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martedì 17 gennaio 2023

 Cosa preferisci?


1) Avvicinarti alla verità o

2) Essere considerato uno che si avvicina alla verità?

Io, d'istinto, (2). Non conosco nessuno che preferisca (1), forse qualche mistico o qualche nerd sepolto nella sua cameretta. Il fatto cruciale è che se (2) si realizza è facile pensare che anche (1) si sia realizzato. Quindi, meglio prendere due piccioni con una fava che uno.

Ci sono però due fatti preoccupanti: tra (1) e (2) la coerenza è piuttosto debole e, per ottenere (2), devi far parte di una comunità. Tutti noi, per fortuna, prendiamo parte e siamo dipendenti da relazioni che instauriamo in una comunità.

Facciamo un esempio: in una scuola di comunità ciellina se dici che "il cristianesimo è un incontro" ottieni subito (2). Se invece dici che "il cristianesimo è una religione che adora un dio creatore dell'universo che ama la sua creatura" non ottiene nulla. Supponendo che per ottenere (1) tu debba fare la seconda affermazione, sarà molto dura perché, come dicevamo, facendo la prima otterrai di fatto sia (2) che un ottimo simulacro di (1).

La cosa spiacevole è che anche in comunità che hanno per oggetto sociale la ricerca della verità - per esempio le comunità scientifiche - queste dinamiche perverse permangono e con tutto il loro potere sviante.

venerdì 20 settembre 2019

IL GRANDE RITORNO DEL DILETTANTE (E DELL'ANALOGIA)

IL GRANDE RITORNO DEL DILETTANTE (E DELL'ANALOGIA)
Un tempo la conoscenza di molti fenomeni era piuttosto superficiale, cosicché si procedeva in modo amatoriale con l’uso di analogie.
Con la modernità e la scienza ci si specializza, ci si professionalizza, si guardano le cose da vicino e l’analisi diventa lo strumento predominante per conoscere.
Con la post-modernità i fenomeni complessi – ovvero non descrivibili in modo analitico – sono al centro della scena. L’analogia torna di moda insieme al contributo del dilettante che, avendo una conoscenza meno approfondita ma più estesa del professionista, sa impiegarla al meglio.
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Range: How Generalists Triumph in a Specialized World

venerdì 2 agosto 2019

LA DISCUSSIONE FACEBOOK

LA DISCUSSIONE FACEBOOK

Qualche regola – che non riesco ad osservare - per affrontarla al meglio.

1) EDUCAZIONE. Banditi gli insulti, ma da evitare anche la scarsa considerazione per la posizione altrui, ovvero l’insulto indiretto. Le allusioni malevole creano un effetto valanga più nocivo delle offese esplicite. In questo secondo caso, almeno, si gioca a carte scoperte. Nel primo caso non sai mai se mollare al suo destino il tuo “nemico”, e in genere s’innescano estenuanti discussioni con post che per 4/5 sono creative premesse sarcastiche ad uso e consumo di chi legge dovendo prendere parte e per 1/5 osservazioni nel merito. In questi casi l’allocazione dell’intelligenza è altamente inefficiente visto che viene quasi totalmente assorbita dal dover punzecchiare in modo fantasioso la controparte.

2) NOVITA’. Specie se lo scambio si prolunga, intervenire solo se si ha qualcosa di nuovo da aggiungere. L’insistenza è forse peggio della maleducazione.

3) LINK. Evitarli, così come è doveroso evitare le citazioni. Il bello e il brutto dello scambio social è che sta tutto lì davanti a te, che non sei tenuto a esiliarti altrove perdendo il filo e la bussola. Lo scopo del tuo interlocutore è quello di entrare in relazione prima ancora che di informarsi. Se proprio non resisti a sfoggiare i tuoi autorevoli link, apri un blog.

4) LEGGERE. Leggere la risposta altrui da cima a fondo, non limitarti alle prime tre righe, anche se di solito già quelle ti fanno scattare la risposta impellente. Se leggi tutto ti accorgerai che i tuoi sforzi potevano essere evitati o meglio calibrati.

5) TITOLI E ACCREDITAMENTO. Inutile e di cattivo gusto esibirli su F. Da evitare anche nel profilo, se possibile. Purtroppo o per fortuna qui si parte alla pari, è una fatica di Sisifo, occorre sempre ricominciare sempre daccapo. D’altronde, se i tuoi titoli non emergono naturalmente nella discussione, probabilmente nemmeno te li meriti del tutto. Lo so, discutere di un problema su cui hai meditato anni con uno che dall’altra parte sta palesemente improvvisando sul momento qualcosa di apodittico è frustrante, ma funziona così. Scegliti meglio gli amici.

6) SEDE. Non denunciare la tua pigrizia con la delirante uscita “non è questa la sede per approfondire…”. Cosa potresti pretendere di più rispetto ad uno scambio scritto interattivo dove ognuno è chiamato ad esporre in modo chiaro il suo pensiero, dove ad ogni affermazione puo’ intervenire un’obiezione, dove puoi prenderti il tempo che vuoi per meditare, dove puoi far decantare il tuo messaggio, dove puoi rileggere quanto ha detto il tuo interlocutore, dove puoi risalire controcorrente il dibattito rischiarandoti le idee. Neanche un convegno di specialisti della materia presenta queste condizioni ideali. Dicendo “non è questa la sede per approfondire…” stai solo manifestando la tua pigrizia personale, è come se dicessi “non ho voglia di approfondire la questione…”. E’ normale che sia così, il 95% degli utenti F non ha né voglia né tempo di approfondire la questione, ma questo non significa che, qualora avesse tempo e voglia, F sarebbe la sede ideale per farlo.

7) PREVENIRE. L’errore più comune nelle discussioni F è quello di esprimersi tentando di prevenire le obiezioni. Non è così che funzionano i social! Il tuo messaggio dovrebbe essere conciso, chiaro, semplice… e quindi anche tremendamente vulnerabile e aperto ad obiezioni. Una volta che saranno avanzate, risponderai. Non è un monologo, è un dialogo socratico. Mai prevenire, non stai scrivendo un saggio, la prevenzione di obiezioni che nessuno ha intenzione di farti rende tutto inutilmente cervellotico. Non dire mai "le cose sono più complesse...", piuttosto fai quel passetto necessario nella giusta direzione per renderle tali.

8) ASPETTA IL TUO TURNO. Medita la tua risposta e attendi di leggere quella della controparte prima di replicare. Chi accavalla i messaggi non ha capito dove si trova.

9) UN MESSAGGIO, UN ARGOMENTO. Mai dire due cose in un unico messaggio. Figuriamoci tre.

10) CITA. Chi non sa discutere su F - oppure ha argomenti deboli da offrire - lo sgami subito perché "mette troppa carne al fuoco", si consola pensando che sommando tanti zeri possa uscire dal cilindro un numero elevato. In questi casi cita una parte del commento altrui - magari la più debole, così impara - e rispondi solo a quella. Aggiungi una denuncia al suo modo goffo di procedere.

11) ALLEANZE. Se la discussione s’infervora respingi le alleanze con chi ti si mostra solidale, esprimi un qualche disaccordo anche con lui prendendo le distanze. L’alleanza esibita è l’inizio della fine, è la premessa per sterili conflitti tra bande.

12) SOLDI. Un modo non banale per semplificare le discussioni consiste nel trasformarle in scommesse. Cerca sempre la sfida con premio pecuniario, ti accorgerai ben presto come le affermazioni diventeranno più caute e interlocutorie. i soldi rendono tutto più serio. Purtroppo, la scommessa ha una cattiva reputazione, talvolta meritata, ma anche una nobile tradizione nella forma di scommessa accademica.

12) DILETTANTE. Privilegiare le discussioni dove il dilettante puo’ dare realisticamente un contributo, ovvero quelle su temi interdisciplinari, o a equilibrio multiplo, oppure temi che riscuotono un interesse marginale: il futuro molto anteriore, certi aspetti teologici trascurati. Ideali sono anche i temi con tesi serie che farebbero perdere di prestigio chi le sostiene (scuola, sanità, povertà, famiglia…). Ma anche quei temi che, come dicevamo sopra, è più facile trasformare in sfide pratiche: quando si tratta di scommettere il dilettante sopravanza spesso il professionista.


12) DA DOVE PARTIRE. Ricorda che ogni argomento ha la sua letteratura. Ovvero, esiste un gruppo di persone che lo ha studiato tutta la vita. Ricordatelo quando cerchi di farti un’idea in quei pochi secondi in cui sei chiamato a dire la tua. La cosa migliore, quindi, è pronunciarsi solo dopo aver consultato questi autori, almeno un paio, almeno uno. Col web si puo’. In caso contrario, massima prudenza.


12) ACCORDO. Ricorda sempre che ogni discussione razionale termina con un accordo. Ma un accordo nel merito, non un accordo su dove si è in disaccordo. Se l’accordo manca, o non c’è stime e fiducia tra gli interlocutori o la discussione non è terminata.


13) THIS IS THE END. Ricorda che se non rispondi non significa che ti arrendi agli argomenti altrui, non significa che non hai più niente da dire, al massimo significa che hai già detto quel che basta, che ritieni quanto hai detto sufficiente. Lo stesso vale se non ti risponde più la controparte. Magari non è così, magari effettivamente non sai cosa dire, eppure dimenticare questo precetto e farsi invadere dal demone dell’ultima parola puo’ essere letale.

Tutta utopia? Cancello tutto?

Benvenute le aggiunte.

venerdì 1 dicembre 2017

Il ritorno del dilettante

Il ritorno del dilettante

La rete è il regno degli editoriali a cura del dilettante.
Puo’ essere utile la riflessione dilettantesca o è solo una forma degradata della riflessione professionale?
Puo’ il dilettante tappare i buchi del professionismo esasperato o è destinato solo a rimestare nel torbido?
Puo’ il dilettante sfruttare le inadeguatezze del sapere scientifico ufficiale?
Sappiamo che il dilettante è spesso ideologizzato e approssimativo, ma anche il mondo accademico ha i suoi buchi.
Del resto, in passato, il dilettantismo è stato molto prezioso: pensiamo al ruolo da protagonisti che i dilettanti hanno avuto nella rivoluzione industriale.
Poi sono spariti, e ora tornano con l’avvento del web.
***
Nel mondo della ricerca accademica si fronteggiano ricercatori e finanziatori.
La scienza è il regno della verità ma la scienza la fanno ricercatori e finanziatori, due soggetti che non mettono il sapere in cima alla loro lista di priorità.
I ricercatori in genere vogliono pubblicare i loro lavori e ottenere delle citazioni poiché questo costituisce  un buon viatico verso la cattedra e la carriera personale.
Il numero di citazioni ottenute per ora di lavoro puo’ essere un indice adeguato su cui parametrare il loro sforzo.
In questo senso il lavoro accademico è “inadeguato”  per chi ricerca onestamente la verità.
Ma le distorsioni si presentano anche sul lato dei finanziatori, i quali sono alla ricerca di prestigio.
La quota di prestigio per euro spesa è una misura che inquadra bene il loro sforzo.
Il finanziatore vuole una ricerca che finisca sui giornali,meglio se compare accanto al nome di Stephen Hawking.
Il micro-Hawking per euro misura bene lo sforzo del finanziatore.
In queste condizioni molti lavori promettenti sono tralasciatidal mercato accademico, questo perché non producono né prestigio né citazioni.
E’ questo il terreno di pascolo del dilettante.
Si noti che se anche il sistema accademico ha delle falle, resta sempre estremamente competitivo.
Su un mercato competitivo non esistono occasioni da cogliere. In un sistema competitivo non si liberano mai nuove energie.
Si eviti quindi di cadere nella “fallacia dell’energia libera”, che è tipica di chi ragiona così:
Il sistema ha lo scopo di cucinare frittate, e tuttavia, anche se appare competitivo, sforna pessime frittate. Perché mai non potrei sfruttare le mie abilità di cuoco entrando nel sistema e offrendo le mie notevoli frittate?
Chi ragiona così probabilmente non ha capito che il sistema compete su dimensioni diverse rispetto a quella da lui ipotizzata, di conseguenza lì non c’è nulla per lui.
Una volta entrato su quel mercato sarà subito espulso o uniformato.
Capirà subito che non basta saper cucinare delle buone frittate.
Per pubblicare un lavoro scientifico, è meglio lavorare in un’università prestigiosa, per esempio. E’ meglio che il lavoro contenga parecchia matematica di alto livello, per esempio. Questo anche se tutto questo non ha molto a che fare con l’adeguatezza del risultato finale.
Il fatto di saper “fare le frittate” puo’ essere un bonus da sfruttare solo se hai tutti gli altri requisiti.
finanziatori non hanno soldi da dare per le tue “buone frittate” visto che molti altri cuochi stanno già competendo tra loro per ottenerli.
Il sistema accademico non è adeguato ma è efficiente, ovvero non ha energie da liberare: ha raggiunto un suo equilibrio e non si smuove se non accadono cose nuove. E’ impossibile lavorare nel sistema se non uniformandosi.
Questa discrasia tra efficienza ed adeguatezza offre una possibilità al dilettante (colui che sta fuori dal sistema) e a chi lo segue.
***
Che lezione trarre?
1. Un dilettante appassionato merita di essere letto quando si occupa di temi marginali trascurati dai giornali.
Per esempio, un mio parente era soggetto ad una malattia rarissima, ho perso parecchio tempo per informarmi in merito e ora sono abbastanza convinto di saperne di più rispetto al medico medio. Questo perché a nessuno frega niente di quella malattia.
2. Il dilettante appassionato merita di essere letto anche quando prende posizioni controcorrente che in società farebbero perdere prestigio.
Esempio: in rete ho reperito molti argomenti anti-scuola che trovo meritevoli. Li tengo in considerazione anche quando non hanno un buon supporto scientifico poiché questo è il tipico tema dove mi aspetto una produzione accademica inadeguata.
Parlare bene della scuola, della donna, del povero, del malato, del bambino, della costituzione, del papa, del migrante… è “socialmente desiderabile”, questo rende più credibili i blogger controcorrente su questi temi.
In questo senso è più proficuo leggere i blogger politicamente scorretti, o comunque lontani dal mainstream.
In sintesi: il dilettante appassionato, non ideologizzato, senza conflitti di interesse,  scorretto, che si occupa di temi marginali… è quello più meritevole di essere seguito.
In caso contrario, rivolgetevi a un professionista: la rete è zeppa di pubblicazioni accademiche.
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