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giovedì 13 novembre 2025

trans

 LA QUESTIONE TRANS (spiegata a me stesso)

Prima vi fu il sesso; poi, dal nulla, nacque il genere. Questa distinzione si rese necessaria poiché taluni individui si percepivano come “donne imprigionate in un corpo maschile” – e l’esistenza di tali soggetti è innegabile. Il vero nodo della culture war, dunque, non è la loro presenza, ma come interpretarla. Nella visione tradizionale, queste persone sono affette da un disturbo mentale e vanno accompagnate nel loro disagio; per la visione opposta, è la società stessa a essere patologica, e dovrebbe correggersi.
Il principale argomento della prima fazione insiste sulla stretta correlazione tra sesso biologico e genere, al punto che “sentirsi donna” entra in contrasto con una molteplicità di pratiche e ruoli sociali, al punto che la società stessa dovrebbe essere stravolta fino al mal funzionamento per uniformarsi a certi bisogni. La controparte replica che la “diversità” è un valore e andrebbe promossa.
Si può proporre un parallelo con l’autismo: possiamo intervenire farmacologicamente per alleviare la sofferenza della persona autistica, oppure accettarla così com’è, valorizzandone la neurodivergenza come una forma di diversità socialmente arricchente. Un altro parallelo si può tracciare con l’anoressia: possiamo cercare di alleviare la sofferenza della giovane paziente oppure ridefinire i canoni estetici per includere anche l’estrema magrezza.
In questioni simili, come spesso accade, la risposta è relativa: vi sono epoche in cui, per l'opinione pubblica, una posizione appare così ovvia da rendere necessaria la voce contraria; in altri periodi storici accade l’opposto. E i soggetti coinvolti, come giudicano questi due approcci? Non diamo per scontato che prediligano il secondo: molti autistici, ad esempio, percepiscono la “valorizzazione” come una forma di negazione della loro sofferenza e del peso oggettivo della loro condizione.

ZENERGY STUDIES
"Consideriamo il seguente scenario. Un docente di discipline umanistiche fonda un nuovo dipartimento denominato “Zenergy Studies”. La “zenergy” è presentata come un concetto totalmente inedito, radicalmente distinto dal ben noto concetto di energia dei dipartimenti di fisica. Tuttavia, la misurazione della “zenergy” avviene nelle medesime unità dell’energia e, inoltre, il valore specifico di “zenergy” di un oggetto risulta correlato quasi perfettamente alla sua energia. Nei dipartimenti di Zenergy Studies, e nella cultura popolare da essi influenzata, tali imponenti correlazioni vengono liquidate come semplici coincidenze: si sostiene che l’energia abbia scarsa, se non nulla, rilevanza causale sulla “zenergy”. Si può davvero immaginare un concetto simile affermarsi nel discorso pubblico, per non parlare dei dipartimenti di fisica? Eppure questa è precisamente la situazione che incontriamo quando si discute di “genere”."

ah aporia

Ammettiamo che S sia correlato a G. Ammettiamo che S sia rigidamente correlato a G. Ammettiamo che S sia perfettamente correlato a G. Cio' significa che G non esiste in sè, è un mero effetto collaterale di S. Il geneder non esiste (è un effetto collaterale del sesso).

giovedì 16 ottobre 2025

cos'è la coscienza? definitivo

 vedi il post dove tove k. parla del libro di jaynes (coscienza bicamerale)


TONI SUL PIANEROTTOLO

Il miglior modo di comprendere cos'è la coscienza, e forse l'unico, è chiedersi a cosa serve.

Serve da FRENO agli automatismi.

Il freno serve al pensiero "lento", spesso connesso all' INTELLIGENZA.

Il contrario del freno è l'automatismo che può presentarsi nella storia come istinto o "VOCE" o "SOGNO".

Ciò significa che la coscienza è una funzione ADATTIVA: esiste in gradi differenti nel tempo e nello spazio, a seconda delle pressioni evolutive. In passato molte civiltà si sono legate a sciamani psicotici che sentivano le "voci" (vedi ATZECHI). Era efficiente farlo.

La coscienza, per come è descritta, è un LUSSO recente, poiché l'urgenza di agire è irrinunciabile per alcune creature in alcuni ambienti. Bisogna anche dedicare molte energie alla riflessione cosciente, ciò significa che vanno sottratte altrove.

Il freno serve a reperire INFO, un bene particolarmente importante laddove il soggetto affronta ambienti molto VARIABILI.

La coscienza si lega alla libertà, ovvero all'imprevedibilità (RANDOMIZZAZIONE), che in molti giochi è una strategia vincente.

La valorizzazione dell'informazione si massimizza con la conoscenza dispersa e dialogante, ovvero con la creazione dell'INDIVIDUO. Per questo coscienza e auto-coscienza sono collegate.

Concludo con una domanda: Toni (il mio cagnolino) è cosciente? Viene a tutti di rispondere affermativamente, poiché la coscienza assicura diritti e ciò significherebbe mettere al sicuro ciò che mi è caro. Se invece mi attengo alle considerazioni esposte, allora devo ammettere che in lui la coscienza va e viene. Ho in mente una particolare situazione. Premessa: Toni mi segue ovunque, e segue ovunque entusiasta qualsiasi essere umano in casa, ladri compresi. Ora, questa passione per i bipedi fa sì che la cosa più temuta da lui al mondo è essere chiuso – ovvero isolato dagli uomini – nella stanza al piano terra che gli riserviamo quando usciamo. D'altronde, il picco della sua FELICITÀ è quando esce con noi a passeggio. Che fare allora quando sente che ci stiamo preparando a uscire indossando i cappotti nell'androne dopo aver sceso le scale interne. Carcere o passeggiata? Toni è combattuto: se ne sta sull'AMMEZZATO ad indagare le nostre intenzioni. Un tempo lo fregavi ma oggi non più, se la decisione è "carcere in lavanderia" devi usare il PROSCIUTTO, altrimenti mica lo freghi. Ad ogni modo, fissando Toni che se ne sta indeciso sul PIANEROTTOLO è forte la tentazione di pensare che stia pensando.









 


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lunedì 16 settembre 2024

malattia mentale

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giovedì 2 marzo 2023

 https://feedly.com/i/entry/Od/Z0OrlTBzSrJtcae1t5qtueOtvOco3UFNx6gD9Pd4=_1869e14413a:66c3625:eb50cb6c

mercoledì 2 novembre 2022

 QUANDO LA SELEZIONE NON SELEZIONA (perché siamo pieni di autistici, schizofrenici, omosessuali...)


Supponiamo di misurare un tratto su una scala da 1 a 10, dove 10 è il punto in cui hai un disturbo mentale debilitante. Se il valore di fitness ottimale per quel tratto è 5, i valori elevati del tratto scompaiono quasi subito dal pool genetico. Ma se il valore di fitness ottimale è 9, in ogni generazione appariranno molti soggetti con valore 10.


https://feedly.com/i/entry/hbTZV+BuJ7BbtHroKVkB1Vs/vLWiE6ouxLIjd5FEv5M=_18432e4f9f3:5eb11e:4fb599db

giovedì 16 gennaio 2020

LIBERA SCELTA

Quando una scelta puo' dirsi libera?
Quando supera il test della "pistola alla tempia".
[... esempio: voglio giocare alle slot ma tu, puntandomi una pistola alla tempia, mi minacci di non farlo, e io mi adeguo. Cio' significa che la scelta di giocare è una mia libera scelta...]
Contro questa risposta leggi il post qua sotto.

venerdì 8 novembre 2019

L'INCOMMENSURABILE

https://feedly.com/i/entry//cnXVr/5HNe2pDqTI3udBeVx4AbJSW9TNhacAl8h6Dc=_16e4a687ce2:2dde71:8291309a
L'INCOMMENSURABILE
I medesimi fatti possono essere interpretati in vario modo e dare origine a paradigmi scientifici tutti diversi tra loro incommensurabili. In casi del genere il giudizio finale lo danno il buon senso, la cultura e la politica. Vediamo da vicino il caso della malattia mentale.
1) Il dubbio - Thomas Szasz (TS) dubita che il paradigma psichiatrico standard della malattia mentale sia corretto e lo critica prendendo a prestito il paradigma dell'economia.
2) La scelta - Per gli economisti le scelte delle persone dipendono da due fattori: 1) preferenze e 2) vincolo di bilancio. Il primo è soggettivo (soggettivo), il secondo oggettivo (esterno).
3) La malattia - TS vede la malattia fisica alla stregua di un vincolo di bilancio mentre la malattia mentale come una preferenza. Quelli che chiamiamo malati mentali sono solo persone con preferenze strane. Tutto il mondo della malattia mentale puo' essere concettualizzato in termini di preferenze. Bene, è venuto il momento di fare esempi o non si capisce niente.
4)Esempi - L'alcolizzato, nel paradigma di TS, è uno che preferisce bere. L'ADHD è uno che preferisce la varietà e la novità. Il depresso è uno che preferisce l'inazione. Lo schizofrenico è un creativo che preferisce andare dietro alla sua immaginazione scatenata. In fondo a tutti noi piace il vino, tutti noi ci annoiamo, tutti noi ci rilassiamo, tutti noi abbiamo fantasie di complotti che ci piace prendere sul serio. L'alcolizzato, l'ADHD, il depresso e lo schizofrenico hanno preferenze che non ci sono affatto aliene, ma le hanno in forma estrema.
4bis) Politica - Così impostata tutta la faccenda, la psichiatria diventa essenzialmente una disciplina politica prima che medica. In alcuni casi la cosa è particolarmente evidente: fino agli anni sessanta l'omosessualità era una malattia, poi, senza che cambiasse nulla nella nostra conoscenza fattuale nel merito, per alzata di mano da parte di un gruppo influente di psichiatri, ovvero con un voto politico, l'omosessualità è uscita dal novero dei disturbi mentali.
5) Manicomi - Per TS, quando la società decide che una certa preferenza è troppo bizzarra allora mette chi le palesa in manicomio e parla di "malattia". Se poi quella stessa preferenza diventa più accettabile - come nel caso dell'omosessualità - fa marcia indietro.
6) Genetica e neurobiologia - si badi bene che TS non puo' essere criticato facendo ricorso alla genetica o alla neurobiologia: certo, lo so, la stranezza di certe preferenze puo' avere una base genetica ma lo stesso vale per le "preferenze normali". L'unica critica a cui si espone il paradigma di TS è di ordine filosofico.
7) Critica - La prendo pari pari dal mio psichiatra preferito, Scott Alexander. Alice ha sempre avuto problemi di concentrazione fin dai tempi della scuola, ora si barcamena tra un lavoro precario e l'altro, spesso però ha delle "giornate no" in cui si assenta, in quei momenti si sente spossata, come se le energie vitali le mancassero. Alla fine decide di andare da uno psichiatra che le diagnostica ADHD e depressione. Torna a casa svuotata e passa tutto il week end a letto. Bob è un manager brillante, lavora sodo ed è vicino alla promozione agognata. Ma questa sera torna a casa tra gli starnuti, ha anche dei brividi di freddo e qualche linea di febbre. L'indomani la febbre si è alzata e decide di stare a letto per smaltire l'influenza che ha preso.
8) Bob e Alice: comportamento - Almeno per un giorno Bob e Alice passeranno il tempo nella stessa maniera: entrambi a letto senza la voglia di alzare un dito. Eppure per TS le affinità finiscono qui, lui vede in Alice un problema di "preferenza" (gusti) mentre in Bob un problema di "bilancio" (malattia). La distinzione suona strana in presenza di soggetti che fanno esattamente la stessa cosa.
9) Bob e Alice: cause - Ma possiamo andare oltre. Anche le cause del loro comportamento sono simili: in entrambi i casi tutto è provocato dalla chimica del nostro corpo, il rispettivo sistema immunitario, infatti rileva dei problemi rilasciando sostanze che portano un chiaro messaggio al cervello: pericolo, siamo in crisi, evita ogni movimento, conserva le energie.
10) L'enigma - Ma se depressione e influenza hanno le medesime cause inducendo i medesimi comportamenti, perché mai dovremmo parlare di "preferenze" nel primo caso e di "malattia" nel secondo? Non vi sembra strano tutto questo? Non vi sembra che il paradigma psichiatrico funzioni meglio rispetto a quello di TS, che in entrambi i casi siamo di fronte a una malattia?
11) Altri esempi - Ho fatto il confronto tra il tipo depresso e il tipo influenzato, avrei potuto anche fare il confronto tra un AHDH e chi non ha dormito. Entrambi si presentano come distratti, poco concentrati, e anche questa volta il paradigma di TS ci sarebbe apparso quanto meno stravagante. Immaginate poi se entrassi nottetempo nella stanza di Bob per iniettargli una sostanza che lo renderà domani indistinguibile da un depresso, la medesima sostanza, poniamo, che il corpo di Alice produce spontaneamente in abbondanza! Due persone indistinguibili possono essere fondamentalmente differenti? Sì perché è questo che vorrebbe farci vedere TS.
12) La risposta - TS potrebbe rispondere che nel corpo di Bob è entrato un virus esterno, mentre nel caso di Alice nulla del genere è successo. Anche la puntura a tradimento è un fatto esterno fuori dal controllo di Bob. Nel caso di Alice, invece, non possiamo verificare la presenza di un controllo o meno visto che le intenzioni non sono mai indagabili direttamente, cosicché postuliamo che ci sia, così come facciamo con tutti in assenza di prova contraria. Per me la risposta è abbastanza buona, faccio solo notare che io e il mio zombi siamo indistinguibili, eppure siamo molto diversi.
13) Aiuto! - C'è chi solleva un'altra obiezione: molti malati chiedono aiuto, vogliono uscire dalla loro condizione, non sembrano affatto accettarla, pensate solo alla disperazione di certi alcolizzati. Ma questo non è il comportamento tipico di chi esprime una preferenza! E' invece coerente con il fatto che abbiamo di fronte persone malate. TS non si scompone, un comportamento del genere, infatti, è perfettamente spiegato anche dal suo paradigma: questi soggetti, presentandosi come "malati" possono ottenere aiuto a buon mercato, e una condotta del genere è proprio cio' che ci attendiamo quando uno, dopo aver seguito le sue preferenze, deve fronteggiare effetti collaterali negativi.
14) Conclusioni - Facciamo il punto. Allora, il paradigma di TS (preferenze) si oppone al paradigma psichiatrico standard (malattia). Poiché si tratta di interpretazioni concorrenti dei medesimi fatti, nessuno dei due puo' essere dimostrato come falso, sono fondamentalmente incommensurabili, cosicché ci si sposta dal primo al secondo e viceversa in relazione alla politica e alla cultura della società in cui siamo immersi. Esempio, una società efficientista e desiderosa di creare ricchezza teme gli opportunismi ed è quindi più propensa ad adottare il paradigma di TS. Una società ricca, al contrario, teme di essere ingiusta ed è quindi più incline a elargire cure a tutti giustificandosi con il paradigma standard della psichiatria.
15) Ironia della storia - Si noti che TS ha elaborato il suo paradigma negli anni sessanta in un clima culturale libertario che metteva l'emancipazione della persona sopra tutto, malati mentali compresi. Insomma, da TS all' "apertura dei manicomi" il passo è breve. Del resto mi sembra evidente il nesso: il malato mentale non è un malato ma uno di noi, magari un po' bizzarro ma uno di noi. D'altro canto, si veda il punto precedente, proprio la società efficientista che lavora a testa bassa risulta di fatto la più pronta ad accoglierlo, mentre la "società dei buoni" è più incline a medicalizzare tutto. Strana alleanza questa tra hippy e yuppy.
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Un classico della psichiatria, The Myth of Mental Illness, e contribuì non poco al clamoroso rinnovamento di questa disciplina, che si verificò negli anni Settanta. Secondo lo psichiatra e psicoanalista Szasz, non esistono, nelle cosiddette malattie mentali, alterazioni organiche permanenti del c....

martedì 26 marzo 2019

L’ABOLIZIONE DELLA MALATTIA

L’ABOLIZIONE DELLA MALATTIA
Qualche decennio fa l'omosessualità era considerata una malattia mentale. Alcuni reazionari vorrebbero farla ritornare nel novero. Altri, invece, vorrebbero derubricare a "preferenze" anche gli altri disturbi. Non so se chiamarli reazionari, comunque mi sono simpatici e mi inserisco nel novero.
Propongo quindi di abolire per alzata di mano la malattia mentale.. Propongo cioè di considerarla come “una preferenza estrema, socialmente disapprovata".
Secondo questo schema gli alcolizzati sono persone che considerano il consumo di bevande alcoliche più prezioso dell'armonia familiare. Se potessero cambiare queste preferenze forse lo farebbero, tuttavia preferiscono continuare a bere forte nonostante la sofferenza delle loro famiglie.
Lo stesso vale per il depresso: ha magari una famiglia amorevole e una carriera di successo, ma vuole comunque uccidersi.
Negli anni '70 gli psichiatri classificavano l'omosessualità come un disturbo mentale. Io avrei obbiettato: disturbo mentale? No, è solo una “preferenza estrema, socialmente disapprovata”. Mi avrebbero risposto: pensi davvero che la gente scelga di essere gay? Qui va chiarita una cosa: essere gay significa preferire sessualmente le persone del proprio sesso. Questo non implica che i gay vogliano sentirsi in questo modo. Se esistesse un pulsante di conversione da gay a etero molti gay lo avrebbero azionato, almeno nel mondo intollerante degli anni sessanta.
Non è un gioco di parole, ci sono implicazioni di sostanza. Innanzitutto, le persone con preferenze estreme possono fare scelte alternative. Le persone con avversione al prezzemolo sono comunque in grado di mangiarlo, gli alcolisti sono in grado di smettere di bere. I depressi possono astenersi dal suicidio e gli omosessuali dai rapporti con partner dello stesso sesso. Questo è fondamentalmente diverso dalla mia incapacità di vivere 150 anni.
Inoltre, le persone con preferenze estreme restano comunque sensibili agli incentivi: gli alcolisti rispondono alle tasse sugli alcolici e alla pressione della famiglia. I genitori depressi spesso ritardano il suicidio fino a quando i loro figli sono cresciuti. E non ho motivo di pensare che certe “cure” dell’omosessualità possano avere degli effetti.
Inoltre, le persone con preferenze estreme possono comunque “lavorare” sulle loro preferenze, possono trovare modi più costruttivi per farvi fronte. Ad esempio, se sei estremamente depresso nonostante il grande successo di carriera, dovresti sperimentare modi nuovi di vivere, viaggiare, uscire dalla routine. Chissà che la cosa non ti giovi.

Alla malattia puo’ essere applicato lo stesso schema della normalità: anch’io vorrei essere meno pigro, più paziente, più estroverso, più amorevole, più ambizioso o più perseverante. Cio’ non significa che sia malato.

https://www.econlib.org/the-depression-preference/

martedì 19 giugno 2018

SOCIOLOGIA DELLA MEDICALIZZAZIONE

SOCIOLOGIA DELLA MEDICALIZZAZIONE
La malattia mentale è sensibile sia alla biologia che alla cultura, il che crea curiosi paradossi: le popolazioni geneticamente più esposte a certi disturbi sono anche le meno colpite. Esempio: tra i giapponesi il gene associato alla depressione è mediamente più diffuso che altrove ma in Giappone i “depressi” diagnosticati come tali sono meno che altrove. Evidentemente la cultura locale ha elaborato nel tempo i suoi antidoti, tanto è vero che i giapponesi che migrano in occidente sono soggetti particolarmente a rischio.
Il fenomeno mi fa pensare alla “medicalizzazione” pervasiva nelle nostre scuole: perché un bambino che ieri chiamavamo “asino” oggi lo definiamo “affetto da disturbi ADHD”? Non penso che la nostra conoscenza oggettiva nel merito sia cambiata così radicalmente, nemmeno che le scoperte fatte in questo campo siano così sconvolgenti da aver scoperchiato una realtà sconosciuta. Penso piuttosto che ad essere cambiata sia la nostra cultura: in un ambiente culturale iper-competitivo come quello attuale il bambino “asino” è praticamente spacciato, di fronte a questa pesante situazione ci sentiamo in dovere accompagnare e alleggerire la sofferenza famigliare medicalizzando il problema (e quindi deresponsabilizzando). Nel clima più “rilassato” di ieri, invece, l’ “asino” era un tipo quasi simpatico, un “pierino” in grado di compensare con altre doti le sue carenze cognitive, uno che comunque avrebbe trovato la sua via nel mondo: responsabilizzare i soggetti era il modo per mantenere comunque sotto il livello di guardia il numero di questi soggetti.
PSYCHOLOGYTODAY.COM
Insight into culture's multifaceted influence on depression.

mercoledì 11 ottobre 2017

La salute non è tutto SAGGIO


La salute non è tutto


Definire la malattia è impresa improba, in genere siamo di fronte ad una “malattia” quando alcuni tratti distintivi si presentano tutti insieme.
Ne propongo sei.
  1. Il malato presenta un’ alterazione biologica di qualche tipo.
  2. La condizione del malato è involontaria.
  3. La malattia è  rara.
  4. La malattia è spiacevole.
  5. La malattia è “discreta”: l’umanità puo’ essere divisa tra “malati” e “sani”(*).
  6. La malattia si cura con medicine e terapie scientifiche(scoperte o da scoprire).
***
Il cancro sembra avere le carte in regola per essere considerato una malattia, in effetti tutte e sei le condizioni si presentano.
Il nanismo non sembra una malattia poiché manca la quinta condizione
La vecchiaia, con buona pace dei transumanisti, non sembra una malattia poiché manca la terza condizione.
L’omosessualità non sembra una malattia poiché manca la quarta condizione.
L’obesità non sembra una malattia poi che mancano la seconda, la quinta e la terza condizione.
La depressione non sembra una malattia poiché manca la prima e la quinta condizione.
In molte malattie mentali manca la quarta condizione.
****
Quando si discute di questi temi è facile cadere nell’equivoco: molti ritengono che l’argomento sia “medico” quando invece è “etico”.
Non è possibile stabilire cosa sia una malattia se non si possiede un solido paradigma etico di riferimento.
Si consideri che noi abbiamo un moto empatico verso il “malato” mentre stigmatizziamo il “finto malato”. Da ciò si comprende la rilevanza dell’etica nella questione definitoria.
Ipotizziamo che i nostri valori etici di riferimento siano  libertà, responsabilità e benessere.
Ebbene, non ha senso considerare ammalato chi non è disturbato dalla sua malattia. Penso all’omosessuale o al matto che crede di essere Napoleone.
Oppure: non ha senso far accedere alla condizione privilegiata di malato chi è in qualche modo responsabile per la sua condizione. Penso all’alcolizzato, al drogato o allo studente distratto.
A questo punto la “malattia” rischia di diventare un concetto soggettivo. Come definire l’omosessuale non in pace con se stesso?
Uno sbocco del genere atterrisce solo chi vede la società come una “fabbrica” con l’esigenza di uniformare tutto per innescare soluzioni a cura della catena di montaggio burocratica.
(*) La medicina antica batteva vie alternative.
Breast cancer (whole breast removed) #1, pigment print, 60 cm x 40 cm.  From the series Removals 2011-2013 by Maija Tammi.