita casi in cui le conseguenze benefiche sono non intenzionali....
    • due problemi di m.: 1 nn considera lo spiazzamento in un sistema di scarse risorse 2 nn dà valore al ruolo della domanda...
    • m. si concentra sugli usa. ma se la sua tesi centrale tenesse dovrebbe essere ancora più vera x l europa dove i governi pesano ancor di più. il che non sembra.
    • m. sulla crisi: è reale la finanza nn c entra. manca innovazione. perchè? xchè manca lo stato...
    • curioso.per m. il governo che corregge i fallimenti di mercato è lo stato minimo teorizzato dalla publi choice...
    • lo stato è importante x innovare? x m. la risposta è davanti ai ns occhi. basta vedere ferrovie farmaci nanotecnologie e soprattutto la mitica internet...
    • ferrovie: chiaro il ruolo preponderante del privato nell innovazione pura. lo stato nazionalizza e crea grandi progetti...
    • problema di m.: esamina solo un xiodo in cui la spesa governativa è esplosa ovunque: difficile pensare che in qlc modo nn incocci con l innovazione. più difficile capire il ruolo giocato....
    • ottocento nn è stato forse innovativo? direi anche più del novecento. e il xiodo della riv. ind.? quello è un culmine. un epoca aurea con lo stato minimo. strano...
    • l onere di m.: provare che l i. è frutto di un progetto governativo consapevole...
    • internet: i finanziamenti governativi erano essenzialmente spesa militare. nn sembra che i. abbia molto a che fare com la guerra. i. fu un esternalità positiva di certi sforzi di ricerca....
    • università: m. le assimila al governo ma le u. americane sono quel che sono x l ambiente competitivo in cui operano e x l adeguamento al mondo del lavoro...
    • la spesa governativa impiegata in un progetto è ben diversa da un fondo governativo conteso in un ambiente competitivo...
    • la m. tipo: siccome lo studente che escogitò il touchscreen studiava in un univ. statale allora l i phone è il frutto della politica industriale governativa. c è qlcs xhe nn va...
    • farmaceutica usa: molti stimoli ricevuti sono identici in altri paesi. chiediamoci xchè funzionano negli usa e meno altrove...
    • m. esalta il giappone anni 70 e il suo recupero sugli usa. motivo? l investimento governativo in RD. ma l urss investiva di più così come il giappone stagnante degli anni novanta...
    • l urss ilvestiva tutto nel settore spaziale. il giappone in tanti settori. xchè? semplice: il giappone aveva industrie private attente alla domanda e quelle andavano finansiate. in urss il governo creava anche le entità da finanziare...
    • la m. implicita: l inintenzionalità conta più dell imtenzionalità. ma qs è assurdo. certo chi compie un azione cambia tutti gli stati futuri dell universo ma nn è nè colpevole nè meritevole del bene e del male che qs stati producono...
    • il ruolo dell imprenditore: sfruttare le conseguenze nn intenzionali. la spesa governativa in molti casi nn è stata altro che un fattore ambientale ben sfruttato. in quanto tale difficile attribuirgli meriti di sorta. sarebbe come attribuire al petrolio i meriti dello sviluppo...
    • le mele che cadono dagli alberi sono fattore di sviluppo innovativo?…
    • m. scambia i fattori ambientali con le cause. ricorda quel tifoso che x negare un rigore guarda al fallo nn fischiato a metà campo un quarto d'ora prima. certo: la catena causale sarebbe stata ben diversa ma quel fallo di per sè non ha nè meriti nè colpe su quanto accaduto...
    • xchè l america è stata scoperta da Colombo e nn dai vichinghi che ci sono arrivati ben prima?…
    • lo stato è un cattivo imprenditore nn xchè manca di genio ma xchè manca di dinamismo nn incontra la domanda lasciando inerti le sue trovate. se opera in un ambiente in cui poi c è qlcn che le valorizza allora rischiamo di nn vedere la sua improduttività e m. a quanto pare fa di tutto x nn vederla...
    • l imprenditore innovatore scopre nuovi bisogni prima che nuove tecnologie in qs senso lo stato nn è certo imprenditore..
    • thiel: oggi l i. avviene nei bits e nn nelle cose xchè le cose sono troppo regolate...
    • m. nn propone un modello. xchè lo stato dovrebbe essere un buon innovatore? come incentiva? come assume? testare un modello è molto più affidabile ma qui il modello manca...
    • tesi m.: i. richiede tempo e xdite. il mercato nn può tollerare il tour de force. ma così come si può essere poco lungimiranti si può essere anche troppo lungimiranti passando di fallimento in fallimento creando delle voragini. e la cosa non è mera teoria.  senonchè: ci sono errori fatti con le proprie risorse così come ci sono errori fatti con le risorse altrui. dove allignerà di più l opportunismo?…
    • policy di m.: tassa e spendi in RD. ci si disinteressa dell impatto di qs tassazione supplettiva. a meno che si intenda sostituire il welfare state con un RD state ma qs è tuttaltro discorso che non penso piaccia a m.
    continua
  28. la tesi della Mazzuccato: "è la spesa pubblica che alimenta l'innovazione" è inaccettabile e, non a caso, sostenuta grazie ad una corposa presenza di non sequitur. Oppure simulando che la ricerca universitaria faccia parte senza eccezioni di "ricerca finanziata dalla spesa pubblica" Tuttavia, puo' essere accettata una tesi similare seppur depotenziata: "a volte dalla spesa militare scaturisce un processo d'innovazione non voluto". Ecco, adesso si puo' discutere.
  29. Mazzuccato: lo stato ha inventato internet. Se è per questo anche l'urss ha "inventato" internet. solo che lì non c'erano i privati e la cosa collassò: Benjamin Peters  How Not to Network a Nation: The Uneasy History of the Soviet Internet,
  30. negli ultimi anni il differenziale di produttività alla frontiera si è allargato. Cosa significa? Forse che non manca l'innovazione ma che si diffonde poco. Spiegazione alternativa: o-ring production. http://marginalrevolution.com/marginalrevolution/2015/10/the-future-is-here-just-not-evenly-distributed.html  *****  http://marginalrevolution.com/marginalrevolution/2015/10/why-has-productivity-dispersion-gone-up.html

  31. The myth of basic science di Matt Ridley
    • scienza di base e innovazione hanno una storia divergente. conta di più trafficare con la tecnologia che fare studi astratti
    • mito: la scienza spinge l innovazione che spinge i commerci. è piuttosto vero il contrario.
    • guarda alla storia: le scoperte scientifiche sono l effetto delle grandi innovazioni
    • l astronomia è fiorita ai tempi dei viaggi spaziali non viceversa. la ruminazione astratta viene dopo.
    • il mondo sarebbe stato diverso senza edison? no. altre 23 persone lo avrebbero ben rimpiazzato
    • con bell idem
    • la nota storia dell invenzione parallela di newton e leibnitz è la norma. una legge evolutiva stabilisce quando i tempi sono maturi
    • darwin wallace malthus
    • la tecnologia è un organismo che si evolve. è lei che trova i suoi inventori
    • nuova visione: la tecnologia è un essere autonomo
    • corollario: brevetti e premi nobel sono assurdi
    • il freno della proibizione ha qualche risultato se eliminiamo la concorrenza.
    • come non si puo' proibire la tecnologia non si puo' neanche incentivarla
    • l inventore è sopravvalutato
    • spesso costa più copiare che inventare
    • francis bacon: il padre dell idea che l'innovazione puo' essere creata o spenta. temeva la marina portoghese e chiedeva grandi investimenti alla corona gb.
    • corollario: i fondi governativi non servono alla scienza.
    • l ortodossia: robert solow: prima l innovazione poi la tecnologia. la storia suggerisce l opposto.
    • periodo tra 1880/1914. paesi gb+usa vs francia+germania. chi ha innovato di più? chi ha finanziato di più?
    • è stata la guerra a chiamar dentro lo stato nella ricerca bellica in gb e usa, non il desiderio di dare una base solida alla prosperità. e l economia non è cresciuta più rapidamente.
    • l' ocse con un certo imbarazzo: solo la ricerca privata impatta sulla crescita. 11970/1998
    • la ricerca pubblica spiazza quella privata, che è più produttiva.
    • ma internet e il bosone di higgs? non è quello il problema, difficile pensare che una massa di fondi andasse completamente a vuoto. anche le fabbriche sovietiche producevano. noi dobbiamo cercare chi ha una migliore produttività non chi produce.
    • conclusione: l innovazione viene da se basta lasciare che le menti più industriose traffichino con la tecnologia e  possano interagire tra loro.
    continua
  32. La proprietà intellettuale è un furto? AAVV
    • Intro di cesare galli
    • 2 critiche al copy:
    • 1 altri sarebbero arrivati in tempi successivi
    • 2 stoppata ogni innovazine derivativa. Forse la più importante.
    • Differenza tra copy e prop. materiale: solo per quest ultima esiste scarsità del bene.
    • Alternativa: 1 statalizzazione con aste 2 brevetti a scadenza 3 contrattualizzazione
    • Cap3 henry lepage
    • Brevetto: premio conferito all innovatore attraverso un monopolio naturale
    • Conclusione: l analisi economica dà risultati ambigui e differenziati x settore. Meglio allora l analisi filosofica del problema.
    • Il male: nn copiare ma appropriarsi in modo fraudolento.
    • Locke: l uomo è proprietario del proprio lavoro dei propri pensieri.
    • Se stendo lamia idea su un foglietto e mi viene rubato il foglietto, allora l atto deprecabile è il furto nn la copia
    • Se costruisco una casa originale prospiciente la strada...
    • Conclusione:nessuno nasce col diritto a nn essere copiato
    • Alternative al  brevetto:
    • 1 investendo in anticipo l inventore guadagna ugualmente
    • 2 storicamente molte invenzioni anche senza copy. La curiosità umana si scatena anche senza compensi
    • 3 la pubblicità finanzia il prodotto creativo in alternativa al copy
    • 4 ricorso al segreto di fabbrica e a discipline contrattuali
    • Argomenti pro brevetto:
    • 1 stimola l innovazione
    • 2 rende pubbliche le innovazioni a scadenza
    • 3 abbatte i costi di transazione della contrattualistica in alternativa
    • Contro brevetti
    • 1 società ingiusta
    • 2 ostacolano l innovazione cumulativa
    • 3 difficile misurare il tasso di innovazione. Nessuno sembra aver dimostrato che i brevetti aiutano
    • 4 rischio: troppi in investimenti in ricerca.
    • Cap4 tom palmer
    • Copy: proprietà su oggetti ideali. Ma esistono gli oggetti ideali? Una questione metafisica
    • 2 approccia difesa del copy:
    • 1 difesa dei frutti del lavoro
    • 2 difesa della dignità(chi inventa e si vede copiato subisce un umiliazione)
    • Utilitarismo: alcuni rivendica alcuni negano
    • Teoria del fascio:la prop è un fascio di diritti. Se il fascio è opportunamente calibrato emerge un copy
    • Se il fondamento filosofi o della prop è la prop di se stessi allora la approp dell idea di un altro nn viola il fondamento
    • Il diritto al copy viola anche la libertà contrattuale e nn emerge da alcun contratto. Sembra proprio un diritto incoerente.
    • Cap5 richard epstein
    • Locke: la prop ci rende liberi
    • Critica di rawls: meglio fo darsi sul contratto per nn dare troppo spazio alla fortuna
    • Critica a rawls: con lusioni ambigue su tutto. Meglio la chiarezza dei giusnatutalisti alla locke. E poi, se nn merito io chi merita? Nota: l utilitarista epstein opta per l utile chiarezza del giusnaturalista
    • Sì è vero, il copy ha fondamenta filosofiche precarie. Ma neanche la prop materiale è molto più salda: senza l utilitarismo della chiarezza la  ritica dirawls sarebbe vincente
    continua
  33. 1-10 The Hanson-Yudkowsky AI-Foom Debate by Robin Hanson, Eliezer Yudkowsky - letretempesteprecedenti homoagrindustr analogiaomodello? unuomoconquistailmondo? pcchecostruisconopc analogiaastrazione
  34. 1 The Low-Hanging Fruit We Ate -The Great Stagnation: How America Ate All The Low-Hanging Fruit of Modern History, Got Sick, and Will (Eventually)  by Tyler Cowen - joblessrecovery motoredeldebito polarizzazionepolitica ortodossiadellacrescitainfinita nojetson ilperiodomagico lostudentemarginale redditomedianopiatto energiaediscriminazioni negazionistieredistribuzionisti rdaumentaeleinnivazionidiminuiscono innovazionepubblicaeprivata
  35. tabarrok: alternativa al sussidio: ripetizione di esperimenti, costituzione dataset e ricerche ad alto rischio + premi



lunedì 16 giugno 2014

I vantaggi della school choice (rivista)

1) prestazioni migliori (vedi il lavoro di Eric Hanushek, Herbert Walberg, Caroline Oxby, Paul Peterson).

.........a) considera solo studi "random trial"

...........b) privilegia gli studi più recenti

...........c) non liquidare i test come "aria fritta"

2) innovazione metodologica e strumentale

3) competizione (migliori performance di tutto il contesto)

4) soddisfazione della clientela più elevata

5) costi quasi dimezzati a parità del resto

6) dimensioni a misura d' uomo

7) burocrazia ridotta

8) curriculum più ristretti e mirati (grammatica, lingue, letteratura matematica, scienze, musica)

9) vantaggi amplificati per i ceti meno abbienti

10) meta più attraente per i professori migliori

11) crescente richiesta di evidenze empiriche da parte del settore privato

giovedì 12 giugno 2014

Politiche realiste contro l' effetto serra

The Stockpile Solution, by Bryan Caplan http://econlog.econlib.org/archives/2014/06/the_stockpile_s.html

martedì 10 giugno 2014

L' inno del femminicida

Le diseguaglianze nel mondo moderno

Alcune considerazioni.


  1. Una foto dello stato: Branko Milanovic, a visiting presidential professor at City University New York and author of The Haves and the Have-Nots, calculates that about 80 per cent of global inequality is the result of inequality between rich nations and poor nations. Only 20 per cent is the result of inequality between rich and poor within nations.
  2. L’ istruzione della massa insegue da sempre la produzione ma oggi il mondo produttivo si è staccato e la massa degli acculturati perde terreno rispetto a un’ élite ristretta che lavora sulle nuove tecnologie.
  3. I beni di rete predominano, e quindi anche i mercati cosiddetti win-take-all. Mi spiego meglio, se Google è il miglior motore di ricerca, prevarrà in tutto il mondo visto che le unità marginali necessarie di quel prodotto possono essere fornite a costo zero. Chi si assicura un mercato win-take-all puo’ contare su rendite cospicue.
  4. La leva della globalizzazione moltiplica occasioni e profitti. Specie quelli finanziari, frutto di investimenti che si muovono in tempo reale.
  5. La globalizzazione fa lievitare i compensi dei manager per almeno due motivi: 1) richiede all' impresa strategie allocative, un compito demandato ai manager 2) Mercati più ampi (globalizzati), spingono la specializzazione del lavoro, il che aumenta la domanda di "coordinatori", ovvero di manager.
  6. La globalizzazione favorisce l’ immigrazione e l’ immigrazione dei pezzenti spinge verso l’ alto la diseguaglianza nei paesi dove giungono.
  7. Gli incarichi più delicati, per esempio quelli del management nelle grandi corporation, hanno esiti alquanto aleatori e per incentivare chi è chiamato a compiere una missione incerta occorre un compenso molto più elevato.
  8. Emerge sempre di più la cosiddetta  O-ring production. La logica sottostante è chiara: se due individui iper-produttivi si associano, per non rovinare il loro lavoro, conviene che anche le mansioni di contorno siano svolte dal personale più qualificato in circolazione. In questo modo le elites si concentrano staccandosi dalla massa.
  9. Con la donna al lavoro il matrimonio diventa una relazione in cui dividere i consumi più che il lavoro. Cerchiamo un partner simile a noi e i matrimoni-Cenerentola diminuiscono. Ma i matrimoni-Cenerentola erano anche una via per diminuire le diseguaglianze. Ci si sposa sempre di più tra ricconi.
  10. La tempra morale della classe media è decaduta, e così l’ argine che essa costituiva a comportamenti dispendiosi e inefficienti. Oggi gli idraulici divorziano più delle star di Hollywood, i padri finiscono sotto i ponti e le madri-single tirano la carretta sempre sul filo del rasoio. I ceti privilegiati invece vanno in controtendenza, la loro morale migliora, il calo dei divorzi è sintomatico. In poche parole, oggi divorziare è da "sfigati" ma gli "sfigati" non lo sanno e continuano a farlo.
  11.  Mi concedo giusto un punto sulle conseguenze temute: le diseguaglianze generano violenza? Il fenomeno della crescente diseguaglianza di reddito è tipico degli USA anni 80. Quello è anche il periodo in cui la sicurezza è cresciuta di più in America. New York è una delle città più "diseguali" al mondo, ma anche una delle più sicure.
  12. Produttività e diseguaglianza. Greg Mankiw: The Economic Report of the President was released today.  A friend draws my attention to Table 1-3 on page 34, which presents several historical counterfactuals.  It finds: 1. If productivity growth had not slowed after 1973, the median household would have $30,000 of additional income today. 2. If income inequality had not increased after 1973, the median household would have $9,000 of additional income today. So, which is the bigger problem?
  13. Oggi il problema più preoccupante è la disgregazione della comunità. Megan McArdle. Non guardiamo alla diseguaglianza per sé ma alle conseguenze negative che implica.
  14. Il mondo d' oggi presenta un' insidia: mentre i vantaggi in termini di qualità della vita sono validi da misurare gli svantaggi lo sono assai meno: ansia, disagio, stress, invidia, alienazione. Brink Lindsey.
  15. Chi secondo una certa scala di valori arriva ultimo, tende a costruirsene una alternativa dove è meglio piazzato. Questo è facile, specie in una società libera. Se nella classifica della ricchezza materiale sono piazzato male, darò più importanza alla religione, o alla gang, o all' hip hop. Una volta che ho investito il mio capitale morale altrove gli aiuti per piazzarmi meglio su una scala di valori che ho rifiutato sono uno spreco. Le nicchie valoriali contribuiscono al fallimento dello strumento redistributivo quando si affrontano "problemi relativi". Il povero vive in un quartiere "relativamente" degradato? Ok, tuttavia è lì che ha costruito la sua socialità e il mondo dove esprime al meglio i valori che per lui più contano, è difficile spingerlo a spostarsi concedendo un mutuo agevolato. 
  16. I problemi relativi sono difficili da risolvere. Esempio: i quartieri degradati: ci vuole una bella ingegneria sociale per rimischiare in modo più omogeneo la popolazione! Ma soprattutto fanno da ostacolo due rigidità: 1) genetica e 2) valoriale
  17. Il governo puo' funzionare per risolvere i "problemi assoluti" (es. malnutrizione), molto meno per risolvere i problemi relativi (es. quartieri degradati). Questo perchè per i primi spesso basta una redistribuzione mentre i secondi richiedono una società flessibile. Megan McArdle
  18. L' invidia è un problema? No se miglioriamo la nostra condizione personale, vedi il lavoro Benjamin Friedman. Il guaio di oggi è che il miglioramento non si ha nel reddito ma nella disponibilità di merce, il che crea un effetto illusorio di stagnazione.
  19. Tyler Cowen: non guardare alla diseguaglianza ma alla mobilità (assoluta) dei più poveri. La loro condizioni migliora? Poco sul piano del reddito, di più sul piano delle opportunità di consumo. Immigrazione e liberalizzazioni spingono la mobilità dei più poveri. Se questo è vero il coefficiente Gini non misura il progresso sociale di una nazione.
  20. Il problema filosofico dell' eguaglianza viene puo' essere affrontato da un punto di vista assiologico (confronto tra sistemi) o deontologico (confronto tra comportamenti).
  21. Filosofia. Ci sono due modi per giustificare assiologicamente la redistribuzione, 1) egalitarismo: l' eguaglianza è un valore in sé (obiezione della livella) 2) prioritarismo: l' utilità dei poveri pesa di più di quella dei ricchi (obiezione paretiana). Vedi Huemer e Parfitt.
  22. Per la gente la correttezza conta pià della diseguaglianza. Christina Starmans
  23. Confutazione filosofica dell' egalitarismo e del prioritarismo.
    1. Tre mondi: 1) A: 1milione di persone con utilità 101 ciascuna; 2) A+: 1milione di persone con utilità 102 ciascuna più 1milione di persone con utilitù 1 ciascuna; 3) B: 2milioni di persone con utilità 50 ciascuna.
    2. A+>A in virtù del principio di Pareto e del Principio della livella. Il buon senso ci dice che un mondo dove tutti stanno meglio è un mondo migliore. La constatazione confuta l' egalitarismo ma non il prioritarismo.
    3. A>B in virtù di tutte le teorie etiche costruite per opporsi al principio di ripugnanza. In realtà anche quelle che accettano il principio di ripugnanza concordano in virtù del principio di utilità generale. 
    4. A+>B in virtù della proprietà transitiva. Ma questa relazione confuta il prioritarismo. 
    5. Conclusione: il prioritarista deve rinunciare a Pareto oppure alla proprietà transitiva, una rinuncia talmente problematica che si ritiene confutata la posizione..  
  24. Anche se molte diseguaglianze salgono la felicità delle persone sembra decisamente convergere. Possibile spiegazione: in una società ricca ognuno tgrova un suo ambito dove costruirsi uno status. 
  25. la diseguaglianza percepita si discosta da quella reale e questa discrepanza ha profonde implicazioni per la teoria politica. vedi caplan http://econlog.econlib.org/archives/2015/05/systematically_3.html
  26. c'è un nesso tra diseguaglianze e innovazione http://www.usnews.com/opinion/economic-intelligence/2015/06/04/love-your-iphone-learn-to-love-income-inequality
  27. Perché non redistribuire. In ordine sparso:
    1. Gli incentivi contano
    2. Il governo è inefficiente
    3. I costi del risentimento pesano
    4. Esiste un effetto dotazione per cui chi perde soffre più di quanto non goda chi guadagna
    5. Probabilmente l'utilitarismo è falso e redistribuire rappresenta un rischio etico
    Continua http://econlog.econlib.org/archives/2015/06/not_so_hard_to.html
  28. Jeffrey Miron sulle misure ridistributive del reddito
    • 3 metodi d'intervento contro le diseguaglianze: sussidi anti-povertà, progressività fiscale, regolamentazione privilegiata...
    • sussidi antipovertà sono difficili da contestare eticamente. Il loro costo, inoltre, è modesto. La modalità preferita di erogazione è la "Negative Income Tax"...
    • La progressività nelle imposte nn convince: come giustificare per esempio la redistribuzione dai ricchissimi ai ricchi? E poi la tassazione è tanto più distorsiva quanto più la si concentra sui  ricchi poichè x loro è più facile rinunciare al lavoro o agli investimenti produttivi. C'è anche una falla comunicativa: si crea l'idea  x cui il povero sia tale x colpa del ricco...
    • Intervenire con regole ad hoc sui mercati ha effetti ambigui: prendi solo la legge sul salario minimo, tra le sue vittime ci sono proprio i lavoratori a bassa specializzazione, ovvero i più bisognosi...
    continua
  29. Per Charles Murray una buona parte delle diseguaglianze è dovuta alla decadenza morale della classe medio bassa. Molti istituti, faccio solo l'esempio del divorzio, erano a disposizione solo delle classi più elevate, poi, da quando sono state rese più accessibili, le classi elevate hanno continuato a farne un parco uso mentre invece sono esplose tra i più poveri contribuendo a corrodere i valori familiari. Un tempo dio, la famiglia, il lavoro duro facevano parte di un bagaglio etico che consentiva a chi è dietro di tenere il passo, oggi questo bagaglio si sta sfaldando. I particolari di questo approccio sono illustrati dal sociologi nel suo libro Coming Apart (vedi tag elativa).
  30. Elite (intelligenza e istruzione) Americans show a far greater commitment to efficiency over equality than ordinary Americans. And this time, the bias toward efficiency increases with each increment of eliteness.
  31. La diversità (anche reddittuale) è un valore, se non fa danni va preservata.

  32. Coming Apart: The State of White America, 1960-2010 Charles Murray
    • Nel mondo contemporaneo un'élite cognitiva si sta isolando dal resto della società
    • Il resto della società si stacca e a questo distacco contribuisce l'abbandono delle virtù costitutive dell'america:  industriosità, religiosità, onestà e attaccamento ai valori familiari.
    • Non avere una famiglia stabile è un lusso che non tutti possono permettersi. 
    • Anche l'ateismo è un lusso per pochi ricchi. E questo al di là di cio' che si pensa della religione
    • Sosituire l'etica hard working con l'abitudine al piagnisteo si paga caro...
    • Paradosso: in una società meritocratica i lussi della rilassatezza etica si pagano ancor più cari poiché nelle società paternaliste si era per lo meno garantiti dalla benevolenza dei Nobili...
    • Oggi esiste uno iato tra l'élite e la massa e si è andato allargando. La cosa che stupisce è che parallelamente è andato allargandosi anche lo iato etico che riguarda i valori. Tra le due cose non puo' che esserci un collegamento...
    • L'élite cognitiva decide oggi per tutti ma, vivendo in un énclave, non conosce affatto gli altri
    • Il degrado morale è aumentato soprattutto tra i poveri

    • La povertà non sembra colpevole: i poveri si sono arricchiti, anche se meno dei ricchi.
    • La ricchezza non sembra correlata con comportamenti moralmente degradanti.
    • Alternativa possibile: la donna è economicamente più autonoma e il suo collante si è indebolito
    • Alternativa possibile: l' invidia corrode i valori.
    • Alternativa possibile: i mutamenti culturali e valoriali contano
    • Oggi anche gli USA sono minacciati dalla "sindrome europea"
    • Sindrome europea: cerchiamo di spassarcela il più possibile lavorando il meno possibile ed evitando rogne (tipo: matrimoni indissolubili, figli indesiderati...)
    • I padri fondatori avevano un'altra idea della felicità quando ne auspicavano la "ricerca": autogovernarsi, crescere una famiglia, avere amici, imparare un mestiere e farlo con passione.
    • L'equivoco: le persona hanno bisogno di autostima e a noi (al governo) costa poco darla.
    • Obiezione: l'autostima si guadagna sul campo: devo fare qualcosa di rischioso per sentirmi realizzato. L'autostima posticcia puo' ingannarci per un attimo, poi l'inganno crolla.
    • Sentirsi "responsabili" ci rende felici. Guarda il caso della famiglia. La responsabilità non è solo all'origine della libertà ma anche al suo termine in qualità di premio.
    • Il welfare europeo si basa su due pilastri traballanti: 1) nessuno ne approfitterà e 2) l'uomo non ha una natura difficile da plasmare, basta che un burocrate si prenda cura di lui...
    • Che la prima premessa sia problematica è sotto gli occhi di tutti
    • Ma è la confutazione della seconda premessa a far traballare il welfare europeo: la gente non cambia, la natura umana esiste ed è rigida...
    • Per l'europeo medio chi se la passa male non è veramente responsabile della sua condizione.
    • Inconveniente: quand'anche l'argomento dell'irresponsabilità fosse in parte vero, la sua credenza diffusa rende le "vittime" ancora più apatiche e infelici, così come diventa più problematico il loro recupero...
    continua
  33. The case against equality of opportunity di Dylan Matthwes
    • Uguaglianza di opportunità UO vs Uguaglianza sostanziale...
    • Con UO avrai sempre gli "ultimi". Che fai? Te ne disinteressi? Il timore è che chi sponsorizza UO desideri anche US contribuendo alla fine a costruire uno stato totalitario...
    • Se invece chi persegue UO si disinteresserà poi degli ultimi, allora UO potrebbe essere bollato come un ideale immorale...
    • La reale UO è un incubo. Come posso pretendere che la giovane ereditiera parta alla pari col nrro del ghetto? Introduco abnormi tasse di successione?…
    • Non è meglio migliorare la condizione degli ultimi piuttosto che assicurarsi che gli ultimi nn siano solo sfortunati? Il fattore fortuna del resto continuerà comunque ad agire incurante dei punti di partenza....
    • Meglio una migliore aristocrazia o una plebe alleviata?
    • UO potrebbe essere contrapposta anche a SO: sufficienti opportunità...
    • L'incubo di UO: molte scelte morali si riflettono sulle opportunità date ai piccoli. Il che richiede l'adozione forzata di un'unica morale, di un'unica scuola e di un esproprio generalizzato della genitorialità...
    • Ma direi che le scelte in generale determinano opportunità differenti. Ci viene richiesto di fondare il paese della scelta unica...
    • Famiglia di musicisti e famiglia di programmatori. Se esiste una vocazione familiare il figlio dei musici avrà meno opportunità di lavoro, il che è un problema per chi sponsoriza UO. Soluzione: anche le vocazioni familiari e le relative scelte vanno corrette dall'esterno...
    • Ci sono molti valori oltre l'uguaglianza e UO li colpisce sistematicamente e  molto più severamente che US...
    • UO richiede che le O future siano conosciute il che è impossibile a meno che si voglia costruire un mondo artificiale, e qui comincia l'incubo...
    • Oggi che sappiamo l'importanza dei geni i sostenitori di UO sono in crisi: nella brain society i loro protetti o ce la fanno anche senza il loro aiuto o nn ce la faranno mai...
    • UO vs basic income...
    • Tanto rumore su UO e poi i numeri sulla mobilità sociale MS sono a dir poco deprimenti. Forse xchè l'obiettivo è troppo ambizioso. O no?...
    • Tesi: nn abbiamo una misura attendibile della MS virtuosa e quindi di UO...
    • In genere si misura MS calcolando la correlazione tra reddito della famiglia di provenienza e reddito dei figli dando per scontato che una correlazione debole sia virtuosa. Mqa una MS misurata in qs termini nn è sempre una buona notizia: c'è molta MS in una società dove la classe media collassa...
    • Anche conteggiare la prob. di ascendere è una misura inutile: se tu sali magari è perché sei fermo ed altri scendono...
    • Il modo migliore di misurare UO: identificare a naso i colli di bottiglia e vedere se nel tempo si sono allargati (es.: possedere un inglese fluente da parte di un immigrato). Ma anche qui: ognuno ha i suoi colli di bottiglia che dipendono dalle ambizioni personali...
    • Occupiamoci degli ultimi: nn facilitiamo il liceo ma la vita ai drop out...
    • UO nn è misurabile: concentriamoci su obiettivi misurabili: il reddito ecc
    continua
  34. Why and how we care about inquality di John Cochrane
    • Soluzione da sinistra: confischiamo ai ricchi.
    • Inconveniente: nn ci sono abbastanza ricchi.
    • Premessa: la diseguaglianza d è un male in sè
    • È più facile sostenere che d sia sintomo di altri problemi.
    • Ammissione: la d è aumentata. E allora?
    • Istruzione? C è istruzione e istruzione.
    • Droga criminalità isolamento
    • Gli usa hanno un problema ma ha poco a che fare coi supericchi. Vedi murray.
    • Mulligan: i sussidi sono il problema più che la soluzione.
    • Il grande livellamento:
    • Reddito donna/uomo
    • Reddito tra paesi
    • Xchè concentrarsi sull 1?
    • Anche il consumo si è livellato: bill gates e versailles.
    • Stiglitz: la diseguaglianza porta all imitazuone dei super ricchi con effetti disastrosi
    • Allora vietiamo tutti i film violenti.
    • Altro problema: i ricchi risparmiano troppo
    • Ma il risparmio nn è un problema!
    • Altro argomento: d è fonte di instabilità politica
    • La storia smentisce qs paura
    • Altro argento: ricchezze eccessive comprano la politica
    • Domanda: come coltivate preoccupazioni del genere e al contempo chiedete più governo?
    • Josh rauh: le megaricchezze sono oneste.
    • La d è una parola d ordine. Farla risuonare prelude alla rapina.
    • Ma xchè d è in cima all agenda politica?
    • Xchè nn si vuole parlare dei fallimenti del passato x riproporre soluzioni analoghe.
    • Nn abbiamo soluzioni x d ma x fortuna d nn è un problema. Abbiamo invece soluzioni x la prosperitá: proprietà rule of law libertá politica ed economica un governo decente che si occupi delle infrastrutture
    continua
  35. Il capitale nel XXI secolo di Piketty Thomas - fonti terze
    • tre parti: 1 storia diseguaglianze 2 congetture per il xxi secolo 3 policy
    • 2 è molto speculativa assume r >g e prevede un crescente ruolo per le eredità. ma i ricconi non consumano? i figli sono molti, si torna alla primogenitura? mankiw
    • 3 è fondata sulla filosofia della giustizia di piketty per cui rawls è meglio di nozick
    • cause della diseguaglianza: chi detiene capitale ha redditi superiori alla crescita
    • policy: taxing capital. anche se questo ridurrà i salari.
    • le tre ragioni della crescente diseguaglianza per gli esperti: 1 education 2 assortive marriage 3 lavoro delle donne sposate. morale: per tamponare le diseguaglianze bisognerebbe distruggere parecchio capitale umano.
    • perchè allora chiedere una tassa sul capitale? hanson: perchè la diseguaglianza è un argomento fondamentalmente messo in campo per arraffare non un disvalore in seé
    • p. e il merito: i ricchi di oggi sono ereditieri. affermazione azzardata visto che lavorano molto di più e spesso hanno redditi chiaramente legati alla produttività - scott sumner
    • una questione inesplorata da piketty: l'etnia dei nuovi ricchi.
    • caplan. prendi la lista dei ricconi usa nel 1982 e nel 2012. non sembra proprio che gli eredi se la siano cavata molto bene.
    • un dato: la diseguaglianza mondiale è crollata
    • piketty view: se la tua fetta della torta resta costante o diminuisce tu non puoi star meglio.
    • una ricetta alternativa implicita in p.: risparmia di più e investi in obbligazioni. ottimo argomento per la privatizzazione dei fondi previdenziali
    • cowen: molto capitale recente è capitale umano che distorce il rapporto reddito/ricchezza. conseguenze per piketty
    • studi empirici: nel xx secolo il rapporto ricchezza reddito non ha mai previsto la diseguaglianza futura. lindert
    • vero, il valore del capitale è salito molto ma è quasi tutto da attribuirsi alle case. matt rognlie. le diseguaglianze registrate da p. sono influenzate dalla bolla pre crisi dell'edilizia
    • cown: il modello p. è compatibile con maggiore eguaglianza nei consumi e salari crescenti. non un disastro
    conclusioni
  36. molte differenze sono spiegate, non tanto dalla erendie dei lavoratori più pagati, quanto dalle preferenze dei meno pagati: I would put it this way: very often when workers switch jobs, they take a pay cut, voluntarily, in return for better amenities.  In this regard “true inequality” is lower than measured income inequality would suggest. 
  37. On inequality di Harry Frankfurt
    • Obama papafra piketty. L armata vs la diseguaglianza. Ma xchè? Beati i poveri nn gli invidiosi
    • William watson: togli monopoli violenza e corruzione. Le altre dis sono ok
    • La lotta vs dis: distrugge il capitalismo più che la povertà
    • Se i ricchi si sposano tra loro dobbiamo impedirlo?
    • Un semplice esperimento mentale: Imagine a policy wherein all incomes and personal wealth are kept equally below the poverty line. Everybody is now exactly as poor as everybody else. If this does not look like a solution, then inequality, as such, cannot be the problem.
    • La preoccupazione comune: gli egalitarosti bloccano l economia
    • La preocc di hf: op l egalitarista nn si pone la somanda: "ma io cosa voglio"
    • Tesi: If your focus is on how your income stacks up against that of everyone else, you are allowing other people’s possessions to shape your sense of what you need.
    • La domanda elusa: What is enough for a good life? What, for that matter, is a good life?
    • Per drennan la dis ha cmq effetti xversi come l economia dell indebitamento: Income inequality was a decisive factor in precipitating the financial crisis of 2008 and the Great Recession that followed
    continua
    • Il rendimento scolastico dei bimbi è sempre + diseguale
    • La concorrenza in alto rinforza gli incentivi al biomatrimonio
    • Se i criteri di accoppiamento nn fossero mutati come sarebbe il gini attuale?
    • Metà del ns reddito dipende dal matrimonio
    • Dagli anni 50 l accoppiamento è sempre più tra pari
    • Anni 50: ci si sposava tra giovani. Ci si conosceva alle superiori dove c erano tutte le classi
    • Le donne nn lavoravano. Nemmeno quelle di buona famiglia
    • The marriages of power couples reinforce economic inequality http://marginalrevolution.com/marginalrevolution/2015/12/the-marriages-of-power-couples-reinforce-economic-inequality.html

  38. Tyler Cowen is asked a good question: are there any goods someone on a median income can afford which are the very best of their kind? The answer, as Tyler shows, is plenty – including some important ones such as books and recorded music. To this we might add that even where the very best goods are unaffordable, the median income earner can afford pretty decent ones, such as cars, TVs and sound systems.
    Which poses the question: if someone on a median income can afford such a luxurious cornucopia, what can’t he buy?
    The obvious answer, in the UK, is a decent house. The average house costs over £208,000, equivalent to 7.5 times median annual earnings. Given that the bestschools tend to be in the most expensive areas, this means that our median earner can’t afford the best education for his kids either.
    However, I suspect that most of the best things that the median income-earner can’t buy are non-material goods.
    One is financial security. 49% of people, and most 35-44 year-olds live in households with less than £5000 of net financial wealth (pdf). They are only a pay cheque or two away from trouble.
    Another is status. Our wages are related to our sense of worth – which is one reason why most people would prefer (pdf) a lower but above-average income to a higher but below-average one. A median income, by definition doesn’t provide much status.
    You might reply that this problem would be solved if we could shake off envy. Not entirely. Status is one mechanism whereby income leads to political power:
  39. Inequality against freedom By Chris Dillow
    • inequality is the enemy of freedom.
    • He points out that Denmark –the sort of country Sanders wants the US to be more like – has greater economic freedom than the US.
    • My chart plots a measure of income inequality (taken from the World Bank) against the Heritage Foundation ’s index of business freedom...There is a slight negative correlation between them, of 0.16.
    • Inequality doesn’t just reduce freedom for workers . It reduces freedom for business owners too.
    • Spiegazioni
    • 1. countries that want to tax and redistribute must have a healthy economy, which requires business freedom.
    • 2.  many of the rich have no interest in economic freedom.... This, I suspect, explains why inequality and unfreedom go together in Latin America,
    • 3. people have a strong urge for fairness. If they cannot achieve this through market forces, they’ll demand it via the ballot box in the form of state regulation....there is a negative correlation between union density and minimum wages:
    • We should, though, ask: what sort of egalitarian institutions and policies might increase freedom?
    • For me, the answer is clear: those which increase workers’bargaining power.
    • if workers have the power to bargain for better wages and conditions, and the real freedom to reject exploitative demands from bosses, then we’ll not need so much business regulation.



    continua
  40. Four Who’s the Fairest of Them All? - More Sex Is Safer Sex: The Unconventional Wisdom of Economics by Steven E. Landsburg #èbelloesserebelli? #inefficienzadellarmrace #economianeoclassicaeinvidia #control'invidia:lacampagnadeipolitici #controlinvidia:rischioepiacere #controlinvidia:lostipendiodeimikebongiorno #controlinvidia:megliocompeteresullaricchezza #diseguaglianzeafisarmonicaeinvidia
  41. Inequality Talk Is About Grabbing By Robin Hanson
    • what if most billionaires had super-powers of the traditional comic book sort, like x-ray vision or an ability to fly, etc.? That is, what if people with physical super-powers earned billions in the labor market by selling the use of these powers? Would folks be just as eager to tax them to reduce unfair inequality? My guess is no,
    • my favored theory of expressed inequality concerns: that inequality talk is usually a covert way of coordinating who to maybe grab stuff from
    • teoria generale: la società pone dei principi e poi escogita dei modi per violarli nei confronti di chi in ogni caso non potrebbe difendersi da un'aggressione, per esempio i pochi ricchi nei confronti della massa. Questi principi sono spesso condivisi sia dalla massa (che ottiene il suo bottino) sia dai pochi (che scampano l'aggressione limitando i danni) 
    • people usually justify their inequality concerns by noting that inequality can make lower folks feel bad, that justification can apply equally to a great many sorts of inequality. Yet concern is actually only voiced about a very particular sort: financial inequality at a given time between the families of a nation. The puzzle in need of explaining is: why is so little concern expressed about all the other sorts of inequality? 
    • We don’t discuss (manca l'indignazione morale) inequalities across time, because it is hard to grab much more than we do from the past or the future. We don’t much discuss the inequality of rich foreigners, because it is much harder to grab their stuff. We don’t much discuss inequality of those with unusual artistic abilities or sexual attractiveness, because we can’t directly grab their advantages and while we might try to grab their material goods to compensate, they don’t have that much, and the grabbing would be hard
    • diseguaglianze che non ci indignano: finanziarie tra persone distanti nel tempo e nello spazio; tra qualità artistiche e sportive; bellezza, simpatia, buon umore; 
    continua
  42. politiche di mercato contro le diseguaglianze: favorire l'immigrazione, e l'immigrazione qualificata in generale
  43. politiche di mercato contro le diseguaglianze: deregolamentare le professioni di alto livello liberando gli accessi
  44. politiche di mercato contro le diseguaglianze: deregolamentare le licenze edilizie nei quartieri bene