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venerdì 23 giugno 2017

10 buoni motivi

10 buoni motivi per essere cattolici (Italian Edition) di Mozzi Giulio e Binaghi Valter
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1. Perché questo mondo è stato creato
Un primo buon motivo per essere cristiani cattolici è che è bello immaginare che questo mondo sia stato creato, e creato da un qualcuno che posso immaginare come una persona; un qualcuno al quale io, che sono una persona, posso immaginare di somigliare; con il quale posso immaginare di parlare; con il quale posso immaginare di avere una storia… mi pare bella l’immaginazione di un creatore che tutt’a un tratto o da sempre sente la voglia di averci qualcuno che non sia lui stesso, di un qualcuno che gli somigli ma che insieme sia abbastanza distinto da lui stesso da poterci parlare, da poterci passare del tempo, da poterci, ecco, avere una storia. Una storia d’amore, magari….
Note:È BELLO IMMAGINARE UNA RELAZIONE PERSONALE CON UN CREATORE
Questo, alla fin fine, m’immagino: che il creatore si sia fatto una sorpresa; che abbia fatto qualcosa che non s’immaginava, o che almeno gli è venuto del tutto diverso da quello che s’immaginava; che abbia fatto qualcosa che, essendo venuto com’è venuto, ha svelato allo stesso creatore qual era la segreta voglia, la voglia di un tutt’a un tratto, che da sempre egli coltivava: ma segretamente, nascostamente da se stesso.
Note:SORPRESA!
2. Perché questa storia è una storia d’amore
Un secondo buon motivo per essere cristiani cattolici è che è bello leggere e rileggere, raccontare e riraccontare, la storia d’amore tra il creatore e il popolo che egli si è scelto.
Note:UNA BELLA STORIA D'AMORE
a fondamento di tutte le storie che si rispettino – succede che i personaggi cambiano. Si trasformano.
Note:CAMBIAMENTO
È andato avanti ancora un po’, il creatore, a progettare e saltuariamente realizzare distruzioni parziali o quasi totali delle creature; ha continuato ancora per un po’ a bruciacchiare questa o quella città, a sparpagliare questa o quella epidemia per punire questa o quella marachella; ma alla fine ha mollato la pezza. Ha capito che, ad accoppare il proprio innamorato per ogni qualsiasi marachella, non lo si fa reinnamorare più che tanto.
Note:IL METODO PUNITIVO NON FUNZIONA
Ora, guardate il bimbo nella mangiatoia. Ora, guardate quello stesso bimbo, poco più che trentenne, appeso agonizzante a una croce. È sempre lui. È sempre quello che finora abbiamo chiamato “il creatore”. C’è stato un bel cambiamento.
Note:IL METODO DELL' AMORE FUNZIONA
3. Perché abbiamo identificato il nemico
Un terzo buon motivo per essere cristiani cattolici è che si sa quasi tutto sul nemico. Il nemico compare presto nella storia delle creature: è già lì, nel giardino che il creatore aveva piantato in Eden
Note:IL NEMICO COMPARE SUBITO
Lo vediamo nel giardino piantato in Eden dal creatore, e ci domandiamo: “Ma ce l’ha messo il creatore? E se il creatore è buono – poiché si dice che il creatore sia buono –, perché ce l’ha messo? E se il creatore è buono, perché l’ha creato?”, oppure ci domandiamo: “Non sarà che il nemico esiste indipendentemente dal creatore?
Note:ORIGINE DEL NEMICO
E viene, terribile, il sospetto che quei due siano complementari. Che siano un creatore e uno screatore; che siano, come coppia, i motori dell’universo, un principio di produzione e uno di distruzione, un principio di sistema e uno di entropia.
Note:DUBBIO GNOSTICO
Poi – facciamo un volo di secoli – troviamo di nuovo il creatore a confronto con il nemico: il creatore, fattosi creatura, sta sul monte a meditare in solitudine, e il nemico appare; appare, e fa un’offerta. Ti do tutto, dice. Metto nelle tue mani – come tu un tempo mettesti nelle mie mani Giobbe: non lo dice lì per lì, ma è sottinteso – tutte le creature. Regnerai su di esse. Potrai dare loro pace, salute, letizia, felicità perpetue. Ti riconosceranno – queste creature dalla zucca dura, così indocili e stravaganti – e ti adoreranno: per sempre. Il creatore fattosi creatura dice: no. E noi, che nel buio della sala osserviamo col fiato sospeso questa scena madre, urliamo di dolore. Ma digli di sì, cribbio! Ma che cosa ti costa! Ma se è quello che hai sempre desiderato! Pezzo d’idiota, per quanti secoli ancora vuoi che viviamo senza pace, senza salute, senza letizia, senza felicità? Ti basterebbe muovere appena la testa, fare un cenno, sussurrare un sì, posare su questo preteso nemico uno sguardo appena appena un pochettino benevolo, e sarebbe tutto risolto! Sarebbe tutto risolto, sì: come solvet saeclum in favilla, come tutto, alla fine, si scioglierà in un gran calore, in un punto rosso di fuoco. Ma non è ancora giunto il tempo della fine – infatti, siamo qui. Il nemico è quindi, prima di tutto, un nemico della storia…. Il nemico è quindi un sofista. Non vuole una cosa precisa; se la storia è lenta lui tenta di affrettarla; se va spedita lui tenta di fermarla….
Note:IL NEMICO DELLA STORIA
4. Perché questa storia è la storia di tutti
Un quarto buon motivo per essere cristiani, e cristiani cattolici, è che il messianismo universale (perché questo significano le parole: l’antico greco “christòs” traduce l’ebraico “messia”, ovvero “salvatore”; e “katholikòs” significa “universale”, più nel senso di “per tutti quanti” che in quello di “per ciascuno”) è per l’appunto un messianismo universale.
Note:CATTOLICO = UNIVERSALE
5. Perché non si è mai visto un Dio che si faccia carne
Un quinto buon motivo per essere cristiani cattolici è che il creatore, circa duemill’anni fa, prese tutti in contropiede e si fece creatura di carne… La cosa è ovviamente incredibile: e le autorità di quel tempo – le autorità religiose e le autorità civili, di comune accordo o per convenienza reciproca – non ci credettero. La storia finì con un corpo appeso a una croce e una comunità di seguaci allo sbando:
Note:SI È FATTO CARNE
possiamo prendere i Vangeli per quello che sono: Marco e Matteo, poco più che raccolte o promemoria, frutto di diversi e successivi assemblaggi, di detti, episodi, brevi discorsi di Gesù di Nazareth, passati per decenni di bocca in bocca, utili come sostegno alla predicazione orale, di facile comprensione per chiunque; Luca, un tentativo di fare un “libro scritto” a partire da quei materiali, aggiungendone altri, e mettendo tutto in bello stile greco, con un occhio di riguardo per un pubblico pagano e colto; Giovanni, più un libro di teologia in forma narrativa, rivolto a un pubblico di già credenti – o, sostengono alcuni, a un pubblico di affiliati a una di quelle religioni o spiritualità diffuse all’epoca, d’origine orientale, chiamate “misteri” –, che una narrazione “di annuncio” rivolta a tutti.
Note:I VANGELI
6. Perché questo Dio si fa riconoscere
Un sesto buon motivo per essere cristiani cattolici è che Fëdor Dostoevskij, in quel bizzarro testo inesistente che è La leggenda del grande inquisitore – un testo che esiste, per modo di dire, così: è un poema scritto da Ivan Karamazov, personaggio del romanzo I fratelli Karamazov, ma nel romanzo il poema non c’è; c’è invece il racconto del poema che Ivan fa a suo fratello Alëša – s’immagina quanto segue: che il creatore, in un tempo e in un luogo più o meno corrispondenti alla Spagna del Cinquecento, torni a visitare le creature nell’aspetto di Gesù di Nazareth; che entri nel mondo con discrezione, in silenzio; che peraltro tutti lo riconoscano; che lo riconoscano, ovviamente, anche gli uomini dell’allora attivissima e potentissima Inquisizione cattolica; e che questi lo prendano e lo gettino in carcere. Nella cella scende a parlargli il capo dell’Inquisizione, il grande inquisitore: che lo guarda, lo osserva, e senz’altro – anche lui – lo riconosce. Dapprima il grande inquisitore lo interroga: “Sei tu? Sei tu?”; ma subito cambia idea: “Non rispondere, taci. E che potresti dire? So troppo bene quel che puoi dire. Del resto, non hai il diritto di aggiungere nulla a quello che Tu già dicesti una volta. Perché sei venuto a disturbarci?… l’Inquisizione, ammazzandolo, intende fare nient’altro che ristabilire l’ordine. Perché il creatore che si fa creatura, il creatore che abbandona la propria infantile onnipotenza narcisista e paranoide e viene tra le creature come un fratello, con affetto e mitezza, in un corpo esposto ai rischi e alle malattie e alla morte, è intollerabile: intollerabile all’epoca di Anna e Caifa, intollerabile per l’Inquisizione spagnola del Cinquecento, intollerabile nella Russia dei tempi di Dostoevskij – e intollerabile oggi, probabilmente. D’altra parte il grande inquisitore parla chiaro: “Non hai il diritto di aggiungere nulla a quello che Tu già dicesti una volta”, dice….
Note:LA LEGGENDA DEL SANTO INQUISITORE
7. Perché Dio ha avuto bisogno di una donna
Un settimo buon motivo per essere cristiani cattolici è che il creatore, per farsi creatura, ha avuto bisogno del coraggio di una donna e di un uomo. Nella favola bella raccontata da Luca nel suo Vangelo, un messaggero si presenta all’improvviso a Maria, una giovane donna – probabilmente una ragazzina, considerati gli usi del tempo – promessa sposa al falegname – o carpentiere, come secondo alcuni è meglio tradurre – Giuseppe. “Rallégrati, piena di grazia”, le dice, “il Signore è con te”… “Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”….
Note:IL SÌ DELLA DONNA
Doveva essere, Maria, una ragazza tosta. E domandò al messaggero: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?” Un modo abbastanza indiretto e prudente di fare la domanda chiave.
Note:TOSTA
8. Perché la Chiesa custodisce la Sapienza
Un ottavo buon motivo per essere cristiani cattolici è che la scena primaria della chiesa non è tanto l’indicazione di Pietro come pietra di fondazione (“Tu sei Pietro, e su questa pietra…”), quanto ciò che accadde in Gerusalemme – secondo il racconto di Luca negli Atti degli apostoli – cinquanta giorni dopo la Pasqua nella quale Gesù di Nazareth fu appeso alla croce, morì, e fu poi visto vivo.
Note:FONDAZIONE DELLA CHIESA
“Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi”… Ecco: questo evento affascinante per alcuni, ridicolo per altri, è la nascita della chiesa cattolica. Quella che, nella parabola dei vignaioli omicidi – quasi un titolo da film dell’orrore – raccontata da Matteo era sembrata una minaccia (“A voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti”) si realizza come dono universale: la predilezione del creatore per un popolo è tolta a quel popolo per essere data a tutti i popoli (quindi anche restituita a lui, si spera)….
Note:PENTECOSTE
9. Perché la profezia dà vita alla Chiesa
Un nono buon motivo per essere cristiani cattolici è che il dono della profezia è sparso ovunque. Profeta non è – sia chiaro – chi è capace di prevedere il futuro: altrimenti tutti i profeti si arricchirebbero con il lotto… La profezia si occupa, in via esclusiva direi, del presente: del presente inteso come occasione di discontinuità tra passato e futuro…. il profeta è capace di vivere heideggerianamente all’aperto, in quell’aperto dove l’essere appare qual è…. Qui, nella percezione che un atto di libertà e un atto di speranza sono possibili, nascono i gesti di grande coraggio. Nascono i grandi amori. Nascono le grandi intuizioni cognitive. Nascono le idee che guidano i popoli. Nascono le accettazioni estreme, come quella di Maria. Nascono i rifiuti estremi, come quelli dei martiri (da Stefano a Jan Palach)….
Note:CHI E’ IL PROFETA
10. Perché tutto questo finirà in Gloria
Un decimo buon motivo per essere cristiani cattolici è che questo nostro mondo, questo mondo dei prima e dei dopo, sta viaggiando allegramente verso la propria fine, e noi con lui. Che cosa sarà precisamente questa fine, non è dato di saperlo… Sembra assodato – per quel che si può assodare circa ciò di cui non si sa nulla – che vi sarà un giudizio: saranno giudicati i vivi e i morti. Sorge il problema, tuttavia, di immaginare se ogniqualvolta una creatura muore essa venga subito giudicata, o se le creature morte siano state e saranno stipate da qualche parte, in attesa di essere giudicate insieme a tutte le altre…
Note:LA FINE
“C’erano sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. Da ultimo anche la donna morì. Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie?”; la risposta di Gesù di Nazareth fu insieme chiara e oscurissima: “I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell’altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito”.
Note:IL DILEMMA DEI SADDUCEI
Agostino d’Ippona, che è considerato santo, parlava di una innumerevole “massa dannata” che sarebbe finita all’inferno; Hans Urs von Balthasar, uno dei maggiori teologi del Novecento, dice che possiamo sperare che l’inferno sia vuoto: chi ce la conta giusta?
Note:L' INFERNO È VUOTO?
È un mistero bello e buono. Non vedo l’ora di vedere com’è.
E’ COMUNQUE UNA BELLA STORIA E SE SULLA FINE C’E’ QUALCHE DUBBIO, NON VEDO L'ORA DI APPURARLO
COMMENTO PERSONALE

sabato 2 luglio 2011

Condannati alla difesa?

Credere nella religione tradizionale africana equivaleva a giocare sempre in difesa. Non c’ era una dottrina a cui appellarsi; c’ era soltanto il sentimento del valore dei costumi antichi, della sacralità della terra natale. Assomigliava, in dimensioni ridotte, al conflitto in atto tra cristianesimo e paganesimo nel quarto e quinto secolo, all’ epoca della conversione del mondo classico. Il paganesimo non poteva diventare una Causa. In favore dei vecchi dèi e dei loro templi si poteva al massimo dire che esistevano da sempre e che avevano reso un buon servizio all’ umanità. Il cristianesimo, per contro, poggiava su un fondamento filosofico e poteva essere spiegato. La religione tradizionale africana non aveva dogmi; si esprimeva nelle sue pratiche e in cose come i cento amuleti che gli stregoni offrirono a Meutsa I prima della battaglia navale con i Wavuma.
V.S. Naipaul
All’ epoca in cui la squadra del cristianesimo mieteva trofei ovunque, era trascinata all’ attacco da un centravanti di peso – la ragione.
La ragione affiancava al sentimento una solida dottrina. La ragione collegava la Causa con l’ Effetto, la ragione procurava uno stabile fondamento filosofico.
Con questa punta di diamante tutto era possibile e il cristianesimo conquistò la coppa del mondo. Le sue coorti atteggiate a testuggine sfondavano le linee nemiche facendo volare per aria le bancarelle zeppe di amuleti.
La strategia – ora… da qualche secolo - è quella di svendere il nostro bomber rassegnandoci al catenaccio.
Certo, è una testa calda, a volte crea problemi nello spogliatoio, ma una volta venduto perderemo per sempre l’ occasione di disciplinarlo.
[… se ci mutiliamo della ragione come potremo denunciarne gli abusi?…]
Non trovate che sia esagerato confinare il ragionamento sulla fede ad esperienza adolescenziale che evapora una volta che al liceo s’ incontrano Marx, Freud e Nietzsche?
Si finisce per sedimentare istinti che posti davanti ad una pretesa “conoscenza” fanno scattare il deleterio riflesso di bollarla a prescindere come strumento di potere e causa di superbia.
Su questa via l’ intelligenza si degradata passando da dinamico trapezio in grado di proiettarci nelle  braccia di un altrettanto dinamico catcher a trampolino rabberciato che ci slancia all’ insù verso il nulla quando va bene, all’ ingiù verso il lastrico di una piscina prosciugata quando va male.
Leggendo il libro di Valter Binaghi e Giulio Mozzi10 buoni motivi per essere cattolici, mi sembra però di cogliere un certo fervore per il cambio di strategia.
I due blogger cattolici puntano molto sulla bellezza del racconto evangelico.
L’ atto di fede sembra essere innanzitutto l’ adesione a narrazioni meravigliose ed appaganti. Il cattolicesimo come bella immaginazione.
C’ è la favola triste della cacciata dall’ Eden e c’ è la favola terribile del diluvio universale. Poi ce ne sono molte altre di fattura altrettanto pregevole. Rapiti da questo fascino, sorvoliamo con naturalezza sulle incongruenze.
Ok, mi viene da dire, ma mentre nelle favole accadono tante cose prodigiose che c’ incantano, cosa succede nella realtà?
Rinunciando al nostro centravanti diventa difficile giocare partite del genere.
Non per questo, secondo gli autori, la voglia di dirsi cattolici scema; al contrario, monta perché… la storia della creazione è avvincente e aspettare la fine del mondo mantiene alta la tensione umana.
Perché la vicenda di Gesù è un’ appassionante storia d’ amore con un unico comandamento: ama!
Dubbio (mio): siamo sicuri però che l’ amore mondano sia svincolato dal fare il bene? E che il fare il bene nel mondo implichi anche una riflessione operativa e un calcolo? E’ da escludersi che l’ intenzione lastricherà mai alcuna via diretta all’ inferno?
[chi se lo ricorda?: L' enigma di San Francesco. Cristianesimo, Povertà e Teologia della Liberazione. … se il link non funziona, citofonare diana]
L’ apologetico duo prosegue con la delicata faccenda dell’ incarnazione.
L’ attacco è quanto mai appropriato: Gesù non è un supereroe.
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=NWRrL2YJbLM]

Nel suo tran tran sboccia cio’ che ha di meraviglioso la banalità dell’ umano.
Puo’ farlo grazie alla normalità di Gesù, grazie alla vita appartata condotta fino alla soglia estrema del "gran finale", grazie al Gesù figlio di un piccolo imprenditore che impara un mestiere sul bancone del falegname pestandosi le dita con il martello. Un bravo ragazzo che sbaglia, soffre, inciampa, si rialza… e sempre in compagnia.
Peccato che, chiamati al passo successivo, ovvero a riconoscere il banale umano che tutti i giorni affonda i suoi gomiti nei nostri fianchi, anziché simpatizzare e intenerirsi per le mille manchevolezze che lo affliggono, si preferisce esorcizzarlo dipingendo lo sprezzante quadretto di una piccola borghesia dietro la cui maschera si occultano mille meschinità riprovevoli.
Altra riserva mi permetto di porla sul sospetto gettato di continuo verso ogni forma di umana organizzazione esteriore di chi vive la fede (nel mirino è la Chiesa istituzionale).
Operazione che stride con l’ omaggio alla carne.
Cosa significa organizzarsi se non far campare la carne? Non è un caso se persino il corpo puo’ essere sommariamente descritto come un’ organizzazione naturale.
Una volta accettata l’ incarnazione e l’ uomo-dio, la forma non puo’ più essere del tutto bandita nel discorso sulla fede. Ostinarsi a farlo segnala un’ ostia mal trangugiata.
Passiamo alla Grazia.
Nell’ atto di fede la Grazia gioca un ruolo decisivo, ok. La cosa è ben sottolineata.
Ma insistere nello svilire l’ azione dell’ intelligenza e della psicologia in queste faccende, deprezza quanto di umano c’ è in quell’ atto. Per evitare un simile rischio si potrebbe far notare come tutti i giorni ognuno di noi, indipendentemente dalle sue affiliazioni, compia atti di fede formalmente simili a quello cattolico senza che intervenga alcuna grazia. Basta il senso comune!
In altri termini, qualsiasi uomo ha dimestichezza con l’ atto di fede, qualsiasi uomo esperisce ogni giorno il naturale legame che quell’ atto intrattiene con la ragione. Questo Signor Qualsiasi potrebbe essere disorientato se ci impuntiamo su un desertificante monopolio da conferire alla Grazia.
Chiudo.
Narrazioni, immaginario, favole, bellezza…
E il vero, che fine ha fatto? Così come il reale, sembra defilarsi un po’ troppo in questo resoconto.
Il nostro centravanti non c’ è più, e forse questo incide sulla reticenza.
Come si lega la bellezza al vero?  A quanto pare non grazie alla naturalezza visto che “il pensiero naturale non ci serve a nulla”. Una pratica cruciale resta dunque in buona parte inevasa.
Possiamo davvero lasciare tutto slegato e puntare una posta tanto elevata sull’ appagamento estetico?
Mmmmmmmmmm.
Ho paura che chiudendosi in difesa prima o poi un gol lo becchiamo.
love link
Come al solito l’ entusiasmo con cui si obietta prende la mano, e alla fine il quadretto fornito è orribilmente deforme.
Non ci sono, infatti, solo perplessità. Tutt’ altro.
Dapprima fatemi notare come i coautori ci tengano a distinguere i loro testi. Chissà, forse la scelta non dipende solo dall’ irriducibile differenza stilistica (leggiadro quello di Mozzi, puntuale quello di Binaghi).
Sta di fatto che in alcune pagine più che in altre, non posso negarlo, agiscono potenti anticorpi in grado di opporsi virilmente alle derive paventate. Basti pensare a quando si parla del cristianesimo come mito compatibile con teologia e scienza, o quando si depreca l’ inane sociologismo che riconduce il male alla cattiveria, o alla brillante e interamente condivisibile tirata contro Mancuso e il Modernismo.
Dici poco!