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mercoledì 31 marzo 2010

Malizia

Ateo ingenuo: "Dio non esiste".

Ha ragione?

Se "Dio" non esistesse non avrebbe senso riferirsi a qualcosa che chiamiamo "Dio" e anche l' enunciato "Dio non esiste" risulterebbe insensato.

Poichè l' affermazione dell' ateo ingenuo non appare insensata nè all' ateo stesso nè al credente, l' unico modo per non cadere in contraddizione consiste nel considerarla falsa.

Sarà vera, dunque, l' affermazione contraria: "Dio esiste".

Contenti? No, poichè potremmo ripetere lo stesso ragionamento sostituendo "Dio" con cio' che più ci aggrada. Volete che esista il Signore degli Anelli? Et voilà; volete che esista Montalbano? Nulla di più facile. Persino l' Unicorno Rosa esiste.

Un' inflazione del genere disintegrerebbe all' istante qualsiasi moneta, nemmeno la moneta più preziosa, quella dell' "esistenza", sarebbe più spendibile.

Ed ecco allora che entra in scena l' ateo malizioso.

Ateo malizioso: "Tutto esiste".

Da Russell a Frege a Ryle, gli "atei maliziosi" sono tanti, e i seguaci acritici sedotti da tanta malizia ancora di più. Roba da chiodi!

Per costoro tutto cio' di cui si puo' parlare coerentemente "esiste" a prescindere per il semplice fatto che l' "esistenza" non è un predicato della logica. Poichè la logica la dà per scontata, non ha senso dimostrare l' "esistenza" di qualcosa in termini logici: la si assume sempre e comunque.

Ma l' intuito, quello per cui possiamo parlare anche di cose che "non esistono", puo' essere ripristinato dopo Parmenide, Ryle, Frege, Russell e Quine?

Eccome! Solo che occorre un "seguage acritico" che sia poco seguace e molto critico. Che sia incline a sostenere posizioni messe alla berlina con scherno di recente, solo mezzo secolo fa tanto per intendersi. Che osi dire:

"... l' "esistenza", con buona pace di Frege, Russell e Quine, è espressa da un normalissimo predicato della logica..."

Oppure che concluda così:

"... Ryle disse che ormai certa ontologia era morta per sempre e non più destinata a tornare. Come spesso accade ai confidenti filosofi analitici spesso presi a celebrare i funerali alle posizioni filosofiche sostanziali, Ryle si sbagliava: era destinato ad essere smentito dagli sviluppi successivi...".

Forse, senza andare molto lontano, uno così ce l' abbiamo qui in Italia. Si chiama Francesco Berto, sa usare le parole giuste al momento giusto, e forse ha pure scritto il libro giusto. Pur essendo un precario sembra lanciato verso una carriera luminosa, stiamo sintonizzati ed attendiamo sviluppi.