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lunedì 31 ottobre 2011

Ciarpame

Perché avere idee quando ci si puo’ limitare a emettere “profumi”?

Perché esprimersi con chiarezza quando ci si puo’ limitare a essere “bravi comunicatori”?

Perché avere un “pensiero” quando si puo’ avere una “narrativa”?

Perché fare i filosofi quando si puo’ fare i “filosofi francesi”?:

Roger Scruton sulla nota combriccola (da: Del buon uso del pessimismo - Lindau):

Sulla scia di Althusser un fiume di linguaggio pomposo fluì dal ventre della storia, che all’epoca si trovava nella rivista di sinistra ‘Tel Quel’. Questa rivista pubblicava saggi di Derrida, Kristeva, Sollers, Deleuze, Guattari e un altro migliaio di autori, tutti creatori di ciarpame intellettuale, del quale si capiva chiaramente solo un aspetto, vale a dire la sua qualità di ’sovversione’ rivoluzionaria. Il loro stile vaticinante, in cui le parole vengono scagliate come incantesimi piuttosto che utilizzate come argomentazioni, ispirarono innumerevoli imitatori nelle facoltà umanistiche di tutto il mondo occidentale. [...] Scrittori come Derrida, Kristeva e i loro successori più recenti come Luce Irigaray e Hélène Cixous dovrebbe essere letti semplicemente come militanti di sinistra. E le loro sciocchezze, riportate nelle note e nelle bibliografie di migliaia di riviste accademiche – fra le quali la più importante è la ‘Modern Language Review’ – sono state depositate in quantità degne di Augia su ogni possibile spazio disponibile dei programmi di studi. Il risultato di questo sforzo concertato di rendere inespugnabile la posizione di sinistra è stato un disastro intellettuale, paragonabile all’incendio della biblioteca di Alessandria, o alla chiusura delle scuole della Grecia”.

martedì 21 dicembre 2010

Spiegare tutto? Facile!

L' evoluzionsmo puo' spiegare la musica, la bellezza, la letteratura?

Sì, perchè l' evoluzionismo, ricorrendo a spiegazioni banali, puo' spiegare tutto. Forse per quello esalta tanto noi dilettanti:

And the explanations really are as absurd... precisely because they are looking to explain something that they have not defined. Until you define what music is, and how it differs from pitched sound, for example, you will not know what question you are asking, when you inquire into its origins. Until you recognize that the human sense of beauty is a completely different thing from the peahen’s sexual attraction, you won’t know what, if anything, is proved by the sparse similarities...

Worse, the whole “adaptation” approach to human phenomena is topsy-turvy. It involves a mechanical application, case by case, of the theory of natural selection, as supplemented by modern genetics. It tells us that, if a trait is widespread across our species, then it has been “selected for.” But this means only that the trait is not maladaptive, that it is not something that would disappear under evolutionary pressure. And that is a trivial observation. Everything that exists could be said to be not dysfunctional. That tells us nothing about how the thing in question came to exist. Nor does it tell us anything about its meaning or significance for us.

Consider mathematics. There is no doubt that this is not maladaptive. A creature with mathematical competence is not likely to suffer from this trait in such a way as to impair its reproductive chances. Does this mean that we have at last got a theory of mathematics — a theory of what it is, why it exists, and what it means for us?...

Cos' è il sesso?

Ci sono varie concezioni in merito, per capire da che parte state potrebbe essere utile sottoporsi ad un esperimento mentale.

Considerate una donna che "faccia l' amore" (o "faccia sesso") con un uomo che si finge suo marito - mentre magari è... suo padre. Domanda: possiamo considerarla vittima di uno stupro?

Se il sesso fosse, come diceva Freud, "qualcosa" che riguarda i genitali, è difficile giungere ad una conclusione affermativa. Al limite si tratta di un semplice inganno.

Limitando l' analisi alle "sensazioni", la donna ha accettato quel che provava, magari lo ha fatto anche in modo entusiastico. D' altronde, possiamo benissimo supporre che l' uomo fosse disposto a fermarsi di fronte alla minima resistenza.

Se invece siete orientati a considerare tutto cio' alla stregua di uno stupro, allora per voi contano molto le "intenzioni", ovvero l' elemento immateriale del sesso. Vogliamo chiamarlo " elemento spirituale" o l' espressione suona troppo desueta?

Oggi (in reltà dai tempi di Freud) siamo tutti allegramente imbarcati sulla nave "materialista", ma forse non ci rendiamo bene conto fino in fondo di cosa cio' implichi.

Una cosa è certa, se siete per l' ipotesi-stupro, cercate perlomeno di limitare l' uso della locuzione "fare sesso".

giovedì 16 dicembre 2010

Donne arruolate

In una recente intervista il filosofo conservatore Roger Scruton bollava come assurdo il concetto di "genere", i vecchi concetti legati alla "sessualità" tradizionale sono più che sufficienti per trattare certe faccende.

"Genere" è un concetto culturale mentre "sesso" un concetto biologico. Il "genere" si sceglie, il sesso no.

Ma qualcuno pensa davvero che Scruton abbia difficoltà a concepire influssi culturali legati al sesso? No, ovviamente.

E allora, perchè mai introdurre un nuovo termine ("genere") con allegati i cosiddetti "gender studies"?

Dietro la rinnovata terminologia c' è una tesi ben precisa: cio' che chiamiamo "influsso culturale" è, ed è sempre stato nella storia, l' inganno riuscito attraverso cui la "classe dei maschi" ha sottomesso e sfruttato la "classe delle femmine".

Parlo di "classe" non a caso, vista l' ascendenza marxista dei "gender studies" che guardano alla storia come ad una lotta (a somma zero) tra maschi e femmine traendo la loro strumentazione teorica da chi vi ha visto in precedenza una lotta continua tra tra padroni e proletari.

La donna che non ammette questo conflitto, molto semplicemente non puo' essere arruolata tra le "femministe".

L' alternativa liberale è infatti di considerare i differenti ruoli sociali che si presentano nella storia come una modalità condivisa di organizzare razionalmente la società sulla base delle differenze sessuali che di fatto esistono.

Per esempio, se la punizione in seguito ad adulterio è più severa per le donne, questo non è indice di vessazione ma riflette il danno maggiore che procura l' infedeltà femminile (mantenere per una vita un figlio non mio ha costi molto alti).

Altro esempio, il ruolo domestico della donna rifletteva sia le modalità della maternità, sia la qualità dei lavori esistenti, basati innanzitutto sulla forza fisica.

Nessuna congiura, quindi.

Ora, chi ritiene che la cultura passata sia stata perlopiù un inganno attraverso cui vessare la donna, ritiene anche che occorra combatterla ora con gli strumenti propri della cultura, ovvero "rettificando" le parole e costruendo un linguaggio "politically correct" che serva alla bisogna.

Per chi ritiene invece che la cultura passata rispecchi un sincero sforzo di organizzazione sociale, una battaglia del genere è assurda: saranno le mutate condizioni di fatto a mutare i ruoli e i comportamenti degli attori sociali.

mercoledì 3 novembre 2010

Berlusconi: meglio amare le belle donne che essere gay

Berlusconi racconta le sue preferenze sessuali e fa il pieno di critiche.

In prima fila coloro che, in altre occasioni, amano esordire annunciando al mondo la loro avversione al politically correct. Seee.

Ma in fondo Berlusconi esprime solo una cultura, magari arcaica (come dice l' autorevole attrice Julianne Moor) ma pur sempre una cultura.

Criticarlo è legittimo, basta che a farlo non siano i sostenitori del multiculturalismo: per questo genere di relativisti le culture hanno tutte pari dignità. Una vale l' altra.

Roger Scruton ha recentemente espresso in modo vivido questo concetto nel tentativo di mettere in croce il relativismo "multiculti". Mi permetto di riproporre quei concetti riprendendo il resoconto di Richard Fulmer:

In his short but thought provoking book, Culture Counts: Faith and Feeling in a World Besieged, British philosopher Roger Scruton offers a critique of multiculturalism. He begins his analysis by asserting that a culture is largely a bundle of judgments – subjective beliefs about what is beautiful, what is art, what is appropriate or inappropriate, and what is or is not funny. Scruton goes on to explore the value of such cultural judgments by examining laughter.
To illustrate his arguments, I offer a thought experiment. First, imagine someone attempting to amuse his friends with the old “Why did the chicken cross the road?” riddle. Very likely the attempt will fall flat, and the stale punch line will not elicit even a groan.

Now suppose that we give the riddle a twist, answering it as a person from history might. For example, Adam Smith: “It was moved as if by an invisible hand.” Thomas Jefferson: “It was in the course of chicken events.” Sigmund Freud: “The chicken witnessed the sex act as an egg.” Likely, the revised versions will receive more positive responses.

Finally, let’s change the riddle again, this time replacing the word “chicken” with a derogatory epithet for a member of an ethnic, religious, or racial minority, and basing the punch line on a negative stereotype of the targeted group. What response could the joke teller expect? Well, if he were a participant in a Ku Klux Klan rally, the reaction might be quite positive. On the other hand, if he were a Harvard professor regaling his peers in the faculty lounge, the response might very well be shocked silence, frozen faces, and demands for his resignation. (I base the latter prediction on the response Larry Summers received for uttering - not a politically incorrect joke - but a politically incorrect fact, namely that that men tend to do better on standardized math tests than do women.)

Why should these three sets of jokes fare so differently? If we believe, as multiculturalism demands, that all cultures are equally valid, the response to each joke should be precisely the same. Each should be greeted with appreciative laughter based on the sympathetic understanding that the teller is trying to entertain us with a joke that is, according to his culture, amusing. One cannot react negatively without insinuating that he judges his own culture superior to that of the teller.
Yet the Harvard professors’ predicted response, if accurate, would seem to suggest that they do consider the Harvard culture to be superior to the Klan’s. This, despite the fact that a majority of the Harvard faculty almost certainly believes in multiculturalism’s fundamental tenet that all cultures are created equal. Their belief, however, would not stop them from attempting to ruin a fellow faculty member’s career for offending their own subjective cultural judgments (as it did not stop them in Larry Summers’ case).

In defense of Harvard professors, might we believe it possible that there may actually be objective standards by which jokes can be judged? Might we muster the courage to assert that a joke that demeans others is objectively inferior to one that merely amuses? Having conceded so much, might we even go so far as to venture that a culture based on love of knowledge and wisdom is superior to one based on hatred and coercive repression of minorities?

I only pose these as questions, of course, lest I be thought judgmental....


All' affiancamento delle "culture" anteponiamo la concorrenza tra "culture". Per lo meno costruiamo avendo sotto delle fondamenta.

Ma chi sono questi incoerenti che sembrano incapaci di pensare e che costruiscono case d' argilla? Fuori i nomi!

Sono molti, inutile fare nomi.

Potrei ricorrere giusto ad uno stratagemma: poichè in fondo si ama criticare una certa schiera umana identificandola per comodità con Berlusconi, in nome della stessa comodità mi limiterò a fare un unico nome: Fahrenheit. Tanto ormai conosciamo bene il tipo umano che sfila in continuazione sul tappeto rosso offerto dal monopolio.

Inutile aggiungere altro.



Annalena Benini sull' omofollia di Berlusconi, autentico sdoganatore della cultura gay.