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lunedì 8 ottobre 2012

Funny Games

Haneke prosegue l’ indagine sul lato oscuro della “purezza” con un altro horror dalla “faccia pulita”.
Gli inserti di meta-cinema non giovano. Ma sul punto ci sono opinioni diversi.
funny

venerdì 25 novembre 2011

Elogio di Calimero

Michael Haneke – Il nastro bianco

Ultimamente sul blog inciampiamo di continuo nel concetto di “purezza”, ed ecco ora un film che lo mette al centro fin dal titolo facendone il fulcro di tutto.

Peccato ci si concentri solo sul lato deviante della faccenda: la purezza come incubatrice del Male.

Comunque sia: da vedere.

Cominciamo subito col dire che al cinema le voci fuoricampo mi mandano in sollucchero, specie se fanno trapelare aria di mistero e perversione. Qui episodi e dialoghi iniziano e finiscono mentre lei ancora introduce o chiosa. Vorresti ogni volta che terminasse al più presto per lasciarti entrare nel vivo della storia. Meraviglia del cinema che si attacca anche agli occhi dei cinici cinefili rotti a tutte le filmografie.

Katie Alves cinema negli occhi

… altro cinema dipinto sugli occhi…

Siamo in un villaggio tedesco nel 1914. Praticamente sono tutti biondi.

I bambini, nel chiuso delle case, si sgridano all’ incirca così:

[vimeo http://www.vimeo.com/32657955 w=398&h=299]

Gli amanti, nel chiuso delle alcove, cinguettano all’ incirca così:

[vimeo http://www.vimeo.com/32658150 w=398&h=299]

I bambini sono spugne che assorbono il clima anaffettivo, gli uomini sono animali da combattimento che si gonfiano di rancore al solo incrociare degli occhi.

Normale che un posto del genere sia interessato da una catena di crimini misteriosi.

Si capisce subito che il colpevole è biondo. Quindi Calimero e gli italiani - che sono notoriamente 1) brava gente e 2) “curte e nire” - non c’ entrano.

calimero1

Nel corso della visione il tuo ego si pompa nel mentre vai maturando un’ ipotesi di soluzione “geniale”. Senonché, nella pausa pop corn, ti accorgi che tutti erano già lì da un pezzo. Come se trovassi un party in vetta dopo il sesto grado.

Sono film che ti gratificano facendoti sentire uomo solo al comando in fuga, quando la realtà è che pedali senza smalto nella pancia del plotone.

E mentre ti gongoli in attesa di conferme, ecco che il racconto termina brutalmente lasciando tutto in sospeso. Maledizione! Avevo ragione o no?

Frustrato, mi scapicollo su internet in cerca di illuminazioni: niente, solo pop up colorati e recensioni stereotipate che combinano diversamente i medesimi sintagmi (probabilmente quelli del trailer).

Predomina uno “stupido” concetto: quei bambini biondissimi saranno le SS di domani.

E sai chi se ne frega!

Che fine ha fatto il dottore? Che fine ha fatto Karli? E cosa nasconde la levatrice? Vogliamo parlare di loro o no?

Altro che SS.

E poi, se proprio vogliamo dirla tutta sulle “future SS”… nella vulgata internettiana (il regista deve aver detto una parola di troppo in merito scatenando la furia dei “critici edificanti”) i Nazi sono accostati al protestantesimo intransigente e bacchettone del Pastore, un asceta rigido e inamovibile. I suoi “no” ci rintronano e ci ripugnano, almeno quanto oggi quelli dei funzionari Deutsche Bank chiamati ad accollarsi i debiti della festa mobile italiana.

Non scherziamo: Hitler era un bohémien pasticcione autodidatta che per trascuratezza e approssimazione ha fallito ogni obiettivo postosi da giovane.

Non era un compassato Pastore tutto autocontrollo e intransigenza, era piuttosto un’ indole bipolare, prima esaltata e successivamente depressa proprio perché incapace di mettere al centro autocontrollo e intransigenza. Il Nazismo fu il corpo della sua isterica frustrazione trasfigurata in un lugubre entusiasmo.

Ciliegina sulla torta: l’ attentato più determinato lo subì proprio dagli inamidatissimi rappresentanti della tradizionale nobiltà prussiano-luterana.

Veniamo dunque alle cose serie, ovvero alla mia “ipotesi”: i cresimandi hanno costituito una Santa Alleanza dedita a punire i peccatori del villaggio e i loro figli “fino alla settima generazione”. Nel secondo tempo il Maestro (classico casalingo di Voghera in un mondo di mostri) s’ instraderà sulla via da me concepita fin dal primo! Peccato, mi sentivo tanto originale quando andavo raffinando questa ipotesi, in realtà mi accorgo che è ritenuta scontata al punto da poter essere sottaciuta!

Ora mi chiedo solo se la biondissima (e purissima) Klara fosse il capo o il caporale. In questo secondo caso, tremo nel dirlo, la mente dei crociati avrebbe potuto essere l’ inquietante Pastore suo padre.

Ma il finale mescola ulteriormente le carte infittendo il mistero in modo all’ apparenza gratuito. Se nei “casi” montati lungo tutto il film la soluzione aleggiava, nei “casi” stipati a forza nel finale la soluzione latita completamente. Sarei proprio curioso di sentire altri spettatori in proposito.

Io e Sara brancoliamo nel buio ancora oggi a due giorni di distanza.

Haneke è maestro in amputazioni. Tutto quel che conta sul serio non è accessibile. Viviamo gran parte del nostro tempo in compagnia di donne e bambini, categorie tagliate fuori da ogni Scena Madre. Il collo si allunga ma non riesce quasi mai scrutare dietro l’ angolo. I pochi che ci riescono tornano ammutoliti come dopo un elettroshock. Anziché renderci edotti aizzano le nostre curiosità.

La Grande Guerra piomberà poi sulla storia che seguivamo trepidanti decapitandola. Lascia lì come ebeti chiunque non abbia una Guerra verso cui correre, ovvero gli spettatori.

Il finale de “La Montagna Incantata” di Thomas Mann mi ha dato la stessa sensazione di cesura: fine dell’ incanto e tutti al fronte. Castorp, il Maestro, tutti al fronte.

Tutti al fronte a combattere contro mio nonno.

Povero nonno, ora che conosciamo il “nemico” nemmeno si puo’ dire che si sia immolato contro il “Male”. E, per quanto mi riguarda, nemmeno contro i “padri del Male”.

P.S. In extremis sono riuscito a recuperare una recensione ponderata disponibile su internet: eccola. Nientemeno che il libro di Maurizio Fogliato edito da Falsopiano. Purtroppo la matassa dei misteri non è dipanata ma lasciata sullo sfondo, l’ attenzione dell’ analista si convoglia piuttosto sull’ ambientazione:

… siamo in un villaggio in cui vivono sprezzanti e cinici adolescenti, padri e madri votati al credo cattolico e a un’educazione repressiva…

Mmmm… strano che un villaggio protestante sia tanto devoto al “credo cattolico”.

Boh, ulteriore mistero insoluto che si somma agli altri. Uno più uno meno.

P.S. Ore 11.02, inviato SMS a Sara: “come puo’ la biondissima Klara essere frutto dei lombi del corvino Pastore e della non meno corvina moglie di lui? Bluper o chiave di volta?”. Avete capito adesso fin dove si spinge l’ ossessione?