E' raro in Italia imbattersi in un liberale, vagano sparuti qua e là senza incontrarsi mai: se hai studiato in scuole statali, se ti sei specializzato in università statali, se ascolti la programmazione culturale della TV e della Radio di Stato, è probabile che l' indottrinamento ricevuto avrà fatto effetto rendendoti refrattario ai valori liberali.
Sarebbe un peccato, allora, incontrarsi senza riconoscersi, vale la pena di testare chi hai di fronte.
Ma esiste qualcosa di simile allo scanner all' aereporto?, all' esame del sangue?, qualche procedura che si concluda con esiti chiari: positivo? Si accomodi a destra. Negativo? A sinistra, prego.
Ognuno elabora i suoi strumenti, io, per bollare il mio interlocutore, cerco di portare il discorso sulle armi da fuoco. Come ci si posiziona in merito? Su questo tema cruciale si simpatizza o si avversano le soluzioni proibizioniste?
La filosofia del liberale è chiara e puo' essere compressa in due parole: liberty first. Detto meno sinteticamente: quando mancano solide prove che la libertà di Tizio nuoccia ai suoi vicini, allora... "liberty first".
Il porto d' armi offre proprio un caso paradigmatico: l' evidenza (ormai ne esiste una montagna) sembra stabilizzata nel segnalare un certo beneficio sociale del libero porto d' armi. Niente di che, non mi meraviglio che taluno contesti questa poco solida correlazione; a dir la verità non mi interessa nemmeno visto che quel che sicuramente non si riesce a provare, per quanto si vogliano torturare i numeri, è l' esistenza di un chiaro danno.
Insomma, un caso di scuola a cui applicare il precetto "liberty first". Non così per la mentalità totalitaria, in quel caso: "safe-first" e conseguente conculcamento dei diritti - anche dei più elementari - in nome dlla sicurezza.
In merito metto qui il link ad un devastante saggio di Mike Huemer, qualcosa che sembra davvero assomigliare all' ultima parola sull' argomento, se mai se ne possa immaginare una.
Forse la lettura è un po' impegnativa ma c' è tutto, sia sull' argomento specifico delle armi, sia su quello allargato all' ideologia.
Le grandi questioni che si trova ad affrontare l' umanità - abbiamo appena discusso del nucleare - portano l' analista onesto a dire che "le cose sono complesse", da cui deriva il conseguente "liberty first".
Nella discussione pubblica il liberale ha dunque una strategia spesso vincente a disposizione: brandire gli strumenti più avanzati dell' economia per dimostrare che le cose sono più complesse di come appaiono, dopodichè puo' concludere con il suo dogma: liberty first. Se la discussione fosse una partita di calcio direi che il liberale, avendo a disposizione due risultati su tre, è chiamato a sfruttare tale vantaggio.
Ho parlato di economia non a caso: l' economia è quella disciplina che si occupa delle scelte tenendo conto dell' ambiente ("eco"), ovvero di tutto cio' che ci circonda. E' chiaro allora che le scelte economiche più interessanti siano quasi sempre complesse offrendo così terreno favorevole alla soluzione liberale.
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giovedì 24 marzo 2011
martedì 1 febbraio 2011
Intuizioni in concorrenza
Le critiche che Christopher Chabris e Daniel Simons rivolgono alle nostre facoltà intuitive sono uno spasso, e sono anche istruttive.
A patto che ci si ricordi che noi non abbiamo altro che l' intuizione per fondare la nostra conoscenza.
Criticare un' intuizioni significa privilegiare un' intuizione alternativa.
http://econlog.econlib.org/archives/2010/10/take_notice_of.html
A patto che ci si ricordi che noi non abbiamo altro che l' intuizione per fondare la nostra conoscenza.
Criticare un' intuizioni significa privilegiare un' intuizione alternativa.
http://econlog.econlib.org/archives/2010/10/take_notice_of.html
giovedì 9 settembre 2010
Etica ed economia
Tre proposizioni tanto per iniziare la discussione.
Uno. Esiste un’ etica oggettiva (chiedere a Huemer).
Due. La soluzione etica non è ricavabile da un calcolo economico (chiedere a Sen).
Tre. Esiste un legame tra etica ed evoluzionismo (chiedere ad Hayek)
Le prime due sono affermazioni legate alla ragione, la terza, mi rendo conto, è legata alla fede.
Io comunque le sottoscrivo tutt’ e tre
Uno. Esiste un’ etica oggettiva (chiedere a Huemer).
Due. La soluzione etica non è ricavabile da un calcolo economico (chiedere a Sen).
Tre. Esiste un legame tra etica ed evoluzionismo (chiedere ad Hayek)
Le prime due sono affermazioni legate alla ragione, la terza, mi rendo conto, è legata alla fede.
Io comunque le sottoscrivo tutt’ e tre
sabato 21 agosto 2010
Illusionisti per dispetto
L' empirismo è quella teoria per cui tutto cio' che conosciamo lo consciamo attraverso i sensi.
Nel XX secolo l' empirismo ha goduto di buona fama e ancora oggi possiamo dire che è in salute.
Strano perchè forse non esiste nulla di più facile da confutare. Bastano pochi controesempi e il gioco è fatto.
Prendiamo l' affermazione "A":
"A": Non esiste nulla che sia interamente rosso e, allo steso tempo, interamente grigio.
"A" è vera, e ciascuno constata che non sono i "sensi" a renderci edotti di questo fatto.
L' empirismo collassa.
Non serve a molto dire che "A" è vera per la definizione che diamo di "rosso" e per la definizione che diamo di "grigio": un' inferenza per derivare "A" è sempre necessaria, non si scappa.
Le regole dell' inferenza sono dunque vere e non vengono apprese tramite i sensi.
Per l' empirismo è uno scacco.
Le regole dell' inferenza non possono poi nemmeno essere definite come "convenzioni".
Se fossero convenzioni allora potremmo definire per convenzione la falsità di "A". Il che è piuttosto assurdo.
Prendiamo una vera convenzione e chiamiamola "B".
"B": in italia si deve guidare a destra.
Anche "B" è vera. Questa verità sì però chè dipende da convenzioni, infatti basta mutare certe convenzioni per falsificare "B" agli occhi di tutti.
Ciascuno vede la differenze tra "A" (vera nella realtà) e "B" (vera per convenzione). Fine dell' empirismo.
Ma allora perchè l' empirismo è ancora tra noi?
Non so, forse per motivi estetici.
Non c' è dubbio che noi conosciamo moltissime cose attraverso i sensi. Sarebbe bello e semplice poter dire che noi conosciamo TUTTO attraverso i sensi, le altre conoscenze, un po' per dispetto, le dichiaro "illusorie".
A chi non viene in mente un' analoga dispettosa fuga nell' illusionismo?
Chi non ricorda una certa estetica materialista?: poichè la mente non è un' entità materiale, allora dichiaro che l' evidenza della sua esistenza è illusoria.
Un albero flessuoso ed elegante, ma sotto un intrico contorto di radici.
Nel XX secolo l' empirismo ha goduto di buona fama e ancora oggi possiamo dire che è in salute.
Strano perchè forse non esiste nulla di più facile da confutare. Bastano pochi controesempi e il gioco è fatto.
Prendiamo l' affermazione "A":
"A": Non esiste nulla che sia interamente rosso e, allo steso tempo, interamente grigio.
"A" è vera, e ciascuno constata che non sono i "sensi" a renderci edotti di questo fatto.
L' empirismo collassa.
Non serve a molto dire che "A" è vera per la definizione che diamo di "rosso" e per la definizione che diamo di "grigio": un' inferenza per derivare "A" è sempre necessaria, non si scappa.
Le regole dell' inferenza sono dunque vere e non vengono apprese tramite i sensi.
Per l' empirismo è uno scacco.
Le regole dell' inferenza non possono poi nemmeno essere definite come "convenzioni".
Se fossero convenzioni allora potremmo definire per convenzione la falsità di "A". Il che è piuttosto assurdo.
Prendiamo una vera convenzione e chiamiamola "B".
"B": in italia si deve guidare a destra.
Anche "B" è vera. Questa verità sì però chè dipende da convenzioni, infatti basta mutare certe convenzioni per falsificare "B" agli occhi di tutti.
Ciascuno vede la differenze tra "A" (vera nella realtà) e "B" (vera per convenzione). Fine dell' empirismo.
Ma allora perchè l' empirismo è ancora tra noi?
Non so, forse per motivi estetici.
Non c' è dubbio che noi conosciamo moltissime cose attraverso i sensi. Sarebbe bello e semplice poter dire che noi conosciamo TUTTO attraverso i sensi, le altre conoscenze, un po' per dispetto, le dichiaro "illusorie".
A chi non viene in mente un' analoga dispettosa fuga nell' illusionismo?
Chi non ricorda una certa estetica materialista?: poichè la mente non è un' entità materiale, allora dichiaro che l' evidenza della sua esistenza è illusoria.
Un albero flessuoso ed elegante, ma sotto un intrico contorto di radici.
giovedì 5 agosto 2010
C' è Ulisse, ma c' è anche Gianburrasca
Ulisse oggi vuole tornare ad Itaca costi quel che costi, ma sa già che domani al ritorno preferirà di gran lunga il canto delle sirene.
Gianburrasca stasera vuole ardentemente partecipare ad una festa, per quanto domani lo aspetti un esame cruciale. Sa anche che in futuro il suo desiderio di spassarsela sarà oscurato da quello di ottenere il diploma.
Ulisse decide di evitare le sirene mettendosi i tappi di cera nelle orecchie ed esentando l' equipaggio dall' obbedienza.
Gianburrasca decide di stare a casa a studiare.
Sono due storie plausibili? A me sembra di sì. Non mi scandalizzerei se qualcuno me le raccontasse.
Eppure qualcuno si scandalizza, parlo di chi crede che noi siamo motivati solo dal desiderio.
Costoro trovano irrazionale la storia di Gianburrasca: se nel momento della decisione si desidera fare X, si farà X.
Infatti Ulisse, nel momento in cui architetta il suo piano, desidera tornare in patria e architetta un piano per conseguire il suo obiettivo.
Gianburrasca desidera invece andare alla festa. E' sconcertante che al termine di un semplice calcolo, decida di rinunciarvi.
Evidentemente, per quanto molti lo neghino, anche la ragione puo' motivare.
Gianburrasca stasera vuole ardentemente partecipare ad una festa, per quanto domani lo aspetti un esame cruciale. Sa anche che in futuro il suo desiderio di spassarsela sarà oscurato da quello di ottenere il diploma.
Ulisse decide di evitare le sirene mettendosi i tappi di cera nelle orecchie ed esentando l' equipaggio dall' obbedienza.
Gianburrasca decide di stare a casa a studiare.
Sono due storie plausibili? A me sembra di sì. Non mi scandalizzerei se qualcuno me le raccontasse.
Eppure qualcuno si scandalizza, parlo di chi crede che noi siamo motivati solo dal desiderio.
Costoro trovano irrazionale la storia di Gianburrasca: se nel momento della decisione si desidera fare X, si farà X.
Infatti Ulisse, nel momento in cui architetta il suo piano, desidera tornare in patria e architetta un piano per conseguire il suo obiettivo.
Gianburrasca desidera invece andare alla festa. E' sconcertante che al termine di un semplice calcolo, decida di rinunciarvi.
Evidentemente, per quanto molti lo neghino, anche la ragione puo' motivare.
mercoledì 16 giugno 2010
Perchè credo nel soprannaturale
Esistono due tipi d' incorenza, una logica e una legata ai comportamenti (predicare e razzolare). Il pensiero "Naturalsta" detiene il triste primato di possederle entrambe.
Cominciamo dalla prima.
1.
"Se i miei processi mentali sono determinati interamente dal movimento degli atomi, non c' è ragione per supporre che le mie convinzioni siano vere... e dunque, tra l' altro, non ho nemmeno motivo di supporre che il mio cervello sia composto solo da atomi" Prof. Haldane.
Il Naturalista dichiara di offrire un completo resoconto della mente, salvo dirci che la mente ha ben poco a che fare con la comprensione di una verità, compresa la mente con cui lui sembra aver "capito" tante cose. Vorrebbe aver ragione dicendoci che la ragione non esiste. E come insiste!
I naturalisti più "disperati", in effetti, si rendono conto dell' impasse e si limitano a dire "il nostro pensiero è utile" rinunciando ad aggiungere sottovoce "e quindi è vero". La cosa puo' ancora passare inosservata nelle questioni pratiche, ma in questo modo dove finiscono le pretese appena appena elevate della ragione? Dove finisce la conoscenza per la conoscenza, la filosofia, l' ontologia, la teologia... ma sopratutto, dove finisce il Naturalismo!?
Passiamo all' incoerenza nei comportamenti.
2.
Per il Naturalista distinguere il bene dal male è come sbadigliare, è come gradire il formaggio. Le scelte etiche per lui sono solo una voglia, un capriccio, una vale l' altra. Oltretutto non sono nemmeno scelte nel senso in cui noi intendiamo comunemente questo termine.
Una simile visione, bisogna ammetterlo, farà anche venire i brividi ma non è del tutto incoerente.
Peccato che un momento dopo aver riconosciuto che l' etica è solo una pia illusione, ecco i Naturalisti tornare alla carica esortandoci a voler bene al prossimo, a vivere per i posteri, a non picchiare i bambini, ad educare la prole, eccetera. In queste "prediche" sono i più ardenti e sembrano davvero sinceri.
I naturalisti non dovrebberò il Lunedì distruggere la mia venerazione per la coscienza e aspettarsi poi di ritrovarmi in venerazione il Martedì.
Persino scegliere la sopravvivenza sottointende che la vita sia meglio della morte. "Meglio"? E cosa diavolo significa più una simile parola? In termini Naturalistici non sembra traducibile.
Un comando morale non era vero o falso quanto puo' esserlo una nausea o uno sbadiglio?
Forse se lo sono dimenticato e, devo dirlo, meglio così! Meno male che esistono i "Martedì", meno male che esiste l' incoerenza.
***
Si tratta di semplici obiezioni, e quando si tenta una risposta per forza di cose "sofisticata", quelle obiezioni tornano a riproporsi in una forma leggermente più sofisticata. Non si scampa, per me sono convincenti.
Infine, poichè chi non riesce ad essere Naturalista rientra all' ingrosso tra coloro che credono nel soprannaturale, penso che finirò in quella compagnia.
***
Per i tipi Lindau è uscita una nuova edizione di Miracoli di C.S. Lewis. Vale davvero la pena di rinfrescarsi le idee di base prima di entrare in una Chiesa.
Cominciamo dalla prima.
1.
"Se i miei processi mentali sono determinati interamente dal movimento degli atomi, non c' è ragione per supporre che le mie convinzioni siano vere... e dunque, tra l' altro, non ho nemmeno motivo di supporre che il mio cervello sia composto solo da atomi" Prof. Haldane.
Il Naturalista dichiara di offrire un completo resoconto della mente, salvo dirci che la mente ha ben poco a che fare con la comprensione di una verità, compresa la mente con cui lui sembra aver "capito" tante cose. Vorrebbe aver ragione dicendoci che la ragione non esiste. E come insiste!
I naturalisti più "disperati", in effetti, si rendono conto dell' impasse e si limitano a dire "il nostro pensiero è utile" rinunciando ad aggiungere sottovoce "e quindi è vero". La cosa puo' ancora passare inosservata nelle questioni pratiche, ma in questo modo dove finiscono le pretese appena appena elevate della ragione? Dove finisce la conoscenza per la conoscenza, la filosofia, l' ontologia, la teologia... ma sopratutto, dove finisce il Naturalismo!?
Passiamo all' incoerenza nei comportamenti.
2.
Per il Naturalista distinguere il bene dal male è come sbadigliare, è come gradire il formaggio. Le scelte etiche per lui sono solo una voglia, un capriccio, una vale l' altra. Oltretutto non sono nemmeno scelte nel senso in cui noi intendiamo comunemente questo termine.
Una simile visione, bisogna ammetterlo, farà anche venire i brividi ma non è del tutto incoerente.
Peccato che un momento dopo aver riconosciuto che l' etica è solo una pia illusione, ecco i Naturalisti tornare alla carica esortandoci a voler bene al prossimo, a vivere per i posteri, a non picchiare i bambini, ad educare la prole, eccetera. In queste "prediche" sono i più ardenti e sembrano davvero sinceri.
I naturalisti non dovrebberò il Lunedì distruggere la mia venerazione per la coscienza e aspettarsi poi di ritrovarmi in venerazione il Martedì.
Persino scegliere la sopravvivenza sottointende che la vita sia meglio della morte. "Meglio"? E cosa diavolo significa più una simile parola? In termini Naturalistici non sembra traducibile.
Un comando morale non era vero o falso quanto puo' esserlo una nausea o uno sbadiglio?
Forse se lo sono dimenticato e, devo dirlo, meglio così! Meno male che esistono i "Martedì", meno male che esiste l' incoerenza.
***
Si tratta di semplici obiezioni, e quando si tenta una risposta per forza di cose "sofisticata", quelle obiezioni tornano a riproporsi in una forma leggermente più sofisticata. Non si scampa, per me sono convincenti.
Infine, poichè chi non riesce ad essere Naturalista rientra all' ingrosso tra coloro che credono nel soprannaturale, penso che finirò in quella compagnia.
***
Per i tipi Lindau è uscita una nuova edizione di Miracoli di C.S. Lewis. Vale davvero la pena di rinfrescarsi le idee di base prima di entrare in una Chiesa.
giovedì 27 maggio 2010
Esperimenti mentali
Il miglior modo per confutare la teoria etica dell' utilitarismo consiste nel presentare casi concreti che ne denuncino l' assurdità: esempio, se un riccone è particolarmente avido la teoria prevede che il poco posseduto dal povero spensierato venga trasferito nelle sue disponibilità.
A questo punto all' utilitarista non resta che mettere in sospetto la validità dello strumento che avete usato: l' esperimento mentale.
Ma: "... weird hypotheticals are philosophers' equivalent of controlled experiments. When a scientist wants to test a physical theory, he sets up weird laboratory conditions that make it easy to find an exception to the theory. Similarly, when a philosopher wants to test a moral theory, he sets up weird examples that make it easy to find an exception to the theory..."
Il resto continua pure a leggerlo qua.
A questo punto all' utilitarista non resta che mettere in sospetto la validità dello strumento che avete usato: l' esperimento mentale.
Ma: "... weird hypotheticals are philosophers' equivalent of controlled experiments. When a scientist wants to test a physical theory, he sets up weird laboratory conditions that make it easy to find an exception to the theory. Similarly, when a philosopher wants to test a moral theory, he sets up weird examples that make it easy to find an exception to the theory..."
Il resto continua pure a leggerlo qua.
lunedì 1 marzo 2010
Checklist (reprise)
Le considerazioni sulla checklist hanno dato vita ad una ridda di puntualizzazioni. Non c' è accordo su cosa sia una verità relativa e secondo Davide la checklist non serve a nulla poichè sulle "verità assolute" non si discute e non si pensa.
Mi dissocio con veemenza da una simile visione che confonde il non-relativismo con l' infallibilismo. Cerco di facilitare la comprensione di cio' che intendo attraverso una storiella da sgranarsi in 10 punti:
1."X" e "Y" sono due verità, la prima di carattere assoluto, la seconda relativo.
2.Giovanni e Giacomo credono che sia X che Y siano verità assolute.
3.Giorgio la pensa come Giovanni e Giacomo. Diversamente da loro, però, si crede infallibile.
4.Giulio, un relativista, crede che entrambe le verità siano relative.
5.Un bel giorno diventa chiaro a tutti (il "come" è irrilevante) che "Y" ha una natura relativa.
6.Giovanni prende atto del suo errore: ora crede che Y sia una verità relativa e X una verità assoluta.
7.Giacomo prende atto del suo errore ed entra in crisi. Sfiduciato decide di diventare un relativista. Ora per lui tutte le verità sono relative, anche "X".
8. Giorgio, pur di non mettere in discussione la propria infallibilità, è costretto a vivere negando cio' che è evidente a tutti, e in fondo anche a lui.
9.Giulio si compiace di sé e spera che presto tutte le verità mostrino di essere relative.
10.Conclusione: ora solo Giovanni è nel giusto.
Se leggendo a mente sgombra la favoletta vi sembrerà semplice e comprensibile, allora probabilmente c' intenderemo. Se capite quanto è successo, ci sono le premesse per capirci anche tra noi. Se invece non capite un' acca, se vi apparirà come un ginepraio zeppo di sofismi, allora c' è qualcosa che non va e che dobbiamo chiarire.
Mi dissocio con veemenza da una simile visione che confonde il non-relativismo con l' infallibilismo. Cerco di facilitare la comprensione di cio' che intendo attraverso una storiella da sgranarsi in 10 punti:
1."X" e "Y" sono due verità, la prima di carattere assoluto, la seconda relativo.
2.Giovanni e Giacomo credono che sia X che Y siano verità assolute.
3.Giorgio la pensa come Giovanni e Giacomo. Diversamente da loro, però, si crede infallibile.
4.Giulio, un relativista, crede che entrambe le verità siano relative.
5.Un bel giorno diventa chiaro a tutti (il "come" è irrilevante) che "Y" ha una natura relativa.
6.Giovanni prende atto del suo errore: ora crede che Y sia una verità relativa e X una verità assoluta.
7.Giacomo prende atto del suo errore ed entra in crisi. Sfiduciato decide di diventare un relativista. Ora per lui tutte le verità sono relative, anche "X".
8. Giorgio, pur di non mettere in discussione la propria infallibilità, è costretto a vivere negando cio' che è evidente a tutti, e in fondo anche a lui.
9.Giulio si compiace di sé e spera che presto tutte le verità mostrino di essere relative.
10.Conclusione: ora solo Giovanni è nel giusto.
Se leggendo a mente sgombra la favoletta vi sembrerà semplice e comprensibile, allora probabilmente c' intenderemo. Se capite quanto è successo, ci sono le premesse per capirci anche tra noi. Se invece non capite un' acca, se vi apparirà come un ginepraio zeppo di sofismi, allora c' è qualcosa che non va e che dobbiamo chiarire.
mercoledì 17 febbraio 2010
Una possibilità per l' altruismo
ULISSE. Sappiamo come andarono le cose: Ulisse desiderava tornare in Patria ma si sentiva minacciato dalle Sirene, sapeva che il loro canto lo avrebbe soggiogato. Decise quindi di legarsi all' albero maestro e disse ai suoi compagni di cessare ogni ubbedienza.
GIOVANNI. Prorpio la sera prima di un esame decisivo danno una festa che Giovanni desidera non perdere. Sa anche però che rimpiangerà questo lusso che intende concedersi. Decide quindi di stare a casa a studiare.
Ulisse e Giovanni tengono un comportamento opposto: il primo decide in conformità al suo desiderio presente, il secondo decide in base al suo desiderio futuro.
Cio' dimostrerebbe che non è solo il desiderio a motivarci.
E' importante?
Sì, poichè viene revocata una tesi di Hume il quale, da buon scettico, ci voleva tutti egoisti. Secondo lui anche chi si sacrificava per gli altri in realtà si limitava a coltivare i propri interessi: solo il desiderio motiva.
Corollario: si puo' predicare bene e razzolare male nella massima sincerità e trasparenza.
GIOVANNI. Prorpio la sera prima di un esame decisivo danno una festa che Giovanni desidera non perdere. Sa anche però che rimpiangerà questo lusso che intende concedersi. Decide quindi di stare a casa a studiare.
Ulisse e Giovanni tengono un comportamento opposto: il primo decide in conformità al suo desiderio presente, il secondo decide in base al suo desiderio futuro.
Cio' dimostrerebbe che non è solo il desiderio a motivarci.
E' importante?
Sì, poichè viene revocata una tesi di Hume il quale, da buon scettico, ci voleva tutti egoisti. Secondo lui anche chi si sacrificava per gli altri in realtà si limitava a coltivare i propri interessi: solo il desiderio motiva.
Corollario: si puo' predicare bene e razzolare male nella massima sincerità e trasparenza.
martedì 16 febbraio 2010
Checklist
Per cambiare idea bisogna riconoscere i propri errori. Per riconoscere i propri errori bisogna sapere quali potrebbero essere. Per sapere quali potrebbero essere è sempre utile avere sottomano una lista. Eccone allora una:
1. Bias. Discutendo dell' esistenza di Dio ti accorgi che molti "desiderano" giungere ad una conclusione positiva (altri negativa). Quando nel ricercare la verità sei animato da desideri che non siano la ricerca della verità è molto facile incorrere nel bias emotivo.
2. Miscalculation. Se nella divisione sbaglio il riporto, potrò anche essere intelligente, potrò anche essere razionale... e tuttavia ho commesso un errore.
3. Confusion. Considero gran parte dei miei valori morali come relativi. Basta questo semplice fatto perchè qualcuno mi consideri un "relativista". Ma cio' deriva solo dalla confusione che si fa con il concetto di "relativismo etico".
4. Misunderstanding. C' è chi vede nell' esistenza in natura di fenomeni caotici uno spiraglio per il libero arbitrio. Ma cio' deriva da un' incomprensione del concetto di Caos (e spesso anche del concetto di libero arbitrio).
5. Oversight. Quando mi chiedono se due oggetti possono occupare lo stesso spazio rispondo di "no". Poi mi fanno notare che il mio corpo e la mia mano occupano lo stesso spazio. Ah, la fretta.
6. Selective attention. Molti giudicano in base alla propria esperienza, è naturale che incorrano spesso in errori.
7. Incomplete information. Ci si schiera contro il porto d' armi. Ma si conoscono gli effetti della detenzione di armi? Ci si schiera contro la pena di morte? Ma si conoscono gli effetti dell' abolizione? Vai a vedere e la risposta è quasi sempre un bel "no".
8. Unarticolated assumption. Un classico discutendo dell' aborto: mentre A discute del peccato, B discute del reato. Possono andare avanti per ore senza chiarire l' assunto. Poi si chiarisce, poi l' equivoco torna.
9. Stubborness. Come è difficile fare marcia indietro. Ma non vale solo per il singolo. A volte una credenza viene trascurata per il semplice fatto di essere antiquata.
10. Fallacies. Sofismi.
11. Forgetfulness. Mario e Maria si amano e vogliono amarsi completamente. Sono però fratello e sorella e, sapendo dei rischi genetici, decidono di vivere il loro amore senza procreare. La condanna etica dell' incesto è comunque immediata. Ci hanno tolto di mezzo l' argomento genetico ma noi insistiamo nella condanna quand' anche brancoliamo nel buio circa le motivazioni. Forse ce le siamo dimenticate.
12. Intrinsec difficulty. Perchè se l' Inghilterra produce un vino di qualità superiore e di costo inferiore a quello che produce il Portogallo, è razionale invece che lo importi proprio dal Portogallo? Alcune soluzioni non sono immediate e si puo' inciampare.
13. Inarticulate evidence. Se dicono che il mio parroco è un pedofilo non ci credo, lo conosco da una vita. Non so dire perchè ma non ci credo.
14. Mental defect. Ci sono anche i ritardi mentali. Uno schizo-paranoico puo' ragionare anche bene in diversi ambiti ma molto spesso è difficile venire a capo di qualcosa con lui.
La capacità di correggersi è una grande dote ma c' è chi trova umiliante fare marcia indietro dopo aver dato il grande annuncio. Una volta suonata la tromba ci si attacca con le unghie a quella melodia fino a farne un feticcio. Sia chiaro, non intendo tirarmi fuori dalla cerchia. Giova allora avere una check list da spuntare prima.
La check list viene buona spesso e alla fine quasi tutti i disaccordi possono essere "ridotti". Volete un esempio imediato?
Ricordo che nel forum di Fahrenheit si è fatto un gran parlare delle verità "non negoziabili". Molti ritenevano inaccettabile la presenza di concetti del genere ma io penso che ci fosse un equivoco di fondo (errore 3).
La verità "non negoziabile" è una verità che non necessita di tanti ragionamenti per essere affermata. Ma non è certo una verità sulla quale non si possa ragionare.
Ci posso ragionare eccome: posso per esempio verificare se nell' asserirla io sia scevro dagli errori di cui sopra.
Una volta scoperto il mio errore sono in tutto e per tutto autorizzato ad abbandonare anche quella che avevo chiamato una verità "non negiziabile" (o verità assoluta).
1. Bias. Discutendo dell' esistenza di Dio ti accorgi che molti "desiderano" giungere ad una conclusione positiva (altri negativa). Quando nel ricercare la verità sei animato da desideri che non siano la ricerca della verità è molto facile incorrere nel bias emotivo.
2. Miscalculation. Se nella divisione sbaglio il riporto, potrò anche essere intelligente, potrò anche essere razionale... e tuttavia ho commesso un errore.
3. Confusion. Considero gran parte dei miei valori morali come relativi. Basta questo semplice fatto perchè qualcuno mi consideri un "relativista". Ma cio' deriva solo dalla confusione che si fa con il concetto di "relativismo etico".
4. Misunderstanding. C' è chi vede nell' esistenza in natura di fenomeni caotici uno spiraglio per il libero arbitrio. Ma cio' deriva da un' incomprensione del concetto di Caos (e spesso anche del concetto di libero arbitrio).
5. Oversight. Quando mi chiedono se due oggetti possono occupare lo stesso spazio rispondo di "no". Poi mi fanno notare che il mio corpo e la mia mano occupano lo stesso spazio. Ah, la fretta.
6. Selective attention. Molti giudicano in base alla propria esperienza, è naturale che incorrano spesso in errori.
7. Incomplete information. Ci si schiera contro il porto d' armi. Ma si conoscono gli effetti della detenzione di armi? Ci si schiera contro la pena di morte? Ma si conoscono gli effetti dell' abolizione? Vai a vedere e la risposta è quasi sempre un bel "no".
8. Unarticolated assumption. Un classico discutendo dell' aborto: mentre A discute del peccato, B discute del reato. Possono andare avanti per ore senza chiarire l' assunto. Poi si chiarisce, poi l' equivoco torna.
9. Stubborness. Come è difficile fare marcia indietro. Ma non vale solo per il singolo. A volte una credenza viene trascurata per il semplice fatto di essere antiquata.
10. Fallacies. Sofismi.
11. Forgetfulness. Mario e Maria si amano e vogliono amarsi completamente. Sono però fratello e sorella e, sapendo dei rischi genetici, decidono di vivere il loro amore senza procreare. La condanna etica dell' incesto è comunque immediata. Ci hanno tolto di mezzo l' argomento genetico ma noi insistiamo nella condanna quand' anche brancoliamo nel buio circa le motivazioni. Forse ce le siamo dimenticate.
12. Intrinsec difficulty. Perchè se l' Inghilterra produce un vino di qualità superiore e di costo inferiore a quello che produce il Portogallo, è razionale invece che lo importi proprio dal Portogallo? Alcune soluzioni non sono immediate e si puo' inciampare.
13. Inarticulate evidence. Se dicono che il mio parroco è un pedofilo non ci credo, lo conosco da una vita. Non so dire perchè ma non ci credo.
14. Mental defect. Ci sono anche i ritardi mentali. Uno schizo-paranoico puo' ragionare anche bene in diversi ambiti ma molto spesso è difficile venire a capo di qualcosa con lui.
La capacità di correggersi è una grande dote ma c' è chi trova umiliante fare marcia indietro dopo aver dato il grande annuncio. Una volta suonata la tromba ci si attacca con le unghie a quella melodia fino a farne un feticcio. Sia chiaro, non intendo tirarmi fuori dalla cerchia. Giova allora avere una check list da spuntare prima.
La check list viene buona spesso e alla fine quasi tutti i disaccordi possono essere "ridotti". Volete un esempio imediato?
Ricordo che nel forum di Fahrenheit si è fatto un gran parlare delle verità "non negoziabili". Molti ritenevano inaccettabile la presenza di concetti del genere ma io penso che ci fosse un equivoco di fondo (errore 3).
La verità "non negoziabile" è una verità che non necessita di tanti ragionamenti per essere affermata. Ma non è certo una verità sulla quale non si possa ragionare.
Ci posso ragionare eccome: posso per esempio verificare se nell' asserirla io sia scevro dagli errori di cui sopra.
Una volta scoperto il mio errore sono in tutto e per tutto autorizzato ad abbandonare anche quella che avevo chiamato una verità "non negiziabile" (o verità assoluta).
lunedì 15 febbraio 2010
Contagio
Giovanni medita di tradire la moglie Carolina e si confida con Roberto.
GIOVANNI: Allora che ne pensi, secondo te una scappatella ci sta?
ROBERTO: Carolina sarebbe distrutta al solo pensiero che stai considerando una cosa del genere.
GIOVANNI: Non preoccuparti, ti assicuro che non lo saprà mai.
ROBERTO: Ok, ti credo. Ma al di là di tutto, non pensi che sia sbagliato farlo?
GIOVANNI: Molti lo pensano, ma perchè mai dovrei preoccuparmene? In fondo sono solo convenzioni sociali.
ROBERTO: Ma non ti senti un po' colpevole nel tradire la fiducia di Carolina?
GIOVANNI: A volte sì. Ma poi realizzo quanto sia stupido nutrire simili preoccupazioni. In fondo perchè mai dovrei essere fedele? Si tratta solo di regole arbitrarie che qualcuno ha messo lì per indirizzarci verso una vita felice. Se io sento che la mia felicità è altrove, perchè mai dovrei omologarmi? Oltrechè stupido sarebbe addirittura immorale frenarmi. Ammetto che a volte mi coglie un irrazionale senso di colpevolezza, ma se questo è il prezzo per spassarsela lo pago volentieri.
ROBERTO: Uh!
Chi tra Roberto e Giovanni ha studiato Filosofia?
Se parliamo degli ultimi 70 anni, non c' è dubbio: Giovanni. E' lui il frutto dell' insegnamento standard.
Attenzione però, non si puo' escludere che Roberto si sia iscritto recentissimamente alla Facoltà.
E' difficile trovare in giro persone che dicano "pane al pane, vino al vino" con la schiettezza di un Giovanni, eppure molti cripto-Giovanni si aggirano tra noi. Spesso anch' io mi unisco alla congrega.
Persino laddove dovrebbero essere banditi, i "Giovanni" pullulano. Parlo dell' ambiente Cattolico. Faccio un esempio per essere più chiaro.
Parlando di educazione dei bambini recentemente mi è capitato di sostenere che l' influsso dei genitori sulla realizzazione futura dei propri figli è minimo.
Ho subito repliche piccate, ma non tanto in punta di fatto. Sembrava invece che avessi intaccato un prezioso principio morale.
Evidentemente qualcuno interpretava le mie parole come un invito indiretto rivolto ai genitori per il disimpegno. O meglio, come un argomento che rende ragionevole un calo dell' impegno.
Il loro ragionamento era pressapoco questo: la realizzazione dei nostri bambini come persone equivale alla loro felicità futura e questa felicità è qualcosa che anch' io, genitore, desisdero ardentemente poichè li amo. Se adesso mi vieni a dire che nulla o poco di quel che faccio mi avvicinerà a quell' obiettivo, che senso ha allora il mio impegno? Lo dirotto piuttosto altrove.
Già, che senso ha se non serve a (quasi) niente? [... e infatti molti concludono che ha poco senso...]
Una domanda inquietante, non c' è dubbio. Inquietante per molti ma sulla quale il Cattolico, quando è tale, è chiamato a sorvolare!
Se l' esperienza mi ha dimostrato che le cose non stanno così è solo per un motivo: la "mentalità di Giovanni" è contagiosa e attecchisce anche dove non dovrebbe.
GIOVANNI: Allora che ne pensi, secondo te una scappatella ci sta?
ROBERTO: Carolina sarebbe distrutta al solo pensiero che stai considerando una cosa del genere.
GIOVANNI: Non preoccuparti, ti assicuro che non lo saprà mai.
ROBERTO: Ok, ti credo. Ma al di là di tutto, non pensi che sia sbagliato farlo?
GIOVANNI: Molti lo pensano, ma perchè mai dovrei preoccuparmene? In fondo sono solo convenzioni sociali.
ROBERTO: Ma non ti senti un po' colpevole nel tradire la fiducia di Carolina?
GIOVANNI: A volte sì. Ma poi realizzo quanto sia stupido nutrire simili preoccupazioni. In fondo perchè mai dovrei essere fedele? Si tratta solo di regole arbitrarie che qualcuno ha messo lì per indirizzarci verso una vita felice. Se io sento che la mia felicità è altrove, perchè mai dovrei omologarmi? Oltrechè stupido sarebbe addirittura immorale frenarmi. Ammetto che a volte mi coglie un irrazionale senso di colpevolezza, ma se questo è il prezzo per spassarsela lo pago volentieri.
ROBERTO: Uh!
Chi tra Roberto e Giovanni ha studiato Filosofia?
Se parliamo degli ultimi 70 anni, non c' è dubbio: Giovanni. E' lui il frutto dell' insegnamento standard.
Attenzione però, non si puo' escludere che Roberto si sia iscritto recentissimamente alla Facoltà.
E' difficile trovare in giro persone che dicano "pane al pane, vino al vino" con la schiettezza di un Giovanni, eppure molti cripto-Giovanni si aggirano tra noi. Spesso anch' io mi unisco alla congrega.
Persino laddove dovrebbero essere banditi, i "Giovanni" pullulano. Parlo dell' ambiente Cattolico. Faccio un esempio per essere più chiaro.
Parlando di educazione dei bambini recentemente mi è capitato di sostenere che l' influsso dei genitori sulla realizzazione futura dei propri figli è minimo.
Ho subito repliche piccate, ma non tanto in punta di fatto. Sembrava invece che avessi intaccato un prezioso principio morale.
Evidentemente qualcuno interpretava le mie parole come un invito indiretto rivolto ai genitori per il disimpegno. O meglio, come un argomento che rende ragionevole un calo dell' impegno.
Il loro ragionamento era pressapoco questo: la realizzazione dei nostri bambini come persone equivale alla loro felicità futura e questa felicità è qualcosa che anch' io, genitore, desisdero ardentemente poichè li amo. Se adesso mi vieni a dire che nulla o poco di quel che faccio mi avvicinerà a quell' obiettivo, che senso ha allora il mio impegno? Lo dirotto piuttosto altrove.
Già, che senso ha se non serve a (quasi) niente? [... e infatti molti concludono che ha poco senso...]
Una domanda inquietante, non c' è dubbio. Inquietante per molti ma sulla quale il Cattolico, quando è tale, è chiamato a sorvolare!
Se l' esperienza mi ha dimostrato che le cose non stanno così è solo per un motivo: la "mentalità di Giovanni" è contagiosa e attecchisce anche dove non dovrebbe.
venerdì 12 febbraio 2010
Convalidatore inutile, invalidatore inaffidabile
Alzo il naso e guardo le stelle. Anche oggi mi stupisco della loro inequivocabile presenza. Ah, se tutto fosse certo come la loro luce! A cosa debbo tanta trasparenza? Chi debbo ringraziare per l' assenza di chiassose diatribe su questo punto?
Forse un giorno uno scienziato mi spiegherà per filo e per segno la meravigliosa evoluzione dell' apparato visivo dell' uomo e di come esso si coniughi ai corpi luminosi con tanta sublime maestria. Una "riduzione" del genere prima o poi arriva.
Devo forse aspettare quel giorno per sapere se la stella che vedo splende davvero nel cielo? Direi di no. Lo so già, è lì! Avrò forse altre parole a disposizione per dirlo.
2+2=4. Niente da fare, l' ho rifatto più volte e il risultato è sempre lo stesso. Ma perchè? Certo che la matematica stupisce ogni giorno, e stupisce il potere con cui rende conto dell' universo. Ma da dove salta fuori tanta grazia?
Forse un giorno un neuroscienziato spiegherà per filo e per segno il più stupefacente regalo dell' evoluzione: il nostro cervello e la nostra intelligenza, nonchè la sua capacità di padroneggiare appunto la matematica.
Presto o tardi il riduttore compusivo si fa vivo -... bene!...- e vedrai che si mette a filosofeggiare -... male!
Ma basta la prova del nove o devo aspettare fino a quel fatidico giorno per sapere se 2*2=4?
Dopo l' atteggiamento ragionevole ho considerato anche vari generi di follia, ma nessuna sembra davvero dubbiosa in merito al precedente quesito.
Forse abbiamo imparato una cosa: la spiegazione evoluzionistica è quasi sempre un "convalidatore inutile".
Chissà perchè ce lo si dimentica quando il fuoco si sposta poi su altre questioni, per esempio quella dei valori morali.
E' dalla notte dei tempi che non sopporto l' infanticidio; mi è chiara come il sole la malvagità che contiene quel gesto. Brilla accecando gli occhi della mente con l' intensità di cento stelle.
Finalmente, dopo secoli, mi si para davanti uno scienziato che srotolando papiri dall' improbabile lunghezza, mi riferisce con dovizia di particolari le (forse ma forse) nefaste conseguenze sociali di questa pratica. Forse.
Dopodichè prende la parola un filosofo, suo scherano, e mi chiede di rinunciare a credere nel contrassegno del "Male", cose del genere non esistono. Ormai abbiamo altri motivi per dire che l' infanticidio non ci piace, che lo vogliamo combattere e debellare. Questa storia del "Male" (che... scnadalo! non si vede al microscopio e non sta nelle calcolatrici) ha fatto il suo tempo. Rasoio di Occam: zac.
[n.b. non di rado è lo stesso scienziato che come un Fregoli si trasforma in filosofo... per vendere più libri e scrivere qualche editoriale]
Ma la "riduzione evoluzionista" non era un "convalidatore" inutile? Urca, è vero, ce lo eravamo quasi dimenticato.
Le stelle e l' aritmetica, quelle sì, possono restare al loro posto. Ma il "Male" no, deve essere "rasato" via.
Volete un altro esempio? Magari ci metto dentro Dio?... No, lo evito, spero che l' antifona si sia capita.
Bene, ora che sapete tutto cio' non abbiate paura quando il riduttore compulsivo busserà alla vostra porta. Difficilmente il suo marchingegno è in grado di appiattire la realtà alla stregua di un fumetto.
La "riduzione evoluzionistica" è stata licenziata, come convalidatore faceva cilecca e ai filosofi un po' esibizionisti non serviva più a molto.
Cerca allora di riciclarsi come "invalidatore".
E' una "spiegazione" abbastanza giovane e a quell' età, così onusta di onorificienze, l' assumeranno ben da qualche parte.
E poi, provate solo a ritrovarvi un bel giorno con conclusioni etiche che non combaciano con quelle evoluzioniste. C' è da cagarsi sotto.
Calma e gesso, forse simili "guerre di civiltà" non sono poi tanto alle viste.
Sembra infatti che nel suo nuovo incarico, per quanto si smascelli, la "spiegazione evoluzionista" morda solo aria. Insomma, non è granchè produttiva, almeno per quanto riguarda l' etica.
Come "invalidatore" balbetta giusto quattro cose sull' incesto per poi rettificarsi. Non c' è nemmeno bisogno di "torturarla", come si fa con le statistiche. Basta una piuma per "farle cantare" la melodia più gradita. Intanto la delusione serpeggia.
I conservatori sono i più solerti ad infilare monetine in un simile juke box. Ma non sono certo gli unici.
Figuriamoci che recentemente, ostaggio di un accolita politically correct, con la cerimoniosità del medium spiritico ha addirittura sostenuto che le pratiche omosessuali potrebbero essere una forma di adattamento (e quindi da tollerare). Forse.
Di questo passo darà l' ok per la sterilizzazione universale.
Certo che la "spiegazione evoluzionista" è molto sensuale, la sua capacità seduttiva sembra irresistibile: con quella bocca puo' dire di tutto.
Purtroppo cio' che è un pregio per la cocotte, diventa un difetto quando di mestiere uno fa l' "invalidatore".
Sembra che il consiglio d' amministrazione sia in procinto di far partire le prime lettere di licenziamento. Non sarà un bel carnevale.
Forse un giorno uno scienziato mi spiegherà per filo e per segno la meravigliosa evoluzione dell' apparato visivo dell' uomo e di come esso si coniughi ai corpi luminosi con tanta sublime maestria. Una "riduzione" del genere prima o poi arriva.
Devo forse aspettare quel giorno per sapere se la stella che vedo splende davvero nel cielo? Direi di no. Lo so già, è lì! Avrò forse altre parole a disposizione per dirlo.
2+2=4. Niente da fare, l' ho rifatto più volte e il risultato è sempre lo stesso. Ma perchè? Certo che la matematica stupisce ogni giorno, e stupisce il potere con cui rende conto dell' universo. Ma da dove salta fuori tanta grazia?
Forse un giorno un neuroscienziato spiegherà per filo e per segno il più stupefacente regalo dell' evoluzione: il nostro cervello e la nostra intelligenza, nonchè la sua capacità di padroneggiare appunto la matematica.
Presto o tardi il riduttore compusivo si fa vivo -... bene!...- e vedrai che si mette a filosofeggiare -... male!
Ma basta la prova del nove o devo aspettare fino a quel fatidico giorno per sapere se 2*2=4?
Dopo l' atteggiamento ragionevole ho considerato anche vari generi di follia, ma nessuna sembra davvero dubbiosa in merito al precedente quesito.
Forse abbiamo imparato una cosa: la spiegazione evoluzionistica è quasi sempre un "convalidatore inutile".
Chissà perchè ce lo si dimentica quando il fuoco si sposta poi su altre questioni, per esempio quella dei valori morali.
E' dalla notte dei tempi che non sopporto l' infanticidio; mi è chiara come il sole la malvagità che contiene quel gesto. Brilla accecando gli occhi della mente con l' intensità di cento stelle.
Finalmente, dopo secoli, mi si para davanti uno scienziato che srotolando papiri dall' improbabile lunghezza, mi riferisce con dovizia di particolari le (forse ma forse) nefaste conseguenze sociali di questa pratica. Forse.
Dopodichè prende la parola un filosofo, suo scherano, e mi chiede di rinunciare a credere nel contrassegno del "Male", cose del genere non esistono. Ormai abbiamo altri motivi per dire che l' infanticidio non ci piace, che lo vogliamo combattere e debellare. Questa storia del "Male" (che... scnadalo! non si vede al microscopio e non sta nelle calcolatrici) ha fatto il suo tempo. Rasoio di Occam: zac.
[n.b. non di rado è lo stesso scienziato che come un Fregoli si trasforma in filosofo... per vendere più libri e scrivere qualche editoriale]
Ma la "riduzione evoluzionista" non era un "convalidatore" inutile? Urca, è vero, ce lo eravamo quasi dimenticato.
Le stelle e l' aritmetica, quelle sì, possono restare al loro posto. Ma il "Male" no, deve essere "rasato" via.
Volete un altro esempio? Magari ci metto dentro Dio?... No, lo evito, spero che l' antifona si sia capita.
Bene, ora che sapete tutto cio' non abbiate paura quando il riduttore compulsivo busserà alla vostra porta. Difficilmente il suo marchingegno è in grado di appiattire la realtà alla stregua di un fumetto.
... la vera storia della ragazza di Roy Lichtenstein...
La "riduzione evoluzionistica" è stata licenziata, come convalidatore faceva cilecca e ai filosofi un po' esibizionisti non serviva più a molto.
Cerca allora di riciclarsi come "invalidatore".
E' una "spiegazione" abbastanza giovane e a quell' età, così onusta di onorificienze, l' assumeranno ben da qualche parte.
E poi, provate solo a ritrovarvi un bel giorno con conclusioni etiche che non combaciano con quelle evoluzioniste. C' è da cagarsi sotto.
Calma e gesso, forse simili "guerre di civiltà" non sono poi tanto alle viste.
Sembra infatti che nel suo nuovo incarico, per quanto si smascelli, la "spiegazione evoluzionista" morda solo aria. Insomma, non è granchè produttiva, almeno per quanto riguarda l' etica.
Come "invalidatore" balbetta giusto quattro cose sull' incesto per poi rettificarsi. Non c' è nemmeno bisogno di "torturarla", come si fa con le statistiche. Basta una piuma per "farle cantare" la melodia più gradita. Intanto la delusione serpeggia.
I conservatori sono i più solerti ad infilare monetine in un simile juke box. Ma non sono certo gli unici.
Figuriamoci che recentemente, ostaggio di un accolita politically correct, con la cerimoniosità del medium spiritico ha addirittura sostenuto che le pratiche omosessuali potrebbero essere una forma di adattamento (e quindi da tollerare). Forse.
Di questo passo darà l' ok per la sterilizzazione universale.
Certo che la "spiegazione evoluzionista" è molto sensuale, la sua capacità seduttiva sembra irresistibile: con quella bocca puo' dire di tutto.
Purtroppo cio' che è un pregio per la cocotte, diventa un difetto quando di mestiere uno fa l' "invalidatore".
Sembra che il consiglio d' amministrazione sia in procinto di far partire le prime lettere di licenziamento. Non sarà un bel carnevale.
mercoledì 10 febbraio 2010
Upload urgente
1. Esistono delle verità etiche oggettive.
2. Noi ne conosciamo alcune grazie all' intuizione della ragione.
3. Questa conoscenza è indipendente dai nostri desideri.
Caricatevi nel cervello queste tre proposizioni e preservatele con continui back-up.
Chi baldanzoso si riteneva autorizzato a giudicare naif l' "intuizionismo etico" e passava oltre, ora ha l' occasione per ricredersi. Dopodichè le scuse son finite.
Circola in versione ampliata il libro di Michael Huemer. E' pericolosissimo perchè rischia di semplificarvi la vita mentre so bene come in questo campo in molti anelino a labirintiche contorsioni mentali.
Che fare in caso di disaccordo etico?
Possibile che il "desiderio" possa e debba essere messo da parte in queste faccende?
Come interagisce il mondo con la nostra interiorità?
Cosa resta dell' evoluzione in ambito etico?
Se l' etica è un' intuizione come la insegno a mio figlio?
"Relativismo" e "naturalismo" etico, come metterli da parte e non parlarne più?
... e da ultimo...
Come trascurare oltre chi promette di rispondere alle domande di cui sopra avendo le carte in regola per farlo?
2. Noi ne conosciamo alcune grazie all' intuizione della ragione.
3. Questa conoscenza è indipendente dai nostri desideri.
Caricatevi nel cervello queste tre proposizioni e preservatele con continui back-up.
Chi baldanzoso si riteneva autorizzato a giudicare naif l' "intuizionismo etico" e passava oltre, ora ha l' occasione per ricredersi. Dopodichè le scuse son finite.
Circola in versione ampliata il libro di Michael Huemer. E' pericolosissimo perchè rischia di semplificarvi la vita mentre so bene come in questo campo in molti anelino a labirintiche contorsioni mentali.
Che fare in caso di disaccordo etico?
Possibile che il "desiderio" possa e debba essere messo da parte in queste faccende?
Come interagisce il mondo con la nostra interiorità?
Cosa resta dell' evoluzione in ambito etico?
Se l' etica è un' intuizione come la insegno a mio figlio?
"Relativismo" e "naturalismo" etico, come metterli da parte e non parlarne più?
... e da ultimo...
Come trascurare oltre chi promette di rispondere alle domande di cui sopra avendo le carte in regola per farlo?
venerdì 29 gennaio 2010
Culoni che troneggiano
Riuscite a prendere sul serio un "determinista"?
Difficile se si mette piede fuori dall' aula scolastica. Per me è evidente che una qualche seppur minima libertà esista.
Eppure ce ne sono molti. Magari sotto la maschera grottesca del "compatibilismo".
[I compatibilisti, onore a loro, un po' si vergognano e corrono a nascondersi infilando la testa sotto il letto. Ma il culone, purtroppo, troneggia denunciandoli]
Ma perchè sono così tanti? Probabilmente per evitare l' inondazione metafisica delle loro filosofie (spesso) materialiste quando ormai lì dentro hanno investito troppo, fino a farne un' ideologia.
Per loro sarebbe davvero disperante.
Se proviamo per un attimo a prendere sul serio il determinismo (d) scopriremmo che è una dottrina contraddittoria, così come lo sono le sue caricature "compatibiliste". Il libero arbitrio (l.a.) allora s' impone (anche) per coerenza logica.
Dimostrazione.
PREMESSA 1: Dovremmo credere solo a cio' che è vero (semplice deontologia epistemica).
PREMESSA 2: Un "dovere" è tale se è anche "possibile" (semplice ragionevolezza).
PREMESSA 3: Se d. fosse vero, tutto cio' che è "possibile" fare verrà fatto (non si scappa).
PREMESSA 4: Io credo nel l.a. (e tutti credono nella mia buona fede).
DERIVAZIONE 1: sulla questione del d., possiamo evitare le false credenze (poiché la ipotizziamo conoscibile: 1+2).
DERIVAZIONE 2. Se il d. fosse vero, potremmo evitare le false credenze (3+5).
DERIVAZIONE 3: poichè evito d., d. non puo' essere vero, quindi sono libero (6+4).
DERIVAZIONE 4: L.a. è vero.
Il determinismo, poichè implica il suo contrario, è una dottrina autocontraddittoria.
Detto più semplicemente: poichè non faccio cio' che potrei fare, sono libero e il detrminismo (che implica si faccia tutto quello che si può fare) è confutato.
Qui Michael Huemer affossa le flebili obiezioni.
Difficile se si mette piede fuori dall' aula scolastica. Per me è evidente che una qualche seppur minima libertà esista.
Eppure ce ne sono molti. Magari sotto la maschera grottesca del "compatibilismo".
[I compatibilisti, onore a loro, un po' si vergognano e corrono a nascondersi infilando la testa sotto il letto. Ma il culone, purtroppo, troneggia denunciandoli]
Ma perchè sono così tanti? Probabilmente per evitare l' inondazione metafisica delle loro filosofie (spesso) materialiste quando ormai lì dentro hanno investito troppo, fino a farne un' ideologia.
Per loro sarebbe davvero disperante.
Se proviamo per un attimo a prendere sul serio il determinismo (d) scopriremmo che è una dottrina contraddittoria, così come lo sono le sue caricature "compatibiliste". Il libero arbitrio (l.a.) allora s' impone (anche) per coerenza logica.
Dimostrazione.
PREMESSA 1: Dovremmo credere solo a cio' che è vero (semplice deontologia epistemica).
PREMESSA 2: Un "dovere" è tale se è anche "possibile" (semplice ragionevolezza).
PREMESSA 3: Se d. fosse vero, tutto cio' che è "possibile" fare verrà fatto (non si scappa).
PREMESSA 4: Io credo nel l.a. (e tutti credono nella mia buona fede).
DERIVAZIONE 1: sulla questione del d., possiamo evitare le false credenze (poiché la ipotizziamo conoscibile: 1+2).
DERIVAZIONE 2. Se il d. fosse vero, potremmo evitare le false credenze (3+5).
DERIVAZIONE 3: poichè evito d., d. non puo' essere vero, quindi sono libero (6+4).
DERIVAZIONE 4: L.a. è vero.
Il determinismo, poichè implica il suo contrario, è una dottrina autocontraddittoria.
Detto più semplicemente: poichè non faccio cio' che potrei fare, sono libero e il detrminismo (che implica si faccia tutto quello che si può fare) è confutato.
Qui Michael Huemer affossa le flebili obiezioni.
lunedì 23 novembre 2009
Intuizionismo etico
This is an outstanding defense of the straightforward view that there are objective ethical facts, that such facts are not reducible to other kinds of (e.g. natural) facts, and that some of these ethical facts are simply seen to be true without being inferred from other things we know.
La posizione a cui mi sento più vicino.
La posizione a cui mi sento più vicino.
mercoledì 22 aprile 2009
Relativismo = Nichilismo
Molti, difendendo il loro "relativismo etico", ci tengono a far sapere come occorre distinguere la loro posizione dal mero "nichilismo".
Solo che non ci spiegano mai come dovremmo operare questa distinzione.
Probabilmente perchè è impossibile. Michael Huemer spiega il perchè in modo semplice e illuminante.
Solo che non ci spiegano mai come dovremmo operare questa distinzione.
Probabilmente perchè è impossibile. Michael Huemer spiega il perchè in modo semplice e illuminante.
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